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Winter Garden
L’esplorazione del micropop nell’arte contemporanea giapponese
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il titolo, all’uopo “giardino d’inverno” o “serra”, evoca il paradosso di un luogo desolato in
una stagione fredda oppure un microcosmo felice a dispetto delle dimensioni ridotte.
Midori Matsui, critico d’arte e docente presso le maggiori Università d’Arte di Tokyo, Tama
e Musashino, intende così la scena pop dell’arte contemporanea giapponese, in cui
agiscono autori giovani che prediligono materiali poveri o riciclati, geni di creatività sullo
sfondo della crisi economica mondiale. Le tre sezioni, in cui sono ripartiti i 95 lavori
esposti, si confrontano con tre diversi approcci dell’estro creativo con l’angustia
dell’attualità: l’espressione sorta da insignificanti dettagli della vita quotidiana, la
trasformazione personale di dati provenienti dalla subcultura, come manga, anime e altro,
e l’ispirazione derivante dai modelli aggregativi di piante e minerali, indispensabili alla
sopravvivenza in contesti ambientali sfavorevoli.
WINTER GARDEN l’esplorazione del micropop nell’arte contemporanea giapponese
di Midori Matsui
La mostra si prefigge di scandagliare le tendenze, clandestine ma significative dell’arte contemporanea
giapponese, condivisa dalle generazioni emerse tra i tardi Novanta e i primi anni del Duemila. Sebbene si
tratti di artisti dalle personalità distinte per scopi e tecniche, si nota un approccio e delle attitudini simili, verso
l’arte e la contemporaneità. Il focus è rivolto agli ideatori dei principi fondanti la teoria del Micropop,
presentata nell’ambito della mostra La porta sull’estate: L’Era del Micropop, tenutasi presso lo Art Tower
Mito nel 2007, e a quegli sviluppi che possono indicare elementi più immediatamente umani e fisici.
Il conio del termine Micropop si deve a Midori Matsui, critico e curatrice de La porta sull’estate. Micropop è
dato dalla somma di obiettivi artistici dicotomici:
info/immagini: Maria Cristina Gasperini/Istituto Giapponese di Cultura www.jfroma.it
tel 06 3224754 fax 06 3222165 gasperini@jfroma.it
1) rinfrescare la percezione della realtà (il mondo fenomenologico, oltre alle proprie esistenze
contemporanee), superando le rigide cornici di ruoli sociali, classe, sesso o nazionalità, per asserire
la libertà del sé informe o dell’immaginazione
2) riutilizzare fatti preesistenti di conoscenza, cose e ambiente, per confrontarsi con l’immediata
contingenza della vita.
Per raggiungere tali scopi, l’arte micropop adotta i due metodi a seguire:
1) accumulare piccoli frammenti per creare un nuovo gruppo di cose e immagini, per individuare una
nuova prospettiva in cui inquadrare le cose o un nuovo modo di compiere un’azione efficace
2) inventare nuovi giochi, contesti e utilizzi per cose e spazi che appaiono oscuri, obsoleti o banali, al
fine di realizzare uno spazio di comunicazione flessibile e coabitazione.
Gli artisti afferenti alla tendenza Micropop, i nati tra i tardi anni Sessanta e i primi Ottanta che hanno dunque
intrapreso l’attività tra i tardi Novanta e i primi Duemila, hanno avuto esperienza dei risultati negativi della
globalizzazione nella loro prima maturità. Oltre alla pesante recessione economica della società
giapponese, la generazione in questione si è confrontata con minacce e disastri naturali, crimini arbitrari e
violenti causati dalla riorganizzazione politica di nuove religioni, permeazione degli ambienti della Rete e
crescita della disuguaglianza sociale dovuta a politiche neoliberiste. Il risultato è la minore fiducia in un
modello sociale progressista, una visione teleologica della storia, nonché una notevole distanza da
intraprendenze di successo materiale e fama.
Le loro espressioni artistiche presentano le distinte apparenze di modestia e anonimato, fanno uso di
materiali economici o di riciclo e hanno come metodi figurativi mezzi “semplici”, come il disegno o il video.
