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Anna Maria Angelini Chiarvetto
L’artista, nata a Imperia, dopo anni in cui le sue curiosità la portano dalle foto di reportage dei viaggi a campi inesplorati, prima nella scelta dei soggetti, poi nel taglio degli scatti e man mano a foto di geometrie metafisiche di studi sulla luce, in Namibia, nel deserto color albicocca di Sossosvlei, colpita dalla essenzialità delle linee del dune nel monocolore, intuisce che le fotografie possono diventare un mezzo importante per comunicare emozioni.
Comunicato stampa
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L'artista, nata a Imperia, dopo anni in cui le sue curiosità la portano dalle foto di reportage dei viaggi a campi inesplorati, prima nella scelta dei soggetti, poi nel taglio degli scatti e man mano a foto di geometrie metafisiche di studi sulla luce, in Namibia, nel deserto color albicocca di Sossosvlei, colpita dalla essenzialità delle linee del dune nel monocolore, intuisce che le fotografie possono diventare un mezzo importante per comunicare emozioni.
Da qui le ricerche e gli studi sull'informale... forme semplici a volte umili, giochi di colore, studio sulla luce riflessa o rifratta, fiori che diventano intersecazioni di piani o sinfonie di colore.
Non usa mai il computer, perché con esso si può ottenere qualsiasi forma ed effetto il che rende i risultati meccanici, certi, non emozionanti. La macchina fotografica assume così, pur essendo un mezzo tecnico, un linguaggio che esprime, un po' come la poesia, ciò che percepisce da ciò che la circonda .
Orario : da mercoledì a domenica dalle 16 alle 19
Ingresso libero.
Patrocinio : Comune di Imperia, Fondazione d’Ars, Associazione Culturale IMagine
Ufficio Stampa : Settore Cultura – Comune di Imperia – tel 0183 701559 – cultura@comune.imperia.it – info@imperiaimmagine.it
Curatore : Valentina Calzia
Testo Critico :
L’arte fotografica di Anna Maria Angelini si pone ad un crocevia intellettuale e creativo che scardina l’ordinamento consueto delle nostre percezioni sul mondo. Alla base del gesto artistico (l’occhio osserva la realtà, ne coglie un’essenza e la mano la immortala tramite lo scatto della macchina), nella Angelini c’è un atto rivoluzionario che ci dice qualcosa in più e qualcosa di diverso rispetto ai cliché coi quali siamo abituati a osservare il mondo e la rappresentazione fotografica di esso.
Questo qualcosa in più è la visione, ovvero la capacità di dare forma a ciò che il nostro occhio ancora non sa vedere. I suoi scatti, pur partendo dalla realtà (il particolare di un fiore, il riflesso della luce sull’acqua) creano sulla pellicola un cosmo alternativo e trasfigurato in cui i colori, cangianti e decisi oppure lievi e sfumati, e le forme, evocative e sognanti, sanno svelare con sapienza e sensibilità quell’invisibile di cui il nostro occhio e il nostro spirito hanno bisogno di nutrirsi.
In altre parole, Anna Maria Angelini non si limita a stare dinnanzi alla realtà, ma la abita, ne prende parte, si fa una sola carne con essa. Il suo sguardo selettivo e visionario non si sofferma a cogliere un aspetto del mondo ma si immerge in esso, ne partecipa con la passione e l’abilità di uno speleologo dell’anima e dell’inconscio.
Si avvera così un movimento sinuoso e oscillatorio che passa, senza soluzione di continuità, dall’occhio alla realtà e dalla realtà nuovamente all’occhio, il quale arriva così a percepirla diversa eppure familiare, misteriosa eppure nostra, di quel mistero che è l’essenza di ogni uomo e del mondo. Questo mistero suscita, in chi lo osserva, un’emozione estatica e rapita, la consapevolezza di aver raggiunto con uno sguardo l’intima natura delle cose e di se stesso. Perché nelle fotografie della Angelini il visibile non è il già-dato, l’oggettivo manifestarsi del reale, ma una profondità antica e inesauribile che, per pigrizia e superficialità, abbiamo ormai smesso di vedere.
Il primo passo da compiere per raggiungere questo obiettivo di sintesi è quello di abbandonare la convinzione che la pellicola debba essere riempita dall’immagine, ma al contrario – analogamente a quanto sottolineava Deleuze parlando dell’arte di Francis Bacon – occorre che la pellicola sia svuotata da qualunque preconcetto visivo, ripulita da cliché e retorica, resa silenziosa e immota per poter così accogliere l’apparire di un’immagine vergine, non contaminata dal già visto.
Questo fa sì che nell’estetica della Angelini il soggetto dello scatto fotografico sia autonomo rispetto alla forma consueta delle cose, arrivando così ad assumere contorni e sfumature universali, portavoce di un’arte che non si limita ad essere “fotografia” ma assume i connotati di una creatività più vasta, meno definibile, sempre impegnata nella ricerca inesausta di una bellezza che, lungi dall’essere ricerca fine a se stessa di piacevolezza formale, scandaglia con forza e sensibilità l’essenza stessa delle nostre percezioni.
