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Antonio Pizzolante – Arcaico
Agosto Arcaico sulle acque del Lago Maggiore, venerdì 28 gli idoli, le maschere, i simboli dello scultore Antonio Pizzolante trasformano gli spazi di “AGC Dinner Club” un luogo della ricerca e dell’anima. Dalle ore 19.00 echi di mondo risuonano tra le vetrate del locale di Porto Valtravaglia.
Comunicato stampa
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ARCAICO
Emanano dignità arcaica. Si ergono nella possanza del monumento. Sono menhir, o porte d’oriente, o templi della storia.
Dalla terra Pizzolante ha plasmato semplici ceramiche. Eppure ha scolpito identità.
Ha tratto anima dalla materia e ha dato corpo all’anima. Ma non risuonano sembianze, non risultano connotati, solo canta il silenzio come musica inattesa.
Personaggi, o idoli personificati, inusuali nella forma sebbene familiari, impongono rispetto e inducono al dialogo come se una conoscenza atavica oppure congenita inducesse alla confidenza.
Ceramiche. Nella profondità della scultura, lo spazio attorno e dentro, l’eleganza dell’evoluzione come tensione al cielo e la patina del tempo diluito senza offesa.
Monumenti, alla pace, al pensiero, all’intima religione del colloquio interiore. Forse reperti di umanità lontana o tradita da generazioni egoiste, immolata al culto venale, trafitta sull’altare del potere.
Forme di emotività suadente ma perentoria. Dettano suggestioni, evocano memorie rarefatte, affioranti alla consapevolezza come il colore alla superficie. Avvolgono come il profumo nell’aria o la sensazione del piacere.
La terra cruda è divenuta morbida pelle oltre la norma, non cede la propria indole austera ma si concede alla metafora nella piacevolezza di lettura.
Antonio Pizzolante ha levigato la pietra e ammansito il ferro, ha nobilitato il legno e temperato il colore. Alchimista di antica fucina, conosce la materia e dialoga in simbiosi sino a scovarne il senso e ritrarre il sentimento.
Lo stupore non deriva dal suo lavoro ma dagli esiti. Intorno alle sue ceramiche aleggia la parola, risuonano note epiche e spontanea incombe l’attenzione d’ascolto.
Versi o ritmi che provengono da un tempo antico, da civiltà remote, oltre i confini del mare, oltre le pagine della storia. Popoli eletti, popoli estinti, solo reperti, per evocare nella traccia verità inabissate.
Non idoli ma templi. E ognuno sembra custodire una propria religiosità. Posti in sequenza, in coro, come elementi di unica orchestra, appaiono “penati”, divinità della casa e della famiglia, cantori del passato e tutori del presente.
Se ne stanno come eroi di ritorno, fieri di viaggio e conoscenza del mondo.
Non narrano ma alludono. E al loro cospetto compare il ricordo, percorre frammenti di immagine, confessa e rivive. La suggestione riaccende comparti rimossi e lontani, richiama e rinnova realtà.
Pizzolante da sempre attinge alla memoria. Scelta indotta dalla sua natura, caratteristica espressiva e strumento linguistico ma spontaneità genetica, forse dovere interiore, comunque urgenza determinata da un profondo senso, consapevole quando non inconscio, della terra, dell’origine, della storia che grava nei secoli e nei sassi di casa.
Il colore, il silenzio, la sacralità del legno e della pietra, l’infinito dello spazio e il cielo del blu. Pizzolante nemmeno necessita del ritorno, ha portato con sé il sapore del tufo e il fremito dell’ulivo, ascolta il ritmo del mare e riconosce il vento di terra.
Della contemporaneità condivide l’accelerazione ma senza eccesso.
Interpreta la sintesi e tanto in profondo da tradurla talvolta in crasi.
La prospettiva, anziché indurre allo spazio in lontananza, lo produce in primo piano, lo chiama in avanti come pacifica invasione, sinuosa presenza padrona.
Il segno si identifica nell’incisione, la superficie è materia e il volume diviene scultura.
Un lessico proprio, strutturato intorno a intersezioni di tratto e presenze, cadenze di vuoto e citazioni tonali a innescare strati della memoria o territori dell’immaginazione.
Il colore recita ruolo di garbo e rispetto, campeggia ma non invade, avvolge, coinvolge ma non incombe, anzi modera il tutto, come regista in scena, come misura nel ritmo delle parti. Ne deriva una tensione rigorosa, riflesso di interiorità e linguaggio poetico di evocazioni spontanee. Niente di popolare, nessuna lettura di facile agilità, eppure niente di aristocratico, nessuna fuga al rifugio criptico, anzi grande coerenza espressiva. La sua semplicità è palese anche se non agevole. Proviene, come un canto di umiltà, dalle semplici cose, di legno, di argilla, di pietra e procede alla semplicità del sentimento, memoria, spazio di libertà, equilibrio delle istanze.