Ciononostante le varie espressioni trasformano dettagli quotidiani insignificanti, edifici obsoleti o spazi
suburbani banali e piatti in esperienze rinfrancanti e stimolanti, attraverso la combinazione flessibile tra
elementi eterogenei e l’invenzione di nuovi utilizzi e contesti in cui le cose morte acquisiscono nuova vita. In
tali lavori, l’eccitazione di trasformare la vita quotidiana è trasmesso al pubblico attraverso un processo
associativo o affettivamente reattivo dei sensi; lo stesso processo può essere riprodotto dallo spettatore
stesso con mutata percezione e performatività ridestata.
Il titolo della mostra, Winter Garden (“Giardino d’Inverno”), contiene due significati opposti. Uno indica
letteralmente “giardino desolato in inverno”, come la combinazione delle due parole suggerisce, mentre
l’altro sta per “serra”. La coesistenza di due significati opposti nello stesso termine incarna il paradossocardine
dell’intera esposizione. Il senso “negativo”, evocativo di “un posto desolato dove ogni cosa sembra
essere morta”, rappresenta la difficoltà della vita contemporanea sopraffatta dalla crisi economica mondiale,
la standardizzazione degli ambienti vitali e la scomparsa di culture locali uniche come risultati nefandi della
globalizzazione, il deterioramento morale e la depressione dei sentimenti umani. L’espressione indica inoltre
il confronto degli artisti con le avverse condizioni del loro tempo e i loro sforzi per superarli nella maniera più
proficua. D’altro canto, l’immagine della serra suggerisce uno spazio che, a dispetto delle dimensioni ridotte
e dell’ambiente chiuso, alleva diversi organismi, incluse piante, insetti, uccelli e ospita inoltre la solerte
attività dei microbi nel terreno, che costituisce ricchi e diversi strati di vita. In modo simile, gli artisti Micropop
riorganizzano, se non reinventano, aspetti della loro vita contemporanea; e lo fanno attraverso la
rappresentazione, figurativa o video, del processo associativo che fa uso dell’accumulo dei frammenti.
Oppure mimando i gesti che definiscono composizione e scomposizione alla base dei cicli della vita naturale
presentano la propria percezione esclusivamente fisica della costituzione del mondo fenomenologico. In tal
modo gli artisti catturano le più impercettibili attività e i meccanismi prototipici della mente umana attraverso
accorgimenti semplici, facendo positivamente proprio il principio fondamentale dell’arte modernista, ovvero
trasformare la percezione del mondo mediante il potere dell’immaginazione. Gli effetti prodotti dall’opera
d’arte corrispondono, in una analogia strutturale, al lavoro dei microbi in una serra, e al meccanismo di
autoconservazione e mutazione attraverso le piante e altri organismi biologici sviluppati dall’attività
microbica.
La mostra, in breve, tenta di esplorare le possibilità di un “modesto” ma fresco esprimersi artistico che,
prendendo le mosse dalla “povertà”, usa condizioni di “privazione”, incidenti “insignificanti” e fenomeni
effimeri, allo scopo di trasformare la vita quotidiana in un’esperienza ricca, facendo della scarsezza e dello
stato clandestino della sua produzione una sorgente di liberazione gioiosa dell’immaginazione.
info/immagini: Maria Cristina Gasperini/Istituto Giapponese di Cultura www.jfroma.it
tel 06 3224754 fax 06 3222165 gasperini@jfroma.it
La mostra consta di tre assi tematiche
La Sezione I presenta varie espressioni artistiche, inclusa pittura, installazioni video e sonore, che incarnano
il processo associativo generato dai dettagli minimi della quotidianità, attraverso la cattura di attività
dell’inconscio come il meccanismo di unificazione casuale delle immagini, che connette elementi differenti
oltre gli ordini razionali. I lavori rivelano il processo metonimico della formazione dell’immagine associativa o
inconscia, che evoca un campo semantico complesso attraverso un dettaglio frammentario, o suggerisce
simpatia analogica tra cose apparentemente distanti.
La sezione inoltre propone le espressioni da comunicare al pubblico attraverso piccoli accorgimenti, il senso
della gravità fisica e l’espansione spaziale causata dai momenti vissuti o dalla durata della coscienza,
ponendo lo spettatore di fronte alla questione filosofica sulla libertà dello spirito e la caducità dell’umana
esistenza.
