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Quell’instabile oggetto del desiderio
L’immaginario del seno femminile nella fotografia d’autore
Comunicato stampa
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INCANTO E FRAGILITA’ DI UN EMBLEMA AL FEMMINILE
Questa bellissima mostra fotografica è un omaggio alla donna, ritratta e rappresentata attraverso il simbolo del fascino e dell’incanto dell’universo femminile: il seno.
Con poesia, in un caleidoscopio di sensazioni che toccano la parte più intima e segreta dell’anima, sono esaltate la maternità, la purezza, la seduzione, il piacere, il sogno proibito, l’immaginario ed insieme la fragilità, il dolore e i tormenti fisici e psicologici legati all’espressione della sua grazia, cantata da artisti e poeti in ogni forma ed in ogni tempo.
Ma lo sguardo alla fisicità e alla bellezza femminile è il corollario di un obiettivo più importante: sensibilizzare al valore del seno, da proteggere e curare prima che la sua integrità venga svilita dalla malattia, prima che una cicatrice fisica possa annidarsi nelle pieghe più intime dello spirito e ricordare un dolore.
Non è sufficiente essere donna, o stare dalla parte delle donne per portare avanti un ‘progetto’ in difesa della loro salute. Occorre comprenderne l’interiorità, fare delle fragilità del mondo femminile i punti di forza, sentirsi portavoce solidali di una filosofia e delle sue necessità e, in questo, la mostra si è fatta valida interprete. La scienza, dal canto suo, ha orientato i suoi sforzi ed il suo impegno verso un cammino di umanizzazione che ha significato l’ideazione di strumentazioni per la diagnosi precoce e tecniche chirurgiche sempre più conservative per la preservazione della femminilità ma soprattutto l’obiettivo di ridurre a un ipotetico zero il tasso di mortalità per tumore della mammella. E questo, confidando anche sulla partecipazione della popolazione femminile, portata ad una maggiore attenzione alla propria salute.
Approfitto di queste immagini che testimoniano il pieno fulgore della vita e della pienezza, per invitare le donne alla consapevolezza che l’attenzione al proprio corpo e la prevenzione sono oggi la risposta concreta, efficace e sicura in direzione della salute e di un senso di responsabilità verso se stesse e la difesa di una vita di buona qualità, dove la malattia possa essere uno spettro lontano.
Umberto Veronesi
Fondatore e Presidente Onorario
di EUROPA DONNA
UN SENO DA SALVARE
Quell’Instabile Oggetto del Desiderio è soprattutto e comunque una mostra di fotografie di Autore e come tale va considerata, sia per i nomi importanti (Arbus, Brandt, Mapplethorpe, Doisneau...) che per le tecniche rappresentate: fotografia astratta, surreale, concettuale, foto-teatro, performativa.... Solo per scelta tutte le foto sono in bianco e nero con l’eccezione di una sola foto a colori (Cindy Sherman) a sostegno che anche nel colore vi sarebbero state ottime rappresentazioni.
Nelle fotografie la tematica del seno è solo un contesto nel quale le foto ci dicono di più, nel quale vediamo o crediamo di vedere di più. La chiave di lettura rimane un fatto interamente individuale, anche quando ne vengano suggerite delle interpretazioni con l’aggiunta di rimandi culturali di vario genere (letteratura, psicologia, sociologia...).
Da una parte il seno è solamente un accessorio, non può essere identificativo di tutta la donna e non bisognerebbe dargli tanta importanza. L’antropologo Desmond Morris (La Scimmia Nuda ) afferma che il seno “ha successo solo perchè è un perfetto mezzo, tabù ma non troppo”. Natalie Angier ((Donna, una Geografia Intima) afferma che il seno ci dice molte cose, ma nessuna di queste è veramente importante altrimenti la sua forma non sarebbe così variabile.
Al tempo stesso al seno bisognerebbe dargli più importanza, almeno sotto alcuni aspetti.
La naturalezza del seno che riguarda non tanto la forma quanto la funzione, e quindi l’allattamento.
La salute intesa come non come malattia da temere quanto come valore da difendere.
Il rispetto della donna, quello scontato dovuto al suo corpo della donna, ma anche quello relativo alla sua rappresentazione. Sappiamo che spesso le immagini artistiche vengono costruite da un soggetto maschio per essere viste da uno spettatore maschio così che l’uomo diventa un soggetto osservatore mentre la donna un oggetto osservato. Consapevole di ciò, ho cercato di favorire la rappresentanza delle donne, ed infatti nella sezione Identità le donne fotografo rappresentano la maggioranza.
