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Adriano di Spilimbergo – Buenos Aires 1908-Spilimbergo 1975
Adriano di Spilimbergo, artista del novecento, è esponente di quella corrente artistica lombarda, ma di portata nazionale,definita “chiarismo”. Sono esposti venticinque dipinti realizzati dall’artista dagli anni ’40 agli anni ’60. Paesaggi, nature morte, fiori e “nevicate.
Comunicato stampa
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Adriano di Spilimbergo, di origine friulana, è nato nel 1908 a Buenos Aires. A Milano compie gli studi e frequenta l’Accademia di Brera.
L’incontro con il critico Edoardo Persico nel 1929 è decisivo per la sua pittura che approda a quella tavolozza di fondo chiaro che suggerirà a Guido Piovene la definizione di “Chiarismo” riferita alle esperienze dei cinque giovani milanesi: Spilimbergo, Lilloni, Del Bon, De Rocchi, De Amicis.
Si ritrovano nei primi anni trenta al caffè Mocador di piazza Beccaria insieme a Sassu, Birolli, Ghiringhelli, Bogliardi, mentre a Torino si mettono in luce i giovani del “gruppo dei sei”, a Roma s’impongono all’attenzione Mafai, Pirandello, Gentilini ed a Como il gruppo degli astrattisti.
Spilimbergo cerca la sua strada ascoltando l’insegnamento di Gola: “dipingere alla luce piena delle cose”, ma attento anche alle esortazioni di Persico che parla di candore morale, di chiarezza dell’anima, di sentimento religioso.
Nel 1929 espone per la prima volta alla Galleria Bardi e nel ’31 alla Galleria del Milione. Numerosi sono i premi conseguiti. Fra i primi: la Medaglia d’Oro alla Esposizione Internazionale di Parigi nel ’37 ed il Premio Fumagalli nel ’39. È membro della giunta esecutiva della IX Triennale di Milano e per molti anni fa parte del Consiglio direttivo della Permanente. Espone alle Biennali di Venezia negli anni 1940, ’48, ’52.
Sei anni dopo la sua morte avvenuta nel 1975 la Permanente di Milano gli dedica una grande mostra antologica presentata da Guido Perocco, Raffaele De Grada e Mario Ghilardi.
“I quadri di paesaggio di Spilimbergo hanno gli stessi pregi dei quadri di fiori, e ne hanno altri non più discutibili ma più segreti. Qui l'elaborazione ha del misterioso. Questa è realtà; però realtà filtrata. Il bianco o i bianchi di Spilimbergo fioccano meno larghi a falde più irregolari. Sul bianco in pittura si potrebbe scrivere a lungo; come a lungo Melville scrisse sul bianco in natura. In natura e in pittura il bianco è drammatico e ha del terribile. Denuncia il vuoto e lo riempie disperatamente di sé. Tira ad escludere gli altri colori, i veri colori; e li esalta. Si frappone fra le cose e l’occhio, e rende tutto più arduo e più apprezzabile. I paesaggi di Spilimbergo sono visti attraverso una trama di bianco. Il chiarismo di Spilimbergo è una seconda natura o è istinto? Spilimbergo sembra nato per le nevicate e per il primo rispuntar dei colori dal bianco della neve”. (Emilio Radius, 1969)
L’incontro con il critico Edoardo Persico nel 1929 è decisivo per la sua pittura che approda a quella tavolozza di fondo chiaro che suggerirà a Guido Piovene la definizione di “Chiarismo” riferita alle esperienze dei cinque giovani milanesi: Spilimbergo, Lilloni, Del Bon, De Rocchi, De Amicis.
Si ritrovano nei primi anni trenta al caffè Mocador di piazza Beccaria insieme a Sassu, Birolli, Ghiringhelli, Bogliardi, mentre a Torino si mettono in luce i giovani del “gruppo dei sei”, a Roma s’impongono all’attenzione Mafai, Pirandello, Gentilini ed a Como il gruppo degli astrattisti.
Spilimbergo cerca la sua strada ascoltando l’insegnamento di Gola: “dipingere alla luce piena delle cose”, ma attento anche alle esortazioni di Persico che parla di candore morale, di chiarezza dell’anima, di sentimento religioso.
Nel 1929 espone per la prima volta alla Galleria Bardi e nel ’31 alla Galleria del Milione. Numerosi sono i premi conseguiti. Fra i primi: la Medaglia d’Oro alla Esposizione Internazionale di Parigi nel ’37 ed il Premio Fumagalli nel ’39. È membro della giunta esecutiva della IX Triennale di Milano e per molti anni fa parte del Consiglio direttivo della Permanente. Espone alle Biennali di Venezia negli anni 1940, ’48, ’52.
Sei anni dopo la sua morte avvenuta nel 1975 la Permanente di Milano gli dedica una grande mostra antologica presentata da Guido Perocco, Raffaele De Grada e Mario Ghilardi.
“I quadri di paesaggio di Spilimbergo hanno gli stessi pregi dei quadri di fiori, e ne hanno altri non più discutibili ma più segreti. Qui l'elaborazione ha del misterioso. Questa è realtà; però realtà filtrata. Il bianco o i bianchi di Spilimbergo fioccano meno larghi a falde più irregolari. Sul bianco in pittura si potrebbe scrivere a lungo; come a lungo Melville scrisse sul bianco in natura. In natura e in pittura il bianco è drammatico e ha del terribile. Denuncia il vuoto e lo riempie disperatamente di sé. Tira ad escludere gli altri colori, i veri colori; e li esalta. Si frappone fra le cose e l’occhio, e rende tutto più arduo e più apprezzabile. I paesaggi di Spilimbergo sono visti attraverso una trama di bianco. Il chiarismo di Spilimbergo è una seconda natura o è istinto? Spilimbergo sembra nato per le nevicate e per il primo rispuntar dei colori dal bianco della neve”. (Emilio Radius, 1969)
21
novembre 2009
Adriano di Spilimbergo – Buenos Aires 1908-Spilimbergo 1975
Dal 21 novembre 2009 al 17 gennaio 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA PONTE ROSSO
Milano, Via Brera, 2, (Milano)
Milano, Via Brera, 2, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato 10-12.30 15.30-19
domenica 15.30-19 lunedì chiuso
Nel mese di dicembre aperto anche domenica e festivi. Chiusura di fine anno dal 25.12.2009 al 4.1.2010
Vernissage
21 Novembre 2009, ore 18.00
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