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Sight 09/10
Sight 2009/10 è stata affidata alla cura di cinque artisti che a loro modo ed in piena autonomia offrono una riflessione ed una visione dell’ arte e del contemporaneo. Ne interpretano lo spazio assegnato muovendosi nella inedita condizione di artista-“curatore”
Comunicato stampa
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Sight 2009/10 è stata affidata alla cura di cinque artisti che a loro modo ed in piena autonomia offrono una riflessione ed una visione dell’ arte e del contemporaneo. Ne interpretano lo spazio assegnato muovendosi nella inedita condizione di artista-“curatore”
E.D.L.
cara sophie,
come stai?
io ho una piccola novità: enzo de leonibus, dell'ex manifattura tabacchi di città sant'angelo, mi ha invitato insieme ad altri artisti (emanuela barbi, damiano colacito, franco passalacqua, gianmarco montesano) a invitare a nostra volta altri artisti, cioè a vestire per una volta i panni del curatore.esperienza curiosa, ti terrò aggiornata sugli sviluppi,
un abbraccio
alessia
ps. ti va se userò la nostra corrispondenza come mio intervento artistico/curatoriale per la mostra?
Damiano Colacito: Chat con Aram Bartholl ( nato a Bremen nel 1972, vive e lavora a Berlino)
Data : 30/11/2009
Ora : 13:29
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Damiano Colacito: Chiamata telefonica a Marco Di Giovanni (nato a Teramo nel 1976, vive e lavora tra Imola (BO ) e Solarolo (RA).
Data : 06/12/2009
Ora : 21:02
Marcone: Stappòsto.
Damiano: Hai portato il lavoro?
Marcone: Si, bello il Museo!
Damiano: Senti ho pensato cosa scrivere nel testo, ma volevo una conferma da te…
Marcone: Su cosa?
Damiano: Dimmi la verità, … anche tu sei stato incaprettato davanti alla tv da piccolo?!
Marcone: ‘Mbèh!... Si, chi non lo è stato! Perché?
Damiano: Cosa succede quando incapretti un bambino davanti a un tubo catodico? Può accadere che lo sguardo invece che perdersi si acuisca e che l’immagine proiettata sui i visi non basti piu. Guardare quindi attraverso e guardare dentro è stata la rivendicazione di alcuni della nostra generazione…
Mi spiego meglio: i tuoi primi lavori, dove indaghi all’interno degli oggetti a te cari, io li ho da sempre percepiti come una rivincita dello sguardo. Come se invece di cedere ai fasci provenienti dalla scatola catodica, lo sguardo si sia allenato nel guardarvi attraverso.
Marcone: ..mettendo a fuoco un contenuto inatteso.
Damiano: Si, … Un altro sguardo, pre-televisivo, avrebbe aperto la valigia dalle cerniere … Oltre alla lente-diaframma che spesso usi tra te e gli altri, l’Ottica, qui è utilizzata come un potenziatore del cristallino del tuo occhio-mente.
Marcone: Si.
Damiano: Penetri l’oggetto attraverso quest’ottica, svelando ed ingannando sul suo reale contenuto. Così similmente alle ottiche elettroniche che negli stessi anni nel web, venivano segretamente impiegate per penetrare nelle vite private.
Marcone: Ma si, va benissimo, scrivi tu, così… di questo e quello e tutta la Filòsofiia.
Damiano Colacito: Chat con Paolo Bertocchi ( nato a Bologna nel 1968, vive e lavora New York)
Data : 04/12/2009
Ora : 19:32
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Così vicino così lontano
Indossare per un momento le vesti di curatrice mi carica di responsabilità.
Ho cercato disperatamente il filo che riconducesse e legasse le scelte fatte, ma perdonatemi, il filo non c’è.
Ci sono io e le mie relazioni sentimentali con alcuni amici artisti vicini e lontani i quali ho avuto il piacere di invitare e che generosamente hanno accettato con tutti i limiti delle possibilità.
Con questa, colgo l’occasione per ringraziarli tutti per la loro disponibilità e per avermi dato l’opportunità di rappresentare, nell’ambito di questo appuntamento annuale, lo sguardo, su alcune delle cose che amo .
Spesso amiamo ciò che non ci appartiene e molto spesso ancora quel che ci risulta impossibile fare. Qualche volta eccezionalmente accade di amare anche se stessi.
