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Caravaggio
Caravaggio non dipinse molto in vita sua. Perché la vita prese spesso il sopravvento sull’arte. E nonostante ciò, nel corso dei secoli sono state attribuite a Michelangelo Merisi molte opere. Per alcuni troppe, per altri semplicemente dubbie. La mostra alle Scuderie del Quirinale vuole offrire al pubblico solo e soltanto la produzione certa, la summa indiscutibile del Maestro. Una carrellata di quadri straordinari, perché straordinaria è la tecnica, la visione e l’innovazione di Caravaggio nell’arte che ne hanno fatto un pittore unico, perché nessuno prima e dopo di lui ha saputo “dare luce al buio”.
Comunicato stampa
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Caravaggio non dipinse molto in vita sua. Perché la vita prese spesso il sopravvento sull’arte. E nonostante ciò, nel corso dei secoli sono state attribuite a Michelangelo Merisi molte opere. Per alcuni troppe, per altri semplicemente dubbie.
La mostra alle Scuderie del Quirinale vuole offrire al pubblico solo e soltanto la produzione certa, la summa indiscutibile del Maestro. Una carrellata di quadri straordinari, perché straordinaria è la tecnica, la visione e l’innovazione di Caravaggio nell’arte che ne hanno fatto un pittore unico, perché nessuno prima e dopo di lui ha saputo “dare luce al buio”.
L’esposizione è Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in coproduzione con MondoMostre, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale di Roma, con il supporto di Cariparma.
L’intera carriera artistica di Caravaggio sarà rappresentata lungo i due piani espositivi delle Scuderie in un percorso che non sarà strettamente cronologico, ma teso ad esaltare il confronto tra tematiche e soggetti uguali. Così accanto a Ragazzo con il canestro di frutta, una delle più importanti opere giovanili, si vedrà il Bacco degli Uffizi, dove Caravaggio dipinse un’altra eccelsa natura morta, due opere che mai sono state messe prima a confronto diretto.
Questo confronto diretto tra soggetti caravaggeschi vuole essere il fil rouge della mostra. E quindi ancora, in ambito sacro, si vedranno, messe a confronto alcune delle grandi pale d’altare romane e altre del periodo siciliano, tra cui il Seppellimento di Santa Lucia, quasi dipinta in articulo mortis, e che rappresenta il punto estremo della tragica parabola esistenziale del Merisi.
E poi accanto a opere conosciutissime e ben visibili – come le due versioni della Cena in Emmaus rispettivamente dalla National Gallery di Londra e dalla Pinacoteca di Brera o ancora i Musici dal Metropolitan Museum di New York con il Suonatore di liuto dall’Ermitage e l’Amore vincitore dalla Gemaldegalerie di Berlino o le tre versioni del San Giovanni Battista rispettivamente dai Musei Capitolini e dalla Galleria Corsini di Roma, e dal Nelson-Atkins Museum di Kansas City - altre più rare e di difficoltosa visione, perché raramente concesse per mostre a carattere temporaneo, come la Deposizione dai Musei Vaticani, l’Annunciazione dal Museo di Nancy, restaurata per l’occasione in un progetto congiunto Italia-Francia o anche l’Incoronazione di Spine dal Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Una carrellata composta unicamente di capolavori assoluti e storicamente accreditati come autografi del Caravaggio e mai visti assieme, riuniti alle Scuderie del Quirinale, per celebrare il quattrocentesimo anniversario della morte di Michelangelo Merisi.
Ma anche Roma come sede ideale della antologica quasi completa delle opere di Caravaggio: le opere scelte per la mostra, infatti, provengono quasi tutte da musei fuori città per permettere al pubblico di ammirare, oltre che alle Scuderie, le opere in situ, nelle varie chiese per le quali furono commissionate, radunando a Roma la quasi totalità della produzione artistica del Caravaggio ed i percorsi caravaggeschi.
