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Archana Hande – All is fair in Magic White
Nel terzo appuntamento con l’arte contemporanea indiana, Z2O ha il piacere di presentare – per la prima volta in Europa – “All is fair in Magic White”, il lavoro dell’artista Archana Hande (Bangalore, 1970) a cura di Maria Teresa Capacchione. na sorta di compendio dei lavori e delle idee su cui l’artista ha lavorato negli ultimi dieci anni.
Comunicato stampa
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“All is fair in Magic White” è una sorta di compendio dei lavori e delle idee su cui l’artista ha lavorato negli ultimi dieci anni. Archana Hande ha sviluppato infatti la sua ricerca creativa sul tema dell’”identità”: identità di razza, di classe, di cultura, di religione nell’India post-coloniale e questa ricerca trova in “All is fair in Magic White” una perfetta sintesi narrativa e stilistica.
La Hande - che nel suo lavoro si avvale di tutti i media: video, pittura, fotografia e “new media” come Internet (suo il progetto: www.arrangeurownmarriage.com) - in “All is fair in Magic White” narra una storia utilizzando una tecnica di incisione molto diffusa in Asia, quella del “block print”.
Con questa tecnica – usata con l’intento di creare una sorta di continuità con il lavoro artigianale di cui si parla nel racconto - la Hande ha inciso su 120 singoli “stampi” di legno le scene della storia, imprimendole poi su 18 tele su cui è infine intervenuta dipingendo a mano.
Alle tele si unisce una video-animazione di dieci minuti nella quale vengono delineate, con ironia, le caratteristiche dei singoli personaggi che compongono la storia: tre donne appartenenti alla classe sociale alta della Bombay contemporanea e un uomo, un artigiano dello slum di Dharavi, lo slum che, con il suo milione circa di abitanti, è il più grande di tutta l’Asia. Le tre donne rappresentano le principali religioni del Paese: Maya la donna induista il cui elemento è il cielo e il cui potere è rappresentato dall’animale con cui si accompagna, l’aquila Black Scarf; Mumtaz la donna musulmana il cui elemento è l’acqua ed il cui animale è il serpente Grey Bond ed infine Mary, cristiana, il cui elemento è la terra ed è accompagnata dalla tigre White Streak. Ali Bhai – anche lui possessore di un animale, la tartaruga Suzuki - è l’uomo che le tre donne incontrano nello slum di Dharavi, un artigiano che nel tempo è diventato proprietario di un piccolo impero, la Ali Leather Industry. Il quesito che pone Ali alle tre donne è la chiave del racconto.
“All is fair in Magic White”, pieno com’è di simbologie e di particolari, è un lavoro che ha impegnato la Hande per un anno: dalla scelta degli animali - che nella tradizione induista sono i veicoli su cui si muovono le diverse divinità e sono simbolo di potere – a quella dei vestiti dei protagonisti, fino agli elementi che compongono l’arredamento della casa di Ali, tutto fa riferimento all’”identità” culturale, razziale, di classe e religiosa dell’India contemporanea.
In occasione dell’inaugurazione di “All is fair in Magic White” a Roma sarà presente l’artista.
La Hande - che nel suo lavoro si avvale di tutti i media: video, pittura, fotografia e “new media” come Internet (suo il progetto: www.arrangeurownmarriage.com) - in “All is fair in Magic White” narra una storia utilizzando una tecnica di incisione molto diffusa in Asia, quella del “block print”.
Con questa tecnica – usata con l’intento di creare una sorta di continuità con il lavoro artigianale di cui si parla nel racconto - la Hande ha inciso su 120 singoli “stampi” di legno le scene della storia, imprimendole poi su 18 tele su cui è infine intervenuta dipingendo a mano.
Alle tele si unisce una video-animazione di dieci minuti nella quale vengono delineate, con ironia, le caratteristiche dei singoli personaggi che compongono la storia: tre donne appartenenti alla classe sociale alta della Bombay contemporanea e un uomo, un artigiano dello slum di Dharavi, lo slum che, con il suo milione circa di abitanti, è il più grande di tutta l’Asia. Le tre donne rappresentano le principali religioni del Paese: Maya la donna induista il cui elemento è il cielo e il cui potere è rappresentato dall’animale con cui si accompagna, l’aquila Black Scarf; Mumtaz la donna musulmana il cui elemento è l’acqua ed il cui animale è il serpente Grey Bond ed infine Mary, cristiana, il cui elemento è la terra ed è accompagnata dalla tigre White Streak. Ali Bhai – anche lui possessore di un animale, la tartaruga Suzuki - è l’uomo che le tre donne incontrano nello slum di Dharavi, un artigiano che nel tempo è diventato proprietario di un piccolo impero, la Ali Leather Industry. Il quesito che pone Ali alle tre donne è la chiave del racconto.
“All is fair in Magic White”, pieno com’è di simbologie e di particolari, è un lavoro che ha impegnato la Hande per un anno: dalla scelta degli animali - che nella tradizione induista sono i veicoli su cui si muovono le diverse divinità e sono simbolo di potere – a quella dei vestiti dei protagonisti, fino agli elementi che compongono l’arredamento della casa di Ali, tutto fa riferimento all’”identità” culturale, razziale, di classe e religiosa dell’India contemporanea.
In occasione dell’inaugurazione di “All is fair in Magic White” a Roma sarà presente l’artista.
21
gennaio 2010
Archana Hande – All is fair in Magic White
Dal 21 gennaio al 27 febbraio 2010
arte contemporanea
Location
Z2O Sara Zanin Gallery
Roma, Via della Vetrina, 21, (Roma)
Roma, Via della Vetrina, 21, (Roma)
Biglietti
Ingresso libero
Orario di apertura
Orari: da lunedì a sabato 15.30 - 19.30 (o su appuntamento)
Vernissage
21 Gennaio 2010, alle ore 18.30
Autore
Curatore