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Boris Hoppek
Grande evento con l’artista tedesco Boris Hoppek al Macro Future: Hoppek creerà un’opera site specific
Comunicato stampa
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Boris Hoppek è uno dei 39 artisti della straordinaria mostra collettiva “Apocalypse Wow!” curata da Julie Kogler e Giorgio Calcara, che celebra al MACRO Future, col patrocinio del Comune di Roma, le nuovissime correnti artistiche conosciute come Pop Surrealism, Neo Pop e Urban Art.
Proprio negli spazi del Museo ex-mattatoio, Hoppek creerà un’opera site specific che verrà presentata al pubblico domenica 17 gennaio 2010 alle ore 17.00 (MACRO FUTURE, piazza Orazio Giustiniani 4 – Roma). I giornalisti avranno la possibilità di vederlo all’opera già a partire da sabato 16 gennaio alle ore 16.00.
Tutto è partito dal graffiti writing, una forma d’espressione giovanile, caratterizzato da incessanti azioni decise a imporre i propri pseudonimi all'interno dei contesti urbani. Nel corso degli anni questo fenomeno ha generato dei propri codici linguistici, essendo stato contaminato dagli sviluppi della cultura underground, dalle musiche in voga, dalla moda, dalle immagini dei cartoon, e i cambiamenti dell’era globalizzata, creando una fitta rete di connessioni internazionali di appassionati protagonisti.
Nasce così la Street Art come definizione comunemente utilizzata, per inquadrare tutte le manifestazioni artistiche compiute in spazi pubblici. A differenza del semplice writer lo street artist non vuole imporre il suo nome, ma intende dare vita ad un processo creativo che si contestualizzi nello spazio che lo circonda, creando un impatto e interagendo con un pubblico diversificato, che diviene inconsapevole spettatore di un’opera d’arte.
In molti casi questi street artist, partendo da esperienze formalmente illegali, sono oggi integrati nel main stream del mercato dell'arte, raggiungendo quotazioni straordinarie in scala globale.
Il fenomeno della Street Art è strettamente associato alla cultura Hip-Hop, ricca a sua volta di numerosi elementi legati a forme espressive di carattere urbano, che permette l’interazione in un fertile scambio di idee.
Partendo da un’impostazione molto legata alla street art, gli interventi dell’artista tedesco Boris Hoppek vanno oltre l’urban action, appropriandosi di qualsiasi superficie per espandersi in ogni luogo, sia interno che esterno. La sua icona di riconoscimento è semplice ma di grande impatto: un ovale nero con due cerchi bianchi e un cerchio rosso; quanto basta per raffigurare una testa con occhi e bocca. Questo “Negrito” dal viso minimal e dal corpo variabile, diventa la sua sigla inconfondibile capace di trasformarsi in qualsiasi oggetto.
È così che i suoi “Bimbos” si presentano nelle tridimensionali vesti di ometti di peluche – divenuti poi famosissimi col nome C’mons, protagonisti di una fortunata pubblicità televisiva per una nota azienda automobilistica tedesca.
Tuttavia, l’eclettico Boris Hoppek riesce anche a mettersi nei panni di un narratore di storie più impegnate e talvolta assai intime quando crea le sue sculture o le sue pitture murali, su tela, o su cartone.
Prediligendo la Spagna per vivere e lavorare – vive a Barcellona – si confronta spesso con le problematiche di un territorio di passaggio tra l’Europa e il continente africano. Le sue ambiziose installazioni di precarie barchette cariche di stilizzate figure nere conquistano così un notevole valore laddove alludono a quei codici visivi d’immigrazione disperata, alla tragica sorte degli uomini in fuga. Per questo si serve di utensili da Arte Povera, in un assemblaggio che richiama l’ immaginario Dadaista.
I suoi disegni, invece, ben volentieri s’ispirano alla cultura pop. Così raffigura il volto di James Brown, emblema del Funky Style – sempre con le sembianze del “Negrito”, attraverso il quale riesce a rappresentare qualsiasi altro personaggio della vita moderna e/o mondana. Spesso Hoppek ritrae queste icone contemporanee e le creature della sua fantasia in circostanze inconsuete che, con un tocco di ironia, riesce a rendere godibili ad un vasto pubblico.
Tuttavia, le sue immagini, dal forte sapore pop, sono solo il veicolo per comunicare messaggi dal pensiero più impegnato e profondo.
Non ultimo, l’erotismo che Hoppek ama trasmettere con le sue figure femminili – ora dipinto o disegnato solo da scarne linee, ora ritratto in bizzarri scatti fotografici – intriga lo spettatore con un’aura misteriosa e seducente.
Da diversi anni Hoppek è considerato un artista ambito che esegue importanti opere site specific in musei pubblici e gallerie private che riscuotono un notevole successo e interesse del pubblico, stampa e collezionisti di tutta Europa.
Hoppek si presenta come modello d’artista neopop capace di invadere e conquistare tutto e tutti con un’iconografia originale, forma espressiva di stilemi ultracontemporanei.
