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Tessa M. Den Uyl – Indifese Rovine
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Comunicato stampa
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L'opera “Warlock’s Wake” di Tessa M. Den Uyl è il penultimo video del progetto URV-ARÂ, serie di film d’artista costituita per episodi, ma concepiti come work in progress. Da un punto di vista concettuale, il progetto URV-ARA veicola l’idea che la terra fertile possa evocare una fertilità di idee (si veda la traduzione sanscrita di URV-ARA). L’essere umano di Tessa M. Den Uyl è colui che scava, “sopra e sotto terra”, nelle emozioni e nell’intelletto, incontrando inevitabilmente l’umano conflitto della mente – sede logica di mancata libertà e perversa educazione, ma altresì luogo nel quale ogni processo di trasformazione ha la possibilità di accadere. La terra è archetipo di tutte le forme naturali, recipiente di storia e di cultura; è un terreno coperto di sangue e tracce, è passaggio occupato da colui che si incammina alla ricerca di sé e della sua storia e che vive il conflittuale dualismo della propria mente. Per i personaggi di Tessa M. Den Uyl, URV-ARA è occasione per dare forma a queste relazioni che da sempre si sono configurate tra la Natura e l’essere umano; è una realtà che ruota attorno ai pensieri dell’individuo, un palcoscenico capace di dar vita alle riflessioni sulla “terra fertile”. Colui che vive URV-ARA oltrepassa l’inadeguatezza del linguaggio e, consapevole della propria limitatezza, inizia un viaggio iniziatico alla ricerca della“fertilità” del potenziale umano.
Nella realizzazione di un progetto pensato e creato come work in progress, Tessa M. Den Uyl, attraverso questa precisa scelta, stilistica e formale, crea una continua possibilità di vivere propriamente l’iter costruttivo, concettuale ed immaginifico della propria opera. L’artista apre nel tempo uno spazio che si protrae e, così facendo, permette che il suo atto creativo possa esser definito “aperto”. D’altra parte, è altrettanto chiaro quanto l’artista, attraverso la frammentazione del suo lavoro, si muova nell’esigenza di mantenere un rapporto intellettivo – vivo, fertile e continuo – tra l’opera ed il tempo: come la vita stessa, l’atto artistico contiene la possibilità di arricchirsi nel tempo, sensibile a qualsivoglia esperienza della quotidianità.
Tessa M. Den Uyl offre allo spettatore un’opera offerta ad una fruizione liberata dalla retorica, dalla narrazione nel suo senso più stretto: in ogni breve frammento – densa intuizione rivelatrice – lo spettatore potrà cogliere il pertinente filo conduttore, costruendo una storia che si comporrà di immagini, rumori e narrazioni che appartengono a diversi episodi, non necessariamente organizzati secondo un ordine cronologico; oppure, secondo una scelta arbitraria, lo spettatore potrà sentirsi libero di limitare la sua fruizione al singolo segmento, comunque ricco di per sé di quegli elementi simbolici e spettacolari, che contraddistinguono il lavoro dell’artista.
Il progetto URV-ARÂ, da un punto di vista concettuale, veicola l’idea che la terra fertile possa suggerire ed evocare una fertilità di idee. I personaggi che abitano le narrazioni di Tessa M. Den Uyl sono infatti mutevoli, quanto mutabile ed in perpetuo divenire è il ciclo infinito della natura.
E’ come se, attraverso le sue opere, Tessa M. Den Uyl cercasse un’apertura ed uno spiraglio per l’essere umano, per sfuggire alla condizione troppo umana di una percezione limitata delle cose del mondo – necessariamente, ma forzatamente soggetta alla mortalità dell’individuo.
