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Stella – Fra le palpebre e gli occhi
Fra le palpebre e gli occhi rimangono frammenti di sogno, taglienti e fragili. Un sacro cuore di vetro, visibile attraverso la pelle che si tende sulle ossa, dedicato alla grazia ricevuta dai nuovi santi. L’Evangelista Giovanni, Sant’Agata, San Sebastiano, Maria Maddalena. Stella Stefania Gagliano crea gli scarni altari di coloro che sono caduti, e che si possono vedere guardando attraverso lo specchio.
Comunicato stampa
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Che cosa rimane della santità, nell’Occidente contemporaneo?
Il culto dei santi si lega da sempre al culto della loro immagine. Con il Concilio di Nicea finisce in Occidente l’epoca delle tentazioni iconoclaste: le immagini sacre cessano di essere oggetto di disputa teologica, e si convertono in ciò che Gregorio Magno definisce la “parola degli illetterati”. In questo modo i muri delle cattedrali diventeranno i catechismi illustrati delle masse analfabete. Da allora le immagini hanno continuato a moltiplicarsi, fino all’odierna invasione. Religione, feticismo, divismo e arte sono legati da una lunga storia comune.
Fra il Cinquecento e il Seicento c’è stata una proliferazione di santi eccessivi, estatici, miracolosi, per cui il popolo letteralmente impazziva. Questo modello di santità è sopravvissuto alla secolarizzazione. I santi di Stella Stefania Gagliano sono elettrici come divi del rock, glamorous come la stirpe di Vogue, ossuti come fotomodelle penitenti. Ma nello stesso tempo privati della nuova grazia divina, quel luccicante, eterno sorriso.
Santi tristi, isolati, nevrotici. Fragili e splendenti, come il vetro.
Dolore e forza sono state le cifre della prima generazione di santi cristiani. La generazione dei martiri. Sant’Agata aveva vent’anni quando il proconsole Quinziano si incapricciò di lei. Per piegarla alle sue voglie, la diede in custodia ad Afrodisia, sacerdotessa di Venere, che tentò inutilmente di corromperla al piacere. Agata venne poi sottoposta alla fustigazione, al supplizio dei carboni ardenti e al violento strappo delle mammelle. Il seno chiuso in una stretta fasciatura è una rielaborazione della sua iconografia, e si rifà alla sua natura cerebrale, in bilico fra inibizione sessuale ed autodeterminazione. L’evangelista Giovanni era il più bello e il più colto degli apostoli, ed ora sprofonda in una vasca da bagno piena di liquido rosa pastello, aspettando la fine. Maria Maddalena, ancora adornata con i paramenti da prostituta, lava i piedi ad un Gesù che ha il suo stesso volto, e probabilmente anche il suo stesso sesso. Il volto di Cristo è duro e sprezzante. Maddalena è seminuda e genuflessa. Un caos di linee, un’agitazione febbrile scaturisce dall’interazione di due personaggi. Perché di solito le figure dei santi rimangono isolate dentro le tele.
San Sebastiano, dopo essere passato dagli occhi di Derek Jarman, si trasforma in donna, un busto femminile trafitto da frecce invisibili.
Gesù è stato decollato, come Giovanni Battista, e nessuno bacerà la sua bocca.
Ora che Dio è morto, il martirio viene da dentro.
Configura un corpo chiuso nell’adorazione di se stesso, della propria tagliente bellezza. Questo ciclo pittorico restituisce la santità al suo antico orizzonte di sofferenza, alterità, e solitudine. Un sacro cuore di vetro, visibile attraverso la pelle che si tende sulle ossa. Stella Stefania Gagliano crea gli scarni altari di coloro che sono caduti, e che si possono vedere guardando attraverso lo specchio.
Luiza Samanda Turrini
Il culto dei santi si lega da sempre al culto della loro immagine. Con il Concilio di Nicea finisce in Occidente l’epoca delle tentazioni iconoclaste: le immagini sacre cessano di essere oggetto di disputa teologica, e si convertono in ciò che Gregorio Magno definisce la “parola degli illetterati”. In questo modo i muri delle cattedrali diventeranno i catechismi illustrati delle masse analfabete. Da allora le immagini hanno continuato a moltiplicarsi, fino all’odierna invasione. Religione, feticismo, divismo e arte sono legati da una lunga storia comune.
Fra il Cinquecento e il Seicento c’è stata una proliferazione di santi eccessivi, estatici, miracolosi, per cui il popolo letteralmente impazziva. Questo modello di santità è sopravvissuto alla secolarizzazione. I santi di Stella Stefania Gagliano sono elettrici come divi del rock, glamorous come la stirpe di Vogue, ossuti come fotomodelle penitenti. Ma nello stesso tempo privati della nuova grazia divina, quel luccicante, eterno sorriso.
Santi tristi, isolati, nevrotici. Fragili e splendenti, come il vetro.
Dolore e forza sono state le cifre della prima generazione di santi cristiani. La generazione dei martiri. Sant’Agata aveva vent’anni quando il proconsole Quinziano si incapricciò di lei. Per piegarla alle sue voglie, la diede in custodia ad Afrodisia, sacerdotessa di Venere, che tentò inutilmente di corromperla al piacere. Agata venne poi sottoposta alla fustigazione, al supplizio dei carboni ardenti e al violento strappo delle mammelle. Il seno chiuso in una stretta fasciatura è una rielaborazione della sua iconografia, e si rifà alla sua natura cerebrale, in bilico fra inibizione sessuale ed autodeterminazione. L’evangelista Giovanni era il più bello e il più colto degli apostoli, ed ora sprofonda in una vasca da bagno piena di liquido rosa pastello, aspettando la fine. Maria Maddalena, ancora adornata con i paramenti da prostituta, lava i piedi ad un Gesù che ha il suo stesso volto, e probabilmente anche il suo stesso sesso. Il volto di Cristo è duro e sprezzante. Maddalena è seminuda e genuflessa. Un caos di linee, un’agitazione febbrile scaturisce dall’interazione di due personaggi. Perché di solito le figure dei santi rimangono isolate dentro le tele.
San Sebastiano, dopo essere passato dagli occhi di Derek Jarman, si trasforma in donna, un busto femminile trafitto da frecce invisibili.
Gesù è stato decollato, come Giovanni Battista, e nessuno bacerà la sua bocca.
Ora che Dio è morto, il martirio viene da dentro.
Configura un corpo chiuso nell’adorazione di se stesso, della propria tagliente bellezza. Questo ciclo pittorico restituisce la santità al suo antico orizzonte di sofferenza, alterità, e solitudine. Un sacro cuore di vetro, visibile attraverso la pelle che si tende sulle ossa. Stella Stefania Gagliano crea gli scarni altari di coloro che sono caduti, e che si possono vedere guardando attraverso lo specchio.
Luiza Samanda Turrini
06
febbraio 2010
Stella – Fra le palpebre e gli occhi
Dal 06 febbraio al 03 marzo 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARTEKYP
Modena, Via Torre, 5, (Modena)
Modena, Via Torre, 5, (Modena)
Orario di apertura
ore 10:00-12:30, 16:00-19:30, chiuso il lunedì mattina giovedì pomeriggio, domenica
Vernissage
6 Febbraio 2010, ore 18
Autore
Curatore