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Quentin Blake – Il mondo di Quentin Blake
Dopo la tappa di Genova apre a Roma la mostra IL MONDO DI QUENTIN BLAKE interamente dedicata alle opere del celebre illustratore inglese. L’esposizione, realizzata dal Museo Luzzati di Genova e in collaborazione con l’House of Illustration di Londra, sarà ospitata dalla Casina di Raffaello
Comunicato stampa
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Nuovo appuntamento alla Casina di Raffaello, ludoteca di Villa Borghese che l’Assessorato alle Politiche Educative Scolastiche della Famiglia e della Gioventù del Comune di Roma, in collaborazione con Zètema Progetto Cultura e Tidò_Comunicazione, ha destinato ai bambini dai 3 ai 10.
Dopo la tappa di Genova apre a Roma la mostra IL MONDO DI QUENTIN BLAKE interamente dedicata alle opere del celebre illustratore inglese. L’esposizione, realizzata dal Museo Luzzati di Genova e in collaborazione con l’House of Illustration di Londra, sarà ospitata dalla Casina di Raffaello dall’11 marzo al 6 giugno 2010.
In mostra circa 100 opere suddivise in diverse sale: nella prima sarà possibile ammirare le illustrazioni di alcuni libri interamente ideati e curati da Blake (Angelo, Clown, la Nave d’erba e Mrs. Armitage); segue una sezione dedicata alle illustrazioni per i testi di Roald Dahl da Matilde alla Fabbrica di Cioccolato e poi una raccolta di illustrazioni ai testi di Bianca Pitzorno (Lavinia e Polissena) e Jonh Yeoman (La rivolta delle lavandaie e Topolini sempre in festa). Una selezione di tavole tratte da Canto di Natale di Dickens e da Lo scrigno delle meraviglie di Masefiled conclude il percorso sulle illustrazioni dell’artista. Una sezione a parte raccgolie invece le opere realizzate da Blake negli ultimi anni per le sale di attesa degli ospedali, da Si è giovani almeno due volte a Benvenuti nel Pianeta Zog o, ancora, alcuni lavori tratti dalle serie degli Uccelli Strambi e degli Uccelli con la matita pazza.
Ad accompagnare l’esposizione, un articolato programma di appuntamenti con visite guidate, letture tratte dalle opere più famose illustrate da Blake e diversi laboratori ispirati al suo fantastico mondo immaginario, dove i bambini potranno sperimentare alcune delle sue particolari tecniche illustrative. Per l’occasione verrà anche pubblicato un catalogo, edito da Nugae, che per la prima volta raccoglierà oltre 100 opere dell’artista.
Un vero e proprio viaggio nella fantasia, nella libertà espressiva e nella creatività di un uomo che, con le sue illustrazioni, ha fatto emozionare i bambini di tutto il mondo.
Vincitore del prestigioso premio Hans Christian Andersen Awards nel 2002, Blake ha illustrato nella sua carriera più di 300 titoli. Tra le collaborazioni più importanti troviamo quella con l’autore Roald Dahl per il quale ha illustrato diversi testi tra cui Charlie e la fabbrica di cioccolato, Matilde e Le steghe e quella con l’italiana Bianca Pitzorno, autrice de La casa sull’albero e L’incredibile storia di Lavinia.
Negli ultimi anni Blake si è dedicato molto al sociale, realizzando opere per alcuni ospedali sia in Inghilterra che all’estero. La prima serie di questi suoi lavori, Si può essere giovani almeno due volte, è stata pubblicata anche in Italia seguita da Benvenuti nel Pianeta Zog. Si tratta di alcuni disegni e stendardi realizzati appositamente da Blake per rendere più accoglienti e spensierati luoghi, in questo caso gli ospedali, spesso troppo grigi e privi di fantasia.
Quentin Blake
Biografia
Quentin Blake è uno dei più amati e famosi illustratori e autori per bambini britannici. I suoi primi disegni furono pubblicati nella rivista Punch quando aveva 16 anni, ha disegnato poi per The Spectator e altre riviste per molti anni, mentre iniziava ad entrare nel mondo dell’illustrazione per bambini. Ha illustrato oltre 300 libri con scrittori come Michael Rosen, Russell Hoban, Joan Aiken, John Yeoman e, più famoso di tutti, Roahl Dahl. Ha disegnato anche libri per bambini di autori classici e ha creato personaggi propri come Mister Magnolia, Mrs Armitage e Clown.
Per molti anni ha insegnato al Royal College of Art, dove, dal 1978 al 1986 ha guidato il Dipartimento di Illustrazione.
Dagli anni ’90 Quentin Blake ha intrapreso l’ulteriore carriera di curatore di mostre tra gli altri nella National Gallery, la British Library e il Musée du Petit Palais a Parigi. Recentemente ha iniziato un progetto di illustrazione per gli ospedali e il suo lavoro si può ammirare negli atri e negli spazi pubblici di molti ospedali londinesi.
Ha vinto molti premi e riconoscimenti, tra cui il Commander of the Order of the British Empire, il premio Bologna Ragazzi, legato alla fiera del libro per ragazzi e, nel 2002 il prestigioso Hans Christian Andersen Award, il più alto riconoscimento dato ai creatori di libri per bambini. Ha inoltre stato insignito dal Governo Francese nel 2004 del titolo di Chevalier des Art set des Lettres, nel 2007 Officier nello stesso settore.
Quentin Blake
Opere e collaborazioni
Roald Dahl Il primo libro che ho illustrato di Roald Dahl è stato “Il coccodrillo enorme”, del 1976, dopodiché ha continuato questa nostra collaborazione per tutti gli altri suoi libri che scrisse in seguito, eccetto uno. Dopo la sua morte nel 1990, fui invitato ad illustrare i sei libri che aveva pubblicato prima dell’inizio della nostra collaborazione, compreso “Charlie e la fabbrica di cioccolato” e “James e la pesca gigante”.