Probabilmente qualcuno resterà deluso dalla mancanza delle icone del cinema e della fashion ma bisognava rispettare la regola dell’immaginario secondo cui meno si vede più si immagina. Inoltre si è voluto minimizzare l’aspetto meramente glamour selezionando foto intelligenti con un tocco di leggerezza e talvolta di ironia. Sono le importanti fotografie a sostenere la tematica, e non viceversa. Per le foto il giudizio è soprattutto visivo. Obbligatorio soffermarsi per scoprire i particolari che tutte le grandi foto nascondono, ma anche i messaggi trasmessi attraverso gli sguardi (al maschile e al femminile), gli atteggiamenti (a volte più seducenti della nudità), le pose... nel contesto di tematiche sociali molto attuali:
- come l’uomo guarda la donna in relazione alla componente estetica;
- come la donna si sente guardata e quindi cerca di adeguarsi;
- come la donna guarda come l’uomo guarda le altre donne;
- come la pubblicità o-scena, ossia mette in scena il corpo femminile per sfruttare il desiderio.
Non possiamo permettere che la bellezza impersonale di una parte del corpo femminile mistifichi la personalità della donna fino ad annullarla in alcuni casi. Difendiamo la sua carica estetica ma anche la sua primitivo funzione, l’allattamento. Sosteniamo la sua salute con una cultura che controbatta l’immaginario negativo della malattia. In breve: salvate il seno!
Alfonso Pluchinotta
Curatore della Mostra “Quell’Instabile Oggetto del Desiderio”
SOGNANDO AD OCCHI APERTI NELL’INCANTEVOLE MONDO DEL SENO FEMMINILE
L’immagine di Jerry Schatzberg sul manifesto della mostra è una splendida scelta. La spirale aguzza di luce ricorda al nostro cervello/mente la grande luce interna, archetipo della fonte di tutte le cose, confusa con la dolce morbidezza del seno, cos’altro possiamo desiderare?
Percezione ed immaginazione sono intimamente legate in questa affascinante mostra di Alfonso Pluchinotta, un tributo al seno femminile e al tempo stesso uno sguardo giocoso. Rappresenta non solo la bellezza sfaccettata del seno, ma propone una profonda riflessione sull’immaginario del seno, che non rifugge da humor, ironia e paura, poiché è da tempo immemorabile che il seno femminile è oggetto di ammirazione, desiderio e persino ossessione. Adesso anche la paura è diventata un aspetto importante per le donne. Le statistiche oggigiorno ci dicono che nel mondo occidentale una donna su nove verrà colpita da tumore al seno. Immagini di bellezza contrapposte alla paura della morte. La dolce e bella pienezza di Madre Natura a cui si contrappone la diminuzione se non la demolizione.
A prescindere dalla malattia, rimodellare i seni nella forma voluta dalla cultura e dalla moda di oggi è diventata una pratica quasi normale nella società contemporanea. Per una ragazza ricevere un seno nuovo da parte dei genitori come regalo per il suo diciottesimo compleanno sembra essere l’ultima novità per avviare al senso di insicurezza una personalità in via di sviluppo. Le pubblicità per la chirurgia plastica compaiono sulle prime pagine dei giornali. Nell’industria dello spettacolo tutti sanno che “niente tette, niente guadagni”.
Ricordo poco del mio primo incontro col seno femminile, succhiando al petto di mia madre, ma amo tenere nelle mie mani i seni della mia donna. La percezione è una questione molto intima e privata. É direttamente connessa alla nostra immaginazione, la funzione psicologica centrale che ci dà il potenziale di essere liberi, di viaggiare dove vogliamo, liberi come un uccello e creativi oltre ogni limite. Ma, allo stesso tempo, tocca le particelle elementari della nostra psiche, la nostra struttura interna e ciò che fondamentalmente siamo. Le immagini che possediamo di noi stessi e della realtà che ci circonda, in massima parte percezione inconscia, determinano le nostre emozioni, i nostri pensieri e i nostri comportamenti. Nell’apprezzare un’immagine siamo inconsapevolmente condotti nelle pieghe più profonde del nostro cervello, laddove cervello e mente si incontrano. I trilioni di connessioni di mente/cervello contengono tutte le nostre esperienze come anche quelle dei nostri antenati.
Più a lungo e con maggior attenzione ci si sofferma su un’immagine, più saranno gli strati profondi di mente/cervello a rivelarsi. Carl Jung e Roberto Assagioli, pionieri nel campo della mental imagery, spiegano: focalizzare l’attenzione su un’immagine la renderà ‘gravida’, nel senso che farà nascere contenuti più profondi, frutti nascosti nella psiche. Focalizzare l’attenzione ci porterà più vicino alle origini della psiche, in un certo senso alle origini dell’esistenza, proprio quello a cui aspira la meditazione. Attraverso il seno, Madre Natura ti sta chiamando. Ciò che suscita in te dipende da come interagiscono la tua immaginazione, la tua storia e la tua cultura.
