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Nicholas Hlobo – Ngubani na lo?
La galleria e x t r a s p a z i o presenta la seconda personale in Italia dell’artista sudafricano Nicholas Hlobo (Cape Town, SA, 1975), noto per installazioni, performance e immagini che affrontano temi complessi quali lingua e comunicazione, genere e sessualità, razza ed etnia.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Martedì 6 ottobre 2009 alle 19.00 inaugura presso la galleria e x t r a s p a z i o
la seconda personale Ngubani na lo? di Nicholas Hlobo (Cape Town, SA, 1975)
Nicholas Hlobo è noto per installazioni, performance e immagini che affrontano temi complessi e sollecitano diversi livelli di lettura. L’artista coinvolge l’osservatore nella costruzione di una storia dai molteplici significati.
Il titolo della mostra è Ngubani na lo? – traducibile con Chi è?: Chi sono le persone, da dove vengono e, soprattutto, quali identità si costruiscono nei vari contesti?
Per Hlobo, porre interrogativi è fondamentale quanto l’atto stesso del fare. Le sue opere sono ricche di riferimenti alla cultura xhosa e all’esperienza di vita nel Sudafrica post-apartheid e al contempo rappresentano una riflessione più generale su temi quali lingua e comunicazione, genere e sessualità, razza ed etnia.
L’artista parla spesso del suo lavoro in termini di ‘scrittura’ e utilizza sempre per i titoli delle opere la sua lingua madre, lo xhosa, appartenente al ceppo nguni, molto diffusa in Sudafrica. Le sue poetiche espressioni idiomatiche, i proverbi e le ambiguità di senso, sono particolarmente adatte a eludere significati scontati e a minare stereotipi.
Una lingua così flessibile da permettere che i termini possano essere recepiti in molteplici modi, ulteriormente arricchita dalle trasposizioni nelle altre lingue con le quali Hlobo comunica in Sudafrica, rappresenta per l’artista un capitale da ottimizzare: egli strappa, ricuce, taglia e ricompone materiali disomogenei, spesso di per sé carichi di ipotesi di interpretazione, per costruire sequenze di immagini imprevedibili, senza apparente struttura narrativa; ‘montaggi’ di fantasie che chiedono all’osservatore di continuare a sviluppare il racconto.
Camere d’aria di copertoni, che Hlobo recupera nelle officine, diventano simbolo dell’industrializzazione e dell’esperienza urbana. Allo stesso tempo, la gomma assume la valenza di un emblema della mascolinità. Possedere un’automobile è in Sudafrica uno status symbol prettamente maschile e le camere d’aria possono inoltre essere associate ai preservativi. Qui entrano in gioco la vulnerabilità e la precarietà delle certezze. Il condom è uno strumento d’uso comune ma è anche un feticcio maschile e per di più un motivo di conflitto per una delle più importanti culture religiose del mondo. Un po’ troppo per un oggetto cosi piccolo e leggero?
Hlobo si diverte da sempre a smontare e rimontare certezze acquisite e cliché e in particolare gli stereotipi di genere. In molti dei suoi lavori, gomme, nastri di raso, pizzi, merletti, forme approssimativamente falliche, ricami cangianti di spermatozoi e orifizi di incerta natura sembrano presi da un raptus che procura loro ineffabili piaceri.
Le complesse e sfaccettate interpretazioni che le sue opere riescono a sollecitare nel pubblico, sono per Hlobo parte integrante del processo creativo.
Il titolo di uno dei lavori in mostra, Mondle umkhulise (Nutritelo, o Nutritela), accenna a questa esigenza di scambio, di partecipazione, di nutrimento e di arricchimento.
Si tratta di una struttura sospesa al centro dello spazio della galleria, simile a un nido. Durante la serata d’inaugurazione sarà abitata dall’artista. L’immagine del nido tende a ricordarci che le idee necessitano di protezione, di accoglienza.
Cercare di costruire rapporti pacifici con sé stessi e con gli altri è un argomento rappresentato anche da una carta di grandi dimensioni, sezionata e ricomposta con fettucce di seta. Dal riaccostamento delle parti nascono delle protuberanze, poi rielaborate con dei ricami, che fanno pensare a dei piccoli seni. L’opera, dal titolo 'Unyulu' (puro/vergine), è bianca monocroma e tende a trasmettere una sensazione di quiete, un traguardo raggiunto, anche se a fatica. Alcune rifiniture lasciate sospese, però, potrebbero essere l’indizio che si tratti solo di una sosta temporanea. L’inquieta tenacia di Hlobo a disfare e continuare a esplorare inedite soluzioni ci parla di una purezza che non è intesa come innocenza, ma è il risultato di un processo incessante di conoscenza.
la seconda personale Ngubani na lo? di Nicholas Hlobo (Cape Town, SA, 1975)
Nicholas Hlobo è noto per installazioni, performance e immagini che affrontano temi complessi e sollecitano diversi livelli di lettura. L’artista coinvolge l’osservatore nella costruzione di una storia dai molteplici significati.