Gli artisti: Ryoko Aoki, Tam Ochiai, Hiroshi Sugito, Koki Tanaka, Lyota Yagi e
Keisuke Yamamoto
La Sezione II propone opere che veicolano lo spirito dell’adolescenza come lo stato psicologico che
meglio rappresenta lo stato informe del sé o l’identità malleabile, utilizzando le influenze tecniche della
subcultura giapponese contemporanea che include manga, anime e commedie umoristiche, forgiandole a
seconda delle istanze interiori dell’autore. I lavori constano di performance e video che presentano situazioni
assurde che annichiliscono psicologicamente il sé, create dall’artista per ottenere una percezione che
trasgredisca al senso comune, o un movimento corporeo automatico, completamente libero. Le opere
includono inoltre pitture e disegni che condividono le influenze di letteratura, cinema, videogame e le
contraddizioni emozionali degli autori per costituire la rappresentazione visuale della mitologia interiore.
Gli artisti: Taro Izumi, Makiko Kudo, Mahomi Kunikata e Aya Takano
La Sezione III presenta le espressioni che riflettono la simpatia dell’artista per i “metodi di sopravvivenza”
rappresentati da piante e minerali che aggregano piccole unità per formare strutture più ampie e complesse,
o per trasformare forme e condizioni biologiche attraverso l’interazione, tramite la simulazione delle strutture
e dei metodi di mutualità tra piante, minerali e animali, assimilandone gli effetti fisici, inclusa l’evocazione
tattile attraverso l’esperienza visuale, o corpi eterogenei che convergono o l’invenzione di espedienti che
provochino gli stessi effetti tra gli spettatori. La sezione inoltre enfatizza i lavori che integrano più di uno dei
quattro elementi, fuoco, terra, acqua e aria, nell’ambito del proprio principio formale o concettuale o quei
progetti che rispondono alle condizioni specifiche di un luogo straniero o lontano per interrogarsi sulla
complessità e l’incommensurabilità della vita umana.
Gli artisti: ChimPom, Masaya Chiba, Masanori Handa e Hiroe Saeki.
Le tre categorie permeano l’intera struttura espositiva. Attraverso la conversazione scambievole tra le opere
dentro e attraverso le sezioni, le tre direzioni possono essere esperite organicamente, come un’esperienza
totale foriera del paradosso “winter garden”.
La mostra vuole inoltre presentare forme d’arte modeste e duttili che colgono le attività fondamentali della
mente e del corpo. Una volta affrancata l’immaginazione dai limiti imposti storicamente e culturalmente, le
risposte di giovani artisti giapponesi alle avverse condizioni della loro epoca li riasseriscono, veicolando la
speranza in una sopravvivenza spirituale e una effettiva riorganizzazione degli ambienti di vita.
info/immagini: Maria Cristina Gasperini/Istituto Giapponese di Cultura www.jfroma.it
tel 06 3224754 fax 06 3222165 gasperini@jfroma.it
Lista Opere
Sezione I
Ryoko Aoki, Il Sole (Taiyo), 2009, tecnica mista
Tam Ochiai
Marionetta (Malionnette), 2007, acrilico, pastelli su carta
Studio per gatto che scivola (Drawing for cat slide), 2007, pastelli e matita su carta
Castel beraneer (Castel beraneer), 2007, acrilico, pastelli su tela
Un gentiluomo nella foresta (A gentleman in the forest), 2007, acrilico, pastelli su tela
Hiroshi Sugito
Stelle (Ohoshisama), 1992, acrilico, colore, carta su pannello
Al mare smeraldo (To the emerald sea), 2007, olio su tela
Verso la montagna (To the mountain), 2007, acrilico, colore su tela
Koki Tanaka
Accendimi (Light My Fire), 2002, DVD (3’3”)
Causa è effetto (Cause is Effect), 2005, DVD (1’29”)
Accendere le luci (Turning the Lights on), 2007, DVD (5’7”)
Lyota Yagi, Vinile (Vynil), 2005 - 08, silicone, acqua distillata, giradischi, congelatore
Keisuke Yamamoto
Senza titolo (Untitled), 2006, olio e pastelli su carta
Senza titolo (Untitled), 2006, olio e pastelli su carta
Senza titolo (Untitled), 2006, olio e pastelli a olio su carta
Sezione II
Taro Izumi
Caverna di Curos (Kyurosu do), 2005, DVD (8’37”)
Lama (Rama), 2006, DVD (2’20”)
Orso bianco (Shirokuma), 2009, DVD (1’58”)
