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Pierre Bismuth – Oggetti che avrebbero dovuto cambiare la tua vita
Per questo progetto l’artista ha invitato il pubblico fiorentino a partecipare donando, prestando o vendendo oggetti acquistati un tempo con la speranza che questi potessero cambiare la propria vita. La mostra è così una collezione di beni di consumo – prodotti di bellezza, equipaggiamenti sportivi, libri, CD, etc.. – che non hanno mantenuto la loro promessa di cambiamento restando, in molti casi, inutilizzati e dimenticati.
Comunicato stampa
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BASE / Progetti per l’arte presenta il progetto inedito "Oggetti che avrebbero dovuto cambiare la tua vita" di Pierre Bismuth appositamente concepito per lo spazio. Per questo progetto l'artista ha invitato il pubblico fiorentino a partecipare donando, prestando o vendendo oggetti acquistati un tempo con la speranza di cambiare la propria vita. La mostra è così una collezione di beni di consumo - prodotti di bellezza, equipaggiamenti sportivi, libri, CD, etc.. - che non hanno mantenuto la loro promessa di cambiamento, restando, in molti casi, inutilizzati e dimenticati. E' un operazione, quella di Bismuth, che con disincanto non tende a rivelare alcuna verità lasciando l'opera e il pubblico liberi di attribuire (ed immaginare) un'altro tipo di "promessa" individuale ad oggetti che fanno parte della nostra quotidianità.
Come può fallire una promessa ancor prima dell'utilizzo dello strumento acquistato per realizzarla? E come può sparire il fascino seduttivo delle merci ancor prima di utilizzarle (o anche soltanto dopo aver aperto il prodotto la prima volta)?
Stabilire il valore delle merci è necessario per attivare un'ipotesi di scambio. L'estetica che circonda i beni di consumo però produce un desiderio che spesso non ha nulla a che vedere con l'utilizzo reale degli stessi beni. Questo fenomeno evidenzia un gap tra l'uso reale dell'oggetto e il momento dell'acquisto. L'uso reale infatti è spesso un'esca: la reale utilità del prodotto risiede nella sua promessa estetica e si conclude al momento dell'acquisto.
Nel progetto di Pierre Bismuth gli oggetti non sono soltanto delle merci. Il consumatore ha richiesto loro di soddisfare una promessa che non sono in grado di mantenere: la promessa della felicità. Come sappiamo da Stendahl, e successivamente da Benjamin e Adorno, è proprio questa promessa (di felicità) che definisce l'opera d'arte. Definizione all'interno della quale è compresa anche l'inutilità dell'opera stessa. Il suo essere inutilizzabile. O, perlomeno, con nessun altro scopo se non quello di rappresentare questa tensione verso una speranza (una promessa) attribuitale dall'intenzione iniziale di possesso.
Contrariamente a quanto accade nei readymade, in quest'installazione di Bismuth non avviene una trasformazione della merce in opera d'arte attraverso il semplice travaso da un contesto ad un altro. L'oggetto acquista il potenziale di opera d'arte ancor prima che l'artista lo collochi all'interno dello spazio espositivo: attraverso la testimonianza di una promessa tradita. Questi beni di consumo hanno già perso la loro possibilità di utilizzo come merci: la loro apparenza (estetica) ha fallito e il loro utilizzo è stato così rifiutato. Paradossalmente è soltanto attraverso questo processo di trasformazione in arte, che possono di nuovo riconquistare il loro valore di merci, acquisendo così un nuovo valore d'utilizzo (inutilizzabile).
Brussels-based French artist Pierre Bismuth (*1963, Neuilly-sur-Seine) is a leading figure in conceptual art. Known for his intelligent dismantling of cultural products and the wry and often humorous shifts and "misuses" to which he subjects his material, Bismuth’s work constitutes a creative intervention into familiar codes, habits and objects.
Pierre Bismuth has been exhibiting his work for the past twenty years. Prominent solo exhibitions have been held at the British Film Institute, the Kunsthalle in Basel, Nice’s Villa Arson, Rotterdam’s Witte de With, at MAMCO in Geneva, and at the Kunsthalle in Vienna. He has participated in group exhibitions at the Centre Georges Pompidou, the ICA in London, the Sprengel Museum in Hanover, Frankfurt’s Museum für Moderne Kunst, the Kunsthalle Bern; the Ludwig Museum in Köln, the Stedelijk Museum in Amsterdam, and numerous others. His work was included in the 2001 Venice Biennale and in Manifesta 4. Bismuth has had solo shows at galleries in such cities as London, Paris, Brussels, Turin, Tel Aviv and Antwerp. Pierre Bismuth is the only visual artist to have ever won an Academy Award — in 2002 for Best Original Screenplay with Michel Gondry and Charlie Kaufman for the film Eternal Sunshine of the Spotless Mind.