L’allattamento al seno è diventato una questione controversa nella società occidentale. L’ossessione per l’estetica, gli aspetti economici, il fatto che esso possa non essere visto di buon occhio nei luoghi di lavoro o semplicemente perché impossibile con il bambino al nido o altrove, sono alcune delle ragioni fondamentali. Compagnie potenti e astute poi hanno sostenuto “argomentazioni scientifiche” per convincere i consumatori che il latte artificiale fosse più sano. Invece abbiamo bisogno del seno, dal punto di vista fisico e da quello emotivo. Certo, possiamo farne a meno, ma a quale prezzo?
Jan Taal
Scuola di Immaginazione e Psicosintesi di Amsterdam
LA FOTOGRAFIA DELLE DONNE SULLE DONNE
Qual è – se esiste – l’apporto delle donne alla rappresentazione artistica del seno? Nel loro insieme, le fotografie delle numerose artiste selezionate appaiono “bizzarre”: Foto che non sono, volutamente, opere di fotogiornalismo o di fotografia artistica, ma si spostano nella direzione del surrealismo e del fantastico. Nel tentativo di defamiliarizzare il seno prendono le distanze dal comune punto di vista maschile, che in genere guarda al seno come oggetto di desiderio erotico. Le fotografie di queste donne non intendono suscitare desiderio. Al contrario, sono scostanti, talvolta ironiche, anche grottesche. Singolarmente e collettivamente queste donne sembrano voler affermare: “i nostri seni non sono quello che pensate, al contrario, sono misteriosi, irriconoscibili”.
Lo sforzo di decostruire il seno femminile dal ruolo di icona del piacere maschile appare centrale in numerose delle foto esposte. Si parte dalla ossessione americana per le donne dai seni prorompenti nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale quando gli uomini avevano bisogno di essere rassicurati che l’incubo della guerra fosse passato e che i grandi seni che avevano sognato ora potessero essere lì per loro. Una generazione dopo, durante gli anni ‘80, la fotografa americana Cindy Sherman mette in scena situazioni che avevano l’intento di decostruire le comuni modalità usate per rappresentare il mondo femminile. Fotografando se stessa in ruoli femminili stereotipati, parodiava il glamour dei corpi dai volti assenti che erano ancora il prodotto principale della cinematografia di Hollywood. Evidenzia l’uso cinematografico tradizionale dei seni aggiungendo corpetti posticci – oggetti di cera o di gomma palesemente irreali che producevano effetti grotteschi. In modo analogo, la fotografa inglese Jo Spence, presente con due fotografie in questa raccolta, utilizza il proprio corpo oppure dei seni finti per porre l’accento sulla commercializzazione del corpo femminile. In Colonization la Spence appare con i suoi grandi seni nudi sulla porta di un’abitazione operaia. Indossa una collana infilata e una gonna a pareo e tiene in mano una scopa, richiamando alla memoria le fotografie degli indigeni africani in posa per i colonizzatori bianchi. Anche una delle fotografie più vecchie in questa raccolta, Milk bottles di Helen Levitt del 1939 suggerisce il collegamento tra il latte in bottiglia e il naturale fenomeno dell’allattamento. Ma qui il confronto è radicato nella giustapposizione di due giovani donne: la prima che porta due bottiglie di latte davanti al proprio petto piatto, la seconda incinta con un enorme pancione. La scena di strada è stata catturata in modo spontaneamente casuale, come effettivamente essa stessa era. Lo stile fotogiornalistico di Helen Levitt contrasta con la maggior parte delle fotografie più recenti, chiaramente inscenate, a volte, come nel caso di Cindy Sherman, di Charlotte Moorman e di Jo Spence, mediante l’uso del proprio stesso corpo.
Sara Saudkova (Duel) ingaggia un braccio di ferro col marito Jan Saudek; piega il braccio di lui sul tavolo e con l’altra mano alza trionfante un bicchiere di vino. Lo sguardo di compiacimento sul suo volto grassoccio e il suo grosso seno in parte scoperto contribuiscono al senso di potere femminile. Questa fotografia mi ricorda alcuni dipinti olandesi del XVII secolo che ritraggono donne con seni imponenti – sia donne di casa sia prostitute – che affermano la propria autorità sugli spettatori maschili. Quasi tutte le fotografie di queste donne presentano sfumature comiche o autoironiche, ma ce n’è una che spicca per la sua dimensione tragica. Nei lavori successivi alla sua mastectomia, la fotografa Matuschka ha usato il proprio corpo per esprimere l’angoscia derivante dalla perdita di un seno. Diversamente dal famoso autoritratto apparso sulla copertina del “The New York Times Magazine” del 15 Agosto 1993, nella fotografia presente in questa raccolta (Beauty out of Damage) il seno asportato è coperto da una mano spettrale che evoca la presenza vicina della morte.