Bianca Pitzorno Negli ultimi vent’anni ho avuto la fortuna di illustrare un certo numero di libri di Bianca Pitzorno. Come per i libri di Roald Dahl, questi libri presentano elementi sia della vita di tutti i giorni che una fantasia straordinaria. Quello che preferisco è “Polissena del Porcello”: una miscela di costumi, animali e commedia dell’arte che è stata proprio divertente da disegnare.
Striscioni Lo striscione di Planet Zog è stato realizzato per la sala d’attesa di un ospedale pediatrico, mentre quello con l’unicorno per il teatro per bambini di Londra “Unicorn Children’s Theatre”. Gli altri striscioni si riferiscono a mostre tenutesi in Inghilterra e in Scozia.
John Yeoman John Yeoman è un amico con una meravigliosa immaginazione visiva, che scrisse il primo libro che ho illustrato nel 1960. Sono svariati i libri anche pubblicati in Italia ai quali abbiamo collaborato, compresi due dei miei preferiti: “Topolini sempre in festa” e “La rivolta delle lavandaie”.
Classici Proprio grazie ad un editore italiano, mi fu chiesto di illustrare due dei più grandi classici inglesi per bambini: “The Box of Delights” (La scatola dei piaceri) e “The Midnight Folk” (Reynard la Volpe) di John Masefield. Sono libri scritti da un poeta, ricchi di fantasia, atmosfera e situazioni imprevedibili. Penso poi che ogni illustratore non si perderebbe l’occasione di illustrare “Il canto di Natale” di Charles Dickens.
Quentin Blake in proprio Anche se adoro illustrare i libri di altri autori, a volte mi piace creare dei libri da solo. Uno dei primi è stato “Angelo”. A quei tempi, poiché non ero ancora stato in Italia, ho dovuto prendere spunto dai paesaggi dei quadri. Il libro “Clown” assomigliava di più ad un’opera teatrale, nella quale ho raccontato una storia senza fare uso delle parole.
Si è giovani solo due volte Si tratta di una serie di disegni realizzati per un ospedale geriatrico per pazienti di lunga degenza a Londra. Ho voluto rappresentare tutte le possibili attività che le persone di una certa età possono intraprendere insieme a chi, giovani ed adulti, fa loro visita. Ovviamente non si arrampicano sugli alberi! Questo è un elemento fantastico per stimolarne la fantasia. Questi disegni sono stati raccolti in un volume pubblicato in inglese, italiano ed in altre lingue.
Gli uccelli della matita magica Ho spesso rivisitato il tema degli uccelli. Quelli presentati qui sono alcuni disegni di una lunga serie disegnata con una matita “magica” a quattro colori, dove gli uccelli vengono rappresentati in atteggiamenti umani o, più esattamente, gli esseri umani vengono presentati come uccelli.
Strani uccelli Immagini tratte da una serie di disegni ad inchiostro ed acquerello per singole camere di ospedale.
Benvenuti al Pianeta Zog Si tratta di una serie di disegni realizzati per un ospedale pediatrico, dove vengono ricoverati giovani pazienti, con problemi sia medici che psicologici. Dal momento che la maggior parte di questi quadri sono esposti nelle sale di attesa dell’ospedale, oltre ad offrire qualcosa da guardare, i disegni invitano a pensare ad altri bambini con esperienze simili, magari in situazioni ancora più strane. I quadri sono stati riprodotti ingranditi rispetto agli originali, tramite la tecnica di stampa giclée, in modo da poterli esporre in più di un ospedale.
Matteo Fochessati su Quentin Blake
Quentin Blake può essere a buon diritto considerato uno tra i più celebri illustratori viventi; ma se il suo nome è abitualmente legato all’ambito dell’illustrazione per l’infanzia e, in particolare, alle celebri storie scaturite dalla geniale e caustica fantasia di Roald Dahl, in realtà la ricerca artistica di Blake, così come fu anche per Lele Luzzati, ha spaziato in diversi campi di intervento. Per tale ragione la specifica sede museale di questo importante evento espositivo, che per la prima volta in Italia vede riunito un così ampio e omogeneo corpus delle sue opere, appare assolutamente congeniale allo spirito e all’estetica dell’illustratore inglese. Come Luzzati, anche Blake ha diversificato infatti i suoi interessi artistici in diversi campi espressivi e linguistici ma, analogamente all’artista genovese, è stato in grado di imporre all’interno di questa poliedrica attività un suo segno grafico distintivo, riconoscibile come una sorta di logo personale.
Continuando poi in una lettura comparata di entrambi gli artisti, che peraltro non ebbero mai l’occasione di incontrarsi e le cui opere furono esposte insieme una sola volta nel 2007, in occasione di una mostra all’Istituto Italiano di Cultura di Londra, Luzzati e Blake hanno inoltre espresso nella loro complessa ricerca una peculiarità che rende straordinariamente avvincenti e affascinanti le loro creazioni; ambedue gli artisti hanno infatti sviluppato una rara capacità che il resto dell’umanità comunemente smarrisce al termine dell’infanzia: l’attitudine a inventare, plasmandoli con la propria fantasia e attraverso autonomi processi creativi, una serie di mondi paralleli e alternativi alla realtà quotidiana. Questa dimensione di evasione dalla vita di tutti i giorni - vissuta negli anni dell’infanzia con una particolare intensità sconosciuta alla sfera esistenziale degli adulti, come ci insegna il personaggio di Matilda, in un noto racconto di Dahl illustrato da Blake - rappresenta appunto il risultato della fantastica rielaborazione di eventi lieti e drammatici, acutamente interpretati da una sensibilità fuori del comune.