Makiko Kudo
Pesce che vola nel cielo (Sora tobu sakana), 2006, olio su tela
Può volare anche di sera (Yoru ni mo toberu), 2007, olio su tela
Nato da un seme di pianta (Shokubutsu no tane kara umareta), 2007, olio su tela
Mahomi Kunikata
Il suono ghiacciato del corpo e della mente – il racconto dei palloni (Koori yuku oto – fusen no maki), 2007,
acrilico su tela
Lo Hinamatsuri dei soldati sconfitti (Haizanhei datte hinamatsuri), 2007, acrilico su tela
La caverna inutile (Muyo no dokutsu), 2007, acrilico su tela
Aya Takano
La Principessa Cicalina-Bufalo: chiamata alle armi e sogno (Tsunozemi hime no shutsujin to yume), 2009,
penna e acquerello su carta
Creatura simile a un fiore rosa sbocciato e mare di fiori (Pinku no hana ga saitayona ikimono to hanabatake
no umi), 2009, penna e acquerello su carta
Crescita acquatica (Mizu no seicho), 2009, penna e pastelli su carta
Sezione III
ChimPom
Come i tipi giusti 01 (Iketeru hitotachi mitai 01), stampa a colori, 2008, DVD (3’43”)
Masaya Chiba
Testa piangente (Nakigashira), 2008, olio su tela, legno
Storia di un albero celebre n. 6 (Yumeina ki no hanashi #6), 2007, olio su tela, legno
Masanori Handa
Il surfing dei sensi nel paradiso della delusione, parti 1 e 2 (Kyozame paradaisu kankaku saafin sono ichi,
sono ni), 2007, olio, pennarello su piastrella, montato su due pannelli lignei
Si può vedere dalla terrazza (Okujo kara mieru desho), 2007, olio, pennarello su piastrella, montato su due
pannelli lignei
Mare di R – Mare di Risposte (E no umi – ansaa no umi), 2007, olio, pennarello su piastrella, montato su due
pannelli lignei
Hiroe Saeki
Senza titolo (Untitled), 2007, matita, acrilico su carta
Senza titolo (Untitled), 2007, matita, acrilico su carta
una stagione fredda oppure un microcosmo felice a dispetto delle dimensioni ridotte.
Midori Matsui, critico d’arte e docente presso le maggiori Università d’Arte di Tokyo, Tama
e Musashino, intende così la scena pop dell’arte contemporanea giapponese, in cui
agiscono autori giovani che prediligono materiali poveri o riciclati, geni di creatività sullo
sfondo della crisi economica mondiale. Le tre sezioni, in cui sono ripartiti i 95 lavori
esposti, si confrontano con tre diversi approcci dell’estro creativo con l’angustia
dell’attualità: l’espressione sorta da insignificanti dettagli della vita quotidiana, la
trasformazione personale di dati provenienti dalla subcultura, come manga, anime e altro,
e l’ispirazione derivante dai modelli aggregativi di piante e minerali, indispensabili alla
sopravvivenza in contesti ambientali sfavorevoli.
WINTER GARDEN l’esplorazione del micropop nell’arte contemporanea giapponese
di Midori Matsui
La mostra si prefigge di scandagliare le tendenze, clandestine ma significative dell’arte contemporanea
giapponese, condivisa dalle generazioni emerse tra i tardi Novanta e i primi anni del Duemila. Sebbene si
tratti di artisti dalle personalità distinte per scopi e tecniche, si nota un approccio e delle attitudini simili, verso
l’arte e la contemporaneità. Il focus è rivolto agli ideatori dei principi fondanti la teoria del Micropop,
presentata nell’ambito della mostra La porta sull’estate: L’Era del Micropop, tenutasi presso lo Art Tower
Mito nel 2007, e a quegli sviluppi che possono indicare elementi più immediatamente umani e fisici.
Il conio del termine Micropop si deve a Midori Matsui, critico e curatrice de La porta sull’estate. Micropop è
dato dalla somma di obiettivi artistici dicotomici:
info/immagini: Maria Cristina Gasperini/Istituto Giapponese di Cultura www.jfroma.it
tel 06 3224754 fax 06 3222165 gasperini@jfroma.it
1) rinfrescare la percezione della realtà (il mondo fenomenologico, oltre alle proprie esistenze
contemporanee), superando le rigide cornici di ruoli sociali, classe, sesso o nazionalità, per asserire
la libertà del sé informe o dell’immaginazione
2) riutilizzare fatti preesistenti di conoscenza, cose e ambiente, per confrontarsi con l’immediata
contingenza della vita.
