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Padiglione Immaginario della Bosnia-Erzegovina
Il Padiglione Immaginario della Bosnia-Erzegovina arriva a Verona per un doppio allestimento, in Fiera e alla Galleria d’Arte Moderna Palazzo Forti. E’ stato intitolato -immaginario’ con una precisa valenza poetica, in quanto scaturisce dal desiderio di creare un padiglione che alla Biennale di Venezia e’ mancato e che dunque diventa -immaginario’ concretizzandosi a Verona.
Comunicato stampa
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Quando si pensa a Sarajevo e alla Bosnia-Erzegovina, vengono in mente i romanzi di Ivo Andrić,1 il quale seppe descrivere in maniera ineguagliabile l'atmosfera che da secoli domina in queste terre. Infatti, e' dalle epoche piu' remote che in questi luoghi convivono a stretto contatto persone di religioni e lingue completamente diverse, in una strana armonia che periodicamente esplode in conflitti estremamente cruenti. Leggendo Andrić, uno pensa che una pace duratura sia un'utopia. Ma questo esplosivo crogiolo di culture ha creato un abiente particolarmente stimolante. Prima dello scoppio della guerra, Sarajevo era il luogo dove ogni anno venivano organizzati festival cinematografici, incontri di scrittori, eventi ai quali partecipavano tutti i maggiori esponenti della cultura internazionale. Un invito a Sarajevo non veniva mai rifiutato.
Ma il passaggio determinato dal crollo del sistema Jugoslavo alla proclamazione di una nazione autonoma, come testimonia la storia, non e' stato indolore. La Bosnia-Erzegovina in generale ha pagato il tributo piu' alto in termini di vittime umane e di danni. Nonostante cio', come probabilmente molti avranno avuto modo di seguire, i bosniaci non si persero di animo, e nel corso della guerra, furono numerose le attività che dimostrarono la volontà di non voler perdere la speranza. Un esempio e' la Galleria Obala2, un piccolo spazio espositivo, in origine ubicato sulla riva del fiume dove gruppi, dove artisti, compagnie teatrali e performer internazionali si esibivano costantemente. Nel 1991, la galleria decise di espadersi in centro città e quando nel 1992 i lavori furono conclusi, dopo poche settimane, venne colpita dall'artiglieria serba. Ma l'attività della galleria continuo' e nelle rovine vennero organizzate una serie di mostre che furono visitate da un numero enorme di persone.
Sempre nel corso della guerra, nacque il progetto Ars Aevi, promosso da Jusuf Hadžifejzović e da una comitato internazionale di critici d'arte, che consisteva nella creazione di una collezione di opere d'arte donate da artisti internazionali per il futuro museo di arte contemporanea di Sarajevo. Le attività della Galleria Obala e del progetto Ars Aevi, sono solo quelle piu' eclatanti. Ma nelle città assediate vennero organizzati un calendario di eventi incredibile, poiche' proprio tramite l'arte la gente cercava di mantenere un briciolo di quella normalità e quotidianità che permette di superare delle situazioni cosi' estreme, soprattutto se affrontate con quella tipica capacità di mettersi in gioco e di ironizzare su se' stessi che contraddistiungue lo spirito del bosniaco. Non sorprende percio' che ancora tutt'oggi le opere di queste artisti siano pervase da un grande senso di ironia, un elemento fondamentale per poter stravolgere in qualsiasi contesto la realtà.
Aurora Fonda
Nel 2007 un gruppo artisti dell'Accademia di Belle Arti di Banja Luka, Repubblica Srpska (una delle due entità politico-amministrative in cui e' suddivisa la Bosnia-Erzegovina, a maggioranza serba, insieme alla Federazione di Bosnia-Erzegovina, a maggioranza croata e musulmana) fonda l'Associazione Artisti Tac.ka, punto di partenza simbolico per la ricostruzione della vita culturale del paese. Nello statuto di Tac.ka si legge la ferma volontà di emanciparsi dai due modi di fare cultura egemoni, uno rappresentato dall'arte istituzionale, che celebra il nazionalismo, la religione e le tradizioni promuovendo immobilismo culturale; l'altro invece proponendo una visione stereotipata e vendibile di arte balcanica per accedere piu' facilmente alla scena dell'arte internazionale. In occasione della 52. Biennale di Venezia, Tac.ka realizza una performance denunciando la mancata partecipazione della Bosnia-Erzegovina alla kermesse artistica. Radost Stroynik, curatrice bosniaca, racconta quanto sia difficile contestualizzare le opere d'arte realizzate nel periodo successivo al conflitto degli anni Novanta dal momento che il contesto piu' conosciuto pare infatti essere proprio quello della guerra. L'unica cosa che gli artisti possono fare, secondo Stroynik, e' opporsi con forza al contesto socio-politico e culturale che li circonda, analizzandolo attentamente pero' con l'arma tagliente dell'ironia, facendolo diventare parte integrante dell'opera, strumento prezioso per smascherare false interpretazioni, stereotipi e pregiudizi.
