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Annamaria Targher – In Grand Tour
Nelle sale del Grand Hotel si snoda il personale Grand Tour di Annamaria Targher: dalle grandi e visionarie tele astratte agli ultimissimi e sperimentali lavori figurativi, risolti con l’impiego meticoloso del tessuto.
Comunicato stampa
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Nelle prestigiose sale del Grand Hotel si snoda, e si manifesta al pubblico, il personale Grand Tour di Annamaria Targher: dalle grandi e visionarie tele astratte agli ultimissimi e sperimentali lavori figurativi risolti con l’impiego meticoloso del tessuto.
Scrive, a proposito, Giovanni Battista Todeschi:
“Grand Tour, ossia un viaggio di formazione le cui tappe segnano ad un tempo dei punti d’arrivo e di partenza, degli snodi situati lungo un percorso spirituale non concluso e forse destinato a non concludersi: viaggio affascinante nei luoghi immateriali della geografia dell’anima e, allo stesso tempo, suo puntuale resoconto visivo, vero Bildungsroman scritto con le immagini.
Di questo romanzo di formazione, le opere qui esposte rappresentano il capitolo più recente ma certo non finale, e con esso l’artista stende un primo consuntivo della propria attività durante l’ultimo triennio. In ciò nulla dell’arido regesto, nulla del catalogo museale, ma solo la viva e coinvolgente testimonianza di un travaglio e di un’inquietudine, di una tensione espressiva che sembra sostanziarsi dell’archetipo della metamorfosi, dell’inesausto trasmutarsi delle forme e però anche dell’emergere sempre più deciso di quelle, tra esse, più immediatamente e facilmente riconoscibili.
Un esitante ma progressivo passaggio dall’astratto al figurativo? Un sofferto ma graduale approdo a lidi più noti e rassicuranti? Forse anche un atto di rinuncia e di acquiescenza? Si direbbe piuttosto una pausa di raccoglimento e di meditazione, un momento di sosta e di riposo nel mondo conosciuto prima del nuovo inoltrarsi lungo vie incognite e perigliose.
Forse questi sono anche i prodromi di una nuova e più matura sintesi, ma ciò potrà dirlo solo il futuro”.
Grand Tour, ossia un viaggio di formazione le cui tappe segnano ad un tempo dei punti d’arrivo e di partenza, degli snodi situati lungo un percorso spirituale non concluso e forse destinato a non concludersi: viaggio affascinante nei luoghi immateriali della geografia dell’anima e, allo stesso tempo, suo puntuale resoconto visivo, vero Bildungsroman scritto con le immagini.
Di questo romanzo di formazione, le opere qui esposte rappresentano il capitolo più recente ma certo non finale, e con esso l’artista stende un primo consuntivo della propria attività durante l’ultimo triennio. In ciò nulla dell’arido regesto, nulla del catalogo museale, ma solo la viva e coinvolgente testimonianza di un travaglio e di un’inquietudine, di una tensione espressiva che sembra sostanziarsi dell’archetipo della metamorfosi, dell’inesausto trasmutarsi delle forme e però anche dell’emergere sempre più deciso di quelle, tra esse, più immediatamente e facilmente riconoscibili.
Un esitante ma progressivo passaggio dall’astratto al figurativo? Un sofferto ma graduale approdo a lidi più noti e rassicuranti? Forse anche un atto di rinuncia e di acquiescenza?
Si direbbe piuttosto una pausa di raccoglimento e di meditazione, un momento di sosta e di riposo nel mondo conosciuto prima del nuovo inoltrarsi lungo vie incognite e perigliose.
Forse questi sono anche i prodromi di una nuova e più matura sintesi, ma ciò potrà dirlo solo il futuro.
Giovanni Battista Todeschi
Scrive, a proposito, Giovanni Battista Todeschi:
“Grand Tour, ossia un viaggio di formazione le cui tappe segnano ad un tempo dei punti d’arrivo e di partenza, degli snodi situati lungo un percorso spirituale non concluso e forse destinato a non concludersi: viaggio affascinante nei luoghi immateriali della geografia dell’anima e, allo stesso tempo, suo puntuale resoconto visivo, vero Bildungsroman scritto con le immagini.
Di questo romanzo di formazione, le opere qui esposte rappresentano il capitolo più recente ma certo non finale, e con esso l’artista stende un primo consuntivo della propria attività durante l’ultimo triennio. In ciò nulla dell’arido regesto, nulla del catalogo museale, ma solo la viva e coinvolgente testimonianza di un travaglio e di un’inquietudine, di una tensione espressiva che sembra sostanziarsi dell’archetipo della metamorfosi, dell’inesausto trasmutarsi delle forme e però anche dell’emergere sempre più deciso di quelle, tra esse, più immediatamente e facilmente riconoscibili.
Un esitante ma progressivo passaggio dall’astratto al figurativo? Un sofferto ma graduale approdo a lidi più noti e rassicuranti? Forse anche un atto di rinuncia e di acquiescenza? Si direbbe piuttosto una pausa di raccoglimento e di meditazione, un momento di sosta e di riposo nel mondo conosciuto prima del nuovo inoltrarsi lungo vie incognite e perigliose.
Forse questi sono anche i prodromi di una nuova e più matura sintesi, ma ciò potrà dirlo solo il futuro”.
Grand Tour, ossia un viaggio di formazione le cui tappe segnano ad un tempo dei punti d’arrivo e di partenza, degli snodi situati lungo un percorso spirituale non concluso e forse destinato a non concludersi: viaggio affascinante nei luoghi immateriali della geografia dell’anima e, allo stesso tempo, suo puntuale resoconto visivo, vero Bildungsroman scritto con le immagini.
Di questo romanzo di formazione, le opere qui esposte rappresentano il capitolo più recente ma certo non finale, e con esso l’artista stende un primo consuntivo della propria attività durante l’ultimo triennio. In ciò nulla dell’arido regesto, nulla del catalogo museale, ma solo la viva e coinvolgente testimonianza di un travaglio e di un’inquietudine, di una tensione espressiva che sembra sostanziarsi dell’archetipo della metamorfosi, dell’inesausto trasmutarsi delle forme e però anche dell’emergere sempre più deciso di quelle, tra esse, più immediatamente e facilmente riconoscibili.
Un esitante ma progressivo passaggio dall’astratto al figurativo? Un sofferto ma graduale approdo a lidi più noti e rassicuranti? Forse anche un atto di rinuncia e di acquiescenza?
Si direbbe piuttosto una pausa di raccoglimento e di meditazione, un momento di sosta e di riposo nel mondo conosciuto prima del nuovo inoltrarsi lungo vie incognite e perigliose.
Forse questi sono anche i prodromi di una nuova e più matura sintesi, ma ciò potrà dirlo solo il futuro.
Giovanni Battista Todeschi
28
novembre 2009
Annamaria Targher – In Grand Tour
Dal 28 novembre 2009 al 09 maggio 2010
arte contemporanea
Location
GRAND HOTEL TRENTO
Trento, piazza dante, 20, (Trento)
Trento, piazza dante, 20, (Trento)
Orario di apertura
tutti i giorni: 11.00 – 22.00
Vernissage
28 Novembre 2009, h. 17.30 con Pino Costalunga (su testo critico di Giovanni Battista Todeschi) e Maria Luisa Trevisan
Sito web
www.annamariatargher.it
Autore
Curatore