Non sorprende che il contributo delle donne alla fotografia del seno porti il marchio del loro essere femmine. In quanto portatrici di seno, sfidano le convenzioni maschili e le aspettative della società. Aggiungono all’immaginario del seno una consapevolezza del tutto femminile ed immagini dall’inconscio che sconvolgono anche loro stesse.
Marilyn Yalom
Senior Professor, Institute for Women and Gender, University of Stanford
La mostra propone 150 scatti d’autore in un percorso così suddiviso:
Parte I – OGGETTO
Il seno come è di fatto, ossia considerato come organo anatomico, particolare per la forma molto variabile in relazione non solo alla costituzione e alla razza ma anche alle diverse età della vita, e funzionale dal punto di vista nutritizio.
sez. 1 – RITRATTO. Il seno appartiene ad un corpo e come tale ha una sua biografia che ha punti di interesse a tutte le età, da quella fiorente della giovinezza a quella decadente della vecchiaia.
sez. 2 – FORMA. Sulla forma del seno, apparentemente semplice, vi sarebbe poco da dire, eppure essa è talmente varia e individuale da avere influenza nelle relazioni sociali e persino sul destino di qualche donna.
sez. 3 – LATTE. Sull’importanza dell’allattamento dal punto di vista nutritivo e relazionale vi sono molte basi scientifiche. Meno solide le basi psicologiche, oggetto di varie ipotesi che qualche influenza hanno avuto anche sulla medicina psichiatrica.
Parte II - SOGGETTO
Poichè spesso le cose non si considerano per quel che sono ma per quello che appaiono (“molte cose sono giudicate dai loro abiti”, afferma Bathasar Gracián), oltre che per quello che significano per ognuno, la percezione soggettiva può modificare l’aspetto oggettivo.
sez. 4 – SEDUZIONE. Dove c'è tabù, c'è desiderio, la moda gioca la sua seduzione sulla fondamentale ambivalenza degli indumenti, incaricati di indicare una nudità nel momento stesso in cui la nascondono.
sez. 5 – IMMAGINARIO.
L'immaginario appartiene alla sfera individuale. Scaturisce dalla mente di ognuno in libertà e, attraverso la facoltà immaginativa, interpreta e rappresenta la realtà, sia quella che si vive direttamente sia quella di cui piacerebbe essere protagonisti.
Parte III – CONTESTO
Pochi (o nessuno?) sono immuni da condizionamenti sociali (moda, economia, morale, ...) e suggestioni, alcune ataviche non ancora chiarite, altre mediatiche non sempre consapevoli. Di fatto gran parte della nostra vita quotidiana è prestabilita, un pò per le nostre abitudini e un pò per quello che la società ci propone o più spesso, di fatto, ci impone.
sez. 6 – SOCIETA’. Il seno diventa un simbolo di conquista. Di conseguenza alcune donne accondiscendono a questa illusoria immagine di se stesse, sforzandovi di aderirvi non solo con l’apparenza ma anche con la mentalità.
sez. 7 – IDENTITA’. Il seno è altrettanto individuale che un viso ed altrettanto unico che una persona. Le considerazioni estetiche dovrebbero essere indipendenti dall’immagine di se stessa intera che ogni donna vorrebbe avere, tuttavia i significati sono inevitabilmente collegati ai valori sociali e alle norme culturali.
sez. 8 – SALUTE. Oggi la parola seno suscita un immaginario più estetico che materno, più rivolto alla chirurgia plastica che ai valori della naturalezza. Eppure il seno dovrebbe essere, oltre che bello, anche e soprattutto sano. I messaggi sulla salute del seno vengono solitamente accolti con scarso interesse. Le conoscenze scientifiche e le pianificazioni sociali sulla salute del seno si scontrano talora con fattori individuali imprevedibili che testimoniano come il seno sia per la donna un organo carico di conflitti irrisolti.
Questa bellissima mostra fotografica è un omaggio alla donna, ritratta e rappresentata attraverso il simbolo del fascino e dell’incanto dell’universo femminile: il seno.