Per raggiungere tali scopi, l’arte micropop adotta i due metodi a seguire:
1) accumulare piccoli frammenti per creare un nuovo gruppo di cose e immagini, per individuare una
nuova prospettiva in cui inquadrare le cose o un nuovo modo di compiere un’azione efficace
2) inventare nuovi giochi, contesti e utilizzi per cose e spazi che appaiono oscuri, obsoleti o banali, al
fine di realizzare uno spazio di comunicazione flessibile e coabitazione.
Gli artisti afferenti alla tendenza Micropop, i nati tra i tardi anni Sessanta e i primi Ottanta che hanno dunque
intrapreso l’attività tra i tardi Novanta e i primi Duemila, hanno avuto esperienza dei risultati negativi della
globalizzazione nella loro prima maturità. Oltre alla pesante recessione economica della società
giapponese, la generazione in questione si è confrontata con minacce e disastri naturali, crimini arbitrari e
violenti causati dalla riorganizzazione politica di nuove religioni, permeazione degli ambienti della Rete e
crescita della disuguaglianza sociale dovuta a politiche neoliberiste. Il risultato è la minore fiducia in un
modello sociale progressista, una visione teleologica della storia, nonché una notevole distanza da
intraprendenze di successo materiale e fama.
Le loro espressioni artistiche presentano le distinte apparenze di modestia e anonimato, fanno uso di
materiali economici o di riciclo e hanno come metodi figurativi mezzi “semplici”, come il disegno o il video.
Ciononostante le varie espressioni trasformano dettagli quotidiani insignificanti, edifici obsoleti o spazi
suburbani banali e piatti in esperienze rinfrancanti e stimolanti, attraverso la combinazione flessibile tra
elementi eterogenei e l’invenzione di nuovi utilizzi e contesti in cui le cose morte acquisiscono nuova vita. In
tali lavori, l’eccitazione di trasformare la vita quotidiana è trasmesso al pubblico attraverso un processo
associativo o affettivamente reattivo dei sensi; lo stesso processo può essere riprodotto dallo spettatore
stesso con mutata percezione e performatività ridestata.
Il titolo della mostra, Winter Garden (“Giardino d’Inverno”), contiene due significati opposti. Uno indica
letteralmente “giardino desolato in inverno”, come la combinazione delle due parole suggerisce, mentre
l’altro sta per “serra”. La coesistenza di due significati opposti nello stesso termine incarna il paradossocardine
dell’intera esposizione. Il senso “negativo”, evocativo di “un posto desolato dove ogni cosa sembra
essere morta”, rappresenta la difficoltà della vita contemporanea sopraffatta dalla crisi economica mondiale,
la standardizzazione degli ambienti vitali e la scomparsa di culture locali uniche come risultati nefandi della
globalizzazione, il deterioramento morale e la depressione dei sentimenti umani. L’espressione indica inoltre
il confronto degli artisti con le avverse condizioni del loro tempo e i loro sforzi per superarli nella maniera più
proficua. D’altro canto, l’immagine della serra suggerisce uno spazio che, a dispetto delle dimensioni ridotte
e dell’ambiente chiuso, alleva diversi organismi, incluse piante, insetti, uccelli e ospita inoltre la solerte
attività dei microbi nel terreno, che costituisce ricchi e diversi strati di vita. In modo simile, gli artisti Micropop
riorganizzano, se non reinventano, aspetti della loro vita contemporanea; e lo fanno attraverso la
rappresentazione, figurativa o video, del processo associativo che fa uso dell’accumulo dei frammenti.
Oppure mimando i gesti che definiscono composizione e scomposizione alla base dei cicli della vita naturale
presentano la propria percezione esclusivamente fisica della costituzione del mondo fenomenologico. In tal
modo gli artisti catturano le più impercettibili attività e i meccanismi prototipici della mente umana attraverso
accorgimenti semplici, facendo positivamente proprio il principio fondamentale dell’arte modernista, ovvero
trasformare la percezione del mondo mediante il potere dell’immaginazione. Gli effetti prodotti dall’opera
d’arte corrispondono, in una analogia strutturale, al lavoro dei microbi in una serra, e al meccanismo di
autoconservazione e mutazione attraverso le piante e altri organismi biologici sviluppati dall’attività
microbica.