BASE / Progetti per l’arte è un’idea di artisti per altri artisti. BASE è un luogo unico per la pratica dell’arte in Italia, la cui attività iniziata nel 1998, viene curata da un collettivo di artisti che vivono e operano in Toscana e che si fanno promotori di presentare a Firenze alcuni aspetti, tra i più interessanti dell’arte del duemila. BASE è un dialogo sulla contemporaneità aperto ad un confronto internazionale. Attualmente fanno parte del collettivo di BASE / Progetti per l’arte: Mario Airò, Marco Bagnoli, Massimo Bartolini, Paolo Masi, Massimo Nannucci, Maurizio Nannucci, Paolo Parisi, Remo Salvadori. Fino adesso si sono tenute a BASE mostre di Sol Lewitt, Marco Bagnoli, Alfredo Pirri, Cesare Pietroiusti, Jan Vercruysse, Niele Toroni, Michael Galasso, Luca Pancrazzi, John Nixon & Marco Fusinato, Heimo Zobernig, Ingo Springenschmid, Paolo Masi & Pier Luigi Tazzi, Antonio Muntadas, Robert Barry, Luca Vitone, Gino De Dominicis, Liliana Moro, Claude Closky, Remo Salvadori, Pietro Sanguineti, Liam Gillick, Massimo Bartolini, Mario Airò, Eva Marisaldi, Rainer Ganahl, François Morellet, Bernhard Rüdiger, Nedko Solakov e Slava Nakovska, Olaf Nicolai, Giuliano Scabia, Kinkaleri, Steve Piccolo & Gak Sato, Rirkrit Tiravanija, Matt Mullican, Michel Verjux, Elisabetta Benassi, Pedro Cabrita Reis, Pietro Riparbelli, Simone Berti, Jeppe Hein, Gerwald Rockenschaub, Jonathan Monk, Peter Kogler, Carsten Nicolai, Surasi Kusulwong, Franz West, Tino Sehgal, Nico Dockx, Grazia Toderi, Armin Linke, Davide Bertocchi che hanno presentato progetti inediti pensati per lo spazio di BASE. Prossime mostre: Maurizio Mochetti, Pierre Huyghe, Michael Snow, Lawrence Wiener...
Come può fallire una promessa ancor prima dell'utilizzo dello strumento acquistato per realizzarla? E come può sparire il fascino seduttivo delle merci ancor prima di utilizzarle (o anche soltanto dopo aver aperto il prodotto la prima volta)?
Stabilire il valore delle merci è necessario per attivare un'ipotesi di scambio. L'estetica che circonda i beni di consumo però produce un desiderio che spesso non ha nulla a che vedere con l'utilizzo reale degli stessi beni. Questo fenomeno evidenzia un gap tra l'uso reale dell'oggetto e il momento dell'acquisto. L'uso reale infatti è spesso un'esca: la reale utilità del prodotto risiede nella sua promessa estetica e si conclude al momento dell'acquisto.
Nel progetto di Pierre Bismuth gli oggetti non sono soltanto delle merci. Il consumatore ha richiesto loro di soddisfare una promessa che non sono in grado di mantenere: la promessa della felicità. Come sappiamo da Stendahl, e successivamente da Benjamin e Adorno, è proprio questa promessa (di felicità) che definisce l'opera d'arte. Definizione all'interno della quale è compresa anche l'inutilità dell'opera stessa. Il suo essere inutilizzabile. O, perlomeno, con nessun altro scopo se non quello di rappresentare questa tensione verso una speranza (una promessa) attribuitale dall'intenzione iniziale di possesso.
Contrariamente a quanto accade nei readymade, in quest'installazione di Bismuth non avviene una trasformazione della merce in opera d'arte attraverso il semplice travaso da un contesto ad un altro. L'oggetto acquista il potenziale di opera d'arte ancor prima che l'artista lo collochi all'interno dello spazio espositivo: attraverso la testimonianza di una promessa tradita. Questi beni di consumo hanno già perso la loro possibilità di utilizzo come merci: la loro apparenza (estetica) ha fallito e il loro utilizzo è stato così rifiutato. Paradossalmente è soltanto attraverso questo processo di trasformazione in arte, che possono di nuovo riconquistare il loro valore di merci, acquisendo così un nuovo valore d'utilizzo (inutilizzabile).
