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In Ordine Sparso
Un ventaglio di linguaggi artistici contemporanei a confronto.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Un ventaglio di linguaggi artistici contemporanei a confronto.
Il futurismo di Fortunato Depero e di Umberto Mastroianni, il figurativo di
Renato Guttuso e Mario Moretti, l’astrattismo di Carla Accardi e Piero Dorazio,
il gestualismo di Hans Hartung, il Pop di Allen Jones, Franco Angeli, Mario
Schifano e Gianfranco Baruchello, in continuo dialogo con gli attuali linguaggi
artistici di Flavia Mantovan e Mariarosaria Stigliano, di Alessia Angelucci e
Fabrizio Michelucci. Il dialogo dell’arte continua con libertà dialettica anche
se, talvolta, in modo disordinato: fonde idee, sovrappone segni, amalgama
colori, interscambia armonie e contraddizioni. In trasformazione, tutto e tutti
in una continua mutazione che coinvolge, fin nel profondo, gli affetti, i
sentimenti, l’etica, la morale e non per ultima l’estetica.
Mutano i pensieri, i giudizi, in un’estenuante ricerca di certezze che
camaleonticamente si affidano al senso comune, a quello dei sondaggi, al
consenso maggioritario ... anche se questo rispecchia il vuoto, l’assenza, il
silenzio urlato di sicurezze ostentate, senza il valore del confronto e del