Proprio negli spazi del Museo ex-mattatoio, Hoppek creerà un’opera site specific che verrà presentata al pubblico domenica 17 gennaio 2010 alle ore 17.00 (MACRO FUTURE, piazza Orazio Giustiniani 4 – Roma). I giornalisti avranno la possibilità di vederlo all’opera già a partire da sabato 16 gennaio alle ore 16.00.
Tutto è partito dal graffiti writing, una forma d’espressione giovanile, caratterizzato da incessanti azioni decise a imporre i propri pseudonimi all'interno dei contesti urbani. Nel corso degli anni questo fenomeno ha generato dei propri codici linguistici, essendo stato contaminato dagli sviluppi della cultura underground, dalle musiche in voga, dalla moda, dalle immagini dei cartoon, e i cambiamenti dell’era globalizzata, creando una fitta rete di connessioni internazionali di appassionati protagonisti.
Nasce così la Street Art come definizione comunemente utilizzata, per inquadrare tutte le manifestazioni artistiche compiute in spazi pubblici. A differenza del semplice writer lo street artist non vuole imporre il suo nome, ma intende dare vita ad un processo creativo che si contestualizzi nello spazio che lo circonda, creando un impatto e interagendo con un pubblico diversificato, che diviene inconsapevole spettatore di un’opera d’arte.
In molti casi questi street artist, partendo da esperienze formalmente illegali, sono oggi integrati nel main stream del mercato dell'arte, raggiungendo quotazioni straordinarie in scala globale.
Il fenomeno della Street Art è strettamente associato alla cultura Hip-Hop, ricca a sua volta di numerosi elementi legati a forme espressive di carattere urbano, che permette l’interazione in un fertile scambio di idee.
Partendo da un’impostazione molto legata alla street art, gli interventi dell’artista tedesco Boris Hoppek vanno oltre l’urban action, appropriandosi di qualsiasi superficie per espandersi in ogni luogo, sia interno che esterno. La sua icona di riconoscimento è semplice ma di grande impatto: un ovale nero con due cerchi bianchi e un cerchio rosso; quanto basta per raffigurare una testa con occhi e bocca. Questo “Negrito” dal viso minimal e dal corpo variabile, diventa la sua sigla inconfondibile capace di trasformarsi in qualsiasi oggetto.
È così che i suoi “Bimbos” si presentano nelle tridimensionali vesti di ometti di peluche – divenuti poi famosissimi col nome C’mons, protagonisti di una fortunata pubblicità televisiva per una nota azienda automobilistica tedesca.
Tuttavia, l’eclettico Boris Hoppek riesce anche a mettersi nei panni di un narratore di storie più impegnate e talvolta assai intime quando crea le sue sculture o le sue pitture murali, su tela, o su cartone.
Prediligendo la Spagna per vivere e lavorare – vive a Barcellona – si confronta spesso con le problematiche di un territorio di passaggio tra l’Europa e il continente africano. Le sue ambiziose installazioni di precarie barchette cariche di stilizzate figure nere conquistano così un notevole valore laddove alludono a quei codici visivi d’immigrazione disperata, alla tragica sorte degli uomini in fuga. Per questo si serve di utensili da Arte Povera, in un assemblaggio che richiama l’ immaginario Dadaista.
I suoi disegni, invece, ben volentieri s’ispirano alla cultura pop. Così raffigura il volto di James Brown, emblema del Funky Style – sempre con le sembianze del “Negrito”, attraverso il quale riesce a rappresentare qualsiasi altro personaggio della vita moderna e/o mondana. Spesso Hoppek ritrae queste icone contemporanee e le creature della sua fantasia in circostanze inconsuete che, con un tocco di ironia, riesce a rendere godibili ad un vasto pubblico.
Tuttavia, le sue immagini, dal forte sapore pop, sono solo il veicolo per comunicare messaggi dal pensiero più impegnato e profondo.
Non ultimo, l’erotismo che Hoppek ama trasmettere con le sue figure femminili – ora dipinto o disegnato solo da scarne linee, ora ritratto in bizzarri scatti fotografici – intriga lo spettatore con un’aura misteriosa e seducente.
Da diversi anni Hoppek è considerato un artista ambito che esegue importanti opere site specific in musei pubblici e gallerie private che riscuotono un notevole successo e interesse del pubblico, stampa e collezionisti di tutta Europa.
Hoppek si presenta come modello d’artista neopop capace di invadere e conquistare tutto e tutti con un’iconografia originale, forma espressiva di stilemi ultracontemporanei.
17
gennaio 2010
Boris Hoppek
17 gennaio 2010
presentazione
serata - evento
serata - evento
Location
MACRO TESTACCIO
Roma, Piazza Orazio Giustiniani, (Roma)
Roma, Piazza Orazio Giustiniani, (Roma)
Vernissage
17 Gennaio 2010, ore 17
Ufficio stampa
ZETEMA
Autore