Con poesia, in un caleidoscopio di sensazioni che toccano la parte più intima e segreta dell’anima, sono esaltate la maternità, la purezza, la seduzione, il piacere, il sogno proibito, l’immaginario ed insieme la fragilità, il dolore e i tormenti fisici e psicologici legati all’espressione della sua grazia, cantata da artisti e poeti in ogni forma ed in ogni tempo.
Ma lo sguardo alla fisicità e alla bellezza femminile è il corollario di un obiettivo più importante: sensibilizzare al valore del seno, da proteggere e curare prima che la sua integrità venga svilita dalla malattia, prima che una cicatrice fisica possa annidarsi nelle pieghe più intime dello spirito e ricordare un dolore.
Non è sufficiente essere donna, o stare dalla parte delle donne per portare avanti un ‘progetto’ in difesa della loro salute. Occorre comprenderne l’interiorità, fare delle fragilità del mondo femminile i punti di forza, sentirsi portavoce solidali di una filosofia e delle sue necessità e, in questo, la mostra si è fatta valida interprete. La scienza, dal canto suo, ha orientato i suoi sforzi ed il suo impegno verso un cammino di umanizzazione che ha significato l’ideazione di strumentazioni per la diagnosi precoce e tecniche chirurgiche sempre più conservative per la preservazione della femminilità ma soprattutto l’obiettivo di ridurre a un ipotetico zero il tasso di mortalità per tumore della mammella. E questo, confidando anche sulla partecipazione della popolazione femminile, portata ad una maggiore attenzione alla propria salute.
Approfitto di queste immagini che testimoniano il pieno fulgore della vita e della pienezza, per invitare le donne alla consapevolezza che l’attenzione al proprio corpo e la prevenzione sono oggi la risposta concreta, efficace e sicura in direzione della salute e di un senso di responsabilità verso se stesse e la difesa di una vita di buona qualità, dove la malattia possa essere uno spettro lontano.
Umberto Veronesi
Fondatore e Presidente Onorario
di EUROPA DONNA
UN SENO DA SALVARE
Quell’Instabile Oggetto del Desiderio è soprattutto e comunque una mostra di fotografie di Autore e come tale va considerata, sia per i nomi importanti (Arbus, Brandt, Mapplethorpe, Doisneau...) che per le tecniche rappresentate: fotografia astratta, surreale, concettuale, foto-teatro, performativa.... Solo per scelta tutte le foto sono in bianco e nero con l’eccezione di una sola foto a colori (Cindy Sherman) a sostegno che anche nel colore vi sarebbero state ottime rappresentazioni.
Nelle fotografie la tematica del seno è solo un contesto nel quale le foto ci dicono di più, nel quale vediamo o crediamo di vedere di più. La chiave di lettura rimane un fatto interamente individuale, anche quando ne vengano suggerite delle interpretazioni con l’aggiunta di rimandi culturali di vario genere (letteratura, psicologia, sociologia...).
Da una parte il seno è solamente un accessorio, non può essere identificativo di tutta la donna e non bisognerebbe dargli tanta importanza. L’antropologo Desmond Morris (La Scimmia Nuda ) afferma che il seno “ha successo solo perchè è un perfetto mezzo, tabù ma non troppo”. Natalie Angier ((Donna, una Geografia Intima) afferma che il seno ci dice molte cose, ma nessuna di queste è veramente importante altrimenti la sua forma non sarebbe così variabile.
Al tempo stesso al seno bisognerebbe dargli più importanza, almeno sotto alcuni aspetti.
La naturalezza del seno che riguarda non tanto la forma quanto la funzione, e quindi l’allattamento.
La salute intesa come non come malattia da temere quanto come valore da difendere.
Il rispetto della donna, quello scontato dovuto al suo corpo della donna, ma anche quello relativo alla sua rappresentazione. Sappiamo che spesso le immagini artistiche vengono costruite da un soggetto maschio per essere viste da uno spettatore maschio così che l’uomo diventa un soggetto osservatore mentre la donna un oggetto osservato. Consapevole di ciò, ho cercato di favorire la rappresentanza delle donne, ed infatti nella sezione Identità le donne fotografo rappresentano la maggioranza.
