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Ester Mahlangu – La regina d’Africa
Quasi 100 lavori tra tele, ricami con perline, terrecotte dipinte ed altro ancora, saranno visibili nei seicento metri quadri di esposizione e rappresenteranno la più grande mostra mai dedicata in Italia all’artista. All’interno dello spazio espositivo verrà ricostruita una tipica abitazione Ndebele.
Comunicato stampa
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Apre a Marcon, alle porte di Venezia, nella sede espositiva di Artetivù, la mostra “Ester Mahlangu, La regina d’Africa”, dedicata ad una delle figure più importanti ed emblematiche del panorama artistico mondiale. La sua consacrazione come grande artista di livello internazionale avviene nel 1989 con la mostra ‘Magiciens de la terre’ del Museo Pompidou di Parigi. Da quel momento non si contano le sue mostre nei più importanti musei del mondo e nelle Biennali (Musée des Beaux Arts, Parigi; National Museum, Washington DC; Tobu Museum, Tokyo; Pinacoteca Agnelli, Torino; Documenta 9, Kassel; Biennale di Lione, Lione; Biennale di Malindi, etc.). Le sue opere sono presenti nelle più importanti collezioni private, tra cui quella dello svizzero Jean Pigozzi. Ha dipinto la BMW per la grande collezione della casa automobilistica tedesca e la nuova 500 Fiat per gli Agnelli a Torino.
L’artista sarà presente all’inaugurazione e realizzerà una performance pittorica. Quasi 100 lavori tra tele, ricami con perline, terrecotte dipinte ed altro ancora, saranno visibili nei seicento metri quadri di esposizione e rappresenteranno la più grande mostra mai dedicata in Italia all’artista. All’interno dello spazio espositivo verrà ricostruita una tipica abitazione Ndebele.
Con l’occasione, Artetivù presenterà anche una selezione di lavori di artisti africani contemporanei di fama internazionale e la sezione del film di Sarenco ‘Artfrica’ dedicata a Esther Mahlangu.
Il giorno 20 dicembre 2009, a partire dalle ore 10, Artetivù presenterà uno speciale televisivo interamente dedicato all’artista, trasmesso su TLC-TeleCampione e Sky 833 e condotto da Willy Montini.
Esther Mahlangu è una pittrice, nata nel 1935 a Middelburg, Mphumalanga, in Sud Africa e appartiene alla tribù Ndebele. Con tale termine ci si riferisce a diversi gruppi etnici diffusi nello Zimbabwe occidentale e nella provincia del Transvaal in Sud Africa.
Pur essendo un’artista di fama internazionale Esther Mahlangu vive ancora nel villaggio, a stretto contatto con la propria cultura. Donna di poche parole, la Mahlangu ha dedicato interamente la vita alla propria arte.
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L'arte e la tradizione
Esther Mahlangu inizia a dipingere a soli dieci anni, seguendo gli insegnamenti della madre e della nonna, e da allora non ha più smesso perché, come lei stessa confida, la sua arte la fa sentire “molto felice”. L’artista segue, così, una tradizione locale che prevede che questo particolare tipo di tecnica pittorica sia tramandata in famiglia, comunicata, appresa e trasmessa solo dalle donne. Tali dipinti sono strettamente connessi con l’antica tradizione di decorare le case in occasione del rito di passaggio dei figli maschi. Tra i diciotto e i venti anni, infatti, i giovani della tribù si recavano alla “scuola della circoncisione” e subivano un rituale particolare che sanciva il loro passaggio all’età adulta. Per festeggiare quest’avvenimento le donne ridipingevano completamente sia l’interno sia l’esterno delle loro case con una preparazione a base di sterco di vacca e gesso utilizzando un repertorio molto vasto di figure tradizionali. Tali disegni erano caratterizzati dalla presenza di forme geometriche ripetute, limitate da un sottile bordo nero in deciso contrasto con lo sfondo bianco, tracciato in modo molto netto. I colori utilizzati sono piatti e risaltano in modo molto vivo grazie al bordo e allo sfondo utilizzati. L’astrazione geometrica che si palesa da questi dipinti è sottolineata dal continuo ripetersi di tali semplici figure che rendono però l’intera opera piuttosto complessa. In sostanza simmetrie di linee, figure e colori sono assolutamente predominanti.