L’essere umano di Tessa M. Den Uyl è colui che scava, “sopra e sotto terra”, nelle emozioni e nell’intelletto, incontrando inevitabilmente il conflitto della mente – sede logica di mancata libertà, di concetti, giudizi, di perversa educazione e di conflittuali e razionali abitudini, ma altresì la mente è anche luogo nel quale ogni processo di trasformazione e cambiamento hanno la possibilità di accadere. Proust, per esprimere concettualmente questo dualismo, nel 1908 avrebbe dichiarato che la ragione è meno della nostra capacità di rianimare le cose attraverso l’emozione. Ma aveva anche detto che l’inferiorità della ragione soltanto la ragione può stabilirla.
“…Seducente è quel luogo dove ogni idea prende forma, dove ogni idea può essere dissolta: un dilemma che impedisce di sentirmi libero nella Natura, nello svolgere della mia vita finanche di affrontare la morte come tutte le altre forme…” (Tessa M. Den Uyl).
Il progetto URV-ARÂ da in questo modo forma ad un conflitto archetipico, attraverso un linguaggio che attraversi e dia voce all’esperienza umana, attraverso una fitta rete di simbologie che si articolano in modo trasversale.
La terra, feconda, ricca ed indissolubilmente legata per Tessa M. Den Uyl alla fertilità delle idee, è archetipo di tutte le forme naturali, recipiente di mito, storia e cultura; è un terreno coperto di sangue e tracce, è paesaggio occupato dall’uomo: da colui che si incammina alla ricerca di sé e della sua storia, che si confronta con un linguaggio, che è a lui concesso ma che spesso risulta inadeguato rispetto a ciò che deve esprimere.
Per i personaggi di Tessa M. Den Uyl, URV-ARÂ è occasione per dare forma a queste relazioni che da sempre si sono configurate tra la Natura e l’essere umano; è una realtà che ruota attorno ai pensieri dell’individuo, un palcoscenico capace di dar vita alle riflessioni sulla “terra fertile” di colui che, consapevole della propria limitatezza, vive URV-ARÂ.
L’opera “Warlock’s Wake” è, in questa prospettiva, il penultimo segmento creativo di Tessa M. Den Uyl. E’ l’ennesima occasione, dopo i video precedenti URV-ARÂ Riflessioni di D., Rumbowling part I, Rumbowling part II e The Land of Mourn, Prologue of the famous shipper, per una riflessione profonda, che si articola ancora una volta su colori, suoni ed immagini simboliche.
La protagonista in “Warlock’s Wake” è Nehellenia, il cui nome è ispirato ad un'antica e dimenticata dea olandese, protettrice dei marinai. Nehellenia è un personaggio che conduce ogni simbolo ai suoi molteplici significati. Così facendo, essa annulla il suo carattere di protagonista, divenendo parte della storia a cui appartiene tanto quanto oggetti e circostanze che abitano la scena. Nehellenia si propone infatti come rappresentante di ogni essere umano, come mezzo attraverso cui legare mondi diversi e separati: questa e’ la sua vera essenza. In “Warlock’s Wake”, la protagonista, pur essendo necessariamente coinvolta nella trasformazione testimoniata dal video, sembra quasi essere anch’essa spettatrice, tanto quanto noi. Nehellenia non ha una sola identità: è l’uno e il molteplice, è la pluralità che caratterizza da sempre l’identità dell’essere umano. Nehellenia incarna la condizione esistenziale della trasformazione avvenuta e ciò che è sottolineato dalla situazione antropologica di finzione in cui è inserita. Nella scena di “Warlock’s Wake” non esiste logica, né esiste una narrazione in un tempo reale e razionale. Il tutto accade in un tempo dichiarato, ma non determinato, in un luogo non luogo, in un mondo costruito consapevolmente per riflettere uno stato umano, costituito da riflessioni e pensieri. Le cose accadono senza spiegazione, perché ogni esplicito tentativo di questa annullerebbe il profondo contenuto simbolico che caratterizza l’opera di Tessa M. Den Uyl. La narrazione ha come dimora il tutto, dove il tutto è però celato.
Ed è esattamente questo, la fitta rete di simbolismi e di rimandi esistenziali e concettuali, che rende l’opera “Warlock’s Wake” un atto creativo aperto, sensibile, libero e attento allo sguardo e all’ascolto.