Il Padiglione Immaginario della Bosnia-Erzegovina arriva a Verona per un doppio allestimento, in Fiera e alla Galleria d'Arte Moderna Palazzo Forti. E' stato intitolato -immaginario' con una precisa valenza poetica, in quanto scaturisce dal desiderio di creare un padiglione che alla Biennale di Venezia e' mancato e che dunque diventa -immaginario' concretizzandosi a Verona. Espone per la prima volta, fuori dai confini nazionali, artisti delle diverse etnie bosniache riuniti per l'occasione, rappresentanti delle altrettante istanze presenti all'interno della scena contemporanea del Paese, che si raccolgono principalmente attorno alle città di Banja Luka e di Sarajevo, poli artistici in continuo fermento, al passo con i trend contemporanei, grazie ad istutizioni quali il Sarajevo Center for Contemporary Art, la Galleria 10m2, il Museo d'Arte Contemporanea di Banja Luka e la Galleria d'Arte Contemporanea 96 di Prijedor; un'operazione ardita che gode del Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri Italiano e della RepubliKa Srpska.
come si vede nei lavori di Igor Bosnjak o di Mladen Miljanovic, in cui incidono molto gli anni trascorsi presso un'accademia militare. Le fotografie di Nebojsa Seric Shoba sono fortemente radicate nella storia del suo paese e legate al tema della memoria, cosi' come quelle in bianco e nero di Dzenat Drekovic. Mladen Bundalo si concentra sulle nuove ricerche estetiche, cosi' come Adnan Jasika che, attraverso una costante analisi filosofica, indaga la genesi degli elementi visivi. Ibro Hasanovic si pone controcorrente rispetto alle aspettative del pubblico, secondo cui dovrebbe produrre un arte socialmente impegnata, di denuncia. Sulla stessa linea anche Dajan Spiric e Damir Nikšič che, attraverso il gioco e la satira, utilizzando diverse forme artistiche, ironizzano sulla situazione poltico-sociale del loro paese. L'Associazione di Artisti Tac.ka riprende vecchi miti bosniaci per una catarsi a cui tutti i discorsi culturali, dalla politica all'arte, dovrebbero essere sottoposti.
Claudia Zini
La Bosnia-Erzegovina non e' solo un perimetro territoriale.
Caratterizzata a lungo dalla coesistenza culturale e dalla presenza di una città splendida come Sarajevo - l'urbe delle università, delle case editrici e del nuovo cinema, dei numerosissimi intellettuali e della biblioteca magnifica e ricca d'incunaboli preziosi - cio' che ne conosciamo e' invece dovuto anzitutto al conflitto etnico che a partire dal 1992 l'ha devastata.
Attraverso reportages giornalistici trasmessi per anni dalla televisione ne abbiamo visto la tragedia; l'orrore, la morte, gli edifici sventrati, le finestre squarciate, i muri sfarinati dai colpi di proiettili. Poi una pace triste, e quasi piu' nulla.
Guardare a queste vicende dall'esterno significa, nella maggior parte dei casi, arrendersi alla semplificazione o constatare quanto sia difficile comprendere.
Nella Bosnia-Erzegovina durante la guerra l'attività culturale non si e' fermata. Poi gli artisti hanno svolto un ruolo attivo nella lenta ripresa del paese. Oggi la loro opera e' piu' che mai significativa.