Probabilmente qualcuno resterà deluso dalla mancanza delle icone del cinema e della fashion ma bisognava rispettare la regola dell’immaginario secondo cui meno si vede più si immagina. Inoltre si è voluto minimizzare l’aspetto meramente glamour selezionando foto intelligenti con un tocco di leggerezza e talvolta di ironia. Sono le importanti fotografie a sostenere la tematica, e non viceversa. Per le foto il giudizio è soprattutto visivo. Obbligatorio soffermarsi per scoprire i particolari che tutte le grandi foto nascondono, ma anche i messaggi trasmessi attraverso gli sguardi (al maschile e al femminile), gli atteggiamenti (a volte più seducenti della nudità), le pose... nel contesto di tematiche sociali molto attuali:
- come l’uomo guarda la donna in relazione alla componente estetica;
- come la donna si sente guardata e quindi cerca di adeguarsi;
- come la donna guarda come l’uomo guarda le altre donne;
- come la pubblicità o-scena, ossia mette in scena il corpo femminile per sfruttare il desiderio.
Non possiamo permettere che la bellezza impersonale di una parte del corpo femminile mistifichi la personalità della donna fino ad annullarla in alcuni casi. Difendiamo la sua carica estetica ma anche la sua primitivo funzione, l’allattamento. Sosteniamo la sua salute con una cultura che controbatta l’immaginario negativo della malattia. In breve: salvate il seno!
Alfonso Pluchinotta
Curatore della Mostra “Quell’Instabile Oggetto del Desiderio”
SOGNANDO AD OCCHI APERTI NELL’INCANTEVOLE MONDO DEL SENO FEMMINILE
L’immagine di Jerry Schatzberg sul manifesto della mostra è una splendida scelta. La spirale aguzza di luce ricorda al nostro cervello/mente la grande luce interna, archetipo della fonte di tutte le cose, confusa con la dolce morbidezza del seno, cos’altro possiamo desiderare?
Percezione ed immaginazione sono intimamente legate in questa affascinante mostra di Alfonso Pluchinotta, un tributo al seno femminile e al tempo stesso uno sguardo giocoso. Rappresenta non solo la bellezza sfaccettata del seno, ma propone una profonda riflessione sull’immaginario del seno, che non rifugge da humor, ironia e paura, poiché è da tempo immemorabile che il seno femminile è oggetto di ammirazione, desiderio e persino ossessione. Adesso anche la paura è diventata un aspetto importante per le donne. Le statistiche oggigiorno ci dicono che nel mondo occidentale una donna su nove verrà colpita da tumore al seno. Immagini di bellezza contrapposte alla paura della morte. La dolce e bella pienezza di Madre Natura a cui si contrappone la diminuzione se non la demolizione.
A prescindere dalla malattia, rimodellare i seni nella forma voluta dalla cultura e dalla moda di oggi è diventata una pratica quasi normale nella società contemporanea. Per una ragazza ricevere un seno nuovo da parte dei genitori come regalo per il suo diciottesimo compleanno sembra essere l’ultima novità per avviare al senso di insicurezza una personalità in via di sviluppo. Le pubblicità per la chirurgia plastica compaiono sulle prime pagine dei giornali. Nell’industria dello spettacolo tutti sanno che “niente tette, niente guadagni”.
Ricordo poco del mio primo incontro col seno femminile, succhiando al petto di mia madre, ma amo tenere nelle mie mani i seni della mia donna. La percezione è una questione molto intima e privata. É direttamente connessa alla nostra immaginazione, la funzione psicologica centrale che ci dà il potenziale di essere liberi, di viaggiare dove vogliamo, liberi come un uccello e creativi oltre ogni limite. Ma, allo stesso tempo, tocca le particelle elementari della nostra psiche, la nostra struttura interna e ciò che fondamentalmente siamo. Le immagini che possediamo di noi stessi e della realtà che ci circonda, in massima parte percezione inconscia, determinano le nostre emozioni, i nostri pensieri e i nostri comportamenti. Nell’apprezzare un’immagine siamo inconsapevolmente condotti nelle pieghe più profonde del nostro cervello, laddove cervello e mente si incontrano. I trilioni di connessioni di mente/cervello contengono tutte le nostre esperienze come anche quelle dei nostri antenati.
Più a lungo e con maggior attenzione ci si sofferma su un’immagine, più saranno gli strati profondi di mente/cervello a rivelarsi. Carl Jung e Roberto Assagioli, pionieri nel campo della mental imagery, spiegano: focalizzare l’attenzione su un’immagine la renderà ‘gravida’, nel senso che farà nascere contenuti più profondi, frutti nascosti nella psiche. Focalizzare l’attenzione ci porterà più vicino alle origini della psiche, in un certo senso alle origini dell’esistenza, proprio quello a cui aspira la meditazione. Attraverso il seno, Madre Natura ti sta chiamando. Ciò che suscita in te dipende da come interagiscono la tua immaginazione, la tua storia e la tua cultura.