Un cammino intenso, costante nel tempo, armato di passione, teso a svelare il futuro e rivolto a sé, a rileggere anni trascorsi e ragioni consolidate.
Pittura, scultura, autobiografia dipinta nella materia dell’esistenza, autoritratto e confessione.
Condizione dell’essere, dialogo inesausto, concezione dell’arte e della vita.
Claudio Rizzi
Note Biografiche
Dalle prime esperienze scenografiche compiute negli anni settanta e l’avvio verso una scultura che interessava uno spazio pensato e vissuto, l’ultima ricerca di Antonio Pizzolante privilegia soluzioni archetipe, primarie, essenziali, intese a ritrovare nella memoria e nella centralità dell’uomo il ruolo dell’arte. Il suo agire creativo contrassegnato da raffinati sconfinamenti compositivi “richiama e rinnova realtà” che inducono alla conoscenza della propria contemporaneità. La svolta in questo senso è gia presente nelle opere degli anni ottanta che coincidono con il trasferimento dal Salento in provincia di Varese. In questo periodo l’artista consolida un’indagine sulle materie e le loro possibili contaminazioni, in seguito, l’attività di sperimentazione sfocia nell’attuale dimensione comunicativa, caratterizzata da un linguaggio capace di evocare quell’incisiva essenza mediterranea, matrice della cultura europea. Intenso in questi ultimi anni il percorso espositivo, con partecipazioni in rassegne nazionali e internazionali a Parigi, Lugano, Milano, Lamezia Terme, Bad Voslau, Girona, Caen, Saragozza. Tra gli ultimi riconoscimenti il primo premio alla XXII Rassegna nazionale di Disegno Contemporaneo “Giovanni Segantini” e il primo premio alla 14° edizione per l’Arte Contemporanea del Comune di Sarezzo in provincia di Brescia. Nel 2005 è tra gli artisti premiati alla prima Biennale di Ankara in Turchia. Tra le recenti partecipazioni,ricordiamo: “Ritratti di studio” alla Galleria Scoglio di Quarto di Milano, Progetto Esserci - Padiglione Italia a Venezia, mostra sostenuta, tra gli altri, da Jean Blanchaert e Philippe Daverio, “Contemporaneo Italiano” presso l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, “Porelarte” Feria General de Saragozza, Spagna e “Timeless” omaggio a Leon Battista Alberti presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, “Dall’Ideale all’Arte Contemporanea. Vive e lavora a Laveno in provincia di Varese dove insegna Disegno e Storia dell’Arte.
Emanano dignità arcaica. Si ergono nella possanza del monumento. Sono menhir, o porte d’oriente, o templi della storia.
Dalla terra Pizzolante ha plasmato semplici ceramiche. Eppure ha scolpito identità.
Ha tratto anima dalla materia e ha dato corpo all’anima. Ma non risuonano sembianze, non risultano connotati, solo canta il silenzio come musica inattesa.
Personaggi, o idoli personificati, inusuali nella forma sebbene familiari, impongono rispetto e inducono al dialogo come se una conoscenza atavica oppure congenita inducesse alla confidenza.
Ceramiche. Nella profondità della scultura, lo spazio attorno e dentro, l’eleganza dell’evoluzione come tensione al cielo e la patina del tempo diluito senza offesa.
Monumenti, alla pace, al pensiero, all’intima religione del colloquio interiore. Forse reperti di umanità lontana o tradita da generazioni egoiste, immolata al culto venale, trafitta sull’altare del potere.
Forme di emotività suadente ma perentoria. Dettano suggestioni, evocano memorie rarefatte, affioranti alla consapevolezza come il colore alla superficie. Avvolgono come il profumo nell’aria o la sensazione del piacere.
La terra cruda è divenuta morbida pelle oltre la norma, non cede la propria indole austera ma si concede alla metafora nella piacevolezza di lettura.
Antonio Pizzolante ha levigato la pietra e ammansito il ferro, ha nobilitato il legno e temperato il colore. Alchimista di antica fucina, conosce la materia e dialoga in simbiosi sino a scovarne il senso e ritrarre il sentimento.
Lo stupore non deriva dal suo lavoro ma dagli esiti. Intorno alle sue ceramiche aleggia la parola, risuonano note epiche e spontanea incombe l’attenzione d’ascolto.
Versi o ritmi che provengono da un tempo antico, da civiltà remote, oltre i confini del mare, oltre le pagine della storia. Popoli eletti, popoli estinti, solo reperti, per evocare nella traccia verità inabissate.
Non idoli ma templi. E ognuno sembra custodire una propria religiosità. Posti in sequenza, in coro, come elementi di unica orchestra, appaiono “penati”, divinità della casa e della famiglia, cantori del passato e tutori del presente.
Se ne stanno come eroi di ritorno, fieri di viaggio e conoscenza del mondo.
Non narrano ma alludono. E al loro cospetto compare il ricordo, percorre frammenti di immagine, confessa e rivive. La suggestione riaccende comparti rimossi e lontani, richiama e rinnova realtà.
