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Giorgio Lupattelli – Fast forward
Confapi Umbria per l’Arte prosegue la sua stagione espositiva con una mostra dedicata a Giorgio Lupattelli, curata da Sonia Zampini.
Comunicato stampa
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"Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità."
Nel manifesto del 1909, i futuristi sottolineano il primato della nuova estetica, quella relativa alla velocità. La corsa accelerata che preannunciavano era non solo riferita all’estetica formale dell’arte ma, soprattutto, era posta in relazione a quella rincorsa del tempo, a velocità smisurata che avrebbe, inevitabilmente, aperto le porte degli stessi tempi storici alla imminente modernità, di cui l’estetica pittorica ne era l’immediata conseguenza.
Questa è la matrice teorica e stilista che apre il secolo alla modernità, in cielo come in terra, tra aeropitture e rincorse di motori di quella frenetica vita cittadina nella “città che sale”, come la intendeva Boccioni, la cui pittura guardava il mondo come simultaneità di eventi in continuo divenire, in un continuo trasformarsi in quel caos propiziatorio che portò ad una ridefinizione, da parte dei futuristi, della nozione di spazio e di tempo. La velocità è allora per Marinetti, come ebbe a scrivere sempre nel Manifesto del 1909, l’assoluto in quanto la velocità stessa era, ed è, onnipresente.
Dalla modernità alla contemporaneità. Per un attimo la nozione del tempo si ferma, e allora ne intuiamo la dinamicità del suo scorrere.
Il Fast Forward è proprio l’espediente scelto da Giorgio Lupattelli, che meglio rende l’idea della ritmica velocizzata del tempo; esso è, infatti, il comando (comunemente noto nei nostri telecomandi con le due frecce verso destra, in opposizione al rewind), che permette di far scorrere velocemente le immagini sullo schermo. Con mezzi visivi contemporanei, questa sottile metafora del tempo, risulta essere facilmente intuibile. E’ molto comune che ci sia capitato di osservare che, quando la velocità delle immagini, metaforicamente proiettate sullo schermo, come fosse la visione esterna del mondo, si ferma, per un banale incidente di trasmissione dati, o in seguito ad una interferenza che ne altera la corsa, si paventa davanti ai nostri occhi delle righe che scompongono le immagini in quadrettature (il Tearing Effect). Non appena il tempo si ferma dinanzi a noi, l’entità delle cose cambia e la ritmica del tempo percepito diventa ansia di ripristino, affinché la velocità, augurata e sperata anche dai futuristi, che sottende il quotidiano scorrere, non perda ulteriori battute. E allora il Fast Forward rende salvifico ogni timore che il tempo possa assumere un nuovo scorrere.
Giorgio Lupattelli rende visibile questa allegoria del tempo contemporaneo, bloccando, con la sua arte, come fosse una sorta di interferenza alla comune pittura, tre diversi momenti, come scomposti dallo slittamento dei pixel, che indicano la sintassi articolata del tempo nelle tre direzioni distinte del moto.
I lavori esposti esprimono proprio questo concetto. In uno di essi è raffigurato l’atleta, quindi l’uomo (nello specifico Usain Bolt), nell’atto di partenza di una corsa. Mentre nelle due restanti opere sono rappresentate, sempre sotto forma di interferenza visiva (in quanto siamo noi che questa volta ci fermiamo per meglio guardare), rispettivamente il lancio del missile Apollo 11, ad indicare la dimensione spaziale e la velocità della luce, e l’immagine di un giradischi e dunque del ritmo legato al sonoro, in relazione alla velocità del suono.
I tre lavori rappresentano la velocità anche in relazione alla direzione che descrivono, indicando le tre traiettorie distinte del moto. In orizzontale seguendo la scia dell’atleta, in verticale, in base alla spinta del missile e secondo un moto circolare, raffigurato dal disco.
L’espediente comune dello slittamento dei pixel che porta alla scomposizione dell’immagine è reso dall’artista anche grazie alla sua tecnica pittorica, egli infatti scompone l’immagine al computer in toni e semitoni piatti e poi la dipinge ad acrilico.