Tale sensibilità è in grado di emergere, con una solida consapevolezza, solo nel processo creativo di alcuni grandi artisti, tra i quali è dunque opportuno includere Quentin Blake. Il suo mondo, popolato di esseri umani e di animali reali o immaginari, tutti ugualmente segnati da una forte personalità accentuata dal nervoso segno dell’artista, parte spesso dal confronto con le storie di celebri narratori come il citato Dahl o l’italiana Bianca Pitzorno, ma sviluppa poi un suo autonomo percorso evolutivo. Il pungente e corrosivo humor che scaturisce dalle vicende dei personaggi – personalmente il mio preferito resta senza dubbio il borioso e patetico coccodrillo enorme – trova una significativa corrispondenza con la tradizione grafica e caricaturale inglese e non a caso i suoi primi disegni furono pubblicati, quando Blake aveva solo 16 anni, sulla popolare rivista “Punch”, che ha rappresentato la quintessenza del graffiante humor anglosassone.
Come si diceva, Blake ha creato tuttavia un suo autonomo e personalissimo stile di cui lo stesso artista in un suo geniale e divertentissimo manuale - Disegnare. Corso per geniali incompetenti incompresi, pubblicato insieme a John Cassidy - ci ha rivelato il segreto: dovendo raffigurare un oggetto, una persona o un animale, l’obbiettivo è quello di “arrivare direttamente all’essenza del soggetto scelto”. E pertanto non bisogna “dare importanza all’apparenza di qualcosa, ma al ‘qualcosa’ in sé”: quello che deve emergere ad esempio da un coccodrillo, per tornare a un individuo già citato nel corso del mio discorso, non è tanto la sua verosimiglianza con i coccodrilli che vediamo allo zoo o nei programmi scientifici alla televisione, quanto la sua “coccodrillagine” che ce lo rende reale e famigliare: insomma così come ce lo potremmo immaginare sprofondato nel sofà del nostro salotto, se avessimo ancora l’età per tali evoluzioni creative o se fossimo mai stati artisti alla maniera di Blake e di Luzzati. Nel citato manuale si sostiene, d’altronde, che “i disegni possono essere a volte molto più espressivi della realtà”. E nei disegni di Quentin Blake questo avviene sempre, immancabilmente.
L’artista inglese infine, esprimendo con grande stima e profondità la propria sintonia con l’opera di Luzzati, ha individuato un comune interesse per il teatro: un’inclinazione che non necessariamente deve trovare espressione sul palcoscenico, ma che può strutturarsi anche nella concezione delle tavole disegnate. E in effetti il teatro – golfo mistico wagneriano o spettacolo di marionette messo in scena dietro un palco di cartone – rappresenta sempre un momento di distacco dalla realtà e di coinvolgimento totale, fisico e sensoriale, nell’intreccio delle vicende rappresentate. Questa piacevole sensazione di abbandono – il sentirsi risucchiati in una profondità che come attraverso lo specchio di Alice ci porta a fuggire dalla nostra comune e normale quotidianità – si prova parimenti rincorrendo con gli occhi e la mente l’irrequieto segno calligrafico di Blake e la dolce, dolente essenza del suo mondo fiabesco, nel quale ogni volta scopriamo luoghi e situazioni che pensiamo di avere già vissuto, ma che senza la sua mano di artista che ci accompagna non saremmo più in grado di ritrovare.
Bianca Pitzorno su Quentin Blake
Il mio incontro con Quintino, come lo abbiamo ribattezzato scherzosamente con l’editor e le redattrici della Mondadori, risale al 1990.
Lo conoscevo già come illustratore di Rohal Dahl e come autore di bellissimi album in cui figurava anche come creatore del testo. Ma non credevo che accettasse di illustrare libri di autori stranieri a lui sconosciuti, e dunque non mi ero neppure permessa la minima speranza di poter avere i suoi disegni per un mio romanzo. Oltretutto nessuno dei miei libri è stato tradotto in inglese, lingua che io stessa leggo bene, ma non scrivo e parlo solo sommariamente, per cui ci sarebbe stato tra noi il grosso scoglio della comunicazione.
Avevo già pubblicato una ventina di romanzi e quello delle illustrazioni era sempre stato per me un tema dolente: nello scrivere immaginavo i personaggi con precise fisionomie, con pettinature, abbigliamento, posture, gestualità molto ben definite. Spesso mi ispiravo a ritratti o fotografie che tenevo sotto gli occhi per tutto il tempo della scrittura. Ma raramente avevo trovato qualcuno che me li “restituisse” disegnandoli come li avevo pensati. In genere anzi gli illustratori – tranne poche eccezioni - si facevano un punto d’onore di interpretare molto liberamente il testo, spesso senza neppure leggerlo sino in fondo, per salvaguardare, dicevano, la propria autonomia d’artista.
Nel 1990 mi fu chiesto da Margherita Forestan, direttrice editoriale della Mondadori, con la quale avevo già pubblicato diversi romanzi, di tradurre un poemetto per bambini di Sylvia Plath intitolato The Bed Book, che Quentin Blake aveva illustrato in modo splendido. Non è mai facile tradurre la poesia, specie se destinata ai bambini, che esigono anche nella traduzione rime e ritmo, impossibili da “trasferire” da una lingua all’altra rispettando alla lettera il significato. Nel caso del passaggio dall’inglese all’italiano c’è poi il problema delle molte parole tronche e mono o bisillabe di quella lingua che non hanno un corrispettivo della stessa misura e accentuazione nella nostra, oltre che della sintassi meno articolata. Comunque, anni prima mi ero già misurata con un libro di poemetti di Tolkien, e affrontai con coraggio la nuova sfida.