Mentre l'immane facciata della Biblioteca nazionale di Sarajevo, annerita dall'incendio che ha distrutto l'edificio insieme al suo tesoro, resta a testimoniare la barbarie e rappresenta la ferita ancora aperta, loro raccontano una vitalità mai sopita e la volontà di risollevarsi. Mettendo in campo sensibilità, forme e strategie di lavoro estremamente diverse, dialogano criticamente con il presente e gettano ponti verso il futuro; senza mai poter trascurare la memoria inalienabile del passato recente. Nelle loro ricerche l'attenzione nei confronti del luogo e l'urgenza di una consapevolezza etica e politica conducono all'indagine sui temi dell'identità individuale e collettiva, nell'intento di smascherare meccanismi, spesso occulti, di appartenenza e di esclusione, di controllo e di coazione. L'utilizzo dell'ironia in chiave demistificante e antiretorica e' una delle loro chiavi di lettura della realtà.
Con un approccio piu' intuitivo o analitivo, mai didascalico, questi artisti, molti dei quali presenti nell'ambito della mostra D'EST, ci consentono di percepire una realtà che e' troppo sfaccettata per essere ridotta a una definizione univoca e troppo complessa per essere altrimenti compresa.
Gabi Scardi
NEBOJŠA ŠERIC SHOBA (Sarajevo, Bosnia-Erzegovina, 1968)
Diplomato presso l'Accademia di Belle Arti di Sarajevo. Vive e lavora tra Sarajevo e New York. Partecipa ad importanti manifestazioni artistiche internazionali, tra cui Manifesta 2 e la Biennale di Venezia nel 2003, oltre ad esporre in musei e gallerie sia europei che americani. La ricerca artistica di Shoba e' fortemente radicata alla sua storia personale e a quella del suo paese, legata ad un'attenta analisi socio-politica e culturale.
MLADEN BUNDALO (Prijedor, Bosnia-Erzegovina, 1986)
Diplomato presso l'Accademia di Belle Arti di Banja Luka con indirizzo grafico. Vive e lavora in Bosnia-Erzegovina. Molto attivo sul territorio, espone il suo lavoro anche in Serbia, Macedonia, Italia, Germania. Membro dell'associazione di artisti Tac.ka, con cui ha esposto presso lo Studio D'Arte Andromeda a Trento come evento collaterale di Manifesta 7. Nel 2008 viene premiato alla XIII edizione del Grand Diploma for printmaking di Tuzla, Bosnia Erzegovina. Il suoi lavoro, in una commistione di video e performance, indaga la relazione tra reale e virtuale, il ruolo dell'artista nei confronti dei nuovi media.
IBRO HASANOVIC (Ljubovija, Serbia, 1981)
Diplomato presso l'Accademia di Belle Arti di Sarajevo. Vive e lavora a Parigi. I suoi lavori di video arte sono presentati presso numerosi festival a Zagabria, Berlino, Graz, Strasburgo. Nel 2003 riceve il premio speciale per il film sperimentale alla seconda edizione del Mostar Film Festival. Nel 2007 e' finalista di ZVONO, premio annuale per giovani artisti visivi della Bosnia-Erzegovina promosso dal Centro di Arte Contemporanea di Sarajevo. Lavora con video, pittura e installazioni, raggiungendo un livello di comunicazione visiva diretta e incisiva che rimanda spesso ai temi della memoria e alle radici culturali del suo paese.
IGOR BOSNJAK (Sarajevo, Bosnia-Erzegovina, 1981)
Diplomato presso l'Accademia di Belle Arti di Trebinje, in Bosnia Erzegovina. Vive e lavora tra la Bosnia-Erzegovina e la Serbia. Master in Theory of Art and Media presso l'Università di Belgrado dove sta attualmente portando avanti il suo progetto di PHD. Autore e curatore del progetto internazionale di video arte www.namaTRE.ba. Ha partecipato a piu' di 30 mostre e progetti artistici in tutta Europa. Come curatore indipendente ha seguito numerosi film festival, tra cui l'International Video Art Festival di Orebro, in Svezia. Rappresentato anche dalla Saatchi Gallery. Oltre alla pittura, i suoi lavori di video art e sperimentazione cinematografica analizzano gli aspetti della memoria e del ricordo, della manipolazione del reale.