La mostra, in breve, tenta di esplorare le possibilità di un “modesto” ma fresco esprimersi artistico che,
prendendo le mosse dalla “povertà”, usa condizioni di “privazione”, incidenti “insignificanti” e fenomeni
effimeri, allo scopo di trasformare la vita quotidiana in un’esperienza ricca, facendo della scarsezza e dello
stato clandestino della sua produzione una sorgente di liberazione gioiosa dell’immaginazione.
info/immagini: Maria Cristina Gasperini/Istituto Giapponese di Cultura www.jfroma.it
tel 06 3224754 fax 06 3222165 gasperini@jfroma.it
La mostra consta di tre assi tematiche
La Sezione I presenta varie espressioni artistiche, inclusa pittura, installazioni video e sonore, che incarnano
il processo associativo generato dai dettagli minimi della quotidianità, attraverso la cattura di attività
dell’inconscio come il meccanismo di unificazione casuale delle immagini, che connette elementi differenti
oltre gli ordini razionali. I lavori rivelano il processo metonimico della formazione dell’immagine associativa o
inconscia, che evoca un campo semantico complesso attraverso un dettaglio frammentario, o suggerisce
simpatia analogica tra cose apparentemente distanti.
La sezione inoltre propone le espressioni da comunicare al pubblico attraverso piccoli accorgimenti, il senso
della gravità fisica e l’espansione spaziale causata dai momenti vissuti o dalla durata della coscienza,
ponendo lo spettatore di fronte alla questione filosofica sulla libertà dello spirito e la caducità dell’umana
esistenza.
Gli artisti: Ryoko Aoki, Tam Ochiai, Hiroshi Sugito, Koki Tanaka, Lyota Yagi e
Keisuke Yamamoto
La Sezione II propone opere che veicolano lo spirito dell’adolescenza come lo stato psicologico che
meglio rappresenta lo stato informe del sé o l’identità malleabile, utilizzando le influenze tecniche della
subcultura giapponese contemporanea che include manga, anime e commedie umoristiche, forgiandole a
seconda delle istanze interiori dell’autore. I lavori constano di performance e video che presentano situazioni
assurde che annichiliscono psicologicamente il sé, create dall’artista per ottenere una percezione che
trasgredisca al senso comune, o un movimento corporeo automatico, completamente libero. Le opere
includono inoltre pitture e disegni che condividono le influenze di letteratura, cinema, videogame e le
contraddizioni emozionali degli autori per costituire la rappresentazione visuale della mitologia interiore.
Gli artisti: Taro Izumi, Makiko Kudo, Mahomi Kunikata e Aya Takano
La Sezione III presenta le espressioni che riflettono la simpatia dell’artista per i “metodi di sopravvivenza”
rappresentati da piante e minerali che aggregano piccole unità per formare strutture più ampie e complesse,
o per trasformare forme e condizioni biologiche attraverso l’interazione, tramite la simulazione delle strutture
e dei metodi di mutualità tra piante, minerali e animali, assimilandone gli effetti fisici, inclusa l’evocazione
tattile attraverso l’esperienza visuale, o corpi eterogenei che convergono o l’invenzione di espedienti che
provochino gli stessi effetti tra gli spettatori. La sezione inoltre enfatizza i lavori che integrano più di uno dei
quattro elementi, fuoco, terra, acqua e aria, nell’ambito del proprio principio formale o concettuale o quei
progetti che rispondono alle condizioni specifiche di un luogo straniero o lontano per interrogarsi sulla
complessità e l’incommensurabilità della vita umana.
Gli artisti: ChimPom, Masaya Chiba, Masanori Handa e Hiroe Saeki.
Le tre categorie permeano l’intera struttura espositiva. Attraverso la conversazione scambievole tra le opere
dentro e attraverso le sezioni, le tre direzioni possono essere esperite organicamente, come un’esperienza
totale foriera del paradosso “winter garden”.
