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Importanti opere su carta di Picasso. Modigliani. Morandi. Carrà e Goya
Finarte chiude la sua attività del 2009 con la sua trentacinquesima asta dell’anno, dedicata all’arte moderna e contemporanea.
Tra i 431 lotti proposti in catalogo spicca un nucleo assai importante e significativo di opere su carta di autori molto noti e amati dal pubblico internazionale.
Comunicato stampa
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Un Picador di Pablo Picasso
Uno dei soggetti più amati da Pablo Picasso è il mondo della corrida, come possiamo vedere da Picador et femmes, una china acquerellata su carta, realizzato nel 1960 (cm 43x55, stima: 50-60 mila Euro). Il pittore spagnolo era un assiduo frequentatore delle “Plaza de Toros” e lungo tutta la sua carriera ha spesso utilizzato i personaggi della corrida per esprimere la sua visione del mondo e le sue emozioni di fronte ai temi dell’amore, della vita e della morte. In questo disegno, così come in molte altre opere, il matador è il simbolo dell’uomo, che combatte contro il male, rappresentato dal toro e che per questo motivo è visto come l’eroe che difende e salva il suo popolo e la sua nazione, qui rappresentati dalle due donne in costume tradizionale.
Una Cariatide di Amedeo Modigliani
Il posto d’onore spetta ad una Cariatide, un disegno a matita eseguito tra il 1910 ed il 1911 da Amdeo Modigliani (matita grassa su carta, cm. 43x26, stima: 80-120 mila Euro). In quel biennio l’artista livornese continua le sue ricerche nel campo della scultura, da cui si sente maggiormente attratto e realizza numerosi disegni e dipinti raffiguranti Cariatidi, nella maggior parte dei casi femminili, sedute o, come in questo caso, in piedi. La tensione delle membra, che sorreggono un peso invisibile, è rappresentata visivamente dai tratti marcati che delimitano la figura. Al contrario la posizione lievemente inclinata della testa e delle gambe introduce altri elementi più decorativi e alludono ad una visione più sensuale, che sarà presente nella serie dei nudi dipinti nel 1917. Alla costruzione geometrica dei tratti del volto, con i tratti tipici dei suoi dipinti, quali il naso triangolare e gli occhi privi di pupille, si oppongono le asimmetrie delle braccia e la lunghezza sproporzionata del tronco e delle cosce, di cui si serve l'artista per infondere all'intera composizione un ritmo lineare. Il riferimento iconografico per le cariatidi è l'arte africana, che Modigliani ha potuto studiare con attenzione visitando il museo parigino del Trocadéro in compagnia dell'amico e mecenate Paul Alexandre, primo proprietario del disegno qui proposto, come dimostra il suo timbro di collezione in basso a destra.
Un disegno futurista di Carlo Carrà
Non meno importante La donna al balcone (Nudo di donna), uno studio preparatorio per il quadro intitolato Simultaneità – la donna al balcone, che Carlo Carrà dipinse nel 1912. (inchiostro su cartoncino, cm 82x36, stima: 30-40 mila Euro). Per l’artista piemontese sono anni fondamentali, in cui porta alle estreme conseguenze le scelte stilistiche ed estetiche del futurismo e nello stesso tempo si confronta con le analoghe ricerche effettuate dagli esponenti del cubismo. Nell’autunno del 1911 egli compie infatti il suo secondo viaggio a Parigi (il primo viaggio è nel 1899): in questa circostanza conosce Georges Braque e Pablo Picasso, con cui intrattiene lunghe discussioni. Nel febbraio del 1912 torna per la terza volta nella capitale francese ed espone undici opere alla Galleria Berheim Jeune. L’esposizione riscuote l’interesse dei critici, come testimoniano i due articoli del poeta e giornalista Gustave Kahn, pubblicati sulla rivista “Mercure de France”. In questo disegno si nota una maggiore attenzione alle linee, frutto dell’incontro con i pittori cubisti, ed una più puntuale articolazione degli spazi. I tratti obliqui fortemente marcati modulano lo spazio in maniera nuova, molto più incisiva rispetto alle opere degli anni precedenti. Carrà aggiunge all’idea del movimento e della visione simultanea, punti forza del futurismo, anche la scomposizione delle forme e la ricerca di nuove definizioni delle masse, sostenute negli stessi mesi da Braque e Picasso. Lo stesso formato oblungo del disegno si avvicina maggiormente a quello delle opere