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Benedetta Borrometi – Tutto è in me
“Tutto è in me”: il titolo della mostra esprime il processo di creazione che sta dietro ad ogni lavoro dell’artista. Tutti i mondi con cui viene a contatto diventano luoghi di esperienze e di emozioni. Al centro di ogni dipinto c’è il giovane corpo nudo di una donna bambina, simbolo di ricettività, di contenimento e di trasformazione, con un volto lunare e liscio, senza tratti sul viso, incorniciato da una lunga chioma di capelli setosi. Le linee morbide danno vita ad una figura, ad una forma disponibile, in attesa di essere nutrita e riempita dal colore e dal simbolo.
Comunicato stampa
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TUTTO E’ IN ME
Sembra proprio uscita da un manga con i suoi capelli biondissimi. Non a caso Benedetta ha scelto Tokyo per vivere: la città tentacolare, stratificata, caleidoscopica ed animata da una frenetica pulsazione vitale, le assomiglia; c'è una risonanza di energia tra l'artista e la sua città d'adozione. E' lei l'eroina cyber soave che appare nelle varie pagine del diario visivo della sua pittura che racconta le sue trasformazioni a contatto con il Mondo.
"Tutto è in me": il titolo della mostra esprime il processo di creazione che sta dietro ad ogni lavoro dell'artista. Tutti i mondi con cui viene a contatto diventano luoghi di esperienze e di emozioni. Al centro di ogni dipinto c'è il giovane corpo nudo di una donna bambina, simbolo di ricettività, di contenimento e di trasformazione, con un volto lunare e liscio, senza tratti sul viso, incorniciato da una lunga chioma di capelli setosi. Le linee morbide danno vita ad una figura, ad una forma disponibile, in attesa di essere nutrita e riempita dal colore e dal simbolo.
L'artista ha scelto il Corpo come spazio per accogliere una danza colorata di simboli che rappresentano visivamente le emozioni vissute: non solo il corpo è il veicolo per fare esperienze sul piano fisico, ma è anche la forma fluttuante e dinamica dove è possibile registrare, depositare, incollare e collocare ogni vissuto interiore, rendendolo visibile come per tatuarlo sulla pelle. Tracciare con la mano i simboli nel corpo è il rito attraverso il quale l'artista incide la sua memoria affettiva nella propria pelle, come per appropriarsi dei significati dei simboli ed instaurare un legame profondo tra la vita quotidiana e l'ideale interiore. Come una goccia trasparente, il Corpo diventa lo specchio liquido che riflette l'evoluzione dell'artista, rispecchiando la sua stanza aperta sul mondo, il suo palcoscenico dove può ricordare, rivelare, dichiarare e trasformare da protagonista ciò che accade dentro di sè. Piuttosto che una rappresentazione organica, reale e sessualizzata del proprio corpo, l'artista ne propone un'immagine ideale, virtuale per certi aspetti, un vero e proprio corpo interiore che non solo contiene il vocabolario dei propri desideri, ma anche la mappa per realizzarli.
I lavori di Benedetta si esprimono alla maniera di uno storyboard che gioca con i codici del fumetto pop e del diario intimo, con al centro l’immagine del Sé come Entità Spugna indefinibile. Sogni e realtà quotidiana condividono lo stesso piano: ciò che è invisibile diventa visibile e ciò che è reale sparisce dietro alla fantasia, come se il flusso cromatico fosse un imbuto magico capace di capovolgere il mondo.
Gli animali sono quasi sempre presenti nei dipinti come per segnalare, in ultima istanza, l’ambivalenza dell’opera stessa, sospesa tra innocenza e provocazione, tra pulsione e coscienza, tra fiaba e narrazione autobiografica, tra l’infanzia e la seduzione adulta. Questi oscillamenti, che svelano e velano ogni volta l’immagine reale dell’artista, creano uno spazio di comprensione e di elaborazione che permette di apprezzare il lavoro di Benedetta da diverse prospettive.