Dal punto di vista degli studi scientifici, l’esposizione, con i curatori Rossella Vodret, Soprintendente Speciale per il Polo Museale Romano, e Francesco Buranelli, intende fare il punto sulla messe di scritti filologici, documentari e tecnico-scientifici degli ultimi vent’anni.
Il catalogo, edito da Skira, nasce quindi dal confronto con gli studiosi del Caravaggio e con i membri del Comitato Nazionale per le celebrazioni caravaggesche – ricordiamo che il 2010 è anno del quarto centenario della morte di Michelangelo Merisi – presieduto da Maurizio Calvesi. Al suo interno si troveranno le schede dettagliate di ogni opera esposta, ciascuna a cura di un eminente studioso, e con il respiro ampio del saggio.
L’Annunciazione di Caravaggio del Musée des Beaux Arts di Nancy
Il 16 novembre è arrivata a Roma, nei Laboratori di Restauro dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro in via di s.Michele, il dipinto di Michelangelo Merisi da Caravaggio rappresentante L’Annunciazione, proveniente dal Musée des Beaux Arts di Nancy e destinato ad essere esposto nella mostra su Caravaggio che verrà allestita alle Scuderie del Quirinale dal 18 febbraio 2010. In previsione dell’evento, in accordo con la Direzione dell’Azienda Speciale Palaexpo, verranno eseguiti approfondimenti scientifici mirati alla conoscenza materiale e conservativa dell’opera e una revisione dell’intervento di restauro già eseguito dall’allora ICR nel 1968-69.
L’opera e la sua storia conservativa
Il dipinto eseguito negli anni 1608-10, probabilmente nel soggiorno maltese o nel secondo periodo di attività a Napoli, venne donato dal Duca Enrico II di Lorena alla Chiesa Primaziale di Nancy.
Il Lorena era sposato con Margherita Gonzaga e i Gonzaga erano molto vicini al Caravaggio, avevano infatti acquistato la Morte della Vergine, rifiutata da S.Maria della Scala e fu il cardinal Ferdinando Gonzaga a chiedere al Pontefice la grazia che il pittore ottenne nel 1610, dopo la morte.
Dal 1645 l’opera risulta presente nella Chiesa di Nancy ed ora è esposta nel Museo locale.
Agli inizi del XIX secolo subì, in Francia, un intervento di trasporto: venne eliminata dal retro la tela originale, sostituita con altra tela e fatta aderire al tergo con bianco di piombo ad olio.
L’operazione probabilmente causò danni tali che la superficie pittorica venne completamente ridipinta. Nell’intervento eseguito presso l’Istituto Centrale per il Restauro nel 1968-69 è stata rimossa la tela ottocentesca ed eseguita una foderatura a colla di pasta, montando il dipinto su di un telaio metallico ad espansione automatica regolabile. Le ridipinture sono state rimosse e si è verificato lo stato di estrema abrasione del colore originale. Sono state eseguite reintegrazioni ad acquerello.
L’intervento di oggi
L’attuale intervento si configura come una revisione e controllo di quello precedentemente effettuato. Lo stato di conservazione dell’opera è infatti discreto, nonostante la fragilità causata dalla sua storia conservativa. La foderatura eseguita nel 68 e il telaio applicato all’epoca garantiscono ancora un buon tensionamento, l’adesione e coesione del colore sono buoni.
Il problema principale è la non buona leggibilità dell’opera a causa dell’alterazione delle vernici e di alcune reintegrazioni. Sarà quindi eseguita, oltre ad una verifica dei valori di tensionamento e dell’efficienza del telaio, la rimozione delle vernici e dei ritocchi alterati, eseguendo nuovamente, con materiali più stabili, interventi di presentazione estetica.
L’intervento sarà eseguito da Anna Marcone. La D.L.è di Daila Radeglia.