Nella “traduzione adattata” mi furono di grandissimo aiuto i disegni di Blake, che a sua volta aveva interpretato e”‘allargato” il senso ironico e assurdo delle brevi strofe allusive di Sylvia Plath. Per ringraziarmi di questa fatica, Margherita Forestan decise di farmi un regalo e osò chiedere a Quentin Blake se fosse disposto a illustrare la nuova edizione del mio La Casa sull’Albero. Per quanto ne so, era la prima volta che gli veniva chiesto di illustrare un libro straniero, e neppure tradotto in inglese!
Quentin non solo accettò, ma venuto a sapere che i due personaggi erano reali e non immaginari, chiese di vedere le foto mie e quelle di Aglaia, e così quando arrivarono i disegni ebbi la doppia sorpresa di scoprire chi era il mio nuovo illustratore, e di trovare sulla carta il mio ritratto e quello della mia piccola amica ispiratrice. Ritratti nello stile aguzzo e puntuto di Quintino, naturalmente, ma riconoscibili e sempre fedeli ai diversi brani che dovevano illustrare. Mi chiedevo come se la fosse cavata col testo, che gli era stato mandato in italiano, accompagnato da un breve riassunto in inglese, e mi stupivo per la precisione dei dettagli che io avevo descritto con le parole.
Incoraggiate dalla prima esperienza nel 1992 Margherita ed io chiedemmo a Quentin Blake di illustrare “Ascolta il mio Cuore”. Poiché questa volta il romanzo non era tanto breve, l’ambiente era molto definito, e le vicende complesse, non ci limitammo a mandargli il testo italiano accompagnato dal riassunto, ma io stessa suggerii i brani che mi sembravano più adatti ad essere illustrati, “ordinando gli” in un certo modo come dovevano essere le tavole. Un “artista” italiano si sarebbe offeso per questa intromissione. Quintino ci ringraziò, tanto che mi feci più audace e gli feci avere un paio di miserabili schizzi di mio pugno per spiegargli come erano pettinate le tre protagoniste. Capelli lisci, ricci, corti, riga a destra o al centro, nastri e fermacapelli…
Con riconoscenza me le ritrovai nei suoi disegni tali e quali le avevo pensate al momento di scrivere. Ma non solo. Le tavole erano piene di dettagli che ero sicura di non avere indicato nelle mie ‘istruzioni’ (Per esempio il modello dell’abito della perfida maestra). Incuriosita, gli feci chiedere da Margherita come avesse fatto a sapere certi particolari, e lui ci spiegò che aveva un amico che leggeva perfettamente l’italiano, e che avevano adottato il seguente metodo di lavoro. Sedevano entrambi nello studio di Quintino, il quale aveva già letto l’abstract e le mie istruzioni tradotti in inglese e cominciava a buttare giù lo schizzo della prima tavola. Mentre lui disegnava, l’amico, tenendo sulle ginocchia la copia del mio manoscritto in italiano, glielo leggeva frase per frase facendogliene la traduzione simultanea. Ecco da dove nascevano tutti quei dettagli!
Due anni dopo con lo stesso metodo venne illustrata Polissena del Porcello, e poi Diana, Cupido e il Commendatore.
Nel 1998 scrissi Re Mida ha le orecchie d’asino, ambientandolo in modo molto preciso in un’estate sarda dei primi anni Cinquanta. A quel punto sapevo che Quintino non si sarebbe offeso se i miei suggerimenti fossero stati ancora più precisi. Così riesumai un filmino a otto millimetri girato da mio padre durante le vacanze del 1953, ne feci una copia in VHS e glielo spedii. E un paio di mesi dopo ritrovai nei suoi schizzi, con emozione e tenerezza, un’estate precisa della mia infanzia, con le stesse barche a vela, gli ombrelloni, i prendisole di mia madre, il fico nel cortile, il baretto con la pergola d’uva, il cimitero di paese… tutto uguale a come lo avevo vissuto e visto, e tuttavia interpretato col gusto e la personalità specialissima di Quintino.
Nel 2000 fu la volta di Tornatràs.
Per questo libro, sapendo che uno dei personaggi determinanti allo scioglimento della vicenda era un gatto, Quintino mi regalò due grandi tavole piene di gatti, anzi, dello stesso gatto in decine e decine di posture e prospettive diverse, perché impaginando lo potessimo usare a nostro piacimento per scansire i brani dove i blocchi di testo lo richiedevano.
L’ultimo dei miei libri illustrato da Quentin Blake fu la raccolta dei romanzi col personaggio di Lavinia edita dalla Mondadori nel 2005 col titolo di Magia di Lavinia e &. Due di questi romanzi erano già stati illustrati, con mia soddisfazione, da Emanuela Bussolanti. Le illustrazioni originarie de La Bambola dell’Alchimista invece non mi piacevano affatto; il quarto romanzo era inedito, scritto per l’occasione. Vedere quella che molti lettori chiamano “la saga della cacca” interpretata dalla matita aguzza di Quintino mi procurò ancora una volta una bellissima emozione.
Nel frattempo avevo incontrato più volte di persona Quintino in occasione di Fiere del Libro, Festival e occasioni ufficiali. Ci eravamo fatti festa a vicenda, comunicando col mio inglese spezzettato, a cui lui cercava di venire incontro pasticciando in francese. Una volta, sapendo che lo avrei incontrato a Parigi, avevo comprato alla stazione di Milano uno di quei Pinocchietti disarticolati che piacciono tanto ai turisti. Glielo regalai; lui aveva un bel fazzoletto da taschino. Lo tolse e al suo posto ci mise, affacciato, quel Pinocchietto di legno, e lo tenne per tutta la durata del Salon du Livre.
Questo è l’ultimo ricordo affettuoso che conservo di lui. Da allora la vita non ci ha più fatto incontrare, io dopo il 2005 non ho più scritto romanzi adatti ad essere illustrati da lui, e lui ogni tanto mi manda a dire per mezzo di amici comuni: “Ma cosa fai? Guarda che ho nostalgia delle tue storie”.
