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José Luis Serzo – Blinky. Maya y Los Luciérnagos. De los ensayos para una bienvenida #1
José Luis, nativo di Albacete, capoluogo dell’omonima provincia, è considerato oggi uno dei giovani più promettenti dell’arte contemporanea spagnola, che esplica attraverso l’utilizzo di tecniche variegate: passa con disinvoltura dalla pittura alla scultura, dall’installazione al video.
Comunicato stampa
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La sua capacità di “fare mondi”, per mutuare la locuzione che Daniel Birnbaum ha voluto come imperativo della sua biennale veneziana, è favorita da un animo idealista e sognatore che brama scenari zuccherati e utopici dove può prendere parte tutto l'inventario espressivo dell'arte contemporanea.
Gli oli su tela esposti alla Marena Rooms Gallery hanno una gamma di sfumature di colore molto vasta che ricorda la perfezione dei fiamminghi, i quali riuscivano ad esprimere al meglio la magia delle foreste, la poesia delle selve, l’incanto dei paesaggi del nord del mondo.
Allo stesso tempo, strizzano l’occhio al barocco spagnolo e a quella pittura che si ispirava ai motivi della vita quotidiana pur essendo pervasa da visioni di sogno e caos.
Il colore ha grandissima importanza nelle composizioni di Jose Luis: risplende in bagliori smaltati e sfuma in ombre dorate. Le composizioni sono complesse, ricche di particolari, inglobano elementi eterogenei per creare un clima frivolo e allo stesso tempo sensuale.
La fiaba e la storia si fondono in modo suggestivo e il naturalismo scientifico del dettaglio appare marginale rispetto alla stupefacente fantasia dell’insieme.
Queste fiabe sembrano discendere dalla tradizione letteraria spagnola, dalla "novela morisca", che raccontava avvincenti battaglie contro i mori, e dalla divertente "novela picaresca", dove il protagonista, il "picaro", nuova figura dell’allora società rinascimentale, tratteggiava il tipo di persona che riusciva nell' ascesa sociale grazie ai propri espedienti e malizie.
D’altronde non sarebbe la prima volta che la letteratura avrebbe ispirato l’arte, basti pensare ad illustri nomi del passato, come Odilon Redon che dedicò tre serie di lavori alla visionaria pièce di Gustave Flaubert, La temptation de saint Antoine, solo per citare un esempio.
L'opera di Redon disorientava per l’iconografia al limite del fantastico, spesso illeggibile, e per il rifiuto del colore; l’opera di Serzo sbalordisce per le figure bizzarre, al limite del grottesco, che animano paesaggi di un’immaginaria Arcadia, dove la natura incontaminata potrebbe celare cantori, driadi, ninfe e saltimbanchi.
La società umana, fin dai suoi esordi, ha avuto la necessità di creare delle mitologie, delle saghe, religiose, scientifiche, filosofiche, per accettare l’esistenza delle catastrofi e delle buone novelle da una parte, per evadere da una realtà tediosa e ripetitiva dall’altra.
Si tratta di una tendenza ancestrale, innata nell’uomo, che crea e modifica a proprio uso e consumo racconti che fanno ormai parte del suo DNA.
Così anche oggi, nell’era del digitale, i miti nascono, cambiano e si ripetono ancora con modalità rapidissime.
Le opere grafiche in bianco e nero di Luis Serzo richiamano alla mente la caricatura veneta settecentesca, alquanto legata al mondo del teatro e i cui protagonisti erano ben identificati nella loro identità personale.
Dato certo e quanto mai inconfutabile è che la dimensione della sua arte è il sogno e che essa vive di accostamenti inusuali e apparentemente inspiegabili, affrontati con uno spirito ironico.
Sebbene ci troviamo di fronte a lavori che affascinano e fanno sognare anche lo spettatore più scettico, non bisogna tralasciare il rigore artistico con cui i essi sono stati prodotti da questo affabulatore contemporaneo “porque Serzo es un contador de historias pero también, y antes que nada, un buen pintor”, come scrive giustamente Javier Hontoria.