Sull’opera verranno inoltre eseguiti approfondimenti diagnostici per migliorare la conoscenza della sua tecnica di esecuzione:
Radiografia, a cura di P.Moioli e C.Seccaroni (ENEA)
Riflettografia, a cura di F.Aramini e M.Torre (ISCR)
XRF, a cura di G.Sidoti, F.Talarico, G.Vigliano (ISCR)
Revisione delle sezioni stratigrafiche effettuate nel 68, a cura di G.Sidoti, F.Talarico, G.Vigliano (ISCR)
Monitoraggio del microclima in tutte le fasi del lavoro (dalla partenza, viaggio, permanenza nei laboratori, esposizione in mostra), a cura di E.Giani (ISCR)
Caravaggio e il suo segreto inconfessabile
Claudio Strinati
La mostra alle Scuderie è Caravaggio. Nel senso che le opere del Merisi in mostra sono quelle cosiddette certe, su cui nessuno ormai pone questioni. I quadri di Caravaggio sono pochi. È successo a Caravaggio, mi raccontò la cara Franca Trinchieri quando aveva decifrato tutte le partiture musicali che compaiono nei quadri giovanili del Merisi, come nel passaggio tra Haydn e Beethoven all’inizio dell’Ottocento. Haydn ha scritto 101 sinfonie. Beethoven che fece in tempo a conoscere e stimare il vecchio Haydn, di sinfonie ne ha scritte nove. Ci sono momenti della storia in cui il grande artista riduce e condensa la produzione scegliendo altre modalità. Rispetto ai manieristi che facevano chilometri quadri di affreschi a volte belli a volte brutti ma comunque mal visibili e giudicabili, Caravaggio dipinge quaranta quadri nella sua vita. E avrebbe potuto dipingerne molti di più. Certo, a parte il pittore maledetto, ebbe una sorte dura. Fuggito da Roma dopo avere assassinato un attaccabrighe famoso come il Tomassoni, forse per una faccenda di donne, comunque per una lite sui punti al gioco, oscilla sempre tra trionfi e cadute. I principi Colonna lo proteggono, la marchesa di Caravaggio lo protegge. È uomo dal grande fascino e dal grande carisma. A Napoli è portato in trionfo, a Malta diventa cavaliere e come tale si firma nell’unico quadro firmato di tutta la sua vita, la Decollazione del Battista, firmato col sangue dalla testa decollata. A Malta viene incarcerato e coinvolto in risse e violenti contrasti. Viene incaricato da importanti confraternite siciliane e produce opere eccezionali anche se non bellissime come il Seppellimento di Santa Lucia a Siracusa o la Resurrezione di Lazzaro a Messina, opere che fanno paura e sembrano generate dalla morte. Viene malmenato e ridotto quasi in fin di vita presso la locanda del Cerriglio a Napoli. Muore in circostanze misteriose mentre si portava dietro certi quadri suoi a Porto Ercole. Non si capisce mai se lavora da solo o ha collaboratori e seguaci. Certo è che l’unitarietà del suo stile è assoluta, ma vi sono momenti in cui non si capisce bene se agisce da solo o assistito fino a delegare. Le innumerevoli versioni della Incredulità di San Tommaso, tutte belle e tutte antiche, fanno riflettere. Le varie versioni della Cattura di Cristo nell’orto pure fanno pensare. Alcuni soggetti sono molto replicati, altri mai. Non si sa molto del giro di copie nella Roma del tempo ma è chiaro che ci dovette essere una attività frenetica in tal senso e a distanza di secoli distinguere le mani non è così facile. Si conoscono nomi di pittori nella sua cerchia: Francesco Parone, Prospero Orsi, Tommaso Salini, Filippo Trisegni, Pietro Paolo Bonzi, ma non si sa nulla di una eventuale attività di queste persone accanto al Caravaggio. Qualche spiraglio c’è. Il Martirio di San Matteo ha parti mal dipinte e brutte, mentre la Vocazione nella stessa cappella è di assoluta bellezza e qualità. Che significa?