Dopo la tappa di Genova apre a Roma la mostra IL MONDO DI QUENTIN BLAKE interamente dedicata alle opere del celebre illustratore inglese. L’esposizione, realizzata dal Museo Luzzati di Genova e in collaborazione con l’House of Illustration di Londra, sarà ospitata dalla Casina di Raffaello dall’11 marzo al 6 giugno 2010.
In mostra circa 100 opere suddivise in diverse sale: nella prima sarà possibile ammirare le illustrazioni di alcuni libri interamente ideati e curati da Blake (Angelo, Clown, la Nave d’erba e Mrs. Armitage); segue una sezione dedicata alle illustrazioni per i testi di Roald Dahl da Matilde alla Fabbrica di Cioccolato e poi una raccolta di illustrazioni ai testi di Bianca Pitzorno (Lavinia e Polissena) e Jonh Yeoman (La rivolta delle lavandaie e Topolini sempre in festa). Una selezione di tavole tratte da Canto di Natale di Dickens e da Lo scrigno delle meraviglie di Masefiled conclude il percorso sulle illustrazioni dell’artista. Una sezione a parte raccgolie invece le opere realizzate da Blake negli ultimi anni per le sale di attesa degli ospedali, da Si è giovani almeno due volte a Benvenuti nel Pianeta Zog o, ancora, alcuni lavori tratti dalle serie degli Uccelli Strambi e degli Uccelli con la matita pazza.
Ad accompagnare l’esposizione, un articolato programma di appuntamenti con visite guidate, letture tratte dalle opere più famose illustrate da Blake e diversi laboratori ispirati al suo fantastico mondo immaginario, dove i bambini potranno sperimentare alcune delle sue particolari tecniche illustrative. Per l’occasione verrà anche pubblicato un catalogo, edito da Nugae, che per la prima volta raccoglierà oltre 100 opere dell’artista.
Un vero e proprio viaggio nella fantasia, nella libertà espressiva e nella creatività di un uomo che, con le sue illustrazioni, ha fatto emozionare i bambini di tutto il mondo.
Vincitore del prestigioso premio Hans Christian Andersen Awards nel 2002, Blake ha illustrato nella sua carriera più di 300 titoli. Tra le collaborazioni più importanti troviamo quella con l’autore Roald Dahl per il quale ha illustrato diversi testi tra cui Charlie e la fabbrica di cioccolato, Matilde e Le steghe e quella con l’italiana Bianca Pitzorno, autrice de La casa sull’albero e L’incredibile storia di Lavinia.
Negli ultimi anni Blake si è dedicato molto al sociale, realizzando opere per alcuni ospedali sia in Inghilterra che all’estero. La prima serie di questi suoi lavori, Si può essere giovani almeno due volte, è stata pubblicata anche in Italia seguita da Benvenuti nel Pianeta Zog. Si tratta di alcuni disegni e stendardi realizzati appositamente da Blake per rendere più accoglienti e spensierati luoghi, in questo caso gli ospedali, spesso troppo grigi e privi di fantasia.
Quentin Blake
Biografia
Quentin Blake è uno dei più amati e famosi illustratori e autori per bambini britannici. I suoi primi disegni furono pubblicati nella rivista Punch quando aveva 16 anni, ha disegnato poi per The Spectator e altre riviste per molti anni, mentre iniziava ad entrare nel mondo dell’illustrazione per bambini. Ha illustrato oltre 300 libri con scrittori come Michael Rosen, Russell Hoban, Joan Aiken, John Yeoman e, più famoso di tutti, Roahl Dahl. Ha disegnato anche libri per bambini di autori classici e ha creato personaggi propri come Mister Magnolia, Mrs Armitage e Clown.
Per molti anni ha insegnato al Royal College of Art, dove, dal 1978 al 1986 ha guidato il Dipartimento di Illustrazione.
Dagli anni ’90 Quentin Blake ha intrapreso l’ulteriore carriera di curatore di mostre tra gli altri nella National Gallery, la British Library e il Musée du Petit Palais a Parigi. Recentemente ha iniziato un progetto di illustrazione per gli ospedali e il suo lavoro si può ammirare negli atri e negli spazi pubblici di molti ospedali londinesi.
Ha vinto molti premi e riconoscimenti, tra cui il Commander of the Order of the British Empire, il premio Bologna Ragazzi, legato alla fiera del libro per ragazzi e, nel 2002 il prestigioso Hans Christian Andersen Award, il più alto riconoscimento dato ai creatori di libri per bambini. Ha inoltre stato insignito dal Governo Francese nel 2004 del titolo di Chevalier des Art set des Lettres, nel 2007 Officier nello stesso settore.
Quentin Blake
Opere e collaborazioni
Roald Dahl Il primo libro che ho illustrato di Roald Dahl è stato “Il coccodrillo enorme”, del 1976, dopodiché ha continuato questa nostra collaborazione per tutti gli altri suoi libri che scrisse in seguito, eccetto uno. Dopo la sua morte nel 1990, fui invitato ad illustrare i sei libri che aveva pubblicato prima dell’inizio della nostra collaborazione, compreso “Charlie e la fabbrica di cioccolato” e “James e la pesca gigante”.
Bianca Pitzorno Negli ultimi vent’anni ho avuto la fortuna di illustrare un certo numero di libri di Bianca Pitzorno. Come per i libri di Roald Dahl, questi libri presentano elementi sia della vita di tutti i giorni che una fantasia straordinaria. Quello che preferisco è “Polissena del Porcello”: una miscela di costumi, animali e commedia dell’arte che è stata proprio divertente da disegnare.
Striscioni Lo striscione di Planet Zog è stato realizzato per la sala d’attesa di un ospedale pediatrico, mentre quello con l’unicorno per il teatro per bambini di Londra “Unicorn Children’s Theatre”. Gli altri striscioni si riferiscono a mostre tenutesi in Inghilterra e in Scozia.