L’artista, come nell’ultimo autoritratto “Lost in my world”, è sospesa tra sogno e realtà: seduta su una bolla di sapone iridescente e leggera, Benedetta può viaggiare in tutti i mondi a lei legati dal filo della propria immaginazione. Il corpo è il luogo della magia interiore, là dove avviene la digestione e l’elaborazione mitica delle esperienze a contatto con il mondo, da cui è possibile ricavare una miriade di simboli che tracciano il rebus di una vita in continua trasformazione.
Benedetta Borrometi mi è subito apparsa come un’artista in cerca di vera identità, della coscienza del proprio “ubi consistam” in relazione alle molteplici espressioni del mondo artistico.
Così. Ammirando le sue tele, ognuno si imbatte in ricerche pittoriche che si spingono al di là della percezione, per analizzare l’essenza e il senso del reale; ci si imbatte in immagini come gesto consociativo di una elaborazione artigianale e come idea simbolo da cui trae vitalità l’espressione stessa.
Linguaggi espressionisti ed astratti in un circuito in cui l’immagine è vissuta come testimone di una realtà spesso confusa. Con figure e simboli che nutrono echi di una interiorità vivace, umanissima e modernissima insieme che, poi, collegano la realtà con il mondo immenso del mistero.
E’ grande la magia creata da un’alchimia di tecniche diverse ma raffinatissime: ove compone l’immagine senza completarla ma sempre all’insegna di un’azione che visualizza i contenuti molteplici nascosti nel limbo dell’anima.
Così l’artista rivela ogni sua emozione, la curiosità verso le cose e le figure che nella sua mente si colorano di poesia, di umori diversi, forse di ironia, nascondendo il risvolto, in ombra, dell’esistenza dietro la cortina delle apparenze.
La complicazione grottesca del quotidiano ci può fare immaginare quale visione del mondo sia giunta al pensiero di Benedetta, intenta a riprodurre ciò che ha più colpito la sua sensibilità. Ella ci appare invischiata nei rapporti di casualità del quotidiano, a volte persino sconcertata ma sempre critica verso quanto la circonda e che lei magistralmente descrive e rappresenta nelle sue opere composite.
Fantasia, poesia, colore, oggetti, polivalenza delle forme ed una notevole visione cromatica. Assemblaggi di vari materiali ma sempre con leggerezza. La sua creatività appare incontenibile con quelle alchimie espressive cariche di particolare felicità ed ingegno.
Il suo immaginario sia zoomorfo che antropomorfo prevede una partecipazione attiva a ciò che ci circonda; luce,materiali che sovrappongono e sottraggono ma sempre conferiscono un’interiorità a tutte le immagini, conquistano un ingombro poetico sostanziale alle figure. Ma è sempre la realtà l’innesco per nuove suggestioni, tema e variazione dove il tema è la figura, la variazione è ciò che l’artista intuisce intorno a sé con la passione, diciamo pure l’amore, che suscita essere immersa nello spazio reale e giungere alla realizzazione per via di poesia, per raggiungere quella regione delle emozioni che affranca dalle ovvietà grigie della vita, con grazia fremente e controllatissima.
Benedetta sembra volerci dire che si possono sempre attingere energie vitali da un granello di sabbia, da un frammento di specchio, da una pallina colorata come da un filo di lana. Si accendono così colori lirici e figure oniriche luminescenti come in una favola ma che parlano la stessa voce della vita quotidiana.
E come nelle fiabe ci tocca soggiacere ad incantesimi: ove tra lingue e lame di luce emergono figure vive, ferite, seppure appaiono come mutamenti d’una fisionomia interiore “prigioni dei suoi sogni”. E dei nostri che, ammaliati, guardiamo le sue opere.
Il suo lavoro è ricco di fantasia, di vivacità e di notevole impegno. E’ arte espressa con forza ed incanto quasi trasognato: si svela l’intenzione dell’artista di favoleggiare la speranza e la serenità. Il sogno è nella realtà, la realtà nel sogno.