Significa che la grande ossessione del Caravaggio è la luce come tutti hanno sempre notato dal suo tempo a oggi. Ma perché e come ci è arrivato? E attraverso quali passaggi? I documenti non lo dicono e non lo diranno mai. Basta affermare questo principio per capire Caravaggio. Ma pensando a un foglio di appunti, rinvenuto in mie ricerche giovanili, dove si parla di Lomazzo mi è tornato in mente Agostino Tassi. Un Caravaggio riuscito meglio dal punto di vista della carriera e della affermazione sociale e della mascalzonaggine. Quando Agostino ritrae i delegati giapponesi nella sua valente squadra di pittori c’è Carlo Saraceni, il “clone” del Caravaggio. Saraceni veneziano voleva essere il Caravaggio redivivo e lo era, ma stava sotto Tassi. Ma Tassi, a sua volta, stava sotto il marchese Giovanni Battista Crescenzi che il papa Paolo V aveva nominato sovrintendente a tutte le opere d’arte fatte con la diretta responsabilità del pontificato. Da giovane Caravaggio e Crescenzi si erano avvicinati. Crescenzi aveva la sua piccola Accademia, non importante come quella di San Luca, ma viva e dinamica. Si studiava la natura morta e le nuove forme della pittura. C’era la possibilità di sfruttare al meglio la buona posizione sociale del marchese, ma Caravaggio andò presto per la sua strada. Adesso era morto e il marchese aveva ripreso la sua posizione preminente. Il suo uomo ora era Tassi. E raccontavano che quando il Caravaggio studiava con Peterzano a Milano si era saputo che Lomazzo, il vero grande teorico del suo tempo, un pittore formidabile e un personaggio straordinario, era diventato cieco ormai maturo di anni e di esperienze. Ma continuava a lavorare e parlava della sua cecità come di una nuova chiave di lettura del mestiere dell’artista che vede con la mente e lotta contro il buio. Sapevano che chi non vede esalta il senso della fisicità, specie se pittore. Sente l’evidenza fisica con una potenza se possibile moltiplicata. Caravaggio imparò questo mentre Peterzano gli insegnava la pittura. Imparò che il pittore può pensare il buio e essere, nel contempo, uno che vede meglio di ogni altro. Chi non vede avendo conosciuto il bene della vista, sa rappresentare anche la dimensione della cecità, del buio e della incomprensione carica di pietà. Una sfida immane. Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, Lomazzo lo aveva metabolizzato ma se lo tenne come un segreto inconfessabile.
La mostra alle Scuderie del Quirinale vuole offrire al pubblico solo e soltanto la produzione certa, la summa indiscutibile del Maestro. Una carrellata di quadri straordinari, perché straordinaria è la tecnica, la visione e l’innovazione di Caravaggio nell’arte che ne hanno fatto un pittore unico, perché nessuno prima e dopo di lui ha saputo “dare luce al buio”.
L’esposizione è Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo in coproduzione con MondoMostre, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale di Roma, con il supporto di Cariparma.
L’intera carriera artistica di Caravaggio sarà rappresentata lungo i due piani espositivi delle Scuderie in un percorso che non sarà strettamente cronologico, ma teso ad esaltare il confronto tra tematiche e soggetti uguali. Così accanto a Ragazzo con il canestro di frutta, una delle più importanti opere giovanili, si vedrà il Bacco degli Uffizi, dove Caravaggio dipinse un’altra eccelsa natura morta, due opere che mai sono state messe prima a confronto diretto.
Questo confronto diretto tra soggetti caravaggeschi vuole essere il fil rouge della mostra. E quindi ancora, in ambito sacro, si vedranno, messe a confronto alcune delle grandi pale d’altare romane e altre del periodo siciliano, tra cui il Seppellimento di Santa Lucia, quasi dipinta in articulo mortis, e che rappresenta il punto estremo della tragica parabola esistenziale del Merisi.