John Yeoman John Yeoman è un amico con una meravigliosa immaginazione visiva, che scrisse il primo libro che ho illustrato nel 1960. Sono svariati i libri anche pubblicati in Italia ai quali abbiamo collaborato, compresi due dei miei preferiti: “Topolini sempre in festa” e “La rivolta delle lavandaie”.
Classici Proprio grazie ad un editore italiano, mi fu chiesto di illustrare due dei più grandi classici inglesi per bambini: “The Box of Delights” (La scatola dei piaceri) e “The Midnight Folk” (Reynard la Volpe) di John Masefield. Sono libri scritti da un poeta, ricchi di fantasia, atmosfera e situazioni imprevedibili. Penso poi che ogni illustratore non si perderebbe l’occasione di illustrare “Il canto di Natale” di Charles Dickens.
Quentin Blake in proprio Anche se adoro illustrare i libri di altri autori, a volte mi piace creare dei libri da solo. Uno dei primi è stato “Angelo”. A quei tempi, poiché non ero ancora stato in Italia, ho dovuto prendere spunto dai paesaggi dei quadri. Il libro “Clown” assomigliava di più ad un’opera teatrale, nella quale ho raccontato una storia senza fare uso delle parole.
Si è giovani solo due volte Si tratta di una serie di disegni realizzati per un ospedale geriatrico per pazienti di lunga degenza a Londra. Ho voluto rappresentare tutte le possibili attività che le persone di una certa età possono intraprendere insieme a chi, giovani ed adulti, fa loro visita. Ovviamente non si arrampicano sugli alberi! Questo è un elemento fantastico per stimolarne la fantasia. Questi disegni sono stati raccolti in un volume pubblicato in inglese, italiano ed in altre lingue.
Gli uccelli della matita magica Ho spesso rivisitato il tema degli uccelli. Quelli presentati qui sono alcuni disegni di una lunga serie disegnata con una matita “magica” a quattro colori, dove gli uccelli vengono rappresentati in atteggiamenti umani o, più esattamente, gli esseri umani vengono presentati come uccelli.
Strani uccelli Immagini tratte da una serie di disegni ad inchiostro ed acquerello per singole camere di ospedale.
Benvenuti al Pianeta Zog Si tratta di una serie di disegni realizzati per un ospedale pediatrico, dove vengono ricoverati giovani pazienti, con problemi sia medici che psicologici. Dal momento che la maggior parte di questi quadri sono esposti nelle sale di attesa dell’ospedale, oltre ad offrire qualcosa da guardare, i disegni invitano a pensare ad altri bambini con esperienze simili, magari in situazioni ancora più strane. I quadri sono stati riprodotti ingranditi rispetto agli originali, tramite la tecnica di stampa giclée, in modo da poterli esporre in più di un ospedale.
Matteo Fochessati su Quentin Blake
Quentin Blake può essere a buon diritto considerato uno tra i più celebri illustratori viventi; ma se il suo nome è abitualmente legato all’ambito dell’illustrazione per l’infanzia e, in particolare, alle celebri storie scaturite dalla geniale e caustica fantasia di Roald Dahl, in realtà la ricerca artistica di Blake, così come fu anche per Lele Luzzati, ha spaziato in diversi campi di intervento. Per tale ragione la specifica sede museale di questo importante evento espositivo, che per la prima volta in Italia vede riunito un così ampio e omogeneo corpus delle sue opere, appare assolutamente congeniale allo spirito e all’estetica dell’illustratore inglese. Come Luzzati, anche Blake ha diversificato infatti i suoi interessi artistici in diversi campi espressivi e linguistici ma, analogamente all’artista genovese, è stato in grado di imporre all’interno di questa poliedrica attività un suo segno grafico distintivo, riconoscibile come una sorta di logo personale.
Continuando poi in una lettura comparata di entrambi gli artisti, che peraltro non ebbero mai l’occasione di incontrarsi e le cui opere furono esposte insieme una sola volta nel 2007, in occasione di una mostra all’Istituto Italiano di Cultura di Londra, Luzzati e Blake hanno inoltre espresso nella loro complessa ricerca una peculiarità che rende straordinariamente avvincenti e affascinanti le loro creazioni; ambedue gli artisti hanno infatti sviluppato una rara capacità che il resto dell’umanità comunemente smarrisce al termine dell’infanzia: l’attitudine a inventare, plasmandoli con la propria fantasia e attraverso autonomi processi creativi, una serie di mondi paralleli e alternativi alla realtà quotidiana. Questa dimensione di evasione dalla vita di tutti i giorni - vissuta negli anni dell’infanzia con una particolare intensità sconosciuta alla sfera esistenziale degli adulti, come ci insegna il personaggio di Matilda, in un noto racconto di Dahl illustrato da Blake - rappresenta appunto il risultato della fantastica rielaborazione di eventi lieti e drammatici, acutamente interpretati da una sensibilità fuori del comune.
Tale sensibilità è in grado di emergere, con una solida consapevolezza, solo nel processo creativo di alcuni grandi artisti, tra i quali è dunque opportuno includere Quentin Blake. Il suo mondo, popolato di esseri umani e di animali reali o immaginari, tutti ugualmente segnati da una forte personalità accentuata dal nervoso segno dell’artista, parte spesso dal confronto con le storie di celebri narratori come il citato Dahl o l’italiana Bianca Pitzorno, ma sviluppa poi un suo autonomo percorso evolutivo. Il pungente e corrosivo humor che scaturisce dalle vicende dei personaggi – personalmente il mio preferito resta senza dubbio il borioso e patetico coccodrillo enorme – trova una significativa corrispondenza con la tradizione grafica e caricaturale inglese e non a caso i suoi primi disegni furono pubblicati, quando Blake aveva solo 16 anni, sulla popolare rivista “Punch”, che ha rappresentato la quintessenza del graffiante humor anglosassone.
