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Ketty Tagliatti
Le rose sono un pretesto per una ricerca formale, basata su un lavoro tecnico di grandissimo livello, di disegno, di pittura, di incisione, di cucito.
Comunicato stampa
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Le rose sono un pretesto per una ricerca formale, basata su un lavoro tecnico di grandissimo livello, di disegno, di pittura, di incisione, di cucito. Tagliatti crea la sua immagine – con un’eco familiare, non a caso Rose del mio giardino si titolano alcuni lavori – su cui si condensa il tempo, quello di esecuzione, quello della sua vita, quello della vita dell’uomo, così il fiore “più bello” diviene pretesto per pensieri profondi.
Con sapiente precisione l’ago “disegna” con il filo, oppure sono gli spilli numerosi, fissati come fosse un unico filo metallico, a creare confini e/o immagini.
Le stesse modalità della “ripetizione differente” – l’esecuzione continua dello stesso soggetto, la rosa –, con il suo insistente riproporsi, con l’incessante riapparire, spingono alla riflessione attenta, alla memoria del passato e al pensiero dell’incognito del futuro.
Se la rosa, dopo essere stata raffigurata su una superficie piana (il quadro da parete), si è poi traslata nella struttura di una trapunta/materasso, mantenente ovviamente l’immagine di fiore, ora l’artista ci presenta un lavoro tutto nuovo: un’installazione a parete che si basa sulla tecnica dell’anamorfosi, cioè sulla “rottura” dell’immagine tradizionale, visibile con lo sguardo frontale, e su un “disegno”, composto di più “segni” che, per ridare l’aspetto conosciuto all’oggetto rappresentato, costringono lo spettatore a trovare quel punto solo dal quale sarà possibile vedere la rosa come noi la vediamo nella quotidianità (punto di vista).
C’è di più. La visione che risulta dall’operazione anamorfica è ancora la rosa, ma questa volta i “segni” sono costituiti da oggetti comuni, quotidiani, in maggior parte da contenitori di sostanze per la cosmesi femminile, rivestiti di filo rosso e poi attaccati sulla parete ad articolare e costruire l’immagine, che si offre allo spettatore, che riesca a superare il mistero del “punto di vista”, con una grande carica emotiva, esteticamente stimolante ed eticamente coinvolgente.
Con sapiente precisione l’ago “disegna” con il filo, oppure sono gli spilli numerosi, fissati come fosse un unico filo metallico, a creare confini e/o immagini.
Le stesse modalità della “ripetizione differente” – l’esecuzione continua dello stesso soggetto, la rosa –, con il suo insistente riproporsi, con l’incessante riapparire, spingono alla riflessione attenta, alla memoria del passato e al pensiero dell’incognito del futuro.
Se la rosa, dopo essere stata raffigurata su una superficie piana (il quadro da parete), si è poi traslata nella struttura di una trapunta/materasso, mantenente ovviamente l’immagine di fiore, ora l’artista ci presenta un lavoro tutto nuovo: un’installazione a parete che si basa sulla tecnica dell’anamorfosi, cioè sulla “rottura” dell’immagine tradizionale, visibile con lo sguardo frontale, e su un “disegno”, composto di più “segni” che, per ridare l’aspetto conosciuto all’oggetto rappresentato, costringono lo spettatore a trovare quel punto solo dal quale sarà possibile vedere la rosa come noi la vediamo nella quotidianità (punto di vista).
C’è di più. La visione che risulta dall’operazione anamorfica è ancora la rosa, ma questa volta i “segni” sono costituiti da oggetti comuni, quotidiani, in maggior parte da contenitori di sostanze per la cosmesi femminile, rivestiti di filo rosso e poi attaccati sulla parete ad articolare e costruire l’immagine, che si offre allo spettatore, che riesca a superare il mistero del “punto di vista”, con una grande carica emotiva, esteticamente stimolante ed eticamente coinvolgente.
19
febbraio 2010
Ketty Tagliatti
Dal 19 febbraio al 30 aprile 2010
arte contemporanea
Location
VARART
Firenze, Via Dell'oriuolo, 47, (Firenze)
Firenze, Via Dell'oriuolo, 47, (Firenze)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10.00 - 12.30 e 16.00 - 19.30 Chiuso lunedì e festivi
Vernissage
19 Febbraio 2010, ore 18:00
Autore
Curatore