Valentina Calzia
Da qui le ricerche e gli studi sull'informale... forme semplici a volte umili, giochi di colore, studio sulla luce riflessa o rifratta, fiori che diventano intersecazioni di piani o sinfonie di colore.
Non usa mai il computer, perché con esso si può ottenere qualsiasi forma ed effetto il che rende i risultati meccanici, certi, non emozionanti. La macchina fotografica assume così, pur essendo un mezzo tecnico, un linguaggio che esprime, un po' come la poesia, ciò che percepisce da ciò che la circonda .
Orario : da mercoledì a domenica dalle 16 alle 19
Ingresso libero.
Patrocinio : Comune di Imperia, Fondazione d’Ars, Associazione Culturale IMagine
Ufficio Stampa : Settore Cultura – Comune di Imperia – tel 0183 701559 – cultura@comune.imperia.it – info@imperiaimmagine.it
Curatore : Valentina Calzia
Testo Critico :
L’arte fotografica di Anna Maria Angelini si pone ad un crocevia intellettuale e creativo che scardina l’ordinamento consueto delle nostre percezioni sul mondo. Alla base del gesto artistico (l’occhio osserva la realtà, ne coglie un’essenza e la mano la immortala tramite lo scatto della macchina), nella Angelini c’è un atto rivoluzionario che ci dice qualcosa in più e qualcosa di diverso rispetto ai cliché coi quali siamo abituati a osservare il mondo e la rappresentazione fotografica di esso.
Questo qualcosa in più è la visione, ovvero la capacità di dare forma a ciò che il nostro occhio ancora non sa vedere. I suoi scatti, pur partendo dalla realtà (il particolare di un fiore, il riflesso della luce sull’acqua) creano sulla pellicola un cosmo alternativo e trasfigurato in cui i colori, cangianti e decisi oppure lievi e sfumati, e le forme, evocative e sognanti, sanno svelare con sapienza e sensibilità quell’invisibile di cui il nostro occhio e il nostro spirito hanno bisogno di nutrirsi.
In altre parole, Anna Maria Angelini non si limita a stare dinnanzi alla realtà, ma la abita, ne prende parte, si fa una sola carne con essa. Il suo sguardo selettivo e visionario non si sofferma a cogliere un aspetto del mondo ma si immerge in esso, ne partecipa con la passione e l’abilità di uno speleologo dell’anima e dell’inconscio.
Si avvera così un movimento sinuoso e oscillatorio che passa, senza soluzione di continuità, dall’occhio alla realtà e dalla realtà nuovamente all’occhio, il quale arriva così a percepirla diversa eppure familiare, misteriosa eppure nostra, di quel mistero che è l’essenza di ogni uomo e del mondo. Questo mistero suscita, in chi lo osserva, un’emozione estatica e rapita, la consapevolezza di aver raggiunto con uno sguardo l’intima natura delle cose e di se stesso. Perché nelle fotografie della Angelini il visibile non è il già-dato, l’oggettivo manifestarsi del reale, ma una profondità antica e inesauribile che, per pigrizia e superficialità, abbiamo ormai smesso di vedere.
Il primo passo da compiere per raggiungere questo obiettivo di sintesi è quello di abbandonare la convinzione che la pellicola debba essere riempita dall’immagine, ma al contrario – analogamente a quanto sottolineava Deleuze parlando dell’arte di Francis Bacon – occorre che la pellicola sia svuotata da qualunque preconcetto visivo, ripulita da cliché e retorica, resa silenziosa e immota per poter così accogliere l’apparire di un’immagine vergine, non contaminata dal già visto.
Questo fa sì che nell’estetica della Angelini il soggetto dello scatto fotografico sia autonomo rispetto alla forma consueta delle cose, arrivando così ad assumere contorni e sfumature universali, portavoce di un’arte che non si limita ad essere “fotografia” ma assume i connotati di una creatività più vasta, meno definibile, sempre impegnata nella ricerca inesausta di una bellezza che, lungi dall’essere ricerca fine a se stessa di piacevolezza formale, scandaglia con forza e sensibilità l’essenza stessa delle nostre percezioni.
Valentina Calzia
05
gennaio 2010
Anna Maria Angelini Chiarvetto
Dal 05 al 24 gennaio 2010
fotografia
Location
MUSEO DEL PRESEPE – PALAZZO DEL COLLEGIO – PINACOTECA CIVICA
Imperia, Piazza Del Duomo, 11 a, (Imperia)
Imperia, Piazza Del Duomo, 11 a, (Imperia)
Orario di apertura
da mercoledì a domenica dalle 16 alle 19
Vernissage
5 Gennaio 2010, ore 17.30
Autore
Curatore