ADNAN JASIKA (Sarajevo, Bosnia-Erzegovina, 1978)
Si laurea in filosofia dopo il diploma conseguito presso l'Accademia di Belle Arti di Sarajevo. Vive e lavora a Sarajevo. Artista visivo e poeta, e' rappresentato dalla Saatchi Gallery e i suoi lavori si trovano in collezioni sparse in Europa, Canada e Stati Uniti. La sua ricerca in campo artistico riguardante la genesi degli elementi visivi va di pari passo ad una continua indagine filosofica ed estetica.
DAJAN ŠPIRIČ (Zenica, Bosnia-Erzegovina, 1984)
Diplomato presso l'Accademia di Belle Arti di Banja Luka con indirizzo grafico. Vive e lavora in Bosnia-Erzegovina. Partecipa alla XIV Triennale Internazionale di Grafica di Tallin in Estonia e alla quarta edizione dell'International Biennial of Mini Prints a Tetovo, in Macedonia. Membro dell'associazione di artisti Tac.ka, partecipa come evento collaterale di Manifesta 7 presso lo Studio d'Arte Andromeda a Trento. Attraverso la grafica e l'utilizzo di nuovi media, video e fotografia, i suoi lavori trattano aspetti sociali, politi e culturali del suo paese.
MLADEN MILJANOVIC (Zenica, Bosnia-Erzegovina, 1981)
Diplomato presso l'Accademia di Belle Arti di Banja Luka. Vive e lavora in Bosnia-Erzegovina. Espone i suoi lavori anche in Francia e in Austria. Nel 2007 vince il premio ZVONO come miglior giovane artista bosniaco. Nel 2008 partecipa alla Biennale di Busan, in Sud Corea, e all'International Video Art Festival di Orebro, in Svezia. Gli anni trascorsi all'accademia militare, prima di intraprendere la carriera artistica, incidono molto sulla sua produzione che, come si vede dai lavori in mostra, assume come leitmotiv la relazione continua tra il contesto artistico e sociale in cui vive e la sua esperienza personale.
TAC.KA - associazione di artisti formata da Mladen Bundalo, Boris Eremić, Milijana Grabovica, Dragan Inđić, Sanja Kovačić, Jovana Pantoš, Igor Sovilj, Dajan Špirić, Milica Tošić
Associazione fondata nel 2007 a Prijedor, Bosnia-Erzegovina, da un gruppo di dodici giovani artisti provenienti dall'Accademia di Belle Arti di Banja Luka. Numerose performance sul territorio. Ideazione del progetto di land art Ars Kozara, arrivato nel 2009 alla sua terza edizione. Partecipazione come evento collaterale di Manifesta 7 con una mostra dal titolo Padiglione Immaginario della Bosnia-Erzegovina presso lo Studio d'Arte Andromeda a Trento.
L'obbiettivo principale di Tac.ka e' quello di promuovere la cultura dal basso, per ricostruire tessuto sociale e tentare soluzioni condivise di futuro. In serbo-croato -tacka- vuol dire -punto- e rappresenta simbolicamente il punto dal quale partire nella ricostruzione della vita culturale della Bosnia- Erzegovina e nello specifico di Prijedor, città simbolo della pulizia etnica durante la guerra con ancora numerose fratture e divisioni all'interno delle comunità serbe, musulmane e croate. Presentano in mostra le fotografie relative alla performance veneziana.
DZENAT DREKOVIC (Berovo, Macedonia, 1979)
Diplomato in fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Belgrado. Vive e lavora tra la Bosnia- Erzegovina e la Serbia. Lavora come fotografo freelance per numerosi giornali bosniaci e serbi. Membro della Bosnia Society of Artist di Sarajevo. Presenta in mostra i suoi ultimi lavori fotografici.
Damir Nikšić (Bosnia-Erzegovina, 1970)
Laureato in Scultura all'Indiana University of Pennsylvania. Nel 2004 ha concluso il MFA New Genre presso l'University of Arizona dopo aver già il MA in Storia dell'Arte presso la medesima sede. Nel 2000 all'Akademija Likovnih Umjetnosti ha conseguito il BFA.
Nel 2009 ha esposto al National Gallery of Art, Skopie, FYR of Macedonia e all'8th Baltic Biennial of Contemporary Art, Szczecin, Poland. All'Illuminating Islam Festival. Brooklyn Academy of Music, New York e in VIDEO SICILIA presso Palazzo della Cultura di Catania.