Il titolo della mostra è Ngubani na lo? – traducibile con Chi è?: Chi sono le persone, da dove vengono e, soprattutto, quali identità si costruiscono nei vari contesti?
Per Hlobo, porre interrogativi è fondamentale quanto l’atto stesso del fare. Le sue opere sono ricche di riferimenti alla cultura xhosa e all’esperienza di vita nel Sudafrica post-apartheid e al contempo rappresentano una riflessione più generale su temi quali lingua e comunicazione, genere e sessualità, razza ed etnia.
L’artista parla spesso del suo lavoro in termini di ‘scrittura’ e utilizza sempre per i titoli delle opere la sua lingua madre, lo xhosa, appartenente al ceppo nguni, molto diffusa in Sudafrica. Le sue poetiche espressioni idiomatiche, i proverbi e le ambiguità di senso, sono particolarmente adatte a eludere significati scontati e a minare stereotipi.
Una lingua così flessibile da permettere che i termini possano essere recepiti in molteplici modi, ulteriormente arricchita dalle trasposizioni nelle altre lingue con le quali Hlobo comunica in Sudafrica, rappresenta per l’artista un capitale da ottimizzare: egli strappa, ricuce, taglia e ricompone materiali disomogenei, spesso di per sé carichi di ipotesi di interpretazione, per costruire sequenze di immagini imprevedibili, senza apparente struttura narrativa; ‘montaggi’ di fantasie che chiedono all’osservatore di continuare a sviluppare il racconto.
Camere d’aria di copertoni, che Hlobo recupera nelle officine, diventano simbolo dell’industrializzazione e dell’esperienza urbana. Allo stesso tempo, la gomma assume la valenza di un emblema della mascolinità. Possedere un’automobile è in Sudafrica uno status symbol prettamente maschile e le camere d’aria possono inoltre essere associate ai preservativi. Qui entrano in gioco la vulnerabilità e la precarietà delle certezze. Il condom è uno strumento d’uso comune ma è anche un feticcio maschile e per di più un motivo di conflitto per una delle più importanti culture religiose del mondo. Un po’ troppo per un oggetto cosi piccolo e leggero?
Hlobo si diverte da sempre a smontare e rimontare certezze acquisite e cliché e in particolare gli stereotipi di genere. In molti dei suoi lavori, gomme, nastri di raso, pizzi, merletti, forme approssimativamente falliche, ricami cangianti di spermatozoi e orifizi di incerta natura sembrano presi da un raptus che procura loro ineffabili piaceri.
Le complesse e sfaccettate interpretazioni che le sue opere riescono a sollecitare nel pubblico, sono per Hlobo parte integrante del processo creativo.
Il titolo di uno dei lavori in mostra, Mondle umkhulise (Nutritelo, o Nutritela), accenna a questa esigenza di scambio, di partecipazione, di nutrimento e di arricchimento.
Si tratta di una struttura sospesa al centro dello spazio della galleria, simile a un nido. Durante la serata d’inaugurazione sarà abitata dall’artista. L’immagine del nido tende a ricordarci che le idee necessitano di protezione, di accoglienza.
Cercare di costruire rapporti pacifici con sé stessi e con gli altri è un argomento rappresentato anche da una carta di grandi dimensioni, sezionata e ricomposta con fettucce di seta. Dal riaccostamento delle parti nascono delle protuberanze, poi rielaborate con dei ricami, che fanno pensare a dei piccoli seni. L’opera, dal titolo 'Unyulu' (puro/vergine), è bianca monocroma e tende a trasmettere una sensazione di quiete, un traguardo raggiunto, anche se a fatica. Alcune rifiniture lasciate sospese, però, potrebbero essere l’indizio che si tratti solo di una sosta temporanea. L’inquieta tenacia di Hlobo a disfare e continuare a esplorare inedite soluzioni ci parla di una purezza che non è intesa come innocenza, ma è il risultato di un processo incessante di conoscenza.
06
ottobre 2009
Nicholas Hlobo – Ngubani na lo?
Dal 06 ottobre al 14 novembre 2009
arte contemporanea
Location
EXTRASPAZIO
Roma, Via Di San Francesco Di Sales, 16A, (Roma)
Roma, Via Di San Francesco Di Sales, 16A, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15,30-19,30
Vernissage
6 Ottobre 2009, ore 19
Autore