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Betty Woodman – L’allegra vitalità delle porcellane
La mostea propone per la prima volta in Italia una serie di porcellane dell’artista americana, realizzate durante la sua ormai più che ventennale collaborazione con la Manifattura Nazionale di Sèvres.
Comunicato stampa
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Le bellissime sale del Museo delle Porcellane di Palazzo Pitti ospiteranno, dal 2 ottobre 2009 al 15 febbraio 2010, la mostra di Betty Woodman “L’allegra vitalità delle porcellane”, che propone per la prima volta in Italia una serie di porcellane dell’artista americana, realizzate durante la sua ormai più che ventennale collaborazione con la Manifattura Nazionale di Sèvres. L’esposizione è a cura di Ornella Casazza, direttrice del Museo degli Argenti e del Museo delle Porcellane di Palazzo Pitti, si avvale del patrocinio dalla Soprintendenza al Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico .
Era il 1986 quando la Woodman ricevette, dallo scultore Georges Jeanclos, l’invito a partecipare ad un progetto presso la Manifattura di Sèvres, una delle più celebri di tutta Europa, fondata nel 1740 a Vincennes per volontà di Luigi XV e di Madame Pompadour e poi trasferita a Sèvres nel 1756, venendo di lì a poco unita ai beni della Corona. Il progetto, voluto dal Ministero della Cultura Francese, si trasformò subito in una collaborazione. E da allora Betty Woodman sperimenta le varie argille di porcellana usate nella manifattura, si ispira alle splendide creazioni realizzate nel corso del XVIII secolo, ne riproduce fantasie e colori e dà vita alle proprie opere d’arte, legate al passato ma totalmente nuove, simili ai loro storici antenati ma assolutamente moderne.
Scherza Betty Woodman: “Creando questi oggetti, volevo rendere possibile, per chi li guardava o li utilizzava, il sogno di essere ospitato per un caffè alla corte di Maria Antonietta”. Il sogno dell’artista era invece, sin dall’inizio, di veder un giorno le proprie creazioni esposte accanto a quelle originali settecentesche e adesso lo realizza finalmente a Firenze, vedendo le proprie opere accanto alle splendide porcellane comprate da Pietro Leopoldo e da Ferdinando III, conservate nella palazzina del Cavaliere nel giardino di Boboli.
L’incontro di Betty Woodman con l’argilla risale agli anni Cinquanta: l’impasto di terra e acqua ha sempre rappresentato, il rapporto più stretto tra l’artista e la sua opera, senza tutte le mediazioni tecniche e strumentali che richiedono invece la pittura o la scultura. Quando nel 1951, poco più che ventenne, scoprì Firenze, scoprì anche gli innumerevoli usi dell’argilla impastata e cotta: dalla produzione etrusca e romana, che trovò nei musei, alle robbiane che incontrò nei tanti tabernacoli della città, sino ai vari oggetti della tradizione toscana, dai coppi dei tetti sino ai grandi vasi che vedeva nei giardini delle ville. E la città è entrata nel suo lavoro e anche nel suo cuore, tanto che dopo avervi soggiornato per lunghi periodi negli anni Sessanta, ha deciso alla fine di comprarci una casa, all’Antella, dove passa ogni anno la primavera e l’estate. Gli altri sei mesi dell’anno li trascorre a New York, dove nel 2006 ha realizzato un’importante mostra al Metropolitan Museum.
Scultrice di fama internazionale, la Woodman si è trovata ad affrontare a Sèvres la sfida più grande ovvero lavorare in piccole dimensioni, tentando di creare qualcosa che contenesse tutta la memoria delle porcellane antiche ma che fosse al contempo, e sino in fondo, un lavoro di Betty Woodman.
I lavori in mostra sono fatti di pasta tenera, per la maggior parte al tornio e poi assemblati. Ogni pezzo è dipinto a mano, ed è stato sottoposto ad un complicato processo di lavorazione e cottura. Accompagnano le porcellane, una selezione di monoprint a sbalzo, stampati su carta Arches con foglia d’oro, che hanno come soggetto le porcellane stesse, stampati in collaborazione con Solo Press, New York.
Nel catalogo, edito dalle Sillabe Livorno troviamo testi di Ornella Casazza, Cristina Acidini, Paola Bortolotti, David Cameò, Ida Panicelli e Oliva Rucellai.
Era il 1986 quando la Woodman ricevette, dallo scultore Georges Jeanclos, l’invito a partecipare ad un progetto presso la Manifattura di Sèvres, una delle più celebri di tutta Europa, fondata nel 1740 a Vincennes per volontà di Luigi XV e di Madame Pompadour e poi trasferita a Sèvres nel 1756, venendo di lì a poco unita ai beni della Corona. Il progetto, voluto dal Ministero della Cultura Francese, si trasformò subito in una collaborazione. E da allora Betty Woodman sperimenta le varie argille di porcellana usate nella manifattura, si ispira alle splendide creazioni realizzate nel corso del XVIII secolo, ne riproduce fantasie e colori e dà vita alle proprie opere d’arte, legate al passato ma totalmente nuove, simili ai loro storici antenati ma assolutamente moderne.
Scherza Betty Woodman: “Creando questi oggetti, volevo rendere possibile, per chi li guardava o li utilizzava, il sogno di essere ospitato per un caffè alla corte di Maria Antonietta”. Il sogno dell’artista era invece, sin dall’inizio, di veder un giorno le proprie creazioni esposte accanto a quelle originali settecentesche e adesso lo realizza finalmente a Firenze, vedendo le proprie opere accanto alle splendide porcellane comprate da Pietro Leopoldo e da Ferdinando III, conservate nella palazzina del Cavaliere nel giardino di Boboli.
L’incontro di Betty Woodman con l’argilla risale agli anni Cinquanta: l’impasto di terra e acqua ha sempre rappresentato, il rapporto più stretto tra l’artista e la sua opera, senza tutte le mediazioni tecniche e strumentali che richiedono invece la pittura o la scultura. Quando nel 1951, poco più che ventenne, scoprì Firenze, scoprì anche gli innumerevoli usi dell’argilla impastata e cotta: dalla produzione etrusca e romana, che trovò nei musei, alle robbiane che incontrò nei tanti tabernacoli della città, sino ai vari oggetti della tradizione toscana, dai coppi dei tetti sino ai grandi vasi che vedeva nei giardini delle ville. E la città è entrata nel suo lavoro e anche nel suo cuore, tanto che dopo avervi soggiornato per lunghi periodi negli anni Sessanta, ha deciso alla fine di comprarci una casa, all’Antella, dove passa ogni anno la primavera e l’estate. Gli altri sei mesi dell’anno li trascorre a New York, dove nel 2006 ha realizzato un’importante mostra al Metropolitan Museum.
Scultrice di fama internazionale, la Woodman si è trovata ad affrontare a Sèvres la sfida più grande ovvero lavorare in piccole dimensioni, tentando di creare qualcosa che contenesse tutta la memoria delle porcellane antiche ma che fosse al contempo, e sino in fondo, un lavoro di Betty Woodman.
I lavori in mostra sono fatti di pasta tenera, per la maggior parte al tornio e poi assemblati. Ogni pezzo è dipinto a mano, ed è stato sottoposto ad un complicato processo di lavorazione e cottura. Accompagnano le porcellane, una selezione di monoprint a sbalzo, stampati su carta Arches con foglia d’oro, che hanno come soggetto le porcellane stesse, stampati in collaborazione con Solo Press, New York.
Nel catalogo, edito dalle Sillabe Livorno troviamo testi di Ornella Casazza, Cristina Acidini, Paola Bortolotti, David Cameò, Ida Panicelli e Oliva Rucellai.
01
ottobre 2009
Betty Woodman – L’allegra vitalità delle porcellane
Dal primo ottobre 2009 al 15 febbraio 2010
arte contemporanea
arti decorative e industriali
arti decorative e industriali
Location
PALAZZO PITTI – MUSEO DELLE PORCELLANE
Firenze, Costa San Giorgio, 1, (Firenze)
Firenze, Costa San Giorgio, 1, (Firenze)
Biglietti
biglietto comulativo (Porcellane, Argenti, Boboli, Galleria del Costume, e Giardino Bardini) 7 €intero, 3,50 € ridotto
Orario di apertura
fino al 24 ottobre: 8.15 – 18.15 dal 25 al 31 ottobre: 8.15 – 17.15 novembre, dicembre, gennaio e febbraio: 8.15 – 16.15
chiusura primo ed ultimo lunedì del mese.
Vernissage
1 Ottobre 2009, ore 12
Editore
SILLABE
Ufficio stampa
DAVIS & CO.
Autore
Curatore