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Nudo per Stalin. Il corpo nella fotografia sovietica negli anni Venti
La mostra, attraverso un’articolata selezione di 71 fotografie storico artistiche realizzate dai più grandi fotografi russi del secolo scorso, si pone l’obbiettivo di spiegare l’evoluzione dell’immagine del corpo dalla seconda metà degli anni Venti al culmine del regime stalinista degli anni Trenta
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il Museo Fondazione Luciana Matalon è lieto di ospitare mostra fotografica NUDO PER STALIN. Il corpo nella fotografia sovietica negli anni Venti, a cura di Larissa Anisimova e Pavel Khoroshilov, con la consulenza scientifica di Nicoletta Misler, dal 9 febbraio al 30 marzo 2010.
La mostra, attraverso un'articolata selezione di 71 fotografie storico artistiche realizzate dai più grandi fotografi russi del secolo scorso, si pone l'obbiettivo di spiegare l’evoluzione dell’immagine del corpo dalla seconda metà degli anni Venti al culmine del regime stalinista degli anni Trenta.
Partendo dai fotografi pittorialisti russi degli anni Venti (Ida Napel'baum, Jurij Eremin, Nikolaj Sviscov-Paola, Aleksandr Grinberg, Nikolaj Vlas'evskij, Andrei Telesov, Vasilij Divago, Grigorij Zimin, che scelsero il corpo femminile, spesso nudo, come soggetto idoneo a rappresentare le diverse possibilità di movimento), la mostra traccia un percorso di continuità e rottura con le rappresentazioni del corpo nella decade successiva. Nei dieci anni che seguiranno, infatti, tutti i negativi di quelle fotografie verranno distrutti e oggi gli scatti si possono ammirare soltanto grazie ad alcuni collezionisti privati che sono riusciti a conservarne le stampe.
Notevole è il cambiamento avvenuto negli anni Trenta, all’epoca del regime staliniano: i vertici del regime decidono che il nudo non è più ammesso, anzi, ritrarlo è una concessione alle degenerazioni del capitalismo. Il corpo va ritratto esclusivamente a fini propagandistici: il singolo diventa membro di un collettivo, annullando la propria individualità e lo sport acquista finalità educative, contribuendo alla costruzione dell'immagine del cittadino sovietico: bello, forte, giovane e sano. L'uomo e la donna sovietici diventano così il modello di una nuova iconografia volta ad esaltare le conquiste del socialismo reale. Chiari esempi di “fotografie di Stato” sono i lavori di Aleksandr Rodcenko e Elizaveta Ignatovic, dove uomini e donne diventano un mero ornamento per i ritratti del dittatore.
Ma in un simile contesto, non mancano gli artisti-fotografi che continuano a coltivare il genere del nudo contravvenendo così ai dettami del regime. Le condanne inflitte a questi artisti e le critiche mosse alle loro fotografie, dimostrano come la politica dominasse sull'arte. Esemplari i casi dei tre principali fotografi presenti in mostra: Jurij Eremin, Aleksandr Grinberg, Grigorij Zimin.
Per questi contenuti la mostra si inserisce nel contesto delle commemorazioni per il ventennale della caduta del Muro di Berlino e celebra il recupero della libertà di espressione dell'arte rispetto alla politica.
La mostra, attraverso un'articolata selezione di 71 fotografie storico artistiche realizzate dai più grandi fotografi russi del secolo scorso, si pone l'obbiettivo di spiegare l’evoluzione dell’immagine del corpo dalla seconda metà degli anni Venti al culmine del regime stalinista degli anni Trenta.
Partendo dai fotografi pittorialisti russi degli anni Venti (Ida Napel'baum, Jurij Eremin, Nikolaj Sviscov-Paola, Aleksandr Grinberg, Nikolaj Vlas'evskij, Andrei Telesov, Vasilij Divago, Grigorij Zimin, che scelsero il corpo femminile, spesso nudo, come soggetto idoneo a rappresentare le diverse possibilità di movimento), la mostra traccia un percorso di continuità e rottura con le rappresentazioni del corpo nella decade successiva. Nei dieci anni che seguiranno, infatti, tutti i negativi di quelle fotografie verranno distrutti e oggi gli scatti si possono ammirare soltanto grazie ad alcuni collezionisti privati che sono riusciti a conservarne le stampe.
Notevole è il cambiamento avvenuto negli anni Trenta, all’epoca del regime staliniano: i vertici del regime decidono che il nudo non è più ammesso, anzi, ritrarlo è una concessione alle degenerazioni del capitalismo. Il corpo va ritratto esclusivamente a fini propagandistici: il singolo diventa membro di un collettivo, annullando la propria individualità e lo sport acquista finalità educative, contribuendo alla costruzione dell'immagine del cittadino sovietico: bello, forte, giovane e sano. L'uomo e la donna sovietici diventano così il modello di una nuova iconografia volta ad esaltare le conquiste del socialismo reale. Chiari esempi di “fotografie di Stato” sono i lavori di Aleksandr Rodcenko e Elizaveta Ignatovic, dove uomini e donne diventano un mero ornamento per i ritratti del dittatore.
Ma in un simile contesto, non mancano gli artisti-fotografi che continuano a coltivare il genere del nudo contravvenendo così ai dettami del regime. Le condanne inflitte a questi artisti e le critiche mosse alle loro fotografie, dimostrano come la politica dominasse sull'arte. Esemplari i casi dei tre principali fotografi presenti in mostra: Jurij Eremin, Aleksandr Grinberg, Grigorij Zimin.
Per questi contenuti la mostra si inserisce nel contesto delle commemorazioni per il ventennale della caduta del Muro di Berlino e celebra il recupero della libertà di espressione dell'arte rispetto alla politica.
09
febbraio 2010
Nudo per Stalin. Il corpo nella fotografia sovietica negli anni Venti
Dal 09 febbraio al 30 marzo 2010
fotografia
Location
FONDAZIONE LUCIANA MATALON
Milano, Foro Buonaparte, 67, (Milano)
Milano, Foro Buonaparte, 67, (Milano)
Orario di apertura
Dal martedì al sabato orario continuato 10-19. Chiuso domenica e lunedì
Vernissage
9 Febbraio 2010, ore 18.30
Editore
GANGEMI
Autore
Curatore