E poi accanto a opere conosciutissime e ben visibili – come le due versioni della Cena in Emmaus rispettivamente dalla National Gallery di Londra e dalla Pinacoteca di Brera o ancora i Musici dal Metropolitan Museum di New York con il Suonatore di liuto dall’Ermitage e l’Amore vincitore dalla Gemaldegalerie di Berlino o le tre versioni del San Giovanni Battista rispettivamente dai Musei Capitolini e dalla Galleria Corsini di Roma, e dal Nelson-Atkins Museum di Kansas City - altre più rare e di difficoltosa visione, perché raramente concesse per mostre a carattere temporaneo, come la Deposizione dai Musei Vaticani, l’Annunciazione dal Museo di Nancy, restaurata per l’occasione in un progetto congiunto Italia-Francia o anche l’Incoronazione di Spine dal Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Una carrellata composta unicamente di capolavori assoluti e storicamente accreditati come autografi del Caravaggio e mai visti assieme, riuniti alle Scuderie del Quirinale, per celebrare il quattrocentesimo anniversario della morte di Michelangelo Merisi.
Ma anche Roma come sede ideale della antologica quasi completa delle opere di Caravaggio: le opere scelte per la mostra, infatti, provengono quasi tutte da musei fuori città per permettere al pubblico di ammirare, oltre che alle Scuderie, le opere in situ, nelle varie chiese per le quali furono commissionate, radunando a Roma la quasi totalità della produzione artistica del Caravaggio ed i percorsi caravaggeschi.
Dal punto di vista degli studi scientifici, l’esposizione, con i curatori Rossella Vodret, Soprintendente Speciale per il Polo Museale Romano, e Francesco Buranelli, intende fare il punto sulla messe di scritti filologici, documentari e tecnico-scientifici degli ultimi vent’anni.
Il catalogo, edito da Skira, nasce quindi dal confronto con gli studiosi del Caravaggio e con i membri del Comitato Nazionale per le celebrazioni caravaggesche – ricordiamo che il 2010 è anno del quarto centenario della morte di Michelangelo Merisi – presieduto da Maurizio Calvesi. Al suo interno si troveranno le schede dettagliate di ogni opera esposta, ciascuna a cura di un eminente studioso, e con il respiro ampio del saggio.
L’Annunciazione di Caravaggio del Musée des Beaux Arts di Nancy
Il 16 novembre è arrivata a Roma, nei Laboratori di Restauro dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro in via di s.Michele, il dipinto di Michelangelo Merisi da Caravaggio rappresentante L’Annunciazione, proveniente dal Musée des Beaux Arts di Nancy e destinato ad essere esposto nella mostra su Caravaggio che verrà allestita alle Scuderie del Quirinale dal 18 febbraio 2010. In previsione dell’evento, in accordo con la Direzione dell’Azienda Speciale Palaexpo, verranno eseguiti approfondimenti scientifici mirati alla conoscenza materiale e conservativa dell’opera e una revisione dell’intervento di restauro già eseguito dall’allora ICR nel 1968-69.
L’opera e la sua storia conservativa
Il dipinto eseguito negli anni 1608-10, probabilmente nel soggiorno maltese o nel secondo periodo di attività a Napoli, venne donato dal Duca Enrico II di Lorena alla Chiesa Primaziale di Nancy.
Il Lorena era sposato con Margherita Gonzaga e i Gonzaga erano molto vicini al Caravaggio, avevano infatti acquistato la Morte della Vergine, rifiutata da S.Maria della Scala e fu il cardinal Ferdinando Gonzaga a chiedere al Pontefice la grazia che il pittore ottenne nel 1610, dopo la morte.
Dal 1645 l’opera risulta presente nella Chiesa di Nancy ed ora è esposta nel Museo locale.
Agli inizi del XIX secolo subì, in Francia, un intervento di trasporto: venne eliminata dal retro la tela originale, sostituita con altra tela e fatta aderire al tergo con bianco di piombo ad olio.
L’operazione probabilmente causò danni tali che la superficie pittorica venne completamente ridipinta. Nell’intervento eseguito presso l’Istituto Centrale per il Restauro nel 1968-69 è stata rimossa la tela ottocentesca ed eseguita una foderatura a colla di pasta, montando il dipinto su di un telaio metallico ad espansione automatica regolabile. Le ridipinture sono state rimosse e si è verificato lo stato di estrema abrasione del colore originale. Sono state eseguite reintegrazioni ad acquerello.
