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Quattro tempi
Dietro le quinte Arte contemporanea organizza la mostra d’arte contemporanea Quattro tempi, presentata da Rocco Giudice.
Comunicato stampa
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I quattro artisti: Nicola Zappalà, Rosario Genovese, Lillo Giuliana, Franco Politano, proporranno uno spaccato significativo della contemporaneità attraverso Quattro modalità espressive da ascoltare come una musica in quattro tempi di un unico movimento, quattro parti di un’unità dinamica, che non è di prassi di stile o unità di discorso o di programma, ma di una sintassi immaginale connotata nell’effettualità delle sue declinazioni materiali, del percorso segnico nel suo valore puramente assertivo e appunto, musicale.
Ciascun artista, in ogni caso, sviluppando un motivo – insieme, origine e orientamento, testo e partitura. Che in Franco Politano è propulsione a svincolarsi da una definizione dell’oggetto in balia della retorica dei significati di repertorio, in un àgone attraverso cui i costrutti tentano di scardinare, quasi di evadere dalla forma data o anche solo allusa, di aprire lo spazio a sé e in sé: dunque, negando il vuoto, colmandolo o attivando polarità immaginali, iconiche o iconoclaste, oniriche, simboliche, semantiche con cui esso interagisce: non solo limite, così, ma parte in causa, termine di confronto, elemento e funzione di uno schema. Sullo spazio lavora anche Rosario Genovese, che, negli anni, ha esteso l’ambito delle sue prospezioni senza, tuttavia, soluzione di continuità, senza gradualità di scala – tranne che, dalle strade urbane alla Via Lattea, il continuum è fissato a materiali che attengono a una dimensione quotidiana e domestica, i cui tempi misurano o corrispondono o diventano coevi di cosmogonie, magari, ancora in atto: e la vita dell’universo e quella di condomino, il fossile e l’archetipo, zodiaco e teorema sono legati dall’intreccio di un’unica vicenda immediatamente data e attuale in tutte le sue parti. Laddove Lino Zappalà, secondo una linea intrapresa da tempo, si muove sull’inframmettenza depistante rispetto a un retroterra mitico, aggirando ogni recupero simbolico di matrice immaginale in chiave nostalgico-apologetico-esoterica per virare nella deformazione/distorsione ludica, demistificante e talvolta, apertamente e acremente derisoria, quasi caricaturale. Mentre in Lillo Giuliana è l’approccio alla forma, elegante e austera, cui la materia aderisce senza connettersi a un prima o rimettersi a un esito, cioè, senza decantarsi in una purezza che consegua un processo di spoliazione da ogni condizionamento materiale, per ritrovare l’immagine all’interno di una configurazione degli elementi che la costituiscono e da cui essa emerga quale unità solo progressivamente organica; l’accostarsi a un’idea che non ammette punti di partenza o di arrivo e in cui, invece, sembra che l’artista debba, di suo, apporre un segno che non è di appropriazione, ma si limita a rilevare la presenza cui partecipa.
Quattro tempi, tre dimensioni e un solo spazio dell’Essere
Ciascun artista, in ogni caso, sviluppando un motivo – insieme, origine e orientamento, testo e partitura. Che in Franco Politano è propulsione a svincolarsi da una definizione dell’oggetto in balia della retorica dei significati di repertorio, in un àgone attraverso cui i costrutti tentano di scardinare, quasi di evadere dalla forma data o anche solo allusa, di aprire lo spazio a sé e in sé: dunque, negando il vuoto, colmandolo o attivando polarità immaginali, iconiche o iconoclaste, oniriche, simboliche, semantiche con cui esso interagisce: non solo limite, così, ma parte in causa, termine di confronto, elemento e funzione di uno schema. Sullo spazio lavora anche Rosario Genovese, che, negli anni, ha esteso l’ambito delle sue prospezioni senza, tuttavia, soluzione di continuità, senza gradualità di scala – tranne che, dalle strade urbane alla Via Lattea, il continuum è fissato a materiali che attengono a una dimensione quotidiana e domestica, i cui tempi misurano o corrispondono o diventano coevi di cosmogonie, magari, ancora in atto: e la vita dell’universo e quella di condomino, il fossile e l’archetipo, zodiaco e teorema sono legati dall’intreccio di un’unica vicenda immediatamente data e attuale in tutte le sue parti. Laddove Lino Zappalà, secondo una linea intrapresa da tempo, si muove sull’inframmettenza depistante rispetto a un retroterra mitico, aggirando ogni recupero simbolico di matrice immaginale in chiave nostalgico-apologetico-esoterica per virare nella deformazione/distorsione ludica, demistificante e talvolta, apertamente e acremente derisoria, quasi caricaturale. Mentre in Lillo Giuliana è l’approccio alla forma, elegante e austera, cui la materia aderisce senza connettersi a un prima o rimettersi a un esito, cioè, senza decantarsi in una purezza che consegua un processo di spoliazione da ogni condizionamento materiale, per ritrovare l’immagine all’interno di una configurazione degli elementi che la costituiscono e da cui essa emerga quale unità solo progressivamente organica; l’accostarsi a un’idea che non ammette punti di partenza o di arrivo e in cui, invece, sembra che l’artista debba, di suo, apporre un segno che non è di appropriazione, ma si limita a rilevare la presenza cui partecipa.
Quattro tempi, tre dimensioni e un solo spazio dell’Essere
06
marzo 2010
Quattro tempi
Dal 06 al 21 marzo 2010
arte contemporanea
Location
PALAZZO PLATAMONE – PALAZZO DELLA CULTURA – EX CONVENTO SAN PLACIDO
Catania, Via Vittorio Emanuele Ii, 121, (Catania)
Catania, Via Vittorio Emanuele Ii, 121, (Catania)
Orario di apertura
Tutti i giorni - ore 19 /24
Vernissage
6 Marzo 2010, ore 18.30 al Palazzo della Cultura – Ex Convento S. Placido Via Museo Biscari 11 e Via Vitt. EmanuelE 121 - Catania
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