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La Città dipinta Roma, Terme di Traiano
restauri
Grazie ad uno stanziamento di quattro miliardi di lire dei fondi di Roma Capitale sul quale la giunta comunale capitolina si è pronunciata favorevolmente, saranno avviati al più presto gli urgenti interventi di restauro sul Criptoportico delle terme di Traiano...
di redazione
La Città dipinta
Grazie ad uno stanziamento di quattro miliardi di lire dei fondi di Roma Capitale sul quale la giunta comunale capitolina si è pronunciata favorevolmente, saranno avviati al più presto gli urgenti interventi di restauro sul Criptoportico delle terme di Traiano e sulla sovrastante esedra che conserva l’affresco di età romana conosciuto come Città dipinta, un affresco di grandi dimensioni con i colori ancora splendidamente conservati e particolarmente vivi ed intensi che potrebbe risalire all’età neroniana. L’affresco venne ritrovato nel 1998 e fino ad ora solo gli esperti lo hanno potuto vedere: la parete sulla quale esso si trova doveva forse far parte della facciata di un grande edificio, probabilmente pubblico, con una grande entrata monumentale larga oltre nove metri. Le indagini endoscopiche effettuate dall’Istituto Centrale per il Restauro utilizzando una piccola telecamera nei fori da ponte passanti della muratura confermerebbero questa ipotesi: è infatti visibile un muro ortogonale a quello della Città dipinta, anch’esso decorato da un tratto di intonaco affrescato con una scena campestre di vendemmia.
Le Terme di Traiano
Le Terme di Traiano vennero realizzate da Apollodoro di Damasco in soli cinque anni e furono inaugurate dall’imperatore nel 110 a.C. Esse rappresentarono un modo – innovativo per la società romana – di offrire un pubblico servizio: in esse oltre alle terme e alle palestre erano a disposizione dei cittadini anche biblioteche e sale d’incontro, tutte riccamente e preziosamente decorate con statue, colonne, mosaici e affreschi. La costruzione e la funzionalità delle terme erano molto avanzate ed anche il sistema idrico di sostituzione delle acque era particolarmente ingegnoso: l’approvvigionamento idrico di questo complesso doveva essere assicurato da un ramo dell’acquedotto, forse appositamente deviato e denominato aqua traiana, difficilmente riconducibile ad uno degli acquedotti a noi conosciuti. Il grande complesso termale si estendeva per quasi un chilometro quadrato sul versante meridionale del colle Oppio, su una terrazza interamente costruita sovrapponendo ambienti diversi: questi in parte erano già esistenti – è il caso del padiglione della Domus Aurea, utilizzato con funzioni di servizio – ed in parte furono appositamente costruiti come sotterranei di servizio e di collegamento tra le varie parti delle terme.
A cura di
[exibart]
Potrebbero anche pensare di restaurare le pitture murali della domus aurea, dal momento che stanno scomparendo a vista d’occhio. Ma nessuno lo dice!
Complimenti per il sito. Potreste aggiungere qualche foto in più a commento degli articoli e, magari delle riprese aeree?