Sembra proprio uscita da un manga con i suoi capelli biondissimi. Non a caso Benedetta ha scelto Tokyo per vivere: la città tentacolare, stratificata, caleidoscopica ed animata da una frenetica pulsazione vitale, le assomiglia; c'è una risonanza di energia tra l'artista e la sua città d'adozione. E' lei l'eroina cyber soave che appare nelle varie pagine del diario visivo della sua pittura che racconta le sue trasformazioni a contatto con il Mondo.
"Tutto è in me": il titolo della mostra esprime il processo di creazione che sta dietro ad ogni lavoro dell'artista. Tutti i mondi con cui viene a contatto diventano luoghi di esperienze e di emozioni. Al centro di ogni dipinto c'è il giovane corpo nudo di una donna bambina, simbolo di ricettività, di contenimento e di trasformazione, con un volto lunare e liscio, senza tratti sul viso, incorniciato da una lunga chioma di capelli setosi. Le linee morbide danno vita ad una figura, ad una forma disponibile, in attesa di essere nutrita e riempita dal colore e dal simbolo.
L'artista ha scelto il Corpo come spazio per accogliere una danza colorata di simboli che rappresentano visivamente le emozioni vissute: non solo il corpo è il veicolo per fare esperienze sul piano fisico, ma è anche la forma fluttuante e dinamica dove è possibile registrare, depositare, incollare e collocare ogni vissuto interiore, rendendolo visibile come per tatuarlo sulla pelle. Tracciare con la mano i simboli nel corpo è il rito attraverso il quale l'artista incide la sua memoria affettiva nella propria pelle, come per appropriarsi dei significati dei simboli ed instaurare un legame profondo tra la vita quotidiana e l'ideale interiore. Come una goccia trasparente, il Corpo diventa lo specchio liquido che riflette l'evoluzione dell'artista, rispecchiando la sua stanza aperta sul mondo, il suo palcoscenico dove può ricordare, rivelare, dichiarare e trasformare da protagonista ciò che accade dentro di sè. Piuttosto che una rappresentazione organica, reale e sessualizzata del proprio corpo, l'artista ne propone un'immagine ideale, virtuale per certi aspetti, un vero e proprio corpo interiore che non solo contiene il vocabolario dei propri desideri, ma anche la mappa per realizzarli.
I lavori di Benedetta si esprimono alla maniera di uno storyboard che gioca con i codici del fumetto pop e del diario intimo, con al centro l’immagine del Sé come Entità Spugna indefinibile. Sogni e realtà quotidiana condividono lo stesso piano: ciò che è invisibile diventa visibile e ciò che è reale sparisce dietro alla fantasia, come se il flusso cromatico fosse un imbuto magico capace di capovolgere il mondo.
Gli animali sono quasi sempre presenti nei dipinti come per segnalare, in ultima istanza, l’ambivalenza dell’opera stessa, sospesa tra innocenza e provocazione, tra pulsione e coscienza, tra fiaba e narrazione autobiografica, tra l’infanzia e la seduzione adulta. Questi oscillamenti, che svelano e velano ogni volta l’immagine reale dell’artista, creano uno spazio di comprensione e di elaborazione che permette di apprezzare il lavoro di Benedetta da diverse prospettive.
L’artista, come nell’ultimo autoritratto “Lost in my world”, è sospesa tra sogno e realtà: seduta su una bolla di sapone iridescente e leggera, Benedetta può viaggiare in tutti i mondi a lei legati dal filo della propria immaginazione. Il corpo è il luogo della magia interiore, là dove avviene la digestione e l’elaborazione mitica delle esperienze a contatto con il mondo, da cui è possibile ricavare una miriade di simboli che tracciano il rebus di una vita in continua trasformazione.