Non a caso questo video non si esibisce fino in fondo, non termina in una conclusione dichiarata ed immutabile: “Warlock’s Wake” si esaurisce sui toni della voce che narra le parole che seguono, espressione anch’esse della disumanità che attraverso Nehellenia lo spettatore vive e su cui può riflettere:
Il viaggio di Nehellenia è il flusso tangente alle brutalità e alle qualità dell’essere umano e, in quanto tale, è un percorso infinito – partenza – in quanto nulla è concluso.
Nella realizzazione di un progetto pensato e creato come work in progress, Tessa M. Den Uyl, attraverso questa precisa scelta, stilistica e formale, crea una continua possibilità di vivere propriamente l’iter costruttivo, concettuale ed immaginifico della propria opera. L’artista apre nel tempo uno spazio che si protrae e, così facendo, permette che il suo atto creativo possa esser definito “aperto”. D’altra parte, è altrettanto chiaro quanto l’artista, attraverso la frammentazione del suo lavoro, si muova nell’esigenza di mantenere un rapporto intellettivo – vivo, fertile e continuo – tra l’opera ed il tempo: come la vita stessa, l’atto artistico contiene la possibilità di arricchirsi nel tempo, sensibile a qualsivoglia esperienza della quotidianità.
Tessa M. Den Uyl offre allo spettatore un’opera offerta ad una fruizione liberata dalla retorica, dalla narrazione nel suo senso più stretto: in ogni breve frammento – densa intuizione rivelatrice – lo spettatore potrà cogliere il pertinente filo conduttore, costruendo una storia che si comporrà di immagini, rumori e narrazioni che appartengono a diversi episodi, non necessariamente organizzati secondo un ordine cronologico; oppure, secondo una scelta arbitraria, lo spettatore potrà sentirsi libero di limitare la sua fruizione al singolo segmento, comunque ricco di per sé di quegli elementi simbolici e spettacolari, che contraddistinguono il lavoro dell’artista.
Il progetto URV-ARÂ, da un punto di vista concettuale, veicola l’idea che la terra fertile possa suggerire ed evocare una fertilità di idee. I personaggi che abitano le narrazioni di Tessa M. Den Uyl sono infatti mutevoli, quanto mutabile ed in perpetuo divenire è il ciclo infinito della natura.
E’ come se, attraverso le sue opere, Tessa M. Den Uyl cercasse un’apertura ed uno spiraglio per l’essere umano, per sfuggire alla condizione troppo umana di una percezione limitata delle cose del mondo – necessariamente, ma forzatamente soggetta alla mortalità dell’individuo.
L’essere umano di Tessa M. Den Uyl è colui che scava, “sopra e sotto terra”, nelle emozioni e nell’intelletto, incontrando inevitabilmente il conflitto della mente – sede logica di mancata libertà, di concetti, giudizi, di perversa educazione e di conflittuali e razionali abitudini, ma altresì la mente è anche luogo nel quale ogni processo di trasformazione e cambiamento hanno la possibilità di accadere. Proust, per esprimere concettualmente questo dualismo, nel 1908 avrebbe dichiarato che la ragione è meno della nostra capacità di rianimare le cose attraverso l’emozione. Ma aveva anche detto che l’inferiorità della ragione soltanto la ragione può stabilirla.
“…Seducente è quel luogo dove ogni idea prende forma, dove ogni idea può essere dissolta: un dilemma che impedisce di sentirmi libero nella Natura, nello svolgere della mia vita finanche di affrontare la morte come tutte le altre forme…” (Tessa M. Den Uyl).
Il progetto URV-ARÂ da in questo modo forma ad un conflitto archetipico, attraverso un linguaggio che attraversi e dia voce all’esperienza umana, attraverso una fitta rete di simbologie che si articolano in modo trasversale.
