Il critico d’arte e curatore Dott.ssa Elsa Gipponi, responsabile degli eventi all’interno della struttura così commenta la mostra:

“L’espressione ‘De humanitate’ in arte acquista importanza e significato in questa esposizione legata al nome di Giacomo Bergomi.
La selezione delle opere ha voluto favorire lo snodarsi della rappresentazioni non solo di immagini ma soprattutto di sentimenti. Una visione che vuol far rivivere il mondo caro all’artista, da lui vissuto e amato e che ci viene trasmesso attraverso i colori e le forme che ricalcano la tradizione e le usanze di tempi a noi lontani: le fasi delle stagioni percepite nelle loro variazioni cromatiche e nei mestieri che si dovevano svolgere in agricoltura, le ambientazioni delle case di campagna con gli utensili di tutti i giorni e le lavandaie chine su lastre di pietra.
La peculiarità stilistica o ancor più concettuale e simbolica che colpisce è data dalla luce che si riflette dalle tele come se non fossero i colori a raccoglierla ma piuttosto come se la trattenessero per poi riversarla sull’osservatore in profondi bagliori cromatici nell’intensità dei bianchi, nelle variazioni degli arancio e nei mutamenti dei grigi.
Il tutto concorre – nella mia personale ed affettiva visione che mi lega alla figura di Giacomo – nello sviluppare un concreto collegamento tra la situazione rappresentata e il legame personale vissuto nel ricordo di essa da parte dell’artista.
Il significato dell’humanitas è particolarmente presente nelle sue opere per il valore primordiale legato alla parola quale il sentimento umano, di cultura e di civiltà.
Queste le tematiche prese in esame dell’autore che è stato in grado di snodare all’interno delle sue creazioni in immagini bidimensionali che sembrano scivolare sulla tela in campiture di colore che trasmettono l’energia, la solarità e la genuinità delle persone e degli ambienti da lui frequentati, colti nella dolcezza domestica e nella fede per il lavoro dei campi.”