Pescara, 7 dicembre 2009
Emanuela Barbi
M.Lucrezia Schiavarelli ( come da antica abitudine, cominciamo con le donne ) Massimo Pianese e Diego Zuelli sono evidenze tra quel che vedo attorno a me. Artisti giovani dunque, considerando il "disturbo artistico di massa", sarebbe virtualmente possibile moltiplicare il numero di tre per trecentotrentamila e tre. Ma il mio sguardo non arriva così lontano e l'energia mentale di cui dispongo non mi consente di riflettere su ogni singola componente della moltitudine.
Questo per dire che non c'è nulla di dogmatico, nessuna verità -critica- rivelata nelle mie indicazioni. Solo due certezze: Prima di tutto si tratta di tre persone giovani poi di artisti giovani per logica conseguenza, ma piuttosto "adulti" ( qualche volta super-evoluti ) nella padronanza dei loro linguaggi. E questo mi consente di evitare la sempre più diffusa apologia critica dell'Asilo Infantile . Come è noto non sopporto i bambini che fanno i bambini, non li ho mai sopportati. La seconda certezza consiste nella lampante consapevolezza che nulla sarà più come prima.
Ed io sono" il prima", il mio lavoro è "il prima" e non andrà oltre. Ne consegue che, guardando con delicatezza a quel che si sta facendo attorno a me, amo soltanto ciò che non somiglia a quel che ho fatto. Questi tre artisti, essendo giovani persone, viaggiano verso galassie linguistiche lontanissime dalla mia segnaletica. Eppure una similitudine enigmatica esiste ( fortunatamente non "artistica" ) : in quanto artisti, nel Sistema dell'Arte sono come appena nati , ma non possono frequentare l'Asilo d'infanzia perchè nati adulti, consapevoli e capaci di dominare i loro linguaggi senza balbettare infantilismi. Guardando - non indietro, mai - tanto meno in avanti - lo spettacolo dell'orrore non mi attrae- guardandomi semplicemente intorno ho visto e riconosciuto questi tre.
Mi preoccupa solo il fatto che non mi sembrano proprio " figli di buona donna ".... come me.
E questo è un difetto. Ieri come oggi, probabilmente anche domani.
GIAN MARCO MONTESANO
INCONTRO NELLE RADICI
Compost è il nome della maggior parte dei miei lavori . L’assorbimento di sostanze nutritive che avviene a livello delle radici della vegetazione,nel caso specifico,degli alberi delle foreste e dei boschi è dovuto ad una trasformazione della sostanza organica (residui vegetali ed animali) da parte di microrganismi che la trasformano in sostanza ben facilmente utilizzabile. Il compost , l’humus che ne deriva è dunque il “motore” che permette alle piante di crescere da sole. Il ciclo biologico si riproduce e si rinnova da sempre. Circa tutto il pianeta sarebbe ricoperto da una inestricabile tessitura di alberi se non fosse intervenuta o intervenisse l’azione dell’uomo.
Carlo Dell’Amico concentra la sua attenzione sulle radici delle piante che rovesciate e messe in alto diventano chiome stilizzate di alberi , che sembrano prendere nutrimento dalla luce e dal cielo.
Sono alberi-radice singoli, quasi reperti di natura salvati e chiusi in teche di plexiglas, ad eterna memoria di natura. Alberi che sembrano dendrociti o grandi neuroni. Alberi che però contengono una drammaticità proprio per la loro scarnezza. Il colore blu con cui sono dipinti giocando con la luce del neon bluastra ne accentua proprio questo aspetto. Quando le piante o le teche sono accostate e sommate emerge l’aspetto di “bosco” drammatico proprio quello che potrebbe rimanere dopo un evento distruttivo. Reperti,corpi di alberi, corpi,corpi chiusi,contenuti,reperti casuali. Ci si dimentica delle radici. Ma poi le radici ricompaiono e di nuovo l’identificazione delle stesse con i rami dell’albero è assolutamente immediata,non lascia spazio a tentennamenti. Proprio questa struttura che è la struttura arborea delle chiome sempre rigogliose del mio modulo dipinto di albero e il fatto che sia costituita dalle radici che danno nutrimento alla pianta fanno si che si realizzi in me la grande attrazione e il miracolo.