Come si diceva, Blake ha creato tuttavia un suo autonomo e personalissimo stile di cui lo stesso artista in un suo geniale e divertentissimo manuale - Disegnare. Corso per geniali incompetenti incompresi, pubblicato insieme a John Cassidy - ci ha rivelato il segreto: dovendo raffigurare un oggetto, una persona o un animale, l’obbiettivo è quello di “arrivare direttamente all’essenza del soggetto scelto”. E pertanto non bisogna “dare importanza all’apparenza di qualcosa, ma al ‘qualcosa’ in sé”: quello che deve emergere ad esempio da un coccodrillo, per tornare a un individuo già citato nel corso del mio discorso, non è tanto la sua verosimiglianza con i coccodrilli che vediamo allo zoo o nei programmi scientifici alla televisione, quanto la sua “coccodrillagine” che ce lo rende reale e famigliare: insomma così come ce lo potremmo immaginare sprofondato nel sofà del nostro salotto, se avessimo ancora l’età per tali evoluzioni creative o se fossimo mai stati artisti alla maniera di Blake e di Luzzati. Nel citato manuale si sostiene, d’altronde, che “i disegni possono essere a volte molto più espressivi della realtà”. E nei disegni di Quentin Blake questo avviene sempre, immancabilmente.
L’artista inglese infine, esprimendo con grande stima e profondità la propria sintonia con l’opera di Luzzati, ha individuato un comune interesse per il teatro: un’inclinazione che non necessariamente deve trovare espressione sul palcoscenico, ma che può strutturarsi anche nella concezione delle tavole disegnate. E in effetti il teatro – golfo mistico wagneriano o spettacolo di marionette messo in scena dietro un palco di cartone – rappresenta sempre un momento di distacco dalla realtà e di coinvolgimento totale, fisico e sensoriale, nell’intreccio delle vicende rappresentate. Questa piacevole sensazione di abbandono – il sentirsi risucchiati in una profondità che come attraverso lo specchio di Alice ci porta a fuggire dalla nostra comune e normale quotidianità – si prova parimenti rincorrendo con gli occhi e la mente l’irrequieto segno calligrafico di Blake e la dolce, dolente essenza del suo mondo fiabesco, nel quale ogni volta scopriamo luoghi e situazioni che pensiamo di avere già vissuto, ma che senza la sua mano di artista che ci accompagna non saremmo più in grado di ritrovare.
Bianca Pitzorno su Quentin Blake
Il mio incontro con Quintino, come lo abbiamo ribattezzato scherzosamente con l’editor e le redattrici della Mondadori, risale al 1990.
Lo conoscevo già come illustratore di Rohal Dahl e come autore di bellissimi album in cui figurava anche come creatore del testo. Ma non credevo che accettasse di illustrare libri di autori stranieri a lui sconosciuti, e dunque non mi ero neppure permessa la minima speranza di poter avere i suoi disegni per un mio romanzo. Oltretutto nessuno dei miei libri è stato tradotto in inglese, lingua che io stessa leggo bene, ma non scrivo e parlo solo sommariamente, per cui ci sarebbe stato tra noi il grosso scoglio della comunicazione.
Avevo già pubblicato una ventina di romanzi e quello delle illustrazioni era sempre stato per me un tema dolente: nello scrivere immaginavo i personaggi con precise fisionomie, con pettinature, abbigliamento, posture, gestualità molto ben definite. Spesso mi ispiravo a ritratti o fotografie che tenevo sotto gli occhi per tutto il tempo della scrittura. Ma raramente avevo trovato qualcuno che me li “restituisse” disegnandoli come li avevo pensati. In genere anzi gli illustratori – tranne poche eccezioni - si facevano un punto d’onore di interpretare molto liberamente il testo, spesso senza neppure leggerlo sino in fondo, per salvaguardare, dicevano, la propria autonomia d’artista.
Nel 1990 mi fu chiesto da Margherita Forestan, direttrice editoriale della Mondadori, con la quale avevo già pubblicato diversi romanzi, di tradurre un poemetto per bambini di Sylvia Plath intitolato The Bed Book, che Quentin Blake aveva illustrato in modo splendido. Non è mai facile tradurre la poesia, specie se destinata ai bambini, che esigono anche nella traduzione rime e ritmo, impossibili da “trasferire” da una lingua all’altra rispettando alla lettera il significato. Nel caso del passaggio dall’inglese all’italiano c’è poi il problema delle molte parole tronche e mono o bisillabe di quella lingua che non hanno un corrispettivo della stessa misura e accentuazione nella nostra, oltre che della sintassi meno articolata. Comunque, anni prima mi ero già misurata con un libro di poemetti di Tolkien, e affrontai con coraggio la nuova sfida.
Nella “traduzione adattata” mi furono di grandissimo aiuto i disegni di Blake, che a sua volta aveva interpretato e”‘allargato” il senso ironico e assurdo delle brevi strofe allusive di Sylvia Plath. Per ringraziarmi di questa fatica, Margherita Forestan decise di farmi un regalo e osò chiedere a Quentin Blake se fosse disposto a illustrare la nuova edizione del mio La Casa sull’Albero. Per quanto ne so, era la prima volta che gli veniva chiesto di illustrare un libro straniero, e neppure tradotto in inglese!
Quentin non solo accettò, ma venuto a sapere che i due personaggi erano reali e non immaginari, chiese di vedere le foto mie e quelle di Aglaia, e così quando arrivarono i disegni ebbi la doppia sorpresa di scoprire chi era il mio nuovo illustratore, e di trovare sulla carta il mio ritratto e quello della mia piccola amica ispiratrice. Ritratti nello stile aguzzo e puntuto di Quintino, naturalmente, ma riconoscibili e sempre fedeli ai diversi brani che dovevano illustrare. Mi chiedevo come se la fosse cavata col testo, che gli era stato mandato in italiano, accompagnato da un breve riassunto in inglese, e mi stupivo per la precisione dei dettagli che io avevo descritto con le parole.