cubiste, anche se la forma quasi quadrata della tela (cm 147x133) dimostra come l’artista abbia modificato il progetto iniziale per mantenere intatta la propria identità futurista. In un articolo intitolato "Piani plastici come espansione sferica nello spazio", pubblicato sul numero di "Lacerba" del 15 marzo 1913, Carrà ribadisce la propria appartenenza al futurismo e sottolinea le differenze con lo stile cubista: “noi insomma affermiamo un’arte di pura sensibilità. I cubisti per essere oggettivi si limitano a considerare le cose girandovi intorno per darcene la scrittura geometrica. Essi rimangono così in uno stadio di intelligenza che tutto vede e nulla sente, che tutto ferma per tutto descriverci. Noi futuristi cerchiamo invece, con la forza dell'intuizione, d'immedesimarci nel centro delle cose, in modo che il nostro io formi colla loro unicità un solo complesso. Così noi diamo i piani plastici come espansione sferica nello spazio, ottenendo quel senso di perpetuamente mobile che è proprio di tutto ciò che vive.”
Le incisioni di Goya
Cronologicamente Francisco Goya y Lucientes, morto a Bordeaux nel 1828, non dovrebbe figurare in un catalogo d’arte moderna e contemporanea, ma la sua produzione grafica è ancora oggi apprezzata e amata dai critici d’arte e dai collezionisti, che la considerano ancora valida e attraente.
In questo catalogo, suddivise in otto lotti, sono presenti molte delle sue celebri incisioni frutto della sua straordinaria fantasia creatrice ed esempio del suo stile satirico nei confronti dei mali della società.
Il più importante è Los Caprichos, la prima edizione del volume contenente tutte le ottanta acqueforti – acquetinte e puntesecche pubblicate nel 1799, stimata 30-40.000 Euro).
Los caprichos è la serie di incisioni più famosa dell'artista spagnolo. Egli si servì del termine capricci, con il quale si indicavano raffigurazioni di fantasia, per dare libero sfogo alla propria libertà creatrice, senza dover sottostare ai soggetti e alle regole convenzionali. In particolare egli voleva denunciare i pregiudizi, le ipocrisie, le menzogne, le superstizioni, le assurdità e le prevaricazioni della società spagnola del suo tempo. La sua satira colpiva ogni classe e ogni categoria, compresa la Chiesa e la nobiltà. Le ottanta incisioni vennero stampate dallo stesso autore in circa trecento esemplari e furono messe in vendita nel febbraio del 1799 in un negozio di liquori e profumi che si trovava nella stessa via in cui abitava Goya. Egli sperava di ottenere un buon guadagno e fece pubblicare un'inserzione pubblicitaria sul periodico "Diario de Madrid" del 6 febbraio 1799 in cui spiegava il significato della sua raccolta: Una collezione di stampe dai temi capricciosi, inventate e incise all'acquaforte da don Francisco Goya. L'autore, essendo persuaso del fatto che la censura degli errori e dei vizi umani (benché propria dell'Eloquenza e della Poesia) possa anche essere oggetto della Pittura, ha scelto come argomenti adatti alla sua opera, tra la moltitudine di stravaganze e falli comuni di ogni società civile, e tra i pregiudizi e menzogne popolari, autorizzati dalla consuetudine, dall'ignoranza o dall'interesse, quelli che ha ritenuto più idonei a fornir materia per il ridicolo e a esercitare allo stesso tempo la fantasia dell'artefice. [...] La Pittura (come la Poesia) sceglie dall'universale ciò che giudica più consono ai propri fini: riunisce in un unico personaggio fantastico circostanze e caratteristiche che la Natura ha suddiviso fra molti, e da una tale combinazione, ingegnosamente disposta, deriva quella felice imitazione per cui un buon artefice acquisisce il titolo di inventore e non di servile copista. È in vendita in calle del Desengaño 1, nella bottega dei profumi e liquori al prezzo, per ogni collezione di 80 stampe, di 320 reales. Le vendite furono molto modeste e Goya, per evitare l'intervento dell'Inquisizione, allarmata dalla crudezza delle sue immagini, ritirò gli album dalla vendita. Quattro anni più tardi, nel luglio 1803, l'artista regalò le serie rimastegli e i rami originali al re, ottenendone in cambio una borsa di studio di dodicimila reali all'anno per il figlio. La seconda edizione dei Capricci, curata dalla Calcografia della Reale Accademia di Madrid, vide la luce solo nel 1855, ventisette anni dopo la morte di Goya.
