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Artbox – A tu per tu con Mario Sironi
È questo l’appuntamento conclusivo con l’Artbox “A tu per tu con…” che ogni mese, da dicembre 2009, ha condotto i visitatori nei segreti della storia di alcuni importanti capolavori, in uno spazio esclusivo e privilegiato, dedicato a una sola opera, posto nell’atrio del Palazzo della Regione.
Comunicato stampa
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È questo l’appuntamento conclusivo con l’Artbox “A tu per tu con...” che ogni mese, da dicembre 2009, ha condotto i visitatori nei segreti della storia di alcuni importanti capolavori, in uno spazio esclusivo e privilegiato, dedicato a una sola opera, posto nell’atrio del Palazzo della Regione.
A seguito del grande successo di pubblico, prorogata fino al 25 aprile la mostra Dipinti lombardi dal Rinascimento al Barocco, per cui proseguono le visite guidate gratuite su prenotazione per il pubblico ogni giovedì, sabato e domenica.
Giovedì 25 marzo, al Grattacielo Pirelli di Milano, si tiene il quarto e conclusivo appuntamento con l’Artbox “A tu per tu con...” che ogni mese, da dicembre 2009, ha condotto i visitatori nei segreti della storia di alcuni importanti capolavori, in uno spazio esclusivo e privilegiato dedicato a una sola opera.
Fino al 25 aprile, protagonista sarà il Ritratto di Carlo Carvaglio di Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961), un olio su tela di proprietà della Fondazione IRCCS - Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena.
Fu il Consiglio dell’Ospedale Maggiore di Milano a incaricare, nel 1930, Mario Sironi di eseguire il ritratto di Carlo Carvaglio. Nato a Pisa nel 1862 e scomparso nel 1930 a Milano, Carlo Carvaglio era giunto nella città lombarda nel primo dopoguerra ed era stato un benefattore dell’istituto clinico, cui pochi mesi prima di morire aveva destinato l’ingente somma di 400.000 lire.
Nel ritratto di Sironi siede su una poltrona, tra un’ampia porta di cui si intravede solo lo stipite, e il piedistallo di una colonna d’ordine gigante. L’uomo appare pensoso, con il volto appoggiato al palmo della mano, ma l’ambiente esterno (probabilmente un angolo della Ca’ Granda), il fatto che tenga in testa il cappello, e il gesto della sinistra che afferra con forza il bracciolo mentre il braccio è sollevato, suggeriscono non un’attitudine rilassata, nell’intimità domestica, ma una pausa breve, ritagliata faticosamente in una giornata carica di impegni.
Sironi utilizza probabilmente una fotografia, visto che Carvaglio era scomparso: una tecnica per lui non insolita, di cui si ha già traccia in una lettera a Buzzi del 1920. In ogni caso all’artista non interessa il ritratto intimista di ascendenza ottocentesca, impostato sull’indagine dei sentimenti, l’espressione psicologica, il dettaglio emblematico e rivelatore. Il suo è un ritratto non di un uomo, ma dell’uomo: della sua forza, della sua imponenza, della sua nobiltà spirituale. Non nasce da una volontà di introspezione, ma di costruzione. Per questo Carvaglio non è visto in primo piano, consentendo all’artista di non soffermarsi sulla fisionomia del volto. La figura domina anzi l’intera composizione e lo slancio verticale degli elementi architettonici, di cui si vede la base ma non la sommità, danno al ritratto una dimensione monumentale. Il piedistallo sulla sinistra, in particolare, non è molto diverso, come motivo, dal plinto che compariva nell’Architetto del 1923: sono entrambi elementi costruttivi, metafora del concetto di pittura, che Sironi intende appunto come costruzione di forme.
Da un punto di vista stilistico, tuttavia, il tratto veloce e compendiario del ritratto è agli antipodi dello stile classico, sia pure filtrato da una vigorosa sintesi, che Sironi adottava nei primi anni Venti.