Ma il passaggio determinato dal crollo del sistema Jugoslavo alla proclamazione di una nazione autonoma, come testimonia la storia, non e' stato indolore. La Bosnia-Erzegovina in generale ha pagato il tributo piu' alto in termini di vittime umane e di danni. Nonostante cio', come probabilmente molti avranno avuto modo di seguire, i bosniaci non si persero di animo, e nel corso della guerra, furono numerose le attività che dimostrarono la volontà di non voler perdere la speranza. Un esempio e' la Galleria Obala2, un piccolo spazio espositivo, in origine ubicato sulla riva del fiume dove gruppi, dove artisti, compagnie teatrali e performer internazionali si esibivano costantemente. Nel 1991, la galleria decise di espadersi in centro città e quando nel 1992 i lavori furono conclusi, dopo poche settimane, venne colpita dall'artiglieria serba. Ma l'attività della galleria continuo' e nelle rovine vennero organizzate una serie di mostre che furono visitate da un numero enorme di persone.
Sempre nel corso della guerra, nacque il progetto Ars Aevi, promosso da Jusuf Hadžifejzović e da una comitato internazionale di critici d'arte, che consisteva nella creazione di una collezione di opere d'arte donate da artisti internazionali per il futuro museo di arte contemporanea di Sarajevo. Le attività della Galleria Obala e del progetto Ars Aevi, sono solo quelle piu' eclatanti. Ma nelle città assediate vennero organizzati un calendario di eventi incredibile, poiche' proprio tramite l'arte la gente cercava di mantenere un briciolo di quella normalità e quotidianità che permette di superare delle situazioni cosi' estreme, soprattutto se affrontate con quella tipica capacità di mettersi in gioco e di ironizzare su se' stessi che contraddistiungue lo spirito del bosniaco. Non sorprende percio' che ancora tutt'oggi le opere di queste artisti siano pervase da un grande senso di ironia, un elemento fondamentale per poter stravolgere in qualsiasi contesto la realtà.
Aurora Fonda
Nel 2007 un gruppo artisti dell'Accademia di Belle Arti di Banja Luka, Repubblica Srpska (una delle due entità politico-amministrative in cui e' suddivisa la Bosnia-Erzegovina, a maggioranza serba, insieme alla Federazione di Bosnia-Erzegovina, a maggioranza croata e musulmana) fonda l'Associazione Artisti Tac.ka, punto di partenza simbolico per la ricostruzione della vita culturale del paese. Nello statuto di Tac.ka si legge la ferma volontà di emanciparsi dai due modi di fare cultura egemoni, uno rappresentato dall'arte istituzionale, che celebra il nazionalismo, la religione e le tradizioni promuovendo immobilismo culturale; l'altro invece proponendo una visione stereotipata e vendibile di arte balcanica per accedere piu' facilmente alla scena dell'arte internazionale. In occasione della 52. Biennale di Venezia, Tac.ka realizza una performance denunciando la mancata partecipazione della Bosnia-Erzegovina alla kermesse artistica. Radost Stroynik, curatrice bosniaca, racconta quanto sia difficile contestualizzare le opere d'arte realizzate nel periodo successivo al conflitto degli anni Novanta dal momento che il contesto piu' conosciuto pare infatti essere proprio quello della guerra. L'unica cosa che gli artisti possono fare, secondo Stroynik, e' opporsi con forza al contesto socio-politico e culturale che li circonda, analizzandolo attentamente pero' con l'arma tagliente dell'ironia, facendolo diventare parte integrante dell'opera, strumento prezioso per smascherare false interpretazioni, stereotipi e pregiudizi.