Un omaggio a Giorgio Morandi
Non vanno dimenticate le cinque composizioni su carta di Giorgio Morandi: due acquerelli, due disegni a matita e un’acquaforte, che rappresentano una vera e propria antologia del suo stile e del suo mondo poetico:
Natura morta, 1957, acquerello su carta, cm 20x30,5, stima: 28-35 mila Euro
Natura morta, 1959, acquerello su carta, cm 18,5x27, stima: 20-25 mila Euro
Natura morta con brocca, 1932, matita su carta, cm 31,7x24,9, stima: 18-22 mila Euro
Natura morta con lume, 1931, matita su carta, cm 32x24, stima: 18-22 mila Euro
Natura morta, 1930, acquaforte, es. 30/30, cm 23,2x29,3, stima: 6-7 mila Euro
I dipinti
Tra i quadri di maggior valore spiccano Senza titolo di Mario Schifano (prima metà degli anni ’70, smalto su carta intelata, cm 200x200, stima: 38-45 mila Euro), Spiaggia di Carlo Carrà (1960, olio su tela, cm 40x30, stima: 30-40 mila Euro), Heremberg di René Herbert Paresce (1914, olio su tela, cm 65x54, stima: 25-30 mila Euro), Concetto spaziale di Lucio Fontana (1965-67, biro, gouache, buchi e strappi su carta, cm 17x18, stima: 20-25 mila Euro) e, tra le sculture, Minneapolis di Pietro Consagra (1994, bronzo, cm 110x72, stima: 18-20 mila Euro).
Uno dei soggetti più amati da Pablo Picasso è il mondo della corrida, come possiamo vedere da Picador et femmes, una china acquerellata su carta, realizzato nel 1960 (cm 43x55, stima: 50-60 mila Euro). Il pittore spagnolo era un assiduo frequentatore delle “Plaza de Toros” e lungo tutta la sua carriera ha spesso utilizzato i personaggi della corrida per esprimere la sua visione del mondo e le sue emozioni di fronte ai temi dell’amore, della vita e della morte. In questo disegno, così come in molte altre opere, il matador è il simbolo dell’uomo, che combatte contro il male, rappresentato dal toro e che per questo motivo è visto come l’eroe che difende e salva il suo popolo e la sua nazione, qui rappresentati dalle due donne in costume tradizionale.
Una Cariatide di Amedeo Modigliani
Il posto d’onore spetta ad una Cariatide, un disegno a matita eseguito tra il 1910 ed il 1911 da Amdeo Modigliani (matita grassa su carta, cm. 43x26, stima: 80-120 mila Euro). In quel biennio l’artista livornese continua le sue ricerche nel campo della scultura, da cui si sente maggiormente attratto e realizza numerosi disegni e dipinti raffiguranti Cariatidi, nella maggior parte dei casi femminili, sedute o, come in questo caso, in piedi. La tensione delle membra, che sorreggono un peso invisibile, è rappresentata visivamente dai tratti marcati che delimitano la figura. Al contrario la posizione lievemente inclinata della testa e delle gambe introduce altri elementi più decorativi e alludono ad una visione più sensuale, che sarà presente nella serie dei nudi dipinti nel 1917. Alla costruzione geometrica dei tratti del volto, con i tratti tipici dei suoi dipinti, quali il naso triangolare e gli occhi privi di pupille, si oppongono le asimmetrie delle braccia e la lunghezza sproporzionata del tronco e delle cosce, di cui si serve l'artista per infondere all'intera composizione un ritmo lineare. Il riferimento iconografico per le cariatidi è l'arte africana, che Modigliani ha potuto studiare con attenzione visitando il museo parigino del Trocadéro in compagnia dell'amico e mecenate Paul Alexandre, primo proprietario del disegno qui proposto, come dimostra il suo timbro di collezione in basso a destra.