L’allattamento al seno è diventato una questione controversa nella società occidentale. L’ossessione per l’estetica, gli aspetti economici, il fatto che esso possa non essere visto di buon occhio nei luoghi di lavoro o semplicemente perché impossibile con il bambino al nido o altrove, sono alcune delle ragioni fondamentali. Compagnie potenti e astute poi hanno sostenuto “argomentazioni scientifiche” per convincere i consumatori che il latte artificiale fosse più sano. Invece abbiamo bisogno del seno, dal punto di vista fisico e da quello emotivo. Certo, possiamo farne a meno, ma a quale prezzo?
Jan Taal
Scuola di Immaginazione e Psicosintesi di Amsterdam
LA FOTOGRAFIA DELLE DONNE SULLE DONNE
Qual è – se esiste – l’apporto delle donne alla rappresentazione artistica del seno? Nel loro insieme, le fotografie delle numerose artiste selezionate appaiono “bizzarre”: Foto che non sono, volutamente, opere di fotogiornalismo o di fotografia artistica, ma si spostano nella direzione del surrealismo e del fantastico. Nel tentativo di defamiliarizzare il seno prendono le distanze dal comune punto di vista maschile, che in genere guarda al seno come oggetto di desiderio erotico. Le fotografie di queste donne non intendono suscitare desiderio. Al contrario, sono scostanti, talvolta ironiche, anche grottesche. Singolarmente e collettivamente queste donne sembrano voler affermare: “i nostri seni non sono quello che pensate, al contrario, sono misteriosi, irriconoscibili”.
Lo sforzo di decostruire il seno femminile dal ruolo di icona del piacere maschile appare centrale in numerose delle foto esposte. Si parte dalla ossessione americana per le donne dai seni prorompenti nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale quando gli uomini avevano bisogno di essere rassicurati che l’incubo della guerra fosse passato e che i grandi seni che avevano sognato ora potessero essere lì per loro. Una generazione dopo, durante gli anni ‘80, la fotografa americana Cindy Sherman mette in scena situazioni che avevano l’intento di decostruire le comuni modalità usate per rappresentare il mondo femminile. Fotografando se stessa in ruoli femminili stereotipati, parodiava il glamour dei corpi dai volti assenti che erano ancora il prodotto principale della cinematografia di Hollywood. Evidenzia l’uso cinematografico tradizionale dei seni aggiungendo corpetti posticci – oggetti di cera o di gomma palesemente irreali che producevano effetti grotteschi. In modo analogo, la fotografa inglese Jo Spence, presente con due fotografie in questa raccolta, utilizza il proprio corpo oppure dei seni finti per porre l’accento sulla commercializzazione del corpo femminile. In Colonization la Spence appare con i suoi grandi seni nudi sulla porta di un’abitazione operaia. Indossa una collana infilata e una gonna a pareo e tiene in mano una scopa, richiamando alla memoria le fotografie degli indigeni africani in posa per i colonizzatori bianchi. Anche una delle fotografie più vecchie in questa raccolta, Milk bottles di Helen Levitt del 1939 suggerisce il collegamento tra il latte in bottiglia e il naturale fenomeno dell’allattamento. Ma qui il confronto è radicato nella giustapposizione di due giovani donne: la prima che porta due bottiglie di latte davanti al proprio petto piatto, la seconda incinta con un enorme pancione. La scena di strada è stata catturata in modo spontaneamente casuale, come effettivamente essa stessa era. Lo stile fotogiornalistico di Helen Levitt contrasta con la maggior parte delle fotografie più recenti, chiaramente inscenate, a volte, come nel caso di Cindy Sherman, di Charlotte Moorman e di Jo Spence, mediante l’uso del proprio stesso corpo.
Sara Saudkova (Duel) ingaggia un braccio di ferro col marito Jan Saudek; piega il braccio di lui sul tavolo e con l’altra mano alza trionfante un bicchiere di vino. Lo sguardo di compiacimento sul suo volto grassoccio e il suo grosso seno in parte scoperto contribuiscono al senso di potere femminile. Questa fotografia mi ricorda alcuni dipinti olandesi del XVII secolo che ritraggono donne con seni imponenti – sia donne di casa sia prostitute – che affermano la propria autorità sugli spettatori maschili. Quasi tutte le fotografie di queste donne presentano sfumature comiche o autoironiche, ma ce n’è una che spicca per la sua dimensione tragica. Nei lavori successivi alla sua mastectomia, la fotografa Matuschka ha usato il proprio corpo per esprimere l’angoscia derivante dalla perdita di un seno. Diversamente dal famoso autoritratto apparso sulla copertina del “The New York Times Magazine” del 15 Agosto 1993, nella fotografia presente in questa raccolta (Beauty out of Damage) il seno asportato è coperto da una mano spettrale che evoca la presenza vicina della morte.
