05 aprile 2011

fino all’8.V.2011 Greater Torino Ludovica Carbotta – Manuele Cerutti Torino, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

 
Innovazione e tradizione. Il Made in Turin premia due giovani artisti talentuosi: Carbotta e Cerutti in scena alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo...

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La nuova scommessa della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, per il secondo appuntamento di Greater Torino, porta i nomi di Ludovica Carbotta e Manuele Cerutti. Entrambi giovani promesse del panorama artistico contemporaneo torinese, sono stati selezionati dalle curatrici Irene Calderoni, curatrice della Fondazione e Maria Teresa Roberto, docente dell’Accademia delle belle arti di Torino, per esporre i propri lavori nella Projectroom. Artisti apparentemente differenti, nascondono un sostrato comune -appartengono entrambi al Progetto Diogene – e sono chiamati a far colloquiare i loro lavori nello spazio di architettura minimalista progettato dall’architetto Silvetrin.

Ludovica Carbotta (Torino, 1982) è invitata ad esporre al centro della stanza l’opera che più l’ha resa celebre: Wrapped in thought, un congegno da lei progettato capace, attraverso il soffio del vento che in esso entra mediante piccole fessure, di produrre immagini che si creano grazie alla polvere. Questa viene raccolta nei muri e nelle case della città e inserita nella macchina; poi, soffiata dal vento, oltrepassa uno spolvero raffigurante un paesaggio, quindi si comprime come un’impronta su una tela intonacata. In questo lavoro l’innovazione e la tradizione sono chiamate a dialogare per generare profili nuovi che inducono a riflessioni profonde sul tessuto urbano su cui viviamo. La città è un’astrazione che trova una sua collocazione temporale e spaziale attraverso il segno che questa macchina riesce a produrre. Peccato, però, non avere in mostra le tele impresse dallo spolvero polveroso create da questo procedimento.

Altri due lavori, ideati ad hoc per Greater Torino, riflettono ancora una volta sulla dimensione territoriale e sulla sua astrazione: la dima in cartone della sezione trasversale di una strada, che documenta le caratteristiche del manto stradale dallo zoccolo del palazzo al marciapiede e il video, frutto di una performance in cui, stavolta, l’artista cerca di non filmare mai la sua ombra, effimera apparenza della sua presenza, così da non lasciar alcun segno, alcuna impronta sul manto attraversato.

Manuele Cerutti (Torino, 1376), invece, articola la sua riflessione attraverso un medium apparentemente tradizionale. La sua è una pittura classica che giunge ad esiti nuovi ed ermetici. Le sue sono tele prive di cornici in cui vengono raffigurate immagini enigmatiche, misteriose, non prive di un forte simbolismo. In esse coesistono personaggi ignoti che compiono azioni insolute, fissati in atmosfere surreali quasi fossero sospesi tra due dimensioni. La roccia, ossia la pietra nera, talvolta sotto mentite spoglie di meteorite, si coniuga come il leitmotiv dei suoi lavori e possiede un valore taumaturgico. In l’aridità è più antica dell’acqua è raffigurata la scheggia di una pietra che si erge nel nulla proiettando la sua grossa ombra su uno sfondo non identificato, come un totem monitore. In altri lavori il soggetto sembra appartenere ad un quarto stato di natura sovrasensibile, che sfida ogni possibile analisi scientifica, come si osserva in L’autentico diventa invisibile.

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dal 25 marzo al’ 8 maggio 2011


Greater Torino – Ludovica Carbotta / Manuele Cerutti
a

cura di Irene Calderoni e Maria Teresa Roberto


Fondazione Sandretto Re Rebaudengo


Via Modane, 16 (Borgo San Paolo) – 10141 Torino

Orario e biglietti: intero 5 €, ridotto 4 €

martedì-mercoledì-venerdì: 14-19;

giovedì ore 14-19.30.20-23

sabato-domenica: 12-19

lunedì chiuso
gratuito il giovedì ore 20-23


Info: tel. +39 0113797600;fax +39 01119831601

info@fondsrr.org  www.fondsrr.org

7 Commenti

  1. Ludovica Carbotta un po’ debolina… comunque abbastanza efficace. Cerutti un po’ troppo Michael Borremans… veramente un PO’ troppo (e non così interessante).

  2. … l’artista cerca di non filmare mai la sua ombra, effimera apparenza della sua presenza, così da non lasciar alcun segno, alcuna impronta sul manto attraversato.
    SCUSATE! MA QUALCUNO GLIELO DICE ALLA CARBOTTA CHE SE NON VUOLE LASCIARE SEGNO FORSE DOVREBBE RIFLETTERE SU ALCUNI CONCETTI DEL SENSO. NON LASCIARE IMPRONTE! PERO’ LAVORA CON MATERIALI CHE LASCIANO IL SEGNO PROPRIO PER IL SENSO STESSO DEL MATERIALE. MA CHE INGENUITA’. FORSE LA CARBOTTA COME MOLTI ALTRI ARTISTI A LEI VICINO HA SCOPERTO UN BUON METODO PER ARRIVARE NEI SALOTTI GIUSTI PER ASSICURARSI UN POSTO CHE CON IL LAVORO DI PRIMA MAI AVREBBE AVUTO. SCOPRIRE L’ACQUA CALDA MOSTRANDOLA A CHI ANCORA NON SI E’ ACCORTO CHE L’ACQUA CALDA ESISTE DA TEMPO. CERCARE DI CREARE STUPURE LADDOVE LE PAROLE SONO NECESSARIE A GIUSTIFICARE UN AVORO INESISTENTE.
    VI PREGO RIDATECI L’ARTE CON LA A MAIUSCOLA.

  3. Quando un artista non sa chi é emula grottescamente ció che gli piace o ció che piace. Tanta politica e poca novitá. Cerutti ha perso la strada… un talento sprecato.

  4. Complimenti a Cerutti per la suo lavoro, molto maturo! un pò meno interessante la Carbotta che ha ancora un lavoro debole e con molte contraddizioni tra la teoria e la pratica.

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