Il presupposto della scomposizione e il rapporto stretto tra l’uomo e la tecnologia, che si esplica nei lavori proposti da Giorgio, hanno una aderente ascendenza con le teorie futuriste, o meglio, i tre lavori, omaggiano sotto forma di linguaggio contemporaneo, il Trittico della Velocità di Gerardo Dottori, padre, umbro, del secondo futurismo. In quanto sono proprio i presupposti del futurismo che articolano la nozione del contemporaneo. Ed ancora nei disegni, proposti da Giorgio Lupattelli, vi è una stretta relazione tra l’elemento meccanico e quello organico, attraverso rimandi legati alla funzione e alla allegoria delle parti (come il cuore e il pistone meccanico, od anche, il motore e il testosterone).
La meccanica e l’elettronica, la nuova indagine del futurismo contemporaneo, riprendono nella loro forma esplicativa un altro presupposto tipico della passata esperienza futurista: la simultaneità. Se nel Futurismo era possibile che l’evoluzione di diverse entità riuscissero a convivere, non solo insieme, ma nella traiettoria del loro sviluppo, qualcosa di simile accade anche in questa mostra.
Infatti Giorgio ha pensato ad un evento espositivo che possa vivere in simultanea in due diverse anime, ma in una eguale ragione. In contemporanea alla mostra di Perugia viene inaugurata una ulteriore mostra a Bologna, sotto l’effige di un comune titolo, nello spazio della Galleria Blue. L’artista riprende le tematiche affrontate in questa mostra e le sviluppa ulteriormente, con altre opere a rendere manifesta la simultaneità di un tempo che viaggia velocemente, tra le intuizioni del passato e le consapevolezze del presente, secondo un unico moto accelerato, in base a quel Fast Forward, che con un diverso lessico, già era nel dire futurista.
Sonia Zampini
Nel manifesto del 1909, i futuristi sottolineano il primato della nuova estetica, quella relativa alla velocità. La corsa accelerata che preannunciavano era non solo riferita all’estetica formale dell’arte ma, soprattutto, era posta in relazione a quella rincorsa del tempo, a velocità smisurata che avrebbe, inevitabilmente, aperto le porte degli stessi tempi storici alla imminente modernità, di cui l’estetica pittorica ne era l’immediata conseguenza.
Questa è la matrice teorica e stilista che apre il secolo alla modernità, in cielo come in terra, tra aeropitture e rincorse di motori di quella frenetica vita cittadina nella “città che sale”, come la intendeva Boccioni, la cui pittura guardava il mondo come simultaneità di eventi in continuo divenire, in un continuo trasformarsi in quel caos propiziatorio che portò ad una ridefinizione, da parte dei futuristi, della nozione di spazio e di tempo. La velocità è allora per Marinetti, come ebbe a scrivere sempre nel Manifesto del 1909, l’assoluto in quanto la velocità stessa era, ed è, onnipresente.
Dalla modernità alla contemporaneità. Per un attimo la nozione del tempo si ferma, e allora ne intuiamo la dinamicità del suo scorrere.
Il Fast Forward è proprio l’espediente scelto da Giorgio Lupattelli, che meglio rende l’idea della ritmica velocizzata del tempo; esso è, infatti, il comando (comunemente noto nei nostri telecomandi con le due frecce verso destra, in opposizione al rewind), che permette di far scorrere velocemente le immagini sullo schermo. Con mezzi visivi contemporanei, questa sottile metafora del tempo, risulta essere facilmente intuibile. E’ molto comune che ci sia capitato di osservare che, quando la velocità delle immagini, metaforicamente proiettate sullo schermo, come fosse la visione esterna del mondo, si ferma, per un banale incidente di trasmissione dati, o in seguito ad una interferenza che ne altera la corsa, si paventa davanti ai nostri occhi delle righe che scompongono le immagini in quadrettature (il Tearing Effect). Non appena il tempo si ferma dinanzi a noi, l’entità delle cose cambia e la ritmica del tempo percepito diventa ansia di ripristino, affinché la velocità, augurata e sperata anche dai futuristi, che sottende il quotidiano scorrere, non perda ulteriori battute. E allora il Fast Forward rende salvifico ogni timore che il tempo possa assumere un nuovo scorrere.