Non sorprende che il contributo delle donne alla fotografia del seno porti il marchio del loro essere femmine. In quanto portatrici di seno, sfidano le convenzioni maschili e le aspettative della società. Aggiungono all’immaginario del seno una consapevolezza del tutto femminile ed immagini dall’inconscio che sconvolgono anche loro stesse.
Marilyn Yalom
Senior Professor, Institute for Women and Gender, University of Stanford
La mostra propone 150 scatti d’autore in un percorso così suddiviso:
Parte I – OGGETTO
Il seno come è di fatto, ossia considerato come organo anatomico, particolare per la forma molto variabile in relazione non solo alla costituzione e alla razza ma anche alle diverse età della vita, e funzionale dal punto di vista nutritizio.
sez. 1 – RITRATTO. Il seno appartiene ad un corpo e come tale ha una sua biografia che ha punti di interesse a tutte le età, da quella fiorente della giovinezza a quella decadente della vecchiaia.
sez. 2 – FORMA. Sulla forma del seno, apparentemente semplice, vi sarebbe poco da dire, eppure essa è talmente varia e individuale da avere influenza nelle relazioni sociali e persino sul destino di qualche donna.
sez. 3 – LATTE. Sull’importanza dell’allattamento dal punto di vista nutritivo e relazionale vi sono molte basi scientifiche. Meno solide le basi psicologiche, oggetto di varie ipotesi che qualche influenza hanno avuto anche sulla medicina psichiatrica.
Parte II - SOGGETTO
Poichè spesso le cose non si considerano per quel che sono ma per quello che appaiono (“molte cose sono giudicate dai loro abiti”, afferma Bathasar Gracián), oltre che per quello che significano per ognuno, la percezione soggettiva può modificare l’aspetto oggettivo.
sez. 4 – SEDUZIONE. Dove c'è tabù, c'è desiderio, la moda gioca la sua seduzione sulla fondamentale ambivalenza degli indumenti, incaricati di indicare una nudità nel momento stesso in cui la nascondono.
sez. 5 – IMMAGINARIO.
L'immaginario appartiene alla sfera individuale. Scaturisce dalla mente di ognuno in libertà e, attraverso la facoltà immaginativa, interpreta e rappresenta la realtà, sia quella che si vive direttamente sia quella di cui piacerebbe essere protagonisti.
Parte III – CONTESTO
Pochi (o nessuno?) sono immuni da condizionamenti sociali (moda, economia, morale, ...) e suggestioni, alcune ataviche non ancora chiarite, altre mediatiche non sempre consapevoli. Di fatto gran parte della nostra vita quotidiana è prestabilita, un pò per le nostre abitudini e un pò per quello che la società ci propone o più spesso, di fatto, ci impone.
sez. 6 – SOCIETA’. Il seno diventa un simbolo di conquista. Di conseguenza alcune donne accondiscendono a questa illusoria immagine di se stesse, sforzandovi di aderirvi non solo con l’apparenza ma anche con la mentalità.
sez. 7 – IDENTITA’. Il seno è altrettanto individuale che un viso ed altrettanto unico che una persona. Le considerazioni estetiche dovrebbero essere indipendenti dall’immagine di se stessa intera che ogni donna vorrebbe avere, tuttavia i significati sono inevitabilmente collegati ai valori sociali e alle norme culturali.
sez. 8 – SALUTE. Oggi la parola seno suscita un immaginario più estetico che materno, più rivolto alla chirurgia plastica che ai valori della naturalezza. Eppure il seno dovrebbe essere, oltre che bello, anche e soprattutto sano. I messaggi sulla salute del seno vengono solitamente accolti con scarso interesse. Le conoscenze scientifiche e le pianificazioni sociali sulla salute del seno si scontrano talora con fattori individuali imprevedibili che testimoniano come il seno sia per la donna un organo carico di conflitti irrisolti.
18
novembre 2009
Quell’instabile oggetto del desiderio
Dal 18 novembre 2009 al 10 gennaio 2010
fotografia
Location
MNAF – MUSEO NAZIONALE ALINARI DELLA FOTOGRAFIA
Firenze, Piazza Di Santa Maria Novella, 14ar, (Firenze)
Firenze, Piazza Di Santa Maria Novella, 14ar, (Firenze)
Biglietti
Intero € 9,00; Ridotto € 7,50; Convenzioni € 6,00; Scuole € 4,00; Gratis bambini fino a 5 anni
Orario di apertura
ore 10,00 – 19,00, chiuso mercoledì.
Autore
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