Franco Passalacqua
E.D.L.
cara sophie,
come stai?
io ho una piccola novità: enzo de leonibus, dell'ex manifattura tabacchi di città sant'angelo, mi ha invitato insieme ad altri artisti (emanuela barbi, damiano colacito, franco passalacqua, gianmarco montesano) a invitare a nostra volta altri artisti, cioè a vestire per una volta i panni del curatore.esperienza curiosa, ti terrò aggiornata sugli sviluppi,
un abbraccio
alessia
ps. ti va se userò la nostra corrispondenza come mio intervento artistico/curatoriale per la mostra?
Damiano Colacito: Chat con Aram Bartholl ( nato a Bremen nel 1972, vive e lavora a Berlino)
Data : 30/11/2009
Ora : 13:29
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Damiano Colacito: Chiamata telefonica a Marco Di Giovanni (nato a Teramo nel 1976, vive e lavora tra Imola (BO ) e Solarolo (RA).
Data : 06/12/2009
Ora : 21:02
Marcone: Stappòsto.
Damiano: Hai portato il lavoro?
Marcone: Si, bello il Museo!
Damiano: Senti ho pensato cosa scrivere nel testo, ma volevo una conferma da te…
Marcone: Su cosa?
Damiano: Dimmi la verità, … anche tu sei stato incaprettato davanti alla tv da piccolo?!
Marcone: ‘Mbèh!... Si, chi non lo è stato! Perché?
Damiano: Cosa succede quando incapretti un bambino davanti a un tubo catodico? Può accadere che lo sguardo invece che perdersi si acuisca e che l’immagine proiettata sui i visi non basti piu. Guardare quindi attraverso e guardare dentro è stata la rivendicazione di alcuni della nostra generazione…
Mi spiego meglio: i tuoi primi lavori, dove indaghi all’interno degli oggetti a te cari, io li ho da sempre percepiti come una rivincita dello sguardo. Come se invece di cedere ai fasci provenienti dalla scatola catodica, lo sguardo si sia allenato nel guardarvi attraverso.
Marcone: ..mettendo a fuoco un contenuto inatteso.
Damiano: Si, … Un altro sguardo, pre-televisivo, avrebbe aperto la valigia dalle cerniere … Oltre alla lente-diaframma che spesso usi tra te e gli altri, l’Ottica, qui è utilizzata come un potenziatore del cristallino del tuo occhio-mente.
Marcone: Si.
Damiano: Penetri l’oggetto attraverso quest’ottica, svelando ed ingannando sul suo reale contenuto. Così similmente alle ottiche elettroniche che negli stessi anni nel web, venivano segretamente impiegate per penetrare nelle vite private.
Marcone: Ma si, va benissimo, scrivi tu, così… di questo e quello e tutta la Filòsofiia.
Damiano Colacito: Chat con Paolo Bertocchi ( nato a Bologna nel 1968, vive e lavora New York)
Data : 04/12/2009
Ora : 19:32
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine.
Così vicino così lontano
Indossare per un momento le vesti di curatrice mi carica di responsabilità.
Ho cercato disperatamente il filo che riconducesse e legasse le scelte fatte, ma perdonatemi, il filo non c’è.
Ci sono io e le mie relazioni sentimentali con alcuni amici artisti vicini e lontani i quali ho avuto il piacere di invitare e che generosamente hanno accettato con tutti i limiti delle possibilità.
Con questa, colgo l’occasione per ringraziarli tutti per la loro disponibilità e per avermi dato l’opportunità di rappresentare, nell’ambito di questo appuntamento annuale, lo sguardo, su alcune delle cose che amo .
Spesso amiamo ciò che non ci appartiene e molto spesso ancora quel che ci risulta impossibile fare. Qualche volta eccezionalmente accade di amare anche se stessi.
Pescara, 7 dicembre 2009
Emanuela Barbi
M.Lucrezia Schiavarelli ( come da antica abitudine, cominciamo con le donne ) Massimo Pianese e Diego Zuelli sono evidenze tra quel che vedo attorno a me. Artisti giovani dunque, considerando il "disturbo artistico di massa", sarebbe virtualmente possibile moltiplicare il numero di tre per trecentotrentamila e tre. Ma il mio sguardo non arriva così lontano e l'energia mentale di cui dispongo non mi consente di riflettere su ogni singola componente della moltitudine.