Il Padiglione Immaginario della Bosnia-Erzegovina arriva a Verona per un doppio allestimento, in Fiera e alla Galleria d'Arte Moderna Palazzo Forti. E' stato intitolato -immaginario' con una precisa valenza poetica, in quanto scaturisce dal desiderio di creare un padiglione che alla Biennale di Venezia e' mancato e che dunque diventa -immaginario' concretizzandosi a Verona. Espone per la prima volta, fuori dai confini nazionali, artisti delle diverse etnie bosniache riuniti per l'occasione, rappresentanti delle altrettante istanze presenti all'interno della scena contemporanea del Paese, che si raccolgono principalmente attorno alle città di Banja Luka e di Sarajevo, poli artistici in continuo fermento, al passo con i trend contemporanei, grazie ad istutizioni quali il Sarajevo Center for Contemporary Art, la Galleria 10m2, il Museo d'Arte Contemporanea di Banja Luka e la Galleria d'Arte Contemporanea 96 di Prijedor; un'operazione ardita che gode del Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri Italiano e della RepubliKa Srpska.
come si vede nei lavori di Igor Bosnjak o di Mladen Miljanovic, in cui incidono molto gli anni trascorsi presso un'accademia militare. Le fotografie di Nebojsa Seric Shoba sono fortemente radicate nella storia del suo paese e legate al tema della memoria, cosi' come quelle in bianco e nero di Dzenat Drekovic. Mladen Bundalo si concentra sulle nuove ricerche estetiche, cosi' come Adnan Jasika che, attraverso una costante analisi filosofica, indaga la genesi degli elementi visivi. Ibro Hasanovic si pone controcorrente rispetto alle aspettative del pubblico, secondo cui dovrebbe produrre un arte socialmente impegnata, di denuncia. Sulla stessa linea anche Dajan Spiric e Damir Nikšič che, attraverso il gioco e la satira, utilizzando diverse forme artistiche, ironizzano sulla situazione poltico-sociale del loro paese. L'Associazione di Artisti Tac.ka riprende vecchi miti bosniaci per una catarsi a cui tutti i discorsi culturali, dalla politica all'arte, dovrebbero essere sottoposti.
Claudia Zini
La Bosnia-Erzegovina non e' solo un perimetro territoriale.
Caratterizzata a lungo dalla coesistenza culturale e dalla presenza di una città splendida come Sarajevo - l'urbe delle università, delle case editrici e del nuovo cinema, dei numerosissimi intellettuali e della biblioteca magnifica e ricca d'incunaboli preziosi - cio' che ne conosciamo e' invece dovuto anzitutto al conflitto etnico che a partire dal 1992 l'ha devastata.
Attraverso reportages giornalistici trasmessi per anni dalla televisione ne abbiamo visto la tragedia; l'orrore, la morte, gli edifici sventrati, le finestre squarciate, i muri sfarinati dai colpi di proiettili. Poi una pace triste, e quasi piu' nulla.
Guardare a queste vicende dall'esterno significa, nella maggior parte dei casi, arrendersi alla semplificazione o constatare quanto sia difficile comprendere.
Nella Bosnia-Erzegovina durante la guerra l'attività culturale non si e' fermata. Poi gli artisti hanno svolto un ruolo attivo nella lenta ripresa del paese. Oggi la loro opera e' piu' che mai significativa.
Mentre l'immane facciata della Biblioteca nazionale di Sarajevo, annerita dall'incendio che ha distrutto l'edificio insieme al suo tesoro, resta a testimoniare la barbarie e rappresenta la ferita ancora aperta, loro raccontano una vitalità mai sopita e la volontà di risollevarsi. Mettendo in campo sensibilità, forme e strategie di lavoro estremamente diverse, dialogano criticamente con il presente e gettano ponti verso il futuro; senza mai poter trascurare la memoria inalienabile del passato recente. Nelle loro ricerche l'attenzione nei confronti del luogo e l'urgenza di una consapevolezza etica e politica conducono all'indagine sui temi dell'identità individuale e collettiva, nell'intento di smascherare meccanismi, spesso occulti, di appartenenza e di esclusione, di controllo e di coazione. L'utilizzo dell'ironia in chiave demistificante e antiretorica e' una delle loro chiavi di lettura della realtà.
Con un approccio piu' intuitivo o analitivo, mai didascalico, questi artisti, molti dei quali presenti nell'ambito della mostra D'EST, ci consentono di percepire una realtà che e' troppo sfaccettata per essere ridotta a una definizione univoca e troppo complessa per essere altrimenti compresa.