Alla fine del decennio, infatti, l’artista attraversa una nervosa stagione espressionista, in cui guarda tra l’altro a Rouault. Il colore si fonde in dominanti tenebrose, rotte da bagliori rossastri o da improvvisi chiarori, mentre le figure, tracciate con pennellate violente e approssimative, tendono a disfarsi, ora sciogliendosi in macchie (si vedano qui i grumi di inchiostro sulla mano sinistra dell’uomo), ora dando vita – come scrive Costantini ne “La Sera”, 12 gennaio 1931 – a “personaggi deformati e dolorosi che sembrano dipinti col sangue”.
Proseguono ogni giovedì (ore 19.00) sabato e domenica (ore 11.00 e 12.00) le visite guidate gratuite per il pubblico, a cura di Ad Artem, per la mostra DIPINTI LOMBARDI DAL RINASCIMENTO AL BAROCCO.
L’esposizione, prorogata fino al 25 aprile, allo Spazio Eventi della sede della Regione Lombardia è l’evento principale de LA REGIONE DÀ LUCE ALL’ARTE, la manifestazione promossa dalla Regione Lombardia e da Fondazione Stelline che presenta una serie di esposizioni per scoprire e valorizzare l’immenso patrimonio artistico lombardo.
L’iniziativa curata da Mina Gregori coadiuvata da un comitato scientifico composto da Marco Bona Castellotti, Pietro Petraroia, Alessandro Rovetta, direzione artistica e creativa di Piero Addis - col contributo della Fondazione Cariplo, main sponsor FNM Group e Pirelli, media partner 24 ORE Motta Cultura | Gruppo 24 ORE - propone 22 opere realizzate tra il Cinquecento e il Settecento, da autori quali Giovanni Cariani, Moretto da Brescia, Romanino, Giovanni Battista Moroni, Camillo Procaccini, Fra’ Galgario ed altri, appartenenti al patrimonio delle Istituzioni Ospedaliere Lombarde, al fine di consentire una precisa verifica e uno studio approfondito di queste collezioni, e allargare l’interesse a importanti scrigni, finora ignorati, consentendone una più vasta conoscenza e valorizzazione. Questi capolavori, infatti, non provengono solo dal capoluogo lombardo, ma anche dalle province di Como, Bergamo, Brescia, Lodi, Varese, Pavia.
Accompagna la mostra un catalogo 24 ORE Motta Cultura.
A seguito del grande successo di pubblico, prorogata fino al 25 aprile la mostra Dipinti lombardi dal Rinascimento al Barocco, per cui proseguono le visite guidate gratuite su prenotazione per il pubblico ogni giovedì, sabato e domenica.
Giovedì 25 marzo, al Grattacielo Pirelli di Milano, si tiene il quarto e conclusivo appuntamento con l’Artbox “A tu per tu con...” che ogni mese, da dicembre 2009, ha condotto i visitatori nei segreti della storia di alcuni importanti capolavori, in uno spazio esclusivo e privilegiato dedicato a una sola opera.
Fino al 25 aprile, protagonista sarà il Ritratto di Carlo Carvaglio di Mario Sironi (Sassari, 1885 – Milano, 1961), un olio su tela di proprietà della Fondazione IRCCS - Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena.
Fu il Consiglio dell’Ospedale Maggiore di Milano a incaricare, nel 1930, Mario Sironi di eseguire il ritratto di Carlo Carvaglio. Nato a Pisa nel 1862 e scomparso nel 1930 a Milano, Carlo Carvaglio era giunto nella città lombarda nel primo dopoguerra ed era stato un benefattore dell’istituto clinico, cui pochi mesi prima di morire aveva destinato l’ingente somma di 400.000 lire.
Nel ritratto di Sironi siede su una poltrona, tra un’ampia porta di cui si intravede solo lo stipite, e il piedistallo di una colonna d’ordine gigante. L’uomo appare pensoso, con il volto appoggiato al palmo della mano, ma l’ambiente esterno (probabilmente un angolo della Ca’ Granda), il fatto che tenga in testa il cappello, e il gesto della sinistra che afferra con forza il bracciolo mentre il braccio è sollevato, suggeriscono non un’attitudine rilassata, nell’intimità domestica, ma una pausa breve, ritagliata faticosamente in una giornata carica di impegni.