L’opera
Nonostante continui ad utilizzare lo stesso “vocabolario artistico” strettamente legato alla tradizione della sua etnia, Esther Mahlangu ha notevolmente modificato il supporto e le tecniche con cui lavora. L’artista, infatti, oltre ad usare pigmenti e colori industriali, ha decorato con le sue linee e le sue figure geometriche tele, sculture, ceramiche, automobili e addirittura aerei. La Mahlangu ha, infatti, realizzato nel 1991 la prima “African Art Car”, decorando con i tipici motivi della tribù Ndebele una BMW 525i. Tali disegni sono stati riportati nel 1997 anche sulle code degli aerei dalla British Airways e più di recente la stessa particolare tecnica pittorica è stata riprodotta dall’artista anche sulla nuova Fiat 500 in occasione della mostra “Why Africa?” (2007, Torino). Negli anni, Ester Mahlangu ha collaborato con artisti quali Andy Warhol, David Hockney e Frank Stella fra gli altri.
La poetica
Presente anche nel lavoro, nell’arte di Esther Mahlangu la tensione tra locale e globale, tra l’ancoraggio e il distacco. L’artista, infatti, si muove, costruisce la propria opera a partire da una tradizione locale molto forte, cui attinge a piene mani e che, come lei stessa ammette, vuole rappresentare nel mondo e preservare in patria. Ed è per questo che nella sua tribù la Mahlangu dirige una scuola nella quale insegna a giovani ragazze non solo a dipingere ma anche a riportare i tipici disegni della sua tecnica pittorica su particolari composizioni di perline. Tuttavia non bisogna pensare alla tradizione come a un’entità statica, immutabile, continuamente rivolta al passato. Come il lavoro della stessa Mahlangu suggerisce, “tradizione” è un ambito mobile, pronto a inglobare stimoli di natura diversa e orientato al futuro. Infatti, nonostante adesso il Sud Africa sia uno degli Stati Africani che maggiormente agevolano e promuovono il lavoro dei loro artisti tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale con manifestazioni del calibro della biennale di Johannesburg, il lavoro di Esther Mahlangu si mostra di per sè molto coraggioso perché è nato e si è sviluppato in un contesto dalle ben conosciute difficoltà politiche e sociali. In una tale situazione rimane quindi ancora più problematico proporre con orgoglio un’arte tanto legata alla rivendicazione etnica come quella che si palesa nelle opere della Mahlangu.
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L’artista sarà presente all’inaugurazione e realizzerà una performance pittorica. Quasi 100 lavori tra tele, ricami con perline, terrecotte dipinte ed altro ancora, saranno visibili nei seicento metri quadri di esposizione e rappresenteranno la più grande mostra mai dedicata in Italia all’artista. All’interno dello spazio espositivo verrà ricostruita una tipica abitazione Ndebele.
Con l’occasione, Artetivù presenterà anche una selezione di lavori di artisti africani contemporanei di fama internazionale e la sezione del film di Sarenco ‘Artfrica’ dedicata a Esther Mahlangu.
Il giorno 20 dicembre 2009, a partire dalle ore 10, Artetivù presenterà uno speciale televisivo interamente dedicato all’artista, trasmesso su TLC-TeleCampione e Sky 833 e condotto da Willy Montini.
Esther Mahlangu è una pittrice, nata nel 1935 a Middelburg, Mphumalanga, in Sud Africa e appartiene alla tribù Ndebele. Con tale termine ci si riferisce a diversi gruppi etnici diffusi nello Zimbabwe occidentale e nella provincia del Transvaal in Sud Africa.
Pur essendo un’artista di fama internazionale Esther Mahlangu vive ancora nel villaggio, a stretto contatto con la propria cultura. Donna di poche parole, la Mahlangu ha dedicato interamente la vita alla propria arte.