Gli oli su tela esposti alla Marena Rooms Gallery hanno una gamma di sfumature di colore molto vasta che ricorda la perfezione dei fiamminghi, i quali riuscivano ad esprimere al meglio la magia delle foreste, la poesia delle selve, l’incanto dei paesaggi del nord del mondo.
Allo stesso tempo, strizzano l’occhio al barocco spagnolo e a quella pittura che si ispirava ai motivi della vita quotidiana pur essendo pervasa da visioni di sogno e caos.
Il colore ha grandissima importanza nelle composizioni di Jose Luis: risplende in bagliori smaltati e sfuma in ombre dorate. Le composizioni sono complesse, ricche di particolari, inglobano elementi eterogenei per creare un clima frivolo e allo stesso tempo sensuale.
La fiaba e la storia si fondono in modo suggestivo e il naturalismo scientifico del dettaglio appare marginale rispetto alla stupefacente fantasia dell’insieme.
Queste fiabe sembrano discendere dalla tradizione letteraria spagnola, dalla "novela morisca", che raccontava avvincenti battaglie contro i mori, e dalla divertente "novela picaresca", dove il protagonista, il "picaro", nuova figura dell’allora società rinascimentale, tratteggiava il tipo di persona che riusciva nell' ascesa sociale grazie ai propri espedienti e malizie.
D’altronde non sarebbe la prima volta che la letteratura avrebbe ispirato l’arte, basti pensare ad illustri nomi del passato, come Odilon Redon che dedicò tre serie di lavori alla visionaria pièce di Gustave Flaubert, La temptation de saint Antoine, solo per citare un esempio.
L'opera di Redon disorientava per l’iconografia al limite del fantastico, spesso illeggibile, e per il rifiuto del colore; l’opera di Serzo sbalordisce per le figure bizzarre, al limite del grottesco, che animano paesaggi di un’immaginaria Arcadia, dove la natura incontaminata potrebbe celare cantori, driadi, ninfe e saltimbanchi.
La società umana, fin dai suoi esordi, ha avuto la necessità di creare delle mitologie, delle saghe, religiose, scientifiche, filosofiche, per accettare l’esistenza delle catastrofi e delle buone novelle da una parte, per evadere da una realtà tediosa e ripetitiva dall’altra.
Si tratta di una tendenza ancestrale, innata nell’uomo, che crea e modifica a proprio uso e consumo racconti che fanno ormai parte del suo DNA.
Così anche oggi, nell’era del digitale, i miti nascono, cambiano e si ripetono ancora con modalità rapidissime.
Le opere grafiche in bianco e nero di Luis Serzo richiamano alla mente la caricatura veneta settecentesca, alquanto legata al mondo del teatro e i cui protagonisti erano ben identificati nella loro identità personale.
Dato certo e quanto mai inconfutabile è che la dimensione della sua arte è il sogno e che essa vive di accostamenti inusuali e apparentemente inspiegabili, affrontati con uno spirito ironico.
Sebbene ci troviamo di fronte a lavori che affascinano e fanno sognare anche lo spettatore più scettico, non bisogna tralasciare il rigore artistico con cui i essi sono stati prodotti da questo affabulatore contemporaneo “porque Serzo es un contador de historias pero también, y antes que nada, un buen pintor”, come scrive giustamente Javier Hontoria.
25
settembre 2009
José Luis Serzo – Blinky. Maya y Los Luciérnagos. De los ensayos para una bienvenida #1
Dal 25 settembre al 30 ottobre 2009
arte contemporanea
Location
MARENA ROOMS GALLERY CONTEMPORARY ART
Torino, Via Dei Mille, 40/a, (Torino)
Torino, Via Dei Mille, 40/a, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 10 - 13 e 15.30 - 19.30; sabato ore 14.30 - 19.30
Vernissage
25 Settembre 2009, ore 18.00
Autore
Curatore