L’intervento di oggi
L’attuale intervento si configura come una revisione e controllo di quello precedentemente effettuato. Lo stato di conservazione dell’opera è infatti discreto, nonostante la fragilità causata dalla sua storia conservativa. La foderatura eseguita nel 68 e il telaio applicato all’epoca garantiscono ancora un buon tensionamento, l’adesione e coesione del colore sono buoni.
Il problema principale è la non buona leggibilità dell’opera a causa dell’alterazione delle vernici e di alcune reintegrazioni. Sarà quindi eseguita, oltre ad una verifica dei valori di tensionamento e dell’efficienza del telaio, la rimozione delle vernici e dei ritocchi alterati, eseguendo nuovamente, con materiali più stabili, interventi di presentazione estetica.
L’intervento sarà eseguito da Anna Marcone. La D.L.è di Daila Radeglia.
Sull’opera verranno inoltre eseguiti approfondimenti diagnostici per migliorare la conoscenza della sua tecnica di esecuzione:
Radiografia, a cura di P.Moioli e C.Seccaroni (ENEA)
Riflettografia, a cura di F.Aramini e M.Torre (ISCR)
XRF, a cura di G.Sidoti, F.Talarico, G.Vigliano (ISCR)
Revisione delle sezioni stratigrafiche effettuate nel 68, a cura di G.Sidoti, F.Talarico, G.Vigliano (ISCR)
Monitoraggio del microclima in tutte le fasi del lavoro (dalla partenza, viaggio, permanenza nei laboratori, esposizione in mostra), a cura di E.Giani (ISCR)
Caravaggio e il suo segreto inconfessabile
Claudio Strinati
La mostra alle Scuderie è Caravaggio. Nel senso che le opere del Merisi in mostra sono quelle cosiddette certe, su cui nessuno ormai pone questioni. I quadri di Caravaggio sono pochi. È successo a Caravaggio, mi raccontò la cara Franca Trinchieri quando aveva decifrato tutte le partiture musicali che compaiono nei quadri giovanili del Merisi, come nel passaggio tra Haydn e Beethoven all’inizio dell’Ottocento. Haydn ha scritto 101 sinfonie. Beethoven che fece in tempo a conoscere e stimare il vecchio Haydn, di sinfonie ne ha scritte nove. Ci sono momenti della storia in cui il grande artista riduce e condensa la produzione scegliendo altre modalità. Rispetto ai manieristi che facevano chilometri quadri di affreschi a volte belli a volte brutti ma comunque mal visibili e giudicabili, Caravaggio dipinge quaranta quadri nella sua vita. E avrebbe potuto dipingerne molti di più. Certo, a parte il pittore maledetto, ebbe una sorte dura. Fuggito da Roma dopo avere assassinato un attaccabrighe famoso come il Tomassoni, forse per una faccenda di donne, comunque per una lite sui punti al gioco, oscilla sempre tra trionfi e cadute. I principi Colonna lo proteggono, la marchesa di Caravaggio lo protegge. È uomo dal grande fascino e dal grande carisma. A Napoli è portato in trionfo, a Malta diventa cavaliere e come tale si firma nell’unico quadro firmato di tutta la sua vita, la Decollazione del Battista, firmato col sangue dalla testa decollata. A Malta viene incarcerato e coinvolto in risse e violenti contrasti. Viene incaricato da importanti confraternite siciliane e produce opere eccezionali anche se non bellissime come il Seppellimento di Santa Lucia a Siracusa o la Resurrezione di Lazzaro a Messina, opere che fanno paura e sembrano generate dalla morte. Viene malmenato e ridotto quasi in fin di vita presso la locanda del Cerriglio a Napoli. Muore in circostanze misteriose mentre si portava dietro certi quadri suoi a Porto Ercole. Non si capisce mai se lavora da solo o ha collaboratori e seguaci. Certo è che l’unitarietà del suo stile è assoluta, ma vi sono momenti in cui non si capisce bene se agisce da solo o assistito fino a delegare. Le innumerevoli versioni della Incredulità di San Tommaso, tutte belle e tutte antiche, fanno riflettere. Le varie versioni della Cattura di Cristo nell’orto pure fanno pensare. Alcuni soggetti sono molto replicati, altri mai. Non si sa molto del giro di copie nella Roma del tempo ma è chiaro che ci dovette essere una attività frenetica in tal senso e a distanza di secoli distinguere le mani non è così facile. Si conoscono nomi di pittori nella sua cerchia: Francesco Parone, Prospero Orsi, Tommaso Salini, Filippo Trisegni, Pietro Paolo Bonzi, ma non si sa nulla di una eventuale attività di queste persone accanto al Caravaggio. Qualche spiraglio c’è. Il Martirio di San Matteo ha parti mal dipinte e brutte, mentre la Vocazione nella stessa cappella è di assoluta bellezza e qualità. Che significa?