Un disegno futurista di Carlo Carrà
Non meno importante La donna al balcone (Nudo di donna), uno studio preparatorio per il quadro intitolato Simultaneità – la donna al balcone, che Carlo Carrà dipinse nel 1912. (inchiostro su cartoncino, cm 82x36, stima: 30-40 mila Euro). Per l’artista piemontese sono anni fondamentali, in cui porta alle estreme conseguenze le scelte stilistiche ed estetiche del futurismo e nello stesso tempo si confronta con le analoghe ricerche effettuate dagli esponenti del cubismo. Nell’autunno del 1911 egli compie infatti il suo secondo viaggio a Parigi (il primo viaggio è nel 1899): in questa circostanza conosce Georges Braque e Pablo Picasso, con cui intrattiene lunghe discussioni. Nel febbraio del 1912 torna per la terza volta nella capitale francese ed espone undici opere alla Galleria Berheim Jeune. L’esposizione riscuote l’interesse dei critici, come testimoniano i due articoli del poeta e giornalista Gustave Kahn, pubblicati sulla rivista “Mercure de France”. In questo disegno si nota una maggiore attenzione alle linee, frutto dell’incontro con i pittori cubisti, ed una più puntuale articolazione degli spazi. I tratti obliqui fortemente marcati modulano lo spazio in maniera nuova, molto più incisiva rispetto alle opere degli anni precedenti. Carrà aggiunge all’idea del movimento e della visione simultanea, punti forza del futurismo, anche la scomposizione delle forme e la ricerca di nuove definizioni delle masse, sostenute negli stessi mesi da Braque e Picasso. Lo stesso formato oblungo del disegno si avvicina maggiormente a quello delle opere cubiste, anche se la forma quasi quadrata della tela (cm 147x133) dimostra come l’artista abbia modificato il progetto iniziale per mantenere intatta la propria identità futurista. In un articolo intitolato "Piani plastici come espansione sferica nello spazio", pubblicato sul numero di "Lacerba" del 15 marzo 1913, Carrà ribadisce la propria appartenenza al futurismo e sottolinea le differenze con lo stile cubista: “noi insomma affermiamo un’arte di pura sensibilità. I cubisti per essere oggettivi si limitano a considerare le cose girandovi intorno per darcene la scrittura geometrica. Essi rimangono così in uno stadio di intelligenza che tutto vede e nulla sente, che tutto ferma per tutto descriverci. Noi futuristi cerchiamo invece, con la forza dell'intuizione, d'immedesimarci nel centro delle cose, in modo che il nostro io formi colla loro unicità un solo complesso. Così noi diamo i piani plastici come espansione sferica nello spazio, ottenendo quel senso di perpetuamente mobile che è proprio di tutto ciò che vive.”
Le incisioni di Goya
Cronologicamente Francisco Goya y Lucientes, morto a Bordeaux nel 1828, non dovrebbe figurare in un catalogo d’arte moderna e contemporanea, ma la sua produzione grafica è ancora oggi apprezzata e amata dai critici d’arte e dai collezionisti, che la considerano ancora valida e attraente.
In questo catalogo, suddivise in otto lotti, sono presenti molte delle sue celebri incisioni frutto della sua straordinaria fantasia creatrice ed esempio del suo stile satirico nei confronti dei mali della società.
Il più importante è Los Caprichos, la prima edizione del volume contenente tutte le ottanta acqueforti – acquetinte e puntesecche pubblicate nel 1799, stimata 30-40.000 Euro).
