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L’arte si fa interattiva
altrecittà
Fenomeno Jeppe Hein. Dalle fontane del suo padiglione acquatico alla Biennale di Venezia del 2003 fino alle personali alla Tate Modern di Londra e al Centre Pompidou di Parigi. L'arte come interazione, stupore, un parco divertimenti nel design contemporaneo....
di Gino Pisapia
Per la seconda personale newyorkese alla 303 Gallery di New York l’artista danese Jeppe Hein (Copenhagen, 1974) realizza una spettacolare esibizione dove pura astrazione e vitalità organica, immanenza della forma/idea e temporalità dell’esperienza sono gli elementi in contraddizione che coesistono assieme in questo raffinato intervento ambientale. Hein ha raggiunto notevole fama internazionale grazie allo sviluppo di metodologie di utilizzo delle strutture artistiche con fini umoristici ed interattivi. La sua tecnica si trova in congiuntura tra l’architettura e le innovazioni tecniche, sulla scia della tradizione del Minimalismo e dell’Arte Concettuale. La fruizione interattiva della mostra newyorchese ha inizio ancor prima di varcare la porta d’ingresso dello spazio. Infatti Upside Down è la lente speciale di un cannocchiale installata nella vetrata per l’occasione opacizzata, della galleria, attraverso la quale lo spettatore ha modo di scorgere l’interno dello spazio ruotato di 180°.
Entrando lo sguardo dello spettatore viene attratto da Light Pavilion, un grosso lampadario costituito da fili e lampadine senza una struttura fissa. Ci si trova davanti ad un ambiente elastico, che si attiva attraverso un meccanismo perverso di ingranaggi. Questo sistema viene avviato direttamente dal visitatore che pedalando su una bicicletta consente alla scultura di aprirsi e chiudersi quasi come un ombrello. Lungo tutta la parete sinistra invece 24 fotografie, 360° Photo Gallery Edition, documentano lo spazio vuoto della galleria ognuna delle quali segna e testimonia un tassello della rotazione dello spazio di 360°. Conclude il percorso espositivo sulla parete adiacente With Your Own Eyes, installazione minimale da ricercare sulla grande parete e costituita da uno specchietto circolare del diametro di 2 cm in grado di riflettere un solo occhio di chi lo guarda.
L’intento di Jeppe Hein, quando si confronta con l’architettura e i luoghi dell’arte, è quello di evidenziare e concretizzare le modalità di sfruttamento di quel luogo da parte dello spettatore, il quale viene chiamato a riflettere sulle sue reazioni sia a livello fisico che psichico. Pertanto le sue opere sono determinate da regole matematiche (come il ritmo, la ripetizione, la rifrazione della luce) e dall’estetica rigida del minimalismo, nella quale irrompe l’imprevedibilità del momento della fruizione in relazione alla funzione. L’oggetto-scultura diventa un innesco, un campo di azione più che il fine dell’azione stessa, è uno step fondamentale per l’indagine dello spazio. Espedienti ormai consolidati nel suo lavoro che assurgono a mera poetica e elementi capaci di creare sempre nuove esperienze collettive.
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gino pisapia
mostra visitata il 2 marzo 2011
dal 28 gennaio al 5 aprile 2011
303 Gallery 547 W 21 St. NEW YORK NY 10011
Orario: dal martedì al sabato dalle 10 alle 18
Info: info@303gallery.com www.303gallery.com