Gabi Scardi
NEBOJŠA ŠERIC SHOBA (Sarajevo, Bosnia-Erzegovina, 1968)
Diplomato presso l'Accademia di Belle Arti di Sarajevo. Vive e lavora tra Sarajevo e New York. Partecipa ad importanti manifestazioni artistiche internazionali, tra cui Manifesta 2 e la Biennale di Venezia nel 2003, oltre ad esporre in musei e gallerie sia europei che americani. La ricerca artistica di Shoba e' fortemente radicata alla sua storia personale e a quella del suo paese, legata ad un'attenta analisi socio-politica e culturale.
MLADEN BUNDALO (Prijedor, Bosnia-Erzegovina, 1986)
Diplomato presso l'Accademia di Belle Arti di Banja Luka con indirizzo grafico. Vive e lavora in Bosnia-Erzegovina. Molto attivo sul territorio, espone il suo lavoro anche in Serbia, Macedonia, Italia, Germania. Membro dell'associazione di artisti Tac.ka, con cui ha esposto presso lo Studio D'Arte Andromeda a Trento come evento collaterale di Manifesta 7. Nel 2008 viene premiato alla XIII edizione del Grand Diploma for printmaking di Tuzla, Bosnia Erzegovina. Il suoi lavoro, in una commistione di video e performance, indaga la relazione tra reale e virtuale, il ruolo dell'artista nei confronti dei nuovi media.
IBRO HASANOVIC (Ljubovija, Serbia, 1981)
Diplomato presso l'Accademia di Belle Arti di Sarajevo. Vive e lavora a Parigi. I suoi lavori di video arte sono presentati presso numerosi festival a Zagabria, Berlino, Graz, Strasburgo. Nel 2003 riceve il premio speciale per il film sperimentale alla seconda edizione del Mostar Film Festival. Nel 2007 e' finalista di ZVONO, premio annuale per giovani artisti visivi della Bosnia-Erzegovina promosso dal Centro di Arte Contemporanea di Sarajevo. Lavora con video, pittura e installazioni, raggiungendo un livello di comunicazione visiva diretta e incisiva che rimanda spesso ai temi della memoria e alle radici culturali del suo paese.
IGOR BOSNJAK (Sarajevo, Bosnia-Erzegovina, 1981)
Diplomato presso l'Accademia di Belle Arti di Trebinje, in Bosnia Erzegovina. Vive e lavora tra la Bosnia-Erzegovina e la Serbia. Master in Theory of Art and Media presso l'Università di Belgrado dove sta attualmente portando avanti il suo progetto di PHD. Autore e curatore del progetto internazionale di video arte www.namaTRE.ba. Ha partecipato a piu' di 30 mostre e progetti artistici in tutta Europa. Come curatore indipendente ha seguito numerosi film festival, tra cui l'International Video Art Festival di Orebro, in Svezia. Rappresentato anche dalla Saatchi Gallery. Oltre alla pittura, i suoi lavori di video art e sperimentazione cinematografica analizzano gli aspetti della memoria e del ricordo, della manipolazione del reale.
ADNAN JASIKA (Sarajevo, Bosnia-Erzegovina, 1978)
Si laurea in filosofia dopo il diploma conseguito presso l'Accademia di Belle Arti di Sarajevo. Vive e lavora a Sarajevo. Artista visivo e poeta, e' rappresentato dalla Saatchi Gallery e i suoi lavori si trovano in collezioni sparse in Europa, Canada e Stati Uniti. La sua ricerca in campo artistico riguardante la genesi degli elementi visivi va di pari passo ad una continua indagine filosofica ed estetica.
DAJAN ŠPIRIČ (Zenica, Bosnia-Erzegovina, 1984)
Diplomato presso l'Accademia di Belle Arti di Banja Luka con indirizzo grafico. Vive e lavora in Bosnia-Erzegovina. Partecipa alla XIV Triennale Internazionale di Grafica di Tallin in Estonia e alla quarta edizione dell'International Biennial of Mini Prints a Tetovo, in Macedonia. Membro dell'associazione di artisti Tac.ka, partecipa come evento collaterale di Manifesta 7 presso lo Studio d'Arte Andromeda a Trento. Attraverso la grafica e l'utilizzo di nuovi media, video e fotografia, i suoi lavori trattano aspetti sociali, politi e culturali del suo paese.