Brussels-based French artist Pierre Bismuth (*1963, Neuilly-sur-Seine) is a leading figure in conceptual art. Known for his intelligent dismantling of cultural products and the wry and often humorous shifts and "misuses" to which he subjects his material, Bismuth’s work constitutes a creative intervention into familiar codes, habits and objects.
Pierre Bismuth has been exhibiting his work for the past twenty years. Prominent solo exhibitions have been held at the British Film Institute, the Kunsthalle in Basel, Nice’s Villa Arson, Rotterdam’s Witte de With, at MAMCO in Geneva, and at the Kunsthalle in Vienna. He has participated in group exhibitions at the Centre Georges Pompidou, the ICA in London, the Sprengel Museum in Hanover, Frankfurt’s Museum für Moderne Kunst, the Kunsthalle Bern; the Ludwig Museum in Köln, the Stedelijk Museum in Amsterdam, and numerous others. His work was included in the 2001 Venice Biennale and in Manifesta 4. Bismuth has had solo shows at galleries in such cities as London, Paris, Brussels, Turin, Tel Aviv and Antwerp. Pierre Bismuth is the only visual artist to have ever won an Academy Award — in 2002 for Best Original Screenplay with Michel Gondry and Charlie Kaufman for the film Eternal Sunshine of the Spotless Mind.
BASE / Progetti per l’arte è un’idea di artisti per altri artisti. BASE è un luogo unico per la pratica dell’arte in Italia, la cui attività iniziata nel 1998, viene curata da un collettivo di artisti che vivono e operano in Toscana e che si fanno promotori di presentare a Firenze alcuni aspetti, tra i più interessanti dell’arte del duemila. BASE è un dialogo sulla contemporaneità aperto ad un confronto internazionale. Attualmente fanno parte del collettivo di BASE / Progetti per l’arte: Mario Airò, Marco Bagnoli, Massimo Bartolini, Paolo Masi, Massimo Nannucci, Maurizio Nannucci, Paolo Parisi, Remo Salvadori. Fino adesso si sono tenute a BASE mostre di Sol Lewitt, Marco Bagnoli, Alfredo Pirri, Cesare Pietroiusti, Jan Vercruysse, Niele Toroni, Michael Galasso, Luca Pancrazzi, John Nixon & Marco Fusinato, Heimo Zobernig, Ingo Springenschmid, Paolo Masi & Pier Luigi Tazzi, Antonio Muntadas, Robert Barry, Luca Vitone, Gino De Dominicis, Liliana Moro, Claude Closky, Remo Salvadori, Pietro Sanguineti, Liam Gillick, Massimo Bartolini, Mario Airò, Eva Marisaldi, Rainer Ganahl, François Morellet, Bernhard Rüdiger, Nedko Solakov e Slava Nakovska, Olaf Nicolai, Giuliano Scabia, Kinkaleri, Steve Piccolo & Gak Sato, Rirkrit Tiravanija, Matt Mullican, Michel Verjux, Elisabetta Benassi, Pedro Cabrita Reis, Pietro Riparbelli, Simone Berti, Jeppe Hein, Gerwald Rockenschaub, Jonathan Monk, Peter Kogler, Carsten Nicolai, Surasi Kusulwong, Franz West, Tino Sehgal, Nico Dockx, Grazia Toderi, Armin Linke, Davide Bertocchi che hanno presentato progetti inediti pensati per lo spazio di BASE. Prossime mostre: Maurizio Mochetti, Pierre Huyghe, Michael Snow, Lawrence Wiener...
25
settembre 2009
Pierre Bismuth – Oggetti che avrebbero dovuto cambiare la tua vita
Dal 25 settembre al 31 ottobre 2009
arte contemporanea
Location
BASE / PROGETTI PER L’ARTE
Firenze, Via Di San Niccolò, 18R, (Firenze)
Firenze, Via Di San Niccolò, 18R, (Firenze)
Orario di apertura
da martedì a sabato, dalle 18 alle 20 / 0-24 come vetrina
Vernissage
25 Settembre 2009, dalle ore 18
Autore