Benedetta Borrometi mi è subito apparsa come un’artista in cerca di vera identità, della coscienza del proprio “ubi consistam” in relazione alle molteplici espressioni del mondo artistico.
Così. Ammirando le sue tele, ognuno si imbatte in ricerche pittoriche che si spingono al di là della percezione, per analizzare l’essenza e il senso del reale; ci si imbatte in immagini come gesto consociativo di una elaborazione artigianale e come idea simbolo da cui trae vitalità l’espressione stessa.
Linguaggi espressionisti ed astratti in un circuito in cui l’immagine è vissuta come testimone di una realtà spesso confusa. Con figure e simboli che nutrono echi di una interiorità vivace, umanissima e modernissima insieme che, poi, collegano la realtà con il mondo immenso del mistero.
E’ grande la magia creata da un’alchimia di tecniche diverse ma raffinatissime: ove compone l’immagine senza completarla ma sempre all’insegna di un’azione che visualizza i contenuti molteplici nascosti nel limbo dell’anima.
Così l’artista rivela ogni sua emozione, la curiosità verso le cose e le figure che nella sua mente si colorano di poesia, di umori diversi, forse di ironia, nascondendo il risvolto, in ombra, dell’esistenza dietro la cortina delle apparenze.
La complicazione grottesca del quotidiano ci può fare immaginare quale visione del mondo sia giunta al pensiero di Benedetta, intenta a riprodurre ciò che ha più colpito la sua sensibilità. Ella ci appare invischiata nei rapporti di casualità del quotidiano, a volte persino sconcertata ma sempre critica verso quanto la circonda e che lei magistralmente descrive e rappresenta nelle sue opere composite.
Fantasia, poesia, colore, oggetti, polivalenza delle forme ed una notevole visione cromatica. Assemblaggi di vari materiali ma sempre con leggerezza. La sua creatività appare incontenibile con quelle alchimie espressive cariche di particolare felicità ed ingegno.
Il suo immaginario sia zoomorfo che antropomorfo prevede una partecipazione attiva a ciò che ci circonda; luce,materiali che sovrappongono e sottraggono ma sempre conferiscono un’interiorità a tutte le immagini, conquistano un ingombro poetico sostanziale alle figure. Ma è sempre la realtà l’innesco per nuove suggestioni, tema e variazione dove il tema è la figura, la variazione è ciò che l’artista intuisce intorno a sé con la passione, diciamo pure l’amore, che suscita essere immersa nello spazio reale e giungere alla realizzazione per via di poesia, per raggiungere quella regione delle emozioni che affranca dalle ovvietà grigie della vita, con grazia fremente e controllatissima.
Benedetta sembra volerci dire che si possono sempre attingere energie vitali da un granello di sabbia, da un frammento di specchio, da una pallina colorata come da un filo di lana. Si accendono così colori lirici e figure oniriche luminescenti come in una favola ma che parlano la stessa voce della vita quotidiana.
E come nelle fiabe ci tocca soggiacere ad incantesimi: ove tra lingue e lame di luce emergono figure vive, ferite, seppure appaiono come mutamenti d’una fisionomia interiore “prigioni dei suoi sogni”. E dei nostri che, ammaliati, guardiamo le sue opere.
Il suo lavoro è ricco di fantasia, di vivacità e di notevole impegno. E’ arte espressa con forza ed incanto quasi trasognato: si svela l’intenzione dell’artista di favoleggiare la speranza e la serenità. Il sogno è nella realtà, la realtà nel sogno.
30
novembre 2009
Benedetta Borrometi – Tutto è in me
Dal 30 novembre al 23 dicembre 2009
arte contemporanea
Location
IL DESIDERIO PRESO PER LA CODA
Roma, Vicolo Della Palomba, 23, (Roma)
Roma, Vicolo Della Palomba, 23, (Roma)
Orario di apertura
ore 11-15 e ore 18-24
Vernissage
30 Novembre 2009, ore 19-23
Autore