Significa che la grande ossessione del Caravaggio è la luce come tutti hanno sempre notato dal suo tempo a oggi. Ma perché e come ci è arrivato? E attraverso quali passaggi? I documenti non lo dicono e non lo diranno mai. Basta affermare questo principio per capire Caravaggio. Ma pensando a un foglio di appunti, rinvenuto in mie ricerche giovanili, dove si parla di Lomazzo mi è tornato in mente Agostino Tassi. Un Caravaggio riuscito meglio dal punto di vista della carriera e della affermazione sociale e della mascalzonaggine. Quando Agostino ritrae i delegati giapponesi nella sua valente squadra di pittori c’è Carlo Saraceni, il “clone” del Caravaggio. Saraceni veneziano voleva essere il Caravaggio redivivo e lo era, ma stava sotto Tassi. Ma Tassi, a sua volta, stava sotto il marchese Giovanni Battista Crescenzi che il papa Paolo V aveva nominato sovrintendente a tutte le opere d’arte fatte con la diretta responsabilità del pontificato. Da giovane Caravaggio e Crescenzi si erano avvicinati. Crescenzi aveva la sua piccola Accademia, non importante come quella di San Luca, ma viva e dinamica. Si studiava la natura morta e le nuove forme della pittura. C’era la possibilità di sfruttare al meglio la buona posizione sociale del marchese, ma Caravaggio andò presto per la sua strada. Adesso era morto e il marchese aveva ripreso la sua posizione preminente. Il suo uomo ora era Tassi. E raccontavano che quando il Caravaggio studiava con Peterzano a Milano si era saputo che Lomazzo, il vero grande teorico del suo tempo, un pittore formidabile e un personaggio straordinario, era diventato cieco ormai maturo di anni e di esperienze. Ma continuava a lavorare e parlava della sua cecità come di una nuova chiave di lettura del mestiere dell’artista che vede con la mente e lotta contro il buio. Sapevano che chi non vede esalta il senso della fisicità, specie se pittore. Sente l’evidenza fisica con una potenza se possibile moltiplicata. Caravaggio imparò questo mentre Peterzano gli insegnava la pittura. Imparò che il pittore può pensare il buio e essere, nel contempo, uno che vede meglio di ogni altro. Chi non vede avendo conosciuto il bene della vista, sa rappresentare anche la dimensione della cecità, del buio e della incomprensione carica di pietà. Una sfida immane. Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, Lomazzo lo aveva metabolizzato ma se lo tenne come un segreto inconfessabile.
18
febbraio 2010
Caravaggio
Dal 18 febbraio al 13 giugno 2010
arte antica
Location
SCUDERIE DEL QUIRINALE
Roma, Via XXIV Maggio, 16, (Roma)
Roma, Via XXIV Maggio, 16, (Roma)
Biglietti
Intero: € 10 - Ridotto: € 7.50
Orario di apertura
da domenica a giovedì 10.00-20.00; venerdì e sabato 10.00-22.30. L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura.
Editore
SKIRA
Ufficio stampa
MONDOMOSTRE
Ufficio stampa
LUCIA CRESPI
Ufficio stampa
PALAEXPO
Autore
Curatore