Sironi utilizza probabilmente una fotografia, visto che Carvaglio era scomparso: una tecnica per lui non insolita, di cui si ha già traccia in una lettera a Buzzi del 1920. In ogni caso all’artista non interessa il ritratto intimista di ascendenza ottocentesca, impostato sull’indagine dei sentimenti, l’espressione psicologica, il dettaglio emblematico e rivelatore. Il suo è un ritratto non di un uomo, ma dell’uomo: della sua forza, della sua imponenza, della sua nobiltà spirituale. Non nasce da una volontà di introspezione, ma di costruzione. Per questo Carvaglio non è visto in primo piano, consentendo all’artista di non soffermarsi sulla fisionomia del volto. La figura domina anzi l’intera composizione e lo slancio verticale degli elementi architettonici, di cui si vede la base ma non la sommità, danno al ritratto una dimensione monumentale. Il piedistallo sulla sinistra, in particolare, non è molto diverso, come motivo, dal plinto che compariva nell’Architetto del 1923: sono entrambi elementi costruttivi, metafora del concetto di pittura, che Sironi intende appunto come costruzione di forme.
Da un punto di vista stilistico, tuttavia, il tratto veloce e compendiario del ritratto è agli antipodi dello stile classico, sia pure filtrato da una vigorosa sintesi, che Sironi adottava nei primi anni Venti.
Alla fine del decennio, infatti, l’artista attraversa una nervosa stagione espressionista, in cui guarda tra l’altro a Rouault. Il colore si fonde in dominanti tenebrose, rotte da bagliori rossastri o da improvvisi chiarori, mentre le figure, tracciate con pennellate violente e approssimative, tendono a disfarsi, ora sciogliendosi in macchie (si vedano qui i grumi di inchiostro sulla mano sinistra dell’uomo), ora dando vita – come scrive Costantini ne “La Sera”, 12 gennaio 1931 – a “personaggi deformati e dolorosi che sembrano dipinti col sangue”.
Proseguono ogni giovedì (ore 19.00) sabato e domenica (ore 11.00 e 12.00) le visite guidate gratuite per il pubblico, a cura di Ad Artem, per la mostra DIPINTI LOMBARDI DAL RINASCIMENTO AL BAROCCO.
L’esposizione, prorogata fino al 25 aprile, allo Spazio Eventi della sede della Regione Lombardia è l’evento principale de LA REGIONE DÀ LUCE ALL’ARTE, la manifestazione promossa dalla Regione Lombardia e da Fondazione Stelline che presenta una serie di esposizioni per scoprire e valorizzare l’immenso patrimonio artistico lombardo.
L’iniziativa curata da Mina Gregori coadiuvata da un comitato scientifico composto da Marco Bona Castellotti, Pietro Petraroia, Alessandro Rovetta, direzione artistica e creativa di Piero Addis - col contributo della Fondazione Cariplo, main sponsor FNM Group e Pirelli, media partner 24 ORE Motta Cultura | Gruppo 24 ORE - propone 22 opere realizzate tra il Cinquecento e il Settecento, da autori quali Giovanni Cariani, Moretto da Brescia, Romanino, Giovanni Battista Moroni, Camillo Procaccini, Fra’ Galgario ed altri, appartenenti al patrimonio delle Istituzioni Ospedaliere Lombarde, al fine di consentire una precisa verifica e uno studio approfondito di queste collezioni, e allargare l’interesse a importanti scrigni, finora ignorati, consentendone una più vasta conoscenza e valorizzazione. Questi capolavori, infatti, non provengono solo dal capoluogo lombardo, ma anche dalle province di Como, Bergamo, Brescia, Lodi, Varese, Pavia.
Accompagna la mostra un catalogo 24 ORE Motta Cultura.
25
marzo 2010
Artbox – A tu per tu con Mario Sironi
Dal 25 marzo al 25 aprile 2010
arte contemporanea
Location
PALAZZO PIRELLI – SPAZIO EVENTI
Milano, Via Fabio Filzi, 22, (Milano)
Milano, Via Fabio Filzi, 22, (Milano)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì, dalle 15.00 alle 19.00; sabato e domenica, dalle 10.00 alle 19.00 Lunedì chiuso Per scuole e gruppi, visite alla mattina, su prenotazione
Sito web
www.adartem.it
Editore
24 ORE CULTURA
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore