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Kenny Random – The Random’s Butterflies/Selfdestruction in gold frame
KENNYRANDOM è tornato, con 2 mostre che si svolgono contemporaneamente e nello stesso luogo (SPAZIOTINDACI):“Self-destructions in gold frames” e “The Random’s butterflies”. Entrambe le esposizioni presentano opere inedite dell’artista.
Comunicato stampa
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KENNYRANDOM è tornato, con 2 mostre che si svolgono contemporaneamente e nello stesso luogo.
Così SPAZIOTINDACI inaugura, mercoledì 23 settembre, la nuova stagione espositiva: “Self-destructions in gold frames” accoglie il pubblico nella sala principale, mentre “The Random’s butterflies” si colloca nelle altre 2 sale. Entrambe le esposizioni presentano opere inedite dell’artista, tecniche miste su tela e acrilici su tela.
Con “The Random’s butterflies” Kenny riempie il mondo di farfalle. Anche Damien Hirst ed altri artisti hanno lavorato su questo soggetto con esiti e per motivi differenti, per Kenny rappresentano semplicemente uno degli esseri viventi più belli e perfetti che esistono. Vogliono essere macchie di colore che portano con sé pezzi di strada, di città, di vita, e accompagnano in maniera accattivante, piacevole, gioiosa la nostra quotidianità.
In “Selfdistruction in gold frames” Kenny danneggia volontariamente e vandalizza con lo spray e le graffiature i suoi personaggi. Poi impreziosisce l'opera con una cornice barocca. I personaggi di KENNYRANDOM vogliono raccontare una storia, si stagliano su di uno sfondo colorato che sottende la trama di una carta da parati e sembrano illuminati come se fossero in scena sul palcoscenico di un teatro.
Gli interventi con lo spray e le graffiature, le scritte che l'artista esegue successivamente, a lavoro ultimato, altro non sono che il modo per rendere l'erosione del tempo sulle cose. I graffi cercano la storia dei personaggi, sono ciò che avverrebbe se i personaggi si trovassero, anziché sulla tela, sui muri della città.
Selfdestructions in gold frames
di Diletta Biondani
“Selfdestructions in gold frames” è di per sé una dichiarazione di intenti. Kennyrandom in questi nuovi lavori danneggia volontariamente e vandalizza con lo spray e le graffiature i suoi personaggi. Poi inpreziosisce l'opera con una apparantemente arbitraria cornice barocca, una follia, verrebbe da dire, eppure...giudicate voi stessi.
In un certo senso, non hanno tutti i torti quelli che ritengono che sfregiare un proprio quadro di proposito sia una cosa da pazzi sconsiderati. Dovremmo discutere sul concetto di sfregiare e sulla definizione di pazzo sconsiderato; anche il celeberrimo de Kooning, indiscusso maestro dell'espressionismo astratto, si accaniva sui propri disegni con la gomma per esaltarne il tratto espandendolo e ingrossandolo, ma nessuno mai si sognerebbe di considarare folle de Kooning!
Prima di analizzare il concetto di “selfdestruction” sarà utile capire di quali elementi si compongono questi lavori. Ci sono i personaggi di KR, che vogliono raccontare una storia, e sono tutti in bianco e nero. Ciò è dovuto al fatto che fondamentalmente devono essere esteticamente neutri, possono cioè diventare chiunque, cambiano. Questi personaggi sono costruiti tramite ombreggiature, come in alcuni lavori precedenti, ma è totalmente differente il modo di eseguirle, queste ombreggiature sono meno grafiche, meno definite nel dettaglio, sono abbozzate, realizzate in maniera più spontanea. Servono più a determinare il personaggio che a rendere la ricerca formale, c'è più attenzione all'intento più che alla forma. Sono un'idea di ombra che costruisce un'idea di figura, il più vicino possibile al reale, ma sempre un'idea. Il segno in sostanza è più gestuale meno tecnicistico.
La ricerca cromatica del particolare e dello sfondo è contemporaneamente una maniera per avvicinare i personaggi a chi guarda e per farli vivere nella luce. Essi si stagliano su di uno sfondo colorato che sottende la trama di una carta da parati e sembrano illuminati come se fossero in scena sul palcoscenico di un teatro. Questi elementi uniti alle cornici barocche ne fanno quasi dei ritratti contemporanei con remiscenze antiche.
Ed ecco che arriviamo al concetto di “sfregiare”o selfdestruction: gli interventi con lo spray e le graffiature, le scritte che l'artista esegue successivamente, a lavoro ultimato, altro non sono che il modo per rendere l'erosione del tempo sulle cose. Questi graffi cercano la storia dei personaggi, portano con sé ciò avviene sui muri della città.
Anche in questo caso la vandalizzazione decontestualizzata, trasferita dalla superficie urbana alla tela è ciò che rende queste immagini seducenti e affascinanti. Il deturpare in qualche modo costruisce l'opera, che proprio per questo gesto diventa opera d'arte, poiché corrisponde ad una ricerca di storicizzazione dell'opera stessa. Le graffiature e gli interventi con lo spray sono l'anima del personaggio, il quadro con le rughe prende più vita. KR in questi lavori tratta la tela come fosse pelle, la sua e la nostra, egli lascia le tracce di quello che è successo, degli eventi e delle persone che giorno dopo giorno anno dopo anno ruga dopo ruga cambiano irrimediabilmente e in maniera sempre diversa la nostra vita rendendola unica ed irripetibile nel bene e nel male.
The Random's Butterflies
di Diletta Biondani
Alle farfalle di Kenny Random sono rimaste attaccate le tags!
La parola TAG ha origine circa nel 1971, quando i primi critici e primi giornalisti che analizzavano l'imperante fenomeno del “writing” si trovarono a dover fronteggiare la massiccia invasione dei nomi dipinti sui muri o nelle stazioni metropolitane di Manhattan. L'obiettivo di questi primi spietati contaminatori era di far girare il più possibile il proprio nome (di solito un soprannome unito al numero della strada nelle quale abitavano), e di diventare famosi.
Da allora ad oggi le tags hanno subito ogni sorta di evoluzione e la street-art è andata molto oltre, mutando il paesaggio urbano e diventando critica costante e severa del pret a porter di immagini pubblicitarie che, assieme allo squallore urbanistico, fanno delle nostre città dei luoghi percepiti come estranei, freddi, sterili. Nelle sue più efficaci declinazioni la street-art è riuscita a creare delle vere e proprie azioni di guerriglia urbana, disturbando e stravolgendo le regole della tradizionale convivenza urbana, basti pensare agli esemplari poliziotti gay di Banksy o ai sui bobbies (guardie reali inglesi) che fanno pipì contro il muro.
La tag tuttavia, ad oggi, rappresenta ancora lo strumento più immediato e accessibile di intervento sul paesaggio urbano: basta un pennarello, in fondo, per appropriarsi di un pezzetto di città con il proprio nome.
Kenny Random sente il bisogno di confrontarsi con questa realtà che oramai fa parte del tessuto urbano, ne è la storia, o per lo meno parte di essa. Non solo.
Kenny usa le farfalle, che comunicano leggerezza e idea di volo, per lavorare liberamente col colore, per sperimentarne, in una nuova accezione, tutte le potenzialità.
Anche Damien Hirst ed altri artisti hanno lavorato sul soggetto farfalle, con esiti e motivi differenti, per Kenny rappresentano semplicemente uno degli esseri viventi più belli e perfetti che esistono. Le farfalle diventano quindi anche strumento di ricerca formale, sottendono una simbologia contemporanea (la tag è un pezzo di strada, di città), ma anche la storia e la provenienza dell'artista (la tecnica, le bombolette spray, a volte persino le sagome dei volti dei suoi personaggi).
Ma c'è ancora qualcos'altro...l'artista compie, con estrema delicatezza, una precisa operazione concettuale: sembra volerci dire che abbiamo sbagliato tutto, che ci siamo adagiati sulla prima fuorviante impressione. Se da una parte siamo tutti d’accordo con le istituzioni a condannare le scritte selvagge che deturpano le nostre belle città, dall'altra non riusciamo a non essere affascinati da queste seducenti farfalle alle quali le tanto aborrite tags sono rimaste appiccicate! Semplicemente perché Kenny Random, decontestualizzando le scritte dal muro alla tela ne ha alterato la percezione. Ha creato un'alternativa positiva, ha incanalato tutto ciò che per il senso comune è vandalismo o deturpazione nella ricerca estetica, con esiti che riescono ad accompagnare in maniera accattivante, piacevole, gioiosa la nostra quotidianità.
Kenny mi ha confidato che le sue farfalle sono come le ali che non abbiamo e che ci mancano, e ci ricordano che i nostri sogni sono ancora lì, ad un battito d'ali di distanza da noi.
Queste macchie di colore, perché questo vogliono essere e la loro intenzione è quella di macchiare, in qualche modo, e assolutamente senza volerlo, insegnano a non arrendersi, a non far soccombere le aspirazioni. Il loro segreto è uno soltanto: usano le regole della società, le sue buone maniere, e gliele rivoltano contro volando determinate e sicure per la loro strada, che in fondo è l'unica cosa che appartiene loro ( e forse è anche l'unica cosa che rimane a noi!).
Così SPAZIOTINDACI inaugura, mercoledì 23 settembre, la nuova stagione espositiva: “Self-destructions in gold frames” accoglie il pubblico nella sala principale, mentre “The Random’s butterflies” si colloca nelle altre 2 sale. Entrambe le esposizioni presentano opere inedite dell’artista, tecniche miste su tela e acrilici su tela.
Con “The Random’s butterflies” Kenny riempie il mondo di farfalle. Anche Damien Hirst ed altri artisti hanno lavorato su questo soggetto con esiti e per motivi differenti, per Kenny rappresentano semplicemente uno degli esseri viventi più belli e perfetti che esistono. Vogliono essere macchie di colore che portano con sé pezzi di strada, di città, di vita, e accompagnano in maniera accattivante, piacevole, gioiosa la nostra quotidianità.
In “Selfdistruction in gold frames” Kenny danneggia volontariamente e vandalizza con lo spray e le graffiature i suoi personaggi. Poi impreziosisce l'opera con una cornice barocca. I personaggi di KENNYRANDOM vogliono raccontare una storia, si stagliano su di uno sfondo colorato che sottende la trama di una carta da parati e sembrano illuminati come se fossero in scena sul palcoscenico di un teatro.
Gli interventi con lo spray e le graffiature, le scritte che l'artista esegue successivamente, a lavoro ultimato, altro non sono che il modo per rendere l'erosione del tempo sulle cose. I graffi cercano la storia dei personaggi, sono ciò che avverrebbe se i personaggi si trovassero, anziché sulla tela, sui muri della città.
Selfdestructions in gold frames
di Diletta Biondani
“Selfdestructions in gold frames” è di per sé una dichiarazione di intenti. Kennyrandom in questi nuovi lavori danneggia volontariamente e vandalizza con lo spray e le graffiature i suoi personaggi. Poi inpreziosisce l'opera con una apparantemente arbitraria cornice barocca, una follia, verrebbe da dire, eppure...giudicate voi stessi.
In un certo senso, non hanno tutti i torti quelli che ritengono che sfregiare un proprio quadro di proposito sia una cosa da pazzi sconsiderati. Dovremmo discutere sul concetto di sfregiare e sulla definizione di pazzo sconsiderato; anche il celeberrimo de Kooning, indiscusso maestro dell'espressionismo astratto, si accaniva sui propri disegni con la gomma per esaltarne il tratto espandendolo e ingrossandolo, ma nessuno mai si sognerebbe di considarare folle de Kooning!
Prima di analizzare il concetto di “selfdestruction” sarà utile capire di quali elementi si compongono questi lavori. Ci sono i personaggi di KR, che vogliono raccontare una storia, e sono tutti in bianco e nero. Ciò è dovuto al fatto che fondamentalmente devono essere esteticamente neutri, possono cioè diventare chiunque, cambiano. Questi personaggi sono costruiti tramite ombreggiature, come in alcuni lavori precedenti, ma è totalmente differente il modo di eseguirle, queste ombreggiature sono meno grafiche, meno definite nel dettaglio, sono abbozzate, realizzate in maniera più spontanea. Servono più a determinare il personaggio che a rendere la ricerca formale, c'è più attenzione all'intento più che alla forma. Sono un'idea di ombra che costruisce un'idea di figura, il più vicino possibile al reale, ma sempre un'idea. Il segno in sostanza è più gestuale meno tecnicistico.
La ricerca cromatica del particolare e dello sfondo è contemporaneamente una maniera per avvicinare i personaggi a chi guarda e per farli vivere nella luce. Essi si stagliano su di uno sfondo colorato che sottende la trama di una carta da parati e sembrano illuminati come se fossero in scena sul palcoscenico di un teatro. Questi elementi uniti alle cornici barocche ne fanno quasi dei ritratti contemporanei con remiscenze antiche.
Ed ecco che arriviamo al concetto di “sfregiare”o selfdestruction: gli interventi con lo spray e le graffiature, le scritte che l'artista esegue successivamente, a lavoro ultimato, altro non sono che il modo per rendere l'erosione del tempo sulle cose. Questi graffi cercano la storia dei personaggi, portano con sé ciò avviene sui muri della città.
Anche in questo caso la vandalizzazione decontestualizzata, trasferita dalla superficie urbana alla tela è ciò che rende queste immagini seducenti e affascinanti. Il deturpare in qualche modo costruisce l'opera, che proprio per questo gesto diventa opera d'arte, poiché corrisponde ad una ricerca di storicizzazione dell'opera stessa. Le graffiature e gli interventi con lo spray sono l'anima del personaggio, il quadro con le rughe prende più vita. KR in questi lavori tratta la tela come fosse pelle, la sua e la nostra, egli lascia le tracce di quello che è successo, degli eventi e delle persone che giorno dopo giorno anno dopo anno ruga dopo ruga cambiano irrimediabilmente e in maniera sempre diversa la nostra vita rendendola unica ed irripetibile nel bene e nel male.
The Random's Butterflies
di Diletta Biondani
Alle farfalle di Kenny Random sono rimaste attaccate le tags!
La parola TAG ha origine circa nel 1971, quando i primi critici e primi giornalisti che analizzavano l'imperante fenomeno del “writing” si trovarono a dover fronteggiare la massiccia invasione dei nomi dipinti sui muri o nelle stazioni metropolitane di Manhattan. L'obiettivo di questi primi spietati contaminatori era di far girare il più possibile il proprio nome (di solito un soprannome unito al numero della strada nelle quale abitavano), e di diventare famosi.
Da allora ad oggi le tags hanno subito ogni sorta di evoluzione e la street-art è andata molto oltre, mutando il paesaggio urbano e diventando critica costante e severa del pret a porter di immagini pubblicitarie che, assieme allo squallore urbanistico, fanno delle nostre città dei luoghi percepiti come estranei, freddi, sterili. Nelle sue più efficaci declinazioni la street-art è riuscita a creare delle vere e proprie azioni di guerriglia urbana, disturbando e stravolgendo le regole della tradizionale convivenza urbana, basti pensare agli esemplari poliziotti gay di Banksy o ai sui bobbies (guardie reali inglesi) che fanno pipì contro il muro.
La tag tuttavia, ad oggi, rappresenta ancora lo strumento più immediato e accessibile di intervento sul paesaggio urbano: basta un pennarello, in fondo, per appropriarsi di un pezzetto di città con il proprio nome.
Kenny Random sente il bisogno di confrontarsi con questa realtà che oramai fa parte del tessuto urbano, ne è la storia, o per lo meno parte di essa. Non solo.
Kenny usa le farfalle, che comunicano leggerezza e idea di volo, per lavorare liberamente col colore, per sperimentarne, in una nuova accezione, tutte le potenzialità.
Anche Damien Hirst ed altri artisti hanno lavorato sul soggetto farfalle, con esiti e motivi differenti, per Kenny rappresentano semplicemente uno degli esseri viventi più belli e perfetti che esistono. Le farfalle diventano quindi anche strumento di ricerca formale, sottendono una simbologia contemporanea (la tag è un pezzo di strada, di città), ma anche la storia e la provenienza dell'artista (la tecnica, le bombolette spray, a volte persino le sagome dei volti dei suoi personaggi).
Ma c'è ancora qualcos'altro...l'artista compie, con estrema delicatezza, una precisa operazione concettuale: sembra volerci dire che abbiamo sbagliato tutto, che ci siamo adagiati sulla prima fuorviante impressione. Se da una parte siamo tutti d’accordo con le istituzioni a condannare le scritte selvagge che deturpano le nostre belle città, dall'altra non riusciamo a non essere affascinati da queste seducenti farfalle alle quali le tanto aborrite tags sono rimaste appiccicate! Semplicemente perché Kenny Random, decontestualizzando le scritte dal muro alla tela ne ha alterato la percezione. Ha creato un'alternativa positiva, ha incanalato tutto ciò che per il senso comune è vandalismo o deturpazione nella ricerca estetica, con esiti che riescono ad accompagnare in maniera accattivante, piacevole, gioiosa la nostra quotidianità.
Kenny mi ha confidato che le sue farfalle sono come le ali che non abbiamo e che ci mancano, e ci ricordano che i nostri sogni sono ancora lì, ad un battito d'ali di distanza da noi.
Queste macchie di colore, perché questo vogliono essere e la loro intenzione è quella di macchiare, in qualche modo, e assolutamente senza volerlo, insegnano a non arrendersi, a non far soccombere le aspirazioni. Il loro segreto è uno soltanto: usano le regole della società, le sue buone maniere, e gliele rivoltano contro volando determinate e sicure per la loro strada, che in fondo è l'unica cosa che appartiene loro ( e forse è anche l'unica cosa che rimane a noi!).
23
settembre 2009
Kenny Random – The Random’s Butterflies/Selfdestruction in gold frame
Dal 23 settembre al 30 ottobre 2009
arte contemporanea
performance - happening
serata - evento
giovane arte
performance - happening
serata - evento
giovane arte
Location
SPAZIO TINDACI
Padova, Via Dante, 17, (Padova)
Padova, Via Dante, 17, (Padova)
Orario di apertura
da lunedì a sabato 9.30-12.30, 15.40-19.30 | lunedì mattina chiuso |
Vernissage
23 Settembre 2009, ore 19.00
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