Giorgio Lupattelli rende visibile questa allegoria del tempo contemporaneo, bloccando, con la sua arte, come fosse una sorta di interferenza alla comune pittura, tre diversi momenti, come scomposti dallo slittamento dei pixel, che indicano la sintassi articolata del tempo nelle tre direzioni distinte del moto.
I lavori esposti esprimono proprio questo concetto. In uno di essi è raffigurato l’atleta, quindi l’uomo (nello specifico Usain Bolt), nell’atto di partenza di una corsa. Mentre nelle due restanti opere sono rappresentate, sempre sotto forma di interferenza visiva (in quanto siamo noi che questa volta ci fermiamo per meglio guardare), rispettivamente il lancio del missile Apollo 11, ad indicare la dimensione spaziale e la velocità della luce, e l’immagine di un giradischi e dunque del ritmo legato al sonoro, in relazione alla velocità del suono.
I tre lavori rappresentano la velocità anche in relazione alla direzione che descrivono, indicando le tre traiettorie distinte del moto. In orizzontale seguendo la scia dell’atleta, in verticale, in base alla spinta del missile e secondo un moto circolare, raffigurato dal disco.
L’espediente comune dello slittamento dei pixel che porta alla scomposizione dell’immagine è reso dall’artista anche grazie alla sua tecnica pittorica, egli infatti scompone l’immagine al computer in toni e semitoni piatti e poi la dipinge ad acrilico.
Il presupposto della scomposizione e il rapporto stretto tra l’uomo e la tecnologia, che si esplica nei lavori proposti da Giorgio, hanno una aderente ascendenza con le teorie futuriste, o meglio, i tre lavori, omaggiano sotto forma di linguaggio contemporaneo, il Trittico della Velocità di Gerardo Dottori, padre, umbro, del secondo futurismo. In quanto sono proprio i presupposti del futurismo che articolano la nozione del contemporaneo. Ed ancora nei disegni, proposti da Giorgio Lupattelli, vi è una stretta relazione tra l’elemento meccanico e quello organico, attraverso rimandi legati alla funzione e alla allegoria delle parti (come il cuore e il pistone meccanico, od anche, il motore e il testosterone).
La meccanica e l’elettronica, la nuova indagine del futurismo contemporaneo, riprendono nella loro forma esplicativa un altro presupposto tipico della passata esperienza futurista: la simultaneità. Se nel Futurismo era possibile che l’evoluzione di diverse entità riuscissero a convivere, non solo insieme, ma nella traiettoria del loro sviluppo, qualcosa di simile accade anche in questa mostra.
Infatti Giorgio ha pensato ad un evento espositivo che possa vivere in simultanea in due diverse anime, ma in una eguale ragione. In contemporanea alla mostra di Perugia viene inaugurata una ulteriore mostra a Bologna, sotto l’effige di un comune titolo, nello spazio della Galleria Blue. L’artista riprende le tematiche affrontate in questa mostra e le sviluppa ulteriormente, con altre opere a rendere manifesta la simultaneità di un tempo che viaggia velocemente, tra le intuizioni del passato e le consapevolezze del presente, secondo un unico moto accelerato, in base a quel Fast Forward, che con un diverso lessico, già era nel dire futurista.
Sonia Zampini
14
gennaio 2010
Giorgio Lupattelli – Fast forward
Dal 14 gennaio al 18 febbraio 2010
arte contemporanea
Location
CONFAPI
Perugia, Via Simonucci , 3, (Perugia)
Perugia, Via Simonucci , 3, (Perugia)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì dalla 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00
Vernissage
14 Gennaio 2010, ore 18
Autore
Curatore