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la rivoluzionaria e avanguardistica conclusione di Gianni Rodari insieme a
Sergio Endrigo negli anni ‘70. Quest’assioma, in tutta la sua semplicità, può
essere posto come il principio ispiratore di Sette lavori di
Vedovamazzei. Un concetto
che percorre tutta la produzione artistica di Vedovamazzei (Stella
Scala, Napoli, 1964; Simeone Crispino, Frattaminore, Napoli, 1962; vivono a
Milano) e nella quale predomina, contrariamente alla prima impressione, quella
mortifera, una visione che potremmo definire ottimistica e un invito a sondare
il processo creativo.
È sì un guardare alla morte, ma
dal punto di vista della vita: tutto ciò che muore si trasforma, creando
qualcosa di nuovo, che prosegue il suo processo vitale sotto altra forma, innescando
un flusso d’immortalità. Perché “attraverso
la morte”, commenta Vedovamazzei,
“c’è una rinascita compiuta con il gesto
creativo che trasforma, per esempio, la cenere nel colore per realizzare
un’opera”.
Apparentemente accattivanti,
infatti, i tre piccoli quadri (Del
vecchio George, Clisby Willie e Waldrop Billy Wayne) riproducono ora dei
fiori ora dei cerchi realizzati con ceneri miste. In Story of a Soviet newspaper 1,
anche la saliva diviene qualcosa di vivo, perché è il collante delle cartine per
sigarette e crea l’opera, come il baco da seta che, con la sua bava
sottilissima, crea un bozzolo con un lungo filo di seta.
L’invito
a riflettere è forte nelle due versioni di We need Imperfections, to be imperfect.
Entrambe in bronzo, di una si avverte solo la presenza perché, completamente
inglobata nella parete, sostanzialmente è invisibile e traduce l’idea
dell’assenza, della fine. La collocazione sulle pareti di queste due lastre,
dure e fredde, che restituiscono ed enfatizzano la sensazione del niente, crea
l’impossibilità di appendere qualsiasi altra cosa proprio in uno spazio, quello
di una galleria, deputato invece all’esposizione. Mutuando una chiave di
lettura dalle avanguardie, la scultura Anche
a una pietra si scioglie la lingua se le spezzi i denti, in un’azione di
continua simbiosi – perché l’angolo di uno diventa l’angolo dell’altro elemento
-, nuovamente è tradotto il concetto di trasformazione.
Toccando livelli di una certa
liricità, Eredità di mio padre è il
lavoro che meglio sintetizza la riflessione generale di Vedovamazzei. Tacciato
di citazionismo, il duo, al contrario, non ha voluto affatto nascondere il
modello fornito da Jannis Kounellis e dalla sua “poetica dei cappotti”. Perché l’eredità,
soprattutto spirituale, è anche quella lasciata dai “padri” dell’arte.
L’arte
del Bufago
Vedovamazzei
alla Galleria Borghese
Vedovamazzei
alla Galleria Borghese
La
videorecensione della mostra
daniela trincia
mostra
visitata il 28 dicembre 2010
dal 18 dicembre 2010
al 16 febbraio 2011
Vedovamazzei – Sette lavori
MAM – Magazzino d’Arte Moderna
Via dei Prefetti, 17 (zona Pantheon) – 00186 Roma
Orario: da martedì a venerdì ore 11-15 e 16-20; sabato ore 11-13 e 16-20
Ingresso libero
Info: tel. +39 066875951; fax +39 0668135635; info@magazzinoartemoderna.com; www.magazzinoartemoderna.com
[exibart]
manierismo puro…