Los caprichos è la serie di incisioni più famosa dell'artista spagnolo. Egli si servì del termine capricci, con il quale si indicavano raffigurazioni di fantasia, per dare libero sfogo alla propria libertà creatrice, senza dover sottostare ai soggetti e alle regole convenzionali. In particolare egli voleva denunciare i pregiudizi, le ipocrisie, le menzogne, le superstizioni, le assurdità e le prevaricazioni della società spagnola del suo tempo. La sua satira colpiva ogni classe e ogni categoria, compresa la Chiesa e la nobiltà. Le ottanta incisioni vennero stampate dallo stesso autore in circa trecento esemplari e furono messe in vendita nel febbraio del 1799 in un negozio di liquori e profumi che si trovava nella stessa via in cui abitava Goya. Egli sperava di ottenere un buon guadagno e fece pubblicare un'inserzione pubblicitaria sul periodico "Diario de Madrid" del 6 febbraio 1799 in cui spiegava il significato della sua raccolta: Una collezione di stampe dai temi capricciosi, inventate e incise all'acquaforte da don Francisco Goya. L'autore, essendo persuaso del fatto che la censura degli errori e dei vizi umani (benché propria dell'Eloquenza e della Poesia) possa anche essere oggetto della Pittura, ha scelto come argomenti adatti alla sua opera, tra la moltitudine di stravaganze e falli comuni di ogni società civile, e tra i pregiudizi e menzogne popolari, autorizzati dalla consuetudine, dall'ignoranza o dall'interesse, quelli che ha ritenuto più idonei a fornir materia per il ridicolo e a esercitare allo stesso tempo la fantasia dell'artefice. [...] La Pittura (come la Poesia) sceglie dall'universale ciò che giudica più consono ai propri fini: riunisce in un unico personaggio fantastico circostanze e caratteristiche che la Natura ha suddiviso fra molti, e da una tale combinazione, ingegnosamente disposta, deriva quella felice imitazione per cui un buon artefice acquisisce il titolo di inventore e non di servile copista. È in vendita in calle del Desengaño 1, nella bottega dei profumi e liquori al prezzo, per ogni collezione di 80 stampe, di 320 reales. Le vendite furono molto modeste e Goya, per evitare l'intervento dell'Inquisizione, allarmata dalla crudezza delle sue immagini, ritirò gli album dalla vendita. Quattro anni più tardi, nel luglio 1803, l'artista regalò le serie rimastegli e i rami originali al re, ottenendone in cambio una borsa di studio di dodicimila reali all'anno per il figlio. La seconda edizione dei Capricci, curata dalla Calcografia della Reale Accademia di Madrid, vide la luce solo nel 1855, ventisette anni dopo la morte di Goya.
Un omaggio a Giorgio Morandi
Non vanno dimenticate le cinque composizioni su carta di Giorgio Morandi: due acquerelli, due disegni a matita e un’acquaforte, che rappresentano una vera e propria antologia del suo stile e del suo mondo poetico:
Natura morta, 1957, acquerello su carta, cm 20x30,5, stima: 28-35 mila Euro
Natura morta, 1959, acquerello su carta, cm 18,5x27, stima: 20-25 mila Euro
Natura morta con brocca, 1932, matita su carta, cm 31,7x24,9, stima: 18-22 mila Euro
Natura morta con lume, 1931, matita su carta, cm 32x24, stima: 18-22 mila Euro
Natura morta, 1930, acquaforte, es. 30/30, cm 23,2x29,3, stima: 6-7 mila Euro
I dipinti
Tra i quadri di maggior valore spiccano Senza titolo di Mario Schifano (prima metà degli anni ’70, smalto su carta intelata, cm 200x200, stima: 38-45 mila Euro), Spiaggia di Carlo Carrà (1960, olio su tela, cm 40x30, stima: 30-40 mila Euro), Heremberg di René Herbert Paresce (1914, olio su tela, cm 65x54, stima: 25-30 mila Euro), Concetto spaziale di Lucio Fontana (1965-67, biro, gouache, buchi e strappi su carta, cm 17x18, stima: 20-25 mila Euro) e, tra le sculture, Minneapolis di Pietro Consagra (1994, bronzo, cm 110x72, stima: 18-20 mila Euro).
22
dicembre 2009
Importanti opere su carta di Picasso. Modigliani. Morandi. Carrà e Goya
22 dicembre 2009
asta
Location
FINARTE – PALAZZO PATRIZI
Roma, Via Margutta, 54, (Roma)
Roma, Via Margutta, 54, (Roma)
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