La mostra vuole inoltre presentare forme d’arte modeste e duttili che colgono le attività fondamentali della
mente e del corpo. Una volta affrancata l’immaginazione dai limiti imposti storicamente e culturalmente, le
risposte di giovani artisti giapponesi alle avverse condizioni della loro epoca li riasseriscono, veicolando la
speranza in una sopravvivenza spirituale e una effettiva riorganizzazione degli ambienti di vita.
info/immagini: Maria Cristina Gasperini/Istituto Giapponese di Cultura www.jfroma.it
tel 06 3224754 fax 06 3222165 gasperini@jfroma.it
Lista Opere
Sezione I
Ryoko Aoki, Il Sole (Taiyo), 2009, tecnica mista
Tam Ochiai
Marionetta (Malionnette), 2007, acrilico, pastelli su carta
Studio per gatto che scivola (Drawing for cat slide), 2007, pastelli e matita su carta
Castel beraneer (Castel beraneer), 2007, acrilico, pastelli su tela
Un gentiluomo nella foresta (A gentleman in the forest), 2007, acrilico, pastelli su tela
Hiroshi Sugito
Stelle (Ohoshisama), 1992, acrilico, colore, carta su pannello
Al mare smeraldo (To the emerald sea), 2007, olio su tela
Verso la montagna (To the mountain), 2007, acrilico, colore su tela
Koki Tanaka
Accendimi (Light My Fire), 2002, DVD (3’3”)
Causa è effetto (Cause is Effect), 2005, DVD (1’29”)
Accendere le luci (Turning the Lights on), 2007, DVD (5’7”)
Lyota Yagi, Vinile (Vynil), 2005 - 08, silicone, acqua distillata, giradischi, congelatore
Keisuke Yamamoto
Senza titolo (Untitled), 2006, olio e pastelli su carta
Senza titolo (Untitled), 2006, olio e pastelli su carta
Senza titolo (Untitled), 2006, olio e pastelli a olio su carta
Sezione II
Taro Izumi
Caverna di Curos (Kyurosu do), 2005, DVD (8’37”)
Lama (Rama), 2006, DVD (2’20”)
Orso bianco (Shirokuma), 2009, DVD (1’58”)
Makiko Kudo
Pesce che vola nel cielo (Sora tobu sakana), 2006, olio su tela
Può volare anche di sera (Yoru ni mo toberu), 2007, olio su tela
Nato da un seme di pianta (Shokubutsu no tane kara umareta), 2007, olio su tela
Mahomi Kunikata
Il suono ghiacciato del corpo e della mente – il racconto dei palloni (Koori yuku oto – fusen no maki), 2007,
acrilico su tela
Lo Hinamatsuri dei soldati sconfitti (Haizanhei datte hinamatsuri), 2007, acrilico su tela
La caverna inutile (Muyo no dokutsu), 2007, acrilico su tela
Aya Takano
La Principessa Cicalina-Bufalo: chiamata alle armi e sogno (Tsunozemi hime no shutsujin to yume), 2009,
penna e acquerello su carta
Creatura simile a un fiore rosa sbocciato e mare di fiori (Pinku no hana ga saitayona ikimono to hanabatake
no umi), 2009, penna e acquerello su carta
Crescita acquatica (Mizu no seicho), 2009, penna e pastelli su carta
Sezione III
ChimPom
Come i tipi giusti 01 (Iketeru hitotachi mitai 01), stampa a colori, 2008, DVD (3’43”)
Masaya Chiba
Testa piangente (Nakigashira), 2008, olio su tela, legno
Storia di un albero celebre n. 6 (Yumeina ki no hanashi #6), 2007, olio su tela, legno
Masanori Handa
Il surfing dei sensi nel paradiso della delusione, parti 1 e 2 (Kyozame paradaisu kankaku saafin sono ichi,
sono ni), 2007, olio, pennarello su piastrella, montato su due pannelli lignei
Si può vedere dalla terrazza (Okujo kara mieru desho), 2007, olio, pennarello su piastrella, montato su due
pannelli lignei
Mare di R – Mare di Risposte (E no umi – ansaa no umi), 2007, olio, pennarello su piastrella, montato su due
pannelli lignei
Hiroe Saeki
Senza titolo (Untitled), 2007, matita, acrilico su carta
Senza titolo (Untitled), 2007, matita, acrilico su carta
11
dicembre 2009
Winter Garden
Dall'undici dicembre 2009 al 13 febbraio 2010
arte contemporanea
Location
ISTITUTO GIAPPONESE DI CULTURA
Roma, Via Antonio Gramsci, 74, (Roma)
Roma, Via Antonio Gramsci, 74, (Roma)
Orario di apertura
lun-ven 9-12.30/13.30-18.30 merc fino alle 17.30 sab 9.30-13
Autore