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La maiolica italiana di stile compendiario
La mostra – curata da Vincenzo De Pompeis, direttore del Museo della ceramica di Castelli della Fondazione Raffaele Paparella Treccia – intende analizzare la produzione ceramica che ha avuto il maggior successo sia in Italia che in Europa. Con il termine “bianchi” si indica infatti quella innovativa produzione di maioliche bianche e polite – da una definizione del Garzoni del 1588 – che fiorì a Faenza negli anni quaranta del Cinquecento e si diffuse, in pochi lustri, in gran parte del territorio nazionale e all’estero.
Comunicato stampa
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Dal 30 gennaio all’11 aprile 2010, negli spazi espositivi del Museo dell’Arte Ceramica di Ascoli Piceno, si terrà una mostra dedicata ai “bianchi”, ovvero alla Maiolica Italiana di Stile Compendiario. L’esposizione si sposterà successivamente a Faenza, dov’è in programma al Museo Internazionale delle Ceramiche dal 23 aprile al 22 agosto 2010 e anche a Roma, dove verrà ospitata nei Musei Capitolini, dal 16 settembre al 28 novembre 2010.
La mostra è promossa e prodotta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, che ha affidato a Civita il coordinamento organizzativo. L’evento si è avvalso di un ampio e prestigioso Comitato Scientifico composto dai maggiori studiosi della materia.
L’iniziativa nasce anche dalla passione collezionistica e dalla ricca tradizione locale ascolana della ceramica, un connubio radicato nella fabbrica Matricardi che raggiunse il suo apice e la sua massima fortuna nel terzo decennio del Novecento e sulla raccolta di ceramiche Matricardi che si presenta oggi forte tipologicamente e ben strutturata dal suo artefice come una vera ricchezza per la città.
La mostra - curata da Vincenzo De Pompeis, direttore del Museo della ceramica di Castelli della Fondazione Raffaele Paparella Treccia - intende analizzare la produzione ceramica che ha avuto il maggior successo sia in Italia che in Europa. Con il termine “bianchi” si indica infatti quella innovativa produzione di maioliche bianche e polite - da una definizione del Garzoni del 1588 – che fiorì a Faenza negli anni quaranta del Cinquecento e si diffuse, in pochi lustri, in gran parte del territorio nazionale e all’estero. Le innovative caratteristiche dei “bianchi” – rivoluzionari per forma, decori e tipo di smalto utilizzati – li resero molto apprezzati oltre che in Italia anche in varie località dell’Europa, dove sorsero specifiche produzioni, talvolta direttamente avviate da ceramisti italiani emigrati. Fuori dai confini nazionali, i “bianchi” faentini hanno assunto una notorietà tale da dar luogo al famoso neologismo faience per maiolica, a dimostrazione del successo riscosso da questi prodotti anche tra gli stranieri. La loro caratteristica superficie bianca, corposa e coprente per via dell’uso di uno smalto più spesso e più bianco rispetto al passato, permetteva di coprire il biscotto, conferendo alla maiolica brillantezza, luminosità ed un maggior senso di pulizia e di igiene.
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Nel Cinquecento i più importanti centri di produzione erano localizzati in Italia Centrale, mentre nel Seicento si ebbero importanti produzioni con caratteristiche stilistiche autonome in altre regioni italiane, tra cui la Puglia. I “bianchi” si caratterizzavano anche per il maggior movimento delle forme, che si arricchivano di ornamenti plastici ed assumevano un maggiore risalto rispetto al passato.
Infatti, oltre a forme tradizionali derivate dal tornio, venivano prodotte forme opulente e dinamiche, spesso derivate da stampi ed ispirate a modelli in metallo e in vetro, influenzate dal Manierismo. Invece, i decori erano molto più sobri e stilizzati di quelli rinascimentali. Un’ulteriore caratteristica distintiva dei “bianchi” era data da una tavolozza limitata, con ornati generalmente eseguiti usando non più di tre colori, soprattutto il giallo, il blu e l’ocra.
Il momento culminante della produzione dei “bianchi” italiani si ebbe tra la seconda metà del XVI secolo e la prima metà del XVII secolo, mentre successivamente, in quasi tutte le regioni, la produzione proseguì su livelli inferiori sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.
Il primo studioso che utilizzò il termine “compendiario” per indicare un particolare stile della maiolica fu Gaetano Ballardini, che si avvalse di un termine usato dagli archeologi per definire un tipo di pittura della Roma imperiale. Lo stile pittorico “compendiario” è uno stile riassuntivo, tecnicamente eseguito con rapide pennellate che portano a raffigurazioni essenziali e stilizzate.
La scelta di dedicare la mostra alla sola produzione dei “bianchi” deriva dalla notevole eterogeneità ed ampiezza della produzione di maiolica italiana di stile compendiario, che sarebbe difficile documentare in modo esaustivo in un'unica mostra. La manifestazione intende rappresentare le tappe e le ragioni del successo dei bianchi, attraverso l’esposizione di circa 130 maioliche, realizzate nelle diverse aree di produzione italiane.
Il percorso espositivo si articola in una sezione introduttiva sul Compendiario e sulla rivoluzionaria produzione dei bianchi e in successive sezioni organizzate per aree geografiche di produzione, a partire da quella che è dedicata al territorio dell’Emilia Romagna su cui insiste Faenza, che costituisce il primo e il più antico centro di produzione dei bianchi di stile compendiario. Le altre sezioni sono dedicate alle aree geografiche necessarie a delineare la storia dei bianchi in Italia: Trentino, Lombardia, Veneto, Liguria, Marche,Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia, Campania, Calabria, Molise, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Accanto a opere di celebri botteghe e maestri, saranno esposti lavori meno noti, ma utili a documentare la capillare diffusione dei bianchi in tutta Italia.