Pizzolante da sempre attinge alla memoria. Scelta indotta dalla sua natura, caratteristica espressiva e strumento linguistico ma spontaneità genetica, forse dovere interiore, comunque urgenza determinata da un profondo senso, consapevole quando non inconscio, della terra, dell’origine, della storia che grava nei secoli e nei sassi di casa.
Il colore, il silenzio, la sacralità del legno e della pietra, l’infinito dello spazio e il cielo del blu. Pizzolante nemmeno necessita del ritorno, ha portato con sé il sapore del tufo e il fremito dell’ulivo, ascolta il ritmo del mare e riconosce il vento di terra.
Della contemporaneità condivide l’accelerazione ma senza eccesso.
Interpreta la sintesi e tanto in profondo da tradurla talvolta in crasi.
La prospettiva, anziché indurre allo spazio in lontananza, lo produce in primo piano, lo chiama in avanti come pacifica invasione, sinuosa presenza padrona.
Il segno si identifica nell’incisione, la superficie è materia e il volume diviene scultura.
Un lessico proprio, strutturato intorno a intersezioni di tratto e presenze, cadenze di vuoto e citazioni tonali a innescare strati della memoria o territori dell’immaginazione.
Il colore recita ruolo di garbo e rispetto, campeggia ma non invade, avvolge, coinvolge ma non incombe, anzi modera il tutto, come regista in scena, come misura nel ritmo delle parti. Ne deriva una tensione rigorosa, riflesso di interiorità e linguaggio poetico di evocazioni spontanee. Niente di popolare, nessuna lettura di facile agilità, eppure niente di aristocratico, nessuna fuga al rifugio criptico, anzi grande coerenza espressiva. La sua semplicità è palese anche se non agevole. Proviene, come un canto di umiltà, dalle semplici cose, di legno, di argilla, di pietra e procede alla semplicità del sentimento, memoria, spazio di libertà, equilibrio delle istanze.
Un cammino intenso, costante nel tempo, armato di passione, teso a svelare il futuro e rivolto a sé, a rileggere anni trascorsi e ragioni consolidate.
Pittura, scultura, autobiografia dipinta nella materia dell’esistenza, autoritratto e confessione.
Condizione dell’essere, dialogo inesausto, concezione dell’arte e della vita.
Claudio Rizzi
Note Biografiche
Dalle prime esperienze scenografiche compiute negli anni settanta e l’avvio verso una scultura che interessava uno spazio pensato e vissuto, l’ultima ricerca di Antonio Pizzolante privilegia soluzioni archetipe, primarie, essenziali, intese a ritrovare nella memoria e nella centralità dell’uomo il ruolo dell’arte. Il suo agire creativo contrassegnato da raffinati sconfinamenti compositivi “richiama e rinnova realtà” che inducono alla conoscenza della propria contemporaneità. La svolta in questo senso è gia presente nelle opere degli anni ottanta che coincidono con il trasferimento dal Salento in provincia di Varese. In questo periodo l’artista consolida un’indagine sulle materie e le loro possibili contaminazioni, in seguito, l’attività di sperimentazione sfocia nell’attuale dimensione comunicativa, caratterizzata da un linguaggio capace di evocare quell’incisiva essenza mediterranea, matrice della cultura europea. Intenso in questi ultimi anni il percorso espositivo, con partecipazioni in rassegne nazionali e internazionali a Parigi, Lugano, Milano, Lamezia Terme, Bad Voslau, Girona, Caen, Saragozza. Tra gli ultimi riconoscimenti il primo premio alla XXII Rassegna nazionale di Disegno Contemporaneo “Giovanni Segantini” e il primo premio alla 14° edizione per l’Arte Contemporanea del Comune di Sarezzo in provincia di Brescia. Nel 2005 è tra gli artisti premiati alla prima Biennale di Ankara in Turchia. Tra le recenti partecipazioni,ricordiamo: “Ritratti di studio” alla Galleria Scoglio di Quarto di Milano, Progetto Esserci - Padiglione Italia a Venezia, mostra sostenuta, tra gli altri, da Jean Blanchaert e Philippe Daverio, “Contemporaneo Italiano” presso l’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles, “Porelarte” Feria General de Saragozza, Spagna e “Timeless” omaggio a Leon Battista Alberti presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, “Dall’Ideale all’Arte Contemporanea. Vive e lavora a Laveno in provincia di Varese dove insegna Disegno e Storia dell’Arte.
28
agosto 2009
Antonio Pizzolante – Arcaico
Dal 28 agosto al 24 settembre 2009
arte contemporanea
Location
AGC DINNER CLUB
Porto Valtravaglia, Piazza Imbarcadero, 2, (Varese)
Porto Valtravaglia, Piazza Imbarcadero, 2, (Varese)
Vernissage
28 Agosto 2009, ore 19
Sito web
www.antoniopizzolante.it
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