MLADEN MILJANOVIC (Zenica, Bosnia-Erzegovina, 1981)
Diplomato presso l'Accademia di Belle Arti di Banja Luka. Vive e lavora in Bosnia-Erzegovina. Espone i suoi lavori anche in Francia e in Austria. Nel 2007 vince il premio ZVONO come miglior giovane artista bosniaco. Nel 2008 partecipa alla Biennale di Busan, in Sud Corea, e all'International Video Art Festival di Orebro, in Svezia. Gli anni trascorsi all'accademia militare, prima di intraprendere la carriera artistica, incidono molto sulla sua produzione che, come si vede dai lavori in mostra, assume come leitmotiv la relazione continua tra il contesto artistico e sociale in cui vive e la sua esperienza personale.
TAC.KA - associazione di artisti formata da Mladen Bundalo, Boris Eremić, Milijana Grabovica, Dragan Inđić, Sanja Kovačić, Jovana Pantoš, Igor Sovilj, Dajan Špirić, Milica Tošić
Associazione fondata nel 2007 a Prijedor, Bosnia-Erzegovina, da un gruppo di dodici giovani artisti provenienti dall'Accademia di Belle Arti di Banja Luka. Numerose performance sul territorio. Ideazione del progetto di land art Ars Kozara, arrivato nel 2009 alla sua terza edizione. Partecipazione come evento collaterale di Manifesta 7 con una mostra dal titolo Padiglione Immaginario della Bosnia-Erzegovina presso lo Studio d'Arte Andromeda a Trento.
L'obbiettivo principale di Tac.ka e' quello di promuovere la cultura dal basso, per ricostruire tessuto sociale e tentare soluzioni condivise di futuro. In serbo-croato -tacka- vuol dire -punto- e rappresenta simbolicamente il punto dal quale partire nella ricostruzione della vita culturale della Bosnia- Erzegovina e nello specifico di Prijedor, città simbolo della pulizia etnica durante la guerra con ancora numerose fratture e divisioni all'interno delle comunità serbe, musulmane e croate. Presentano in mostra le fotografie relative alla performance veneziana.
DZENAT DREKOVIC (Berovo, Macedonia, 1979)
Diplomato in fotografia presso l'Accademia di Belle Arti di Belgrado. Vive e lavora tra la Bosnia- Erzegovina e la Serbia. Lavora come fotografo freelance per numerosi giornali bosniaci e serbi. Membro della Bosnia Society of Artist di Sarajevo. Presenta in mostra i suoi ultimi lavori fotografici.
Damir Nikšić (Bosnia-Erzegovina, 1970)
Laureato in Scultura all'Indiana University of Pennsylvania. Nel 2004 ha concluso il MFA New Genre presso l'University of Arizona dopo aver già il MA in Storia dell'Arte presso la medesima sede. Nel 2000 all'Akademija Likovnih Umjetnosti ha conseguito il BFA.
Nel 2009 ha esposto al National Gallery of Art, Skopie, FYR of Macedonia e all'8th Baltic Biennial of Contemporary Art, Szczecin, Poland. All'Illuminating Islam Festival. Brooklyn Academy of Music, New York e in VIDEO SICILIA presso Palazzo della Cultura di Catania.
10
settembre 2009
Padiglione Immaginario della Bosnia-Erzegovina
Dal 10 settembre all'undici ottobre 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE MODERNA ACHILLE FORTI
Verona, Cortile Del Mercato Vecchio, (Verona)
Verona, Cortile Del Mercato Vecchio, (Verona)
Biglietti
ntero: 6 Euro, ridotto: 5 Euro (gruppi superiori a 15 unità; studenti dai 14 ai 30 anni, muniti di tessera o libretto; militari e volontari Servizio Civile; iscritti Università III Età; possessori Card Provincia di Verona e Verona Card per le mostre temporanee non relative al biglietto cumulativo, over 60 anni)
3 Euro (ragazzi dagli 8 ai 14 anni, scolaresche)
gratuito: bambini fino ai 7 anni; anziani over 65 residenti nel Comune di Verona; portatori di handicap e accompagnatori; insegnanti acc
Orario di apertura
mart-dom 10.30-19 (fino al 13 settembre); mart-ven 09-19, sab e dom 10.30-19
Vernissage
10 Settembre 2009, ore 18.30
Ufficio stampa
MERIGHI
Autore
Curatore