Questo per dire che non c'è nulla di dogmatico, nessuna verità -critica- rivelata nelle mie indicazioni. Solo due certezze: Prima di tutto si tratta di tre persone giovani poi di artisti giovani per logica conseguenza, ma piuttosto "adulti" ( qualche volta super-evoluti ) nella padronanza dei loro linguaggi. E questo mi consente di evitare la sempre più diffusa apologia critica dell'Asilo Infantile . Come è noto non sopporto i bambini che fanno i bambini, non li ho mai sopportati. La seconda certezza consiste nella lampante consapevolezza che nulla sarà più come prima.
Ed io sono" il prima", il mio lavoro è "il prima" e non andrà oltre. Ne consegue che, guardando con delicatezza a quel che si sta facendo attorno a me, amo soltanto ciò che non somiglia a quel che ho fatto. Questi tre artisti, essendo giovani persone, viaggiano verso galassie linguistiche lontanissime dalla mia segnaletica. Eppure una similitudine enigmatica esiste ( fortunatamente non "artistica" ) : in quanto artisti, nel Sistema dell'Arte sono come appena nati , ma non possono frequentare l'Asilo d'infanzia perchè nati adulti, consapevoli e capaci di dominare i loro linguaggi senza balbettare infantilismi. Guardando - non indietro, mai - tanto meno in avanti - lo spettacolo dell'orrore non mi attrae- guardandomi semplicemente intorno ho visto e riconosciuto questi tre.
Mi preoccupa solo il fatto che non mi sembrano proprio " figli di buona donna ".... come me.
E questo è un difetto. Ieri come oggi, probabilmente anche domani.
GIAN MARCO MONTESANO
INCONTRO NELLE RADICI
Compost è il nome della maggior parte dei miei lavori . L’assorbimento di sostanze nutritive che avviene a livello delle radici della vegetazione,nel caso specifico,degli alberi delle foreste e dei boschi è dovuto ad una trasformazione della sostanza organica (residui vegetali ed animali) da parte di microrganismi che la trasformano in sostanza ben facilmente utilizzabile. Il compost , l’humus che ne deriva è dunque il “motore” che permette alle piante di crescere da sole. Il ciclo biologico si riproduce e si rinnova da sempre. Circa tutto il pianeta sarebbe ricoperto da una inestricabile tessitura di alberi se non fosse intervenuta o intervenisse l’azione dell’uomo.
Carlo Dell’Amico concentra la sua attenzione sulle radici delle piante che rovesciate e messe in alto diventano chiome stilizzate di alberi , che sembrano prendere nutrimento dalla luce e dal cielo.
Sono alberi-radice singoli, quasi reperti di natura salvati e chiusi in teche di plexiglas, ad eterna memoria di natura. Alberi che sembrano dendrociti o grandi neuroni. Alberi che però contengono una drammaticità proprio per la loro scarnezza. Il colore blu con cui sono dipinti giocando con la luce del neon bluastra ne accentua proprio questo aspetto. Quando le piante o le teche sono accostate e sommate emerge l’aspetto di “bosco” drammatico proprio quello che potrebbe rimanere dopo un evento distruttivo. Reperti,corpi di alberi, corpi,corpi chiusi,contenuti,reperti casuali. Ci si dimentica delle radici. Ma poi le radici ricompaiono e di nuovo l’identificazione delle stesse con i rami dell’albero è assolutamente immediata,non lascia spazio a tentennamenti. Proprio questa struttura che è la struttura arborea delle chiome sempre rigogliose del mio modulo dipinto di albero e il fatto che sia costituita dalle radici che danno nutrimento alla pianta fanno si che si realizzi in me la grande attrazione e il miracolo.
Franco Passalacqua
18
dicembre 2009
Sight 09/10
Dal 18 dicembre 2009 al 23 gennaio 2010
arte contemporanea
Location
MUSEOLABORATORIO
Città Sant'angelo, Vico Lupinato, 1, (Pescara)
Città Sant'angelo, Vico Lupinato, 1, (Pescara)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle ore 17,00 alle 20,30. chiuso lunedì e martedì
Vernissage
18 Dicembre 2009, ore 19
Autore
Curatore