La mostra è promossa e prodotta dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, che ha affidato a Civita il coordinamento organizzativo. L’evento si è avvalso di un ampio e prestigioso Comitato Scientifico composto dai maggiori studiosi della materia.
L’iniziativa nasce anche dalla passione collezionistica e dalla ricca tradizione locale ascolana della ceramica, un connubio radicato nella fabbrica Matricardi che raggiunse il suo apice e la sua massima fortuna nel terzo decennio del Novecento e sulla raccolta di ceramiche Matricardi che si presenta oggi forte tipologicamente e ben strutturata dal suo artefice come una vera ricchezza per la città.
La mostra - curata da Vincenzo De Pompeis, direttore del Museo della ceramica di Castelli della Fondazione Raffaele Paparella Treccia - intende analizzare la produzione ceramica che ha avuto il maggior successo sia in Italia che in Europa. Con il termine “bianchi” si indica infatti quella innovativa produzione di maioliche bianche e polite - da una definizione del Garzoni del 1588 – che fiorì a Faenza negli anni quaranta del Cinquecento e si diffuse, in pochi lustri, in gran parte del territorio nazionale e all’estero. Le innovative caratteristiche dei “bianchi” – rivoluzionari per forma, decori e tipo di smalto utilizzati – li resero molto apprezzati oltre che in Italia anche in varie località dell’Europa, dove sorsero specifiche produzioni, talvolta direttamente avviate da ceramisti italiani emigrati. Fuori dai confini nazionali, i “bianchi” faentini hanno assunto una notorietà tale da dar luogo al famoso neologismo faience per maiolica, a dimostrazione del successo riscosso da questi prodotti anche tra gli stranieri. La loro caratteristica superficie bianca, corposa e coprente per via dell’uso di uno smalto più spesso e più bianco rispetto al passato, permetteva di coprire il biscotto, conferendo alla maiolica brillantezza, luminosità ed un maggior senso di pulizia e di igiene.
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Nel Cinquecento i più importanti centri di produzione erano localizzati in Italia Centrale, mentre nel Seicento si ebbero importanti produzioni con caratteristiche stilistiche autonome in altre regioni italiane, tra cui la Puglia. I “bianchi” si caratterizzavano anche per il maggior movimento delle forme, che si arricchivano di ornamenti plastici ed assumevano un maggiore risalto rispetto al passato.
Infatti, oltre a forme tradizionali derivate dal tornio, venivano prodotte forme opulente e dinamiche, spesso derivate da stampi ed ispirate a modelli in metallo e in vetro, influenzate dal Manierismo. Invece, i decori erano molto più sobri e stilizzati di quelli rinascimentali. Un’ulteriore caratteristica distintiva dei “bianchi” era data da una tavolozza limitata, con ornati generalmente eseguiti usando non più di tre colori, soprattutto il giallo, il blu e l’ocra.
Il momento culminante della produzione dei “bianchi” italiani si ebbe tra la seconda metà del XVI secolo e la prima metà del XVII secolo, mentre successivamente, in quasi tutte le regioni, la produzione proseguì su livelli inferiori sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.
Il primo studioso che utilizzò il termine “compendiario” per indicare un particolare stile della maiolica fu Gaetano Ballardini, che si avvalse di un termine usato dagli archeologi per definire un tipo di pittura della Roma imperiale. Lo stile pittorico “compendiario” è uno stile riassuntivo, tecnicamente eseguito con rapide pennellate che portano a raffigurazioni essenziali e stilizzate.
La scelta di dedicare la mostra alla sola produzione dei “bianchi” deriva dalla notevole eterogeneità ed ampiezza della produzione di maiolica italiana di stile compendiario, che sarebbe difficile documentare in modo esaustivo in un'unica mostra. La manifestazione intende rappresentare le tappe e le ragioni del successo dei bianchi, attraverso l’esposizione di circa 130 maioliche, realizzate nelle diverse aree di produzione italiane.
Il percorso espositivo si articola in una sezione introduttiva sul Compendiario e sulla rivoluzionaria produzione dei bianchi e in successive sezioni organizzate per aree geografiche di produzione, a partire da quella che è dedicata al territorio dell’Emilia Romagna su cui insiste Faenza, che costituisce il primo e il più antico centro di produzione dei bianchi di stile compendiario. Le altre sezioni sono dedicate alle aree geografiche necessarie a delineare la storia dei bianchi in Italia: Trentino, Lombardia, Veneto, Liguria, Marche,Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia, Campania, Calabria, Molise, Basilicata, Sicilia e Sardegna. Accanto a opere di celebri botteghe e maestri, saranno esposti lavori meno noti, ma utili a documentare la capillare diffusione dei bianchi in tutta Italia.
29
gennaio 2010
La maiolica italiana di stile compendiario
Dal 29 gennaio all'undici aprile 2010
arti decorative e industriali
Location
MUSEO DELL’ARTE CERAMICA
Ascoli Piceno, Piazza San Tommaso, (Ascoli Piceno)
Ascoli Piceno, Piazza San Tommaso, (Ascoli Piceno)
Biglietti
Intero: € 6, 00 Ridotto: € 4,00 per gruppi di oltre 10 persone, possessori di apposite convenzioni. Ridotto speciale € 2,00 per le scuole
Orario di apertura
Dal 30 gennaio al 15 marzo: dalle 10.00 alle 17.00
Sabato, domenica, festivi e prefestivi e dal 16 marzo all’11 aprile: dalle 10.00 alle 19.00 Lunedì chiuso
Vernissage
29 Gennaio 2010, ore 17 su invito
Sito web
www.maiolicacompendiario.it
Editore
ALLEMANDI
Ufficio stampa
CIVITA GROUP
Curatore