La terra, feconda, ricca ed indissolubilmente legata per Tessa M. Den Uyl alla fertilità delle idee, è archetipo di tutte le forme naturali, recipiente di mito, storia e cultura; è un terreno coperto di sangue e tracce, è paesaggio occupato dall’uomo: da colui che si incammina alla ricerca di sé e della sua storia, che si confronta con un linguaggio, che è a lui concesso ma che spesso risulta inadeguato rispetto a ciò che deve esprimere.
Per i personaggi di Tessa M. Den Uyl, URV-ARÂ è occasione per dare forma a queste relazioni che da sempre si sono configurate tra la Natura e l’essere umano; è una realtà che ruota attorno ai pensieri dell’individuo, un palcoscenico capace di dar vita alle riflessioni sulla “terra fertile” di colui che, consapevole della propria limitatezza, vive URV-ARÂ.
L’opera “Warlock’s Wake” è, in questa prospettiva, il penultimo segmento creativo di Tessa M. Den Uyl. E’ l’ennesima occasione, dopo i video precedenti URV-ARÂ Riflessioni di D., Rumbowling part I, Rumbowling part II e The Land of Mourn, Prologue of the famous shipper, per una riflessione profonda, che si articola ancora una volta su colori, suoni ed immagini simboliche.
La protagonista in “Warlock’s Wake” è Nehellenia, il cui nome è ispirato ad un'antica e dimenticata dea olandese, protettrice dei marinai. Nehellenia è un personaggio che conduce ogni simbolo ai suoi molteplici significati. Così facendo, essa annulla il suo carattere di protagonista, divenendo parte della storia a cui appartiene tanto quanto oggetti e circostanze che abitano la scena. Nehellenia si propone infatti come rappresentante di ogni essere umano, come mezzo attraverso cui legare mondi diversi e separati: questa e’ la sua vera essenza. In “Warlock’s Wake”, la protagonista, pur essendo necessariamente coinvolta nella trasformazione testimoniata dal video, sembra quasi essere anch’essa spettatrice, tanto quanto noi. Nehellenia non ha una sola identità: è l’uno e il molteplice, è la pluralità che caratterizza da sempre l’identità dell’essere umano. Nehellenia incarna la condizione esistenziale della trasformazione avvenuta e ciò che è sottolineato dalla situazione antropologica di finzione in cui è inserita. Nella scena di “Warlock’s Wake” non esiste logica, né esiste una narrazione in un tempo reale e razionale. Il tutto accade in un tempo dichiarato, ma non determinato, in un luogo non luogo, in un mondo costruito consapevolmente per riflettere uno stato umano, costituito da riflessioni e pensieri. Le cose accadono senza spiegazione, perché ogni esplicito tentativo di questa annullerebbe il profondo contenuto simbolico che caratterizza l’opera di Tessa M. Den Uyl. La narrazione ha come dimora il tutto, dove il tutto è però celato.
Ed è esattamente questo, la fitta rete di simbolismi e di rimandi esistenziali e concettuali, che rende l’opera “Warlock’s Wake” un atto creativo aperto, sensibile, libero e attento allo sguardo e all’ascolto.
Non a caso questo video non si esibisce fino in fondo, non termina in una conclusione dichiarata ed immutabile: “Warlock’s Wake” si esaurisce sui toni della voce che narra le parole che seguono, espressione anch’esse della disumanità che attraverso Nehellenia lo spettatore vive e su cui può riflettere:
Il viaggio di Nehellenia è il flusso tangente alle brutalità e alle qualità dell’essere umano e, in quanto tale, è un percorso infinito – partenza – in quanto nulla è concluso.
29
gennaio 2010
Tessa M. Den Uyl – Indifese Rovine
Dal 29 gennaio al 28 febbraio 2010
arte contemporanea
Location
STUDIO CARLOTTA PESCE
Bologna, Via D'azeglio, 42, (Bologna)
Bologna, Via D'azeglio, 42, (Bologna)
Vernissage
29 Gennaio 2010, Dalle ore 20,00 alle ore 23,00
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