Incoraggiate dalla prima esperienza nel 1992 Margherita ed io chiedemmo a Quentin Blake di illustrare “Ascolta il mio Cuore”. Poiché questa volta il romanzo non era tanto breve, l’ambiente era molto definito, e le vicende complesse, non ci limitammo a mandargli il testo italiano accompagnato dal riassunto, ma io stessa suggerii i brani che mi sembravano più adatti ad essere illustrati, “ordinando gli” in un certo modo come dovevano essere le tavole. Un “artista” italiano si sarebbe offeso per questa intromissione. Quintino ci ringraziò, tanto che mi feci più audace e gli feci avere un paio di miserabili schizzi di mio pugno per spiegargli come erano pettinate le tre protagoniste. Capelli lisci, ricci, corti, riga a destra o al centro, nastri e fermacapelli…
Con riconoscenza me le ritrovai nei suoi disegni tali e quali le avevo pensate al momento di scrivere. Ma non solo. Le tavole erano piene di dettagli che ero sicura di non avere indicato nelle mie ‘istruzioni’ (Per esempio il modello dell’abito della perfida maestra). Incuriosita, gli feci chiedere da Margherita come avesse fatto a sapere certi particolari, e lui ci spiegò che aveva un amico che leggeva perfettamente l’italiano, e che avevano adottato il seguente metodo di lavoro. Sedevano entrambi nello studio di Quintino, il quale aveva già letto l’abstract e le mie istruzioni tradotti in inglese e cominciava a buttare giù lo schizzo della prima tavola. Mentre lui disegnava, l’amico, tenendo sulle ginocchia la copia del mio manoscritto in italiano, glielo leggeva frase per frase facendogliene la traduzione simultanea. Ecco da dove nascevano tutti quei dettagli!
Due anni dopo con lo stesso metodo venne illustrata Polissena del Porcello, e poi Diana, Cupido e il Commendatore.
Nel 1998 scrissi Re Mida ha le orecchie d’asino, ambientandolo in modo molto preciso in un’estate sarda dei primi anni Cinquanta. A quel punto sapevo che Quintino non si sarebbe offeso se i miei suggerimenti fossero stati ancora più precisi. Così riesumai un filmino a otto millimetri girato da mio padre durante le vacanze del 1953, ne feci una copia in VHS e glielo spedii. E un paio di mesi dopo ritrovai nei suoi schizzi, con emozione e tenerezza, un’estate precisa della mia infanzia, con le stesse barche a vela, gli ombrelloni, i prendisole di mia madre, il fico nel cortile, il baretto con la pergola d’uva, il cimitero di paese… tutto uguale a come lo avevo vissuto e visto, e tuttavia interpretato col gusto e la personalità specialissima di Quintino.
Nel 2000 fu la volta di Tornatràs.
Per questo libro, sapendo che uno dei personaggi determinanti allo scioglimento della vicenda era un gatto, Quintino mi regalò due grandi tavole piene di gatti, anzi, dello stesso gatto in decine e decine di posture e prospettive diverse, perché impaginando lo potessimo usare a nostro piacimento per scansire i brani dove i blocchi di testo lo richiedevano.
L’ultimo dei miei libri illustrato da Quentin Blake fu la raccolta dei romanzi col personaggio di Lavinia edita dalla Mondadori nel 2005 col titolo di Magia di Lavinia e &. Due di questi romanzi erano già stati illustrati, con mia soddisfazione, da Emanuela Bussolanti. Le illustrazioni originarie de La Bambola dell’Alchimista invece non mi piacevano affatto; il quarto romanzo era inedito, scritto per l’occasione. Vedere quella che molti lettori chiamano “la saga della cacca” interpretata dalla matita aguzza di Quintino mi procurò ancora una volta una bellissima emozione.
Nel frattempo avevo incontrato più volte di persona Quintino in occasione di Fiere del Libro, Festival e occasioni ufficiali. Ci eravamo fatti festa a vicenda, comunicando col mio inglese spezzettato, a cui lui cercava di venire incontro pasticciando in francese. Una volta, sapendo che lo avrei incontrato a Parigi, avevo comprato alla stazione di Milano uno di quei Pinocchietti disarticolati che piacciono tanto ai turisti. Glielo regalai; lui aveva un bel fazzoletto da taschino. Lo tolse e al suo posto ci mise, affacciato, quel Pinocchietto di legno, e lo tenne per tutta la durata del Salon du Livre.
Questo è l’ultimo ricordo affettuoso che conservo di lui. Da allora la vita non ci ha più fatto incontrare, io dopo il 2005 non ho più scritto romanzi adatti ad essere illustrati da lui, e lui ogni tanto mi manda a dire per mezzo di amici comuni: “Ma cosa fai? Guarda che ho nostalgia delle tue storie”.
11
marzo 2010
Quentin Blake – Il mondo di Quentin Blake
Dall'undici marzo al 06 giugno 2010
disegno e grafica
Location
CASINA DI RAFFAELLO
Roma, Piazza Di Siena, (Roma)
Roma, Piazza Di Siena, (Roma)
Biglietti
5 euro, gratuità per il primo accompagnatore
Orario di apertura
per le SCUOLE: martedì - venerdì 9.15, 10, 10.45, 11.30 per il PUBBLICO: martedì - venerdì 15 e 17; sabato e domenica e festivi 10, 12, 15, 17 e 18
per gli ADULTI: martedì - domenica 14 per il pubblico il numero di partecipanti non deve superare le 15 unità di cui 10 prenotati da call center e 5 sul posto
Ufficio stampa
ZETEMA
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