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L'arte e la tradizione
Esther Mahlangu inizia a dipingere a soli dieci anni, seguendo gli insegnamenti della madre e della nonna, e da allora non ha più smesso perché, come lei stessa confida, la sua arte la fa sentire “molto felice”. L’artista segue, così, una tradizione locale che prevede che questo particolare tipo di tecnica pittorica sia tramandata in famiglia, comunicata, appresa e trasmessa solo dalle donne. Tali dipinti sono strettamente connessi con l’antica tradizione di decorare le case in occasione del rito di passaggio dei figli maschi. Tra i diciotto e i venti anni, infatti, i giovani della tribù si recavano alla “scuola della circoncisione” e subivano un rituale particolare che sanciva il loro passaggio all’età adulta. Per festeggiare quest’avvenimento le donne ridipingevano completamente sia l’interno sia l’esterno delle loro case con una preparazione a base di sterco di vacca e gesso utilizzando un repertorio molto vasto di figure tradizionali. Tali disegni erano caratterizzati dalla presenza di forme geometriche ripetute, limitate da un sottile bordo nero in deciso contrasto con lo sfondo bianco, tracciato in modo molto netto. I colori utilizzati sono piatti e risaltano in modo molto vivo grazie al bordo e allo sfondo utilizzati. L’astrazione geometrica che si palesa da questi dipinti è sottolineata dal continuo ripetersi di tali semplici figure che rendono però l’intera opera piuttosto complessa. In sostanza simmetrie di linee, figure e colori sono assolutamente predominanti.
L’opera
Nonostante continui ad utilizzare lo stesso “vocabolario artistico” strettamente legato alla tradizione della sua etnia, Esther Mahlangu ha notevolmente modificato il supporto e le tecniche con cui lavora. L’artista, infatti, oltre ad usare pigmenti e colori industriali, ha decorato con le sue linee e le sue figure geometriche tele, sculture, ceramiche, automobili e addirittura aerei. La Mahlangu ha, infatti, realizzato nel 1991 la prima “African Art Car”, decorando con i tipici motivi della tribù Ndebele una BMW 525i. Tali disegni sono stati riportati nel 1997 anche sulle code degli aerei dalla British Airways e più di recente la stessa particolare tecnica pittorica è stata riprodotta dall’artista anche sulla nuova Fiat 500 in occasione della mostra “Why Africa?” (2007, Torino). Negli anni, Ester Mahlangu ha collaborato con artisti quali Andy Warhol, David Hockney e Frank Stella fra gli altri.
La poetica
Presente anche nel lavoro, nell’arte di Esther Mahlangu la tensione tra locale e globale, tra l’ancoraggio e il distacco. L’artista, infatti, si muove, costruisce la propria opera a partire da una tradizione locale molto forte, cui attinge a piene mani e che, come lei stessa ammette, vuole rappresentare nel mondo e preservare in patria. Ed è per questo che nella sua tribù la Mahlangu dirige una scuola nella quale insegna a giovani ragazze non solo a dipingere ma anche a riportare i tipici disegni della sua tecnica pittorica su particolari composizioni di perline. Tuttavia non bisogna pensare alla tradizione come a un’entità statica, immutabile, continuamente rivolta al passato. Come il lavoro della stessa Mahlangu suggerisce, “tradizione” è un ambito mobile, pronto a inglobare stimoli di natura diversa e orientato al futuro. Infatti, nonostante adesso il Sud Africa sia uno degli Stati Africani che maggiormente agevolano e promuovono il lavoro dei loro artisti tanto a livello nazionale quanto a livello internazionale con manifestazioni del calibro della biennale di Johannesburg, il lavoro di Esther Mahlangu si mostra di per sè molto coraggioso perché è nato e si è sviluppato in un contesto dalle ben conosciute difficoltà politiche e sociali. In una tale situazione rimane quindi ancora più problematico proporre con orgoglio un’arte tanto legata alla rivendicazione etnica come quella che si palesa nelle opere della Mahlangu.
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27
novembre 2009
Ester Mahlangu – La regina d’Africa
Dal 27 novembre al 19 dicembre 2009
arte contemporanea
Location
ARTETIVU’
Marcon, Via Porta Est, 7, (Venezia)
Marcon, Via Porta Est, 7, (Venezia)
Orario di apertura
dal Lunedi al sabato
ore 10.00 – 13.00
15.00 – 19.30
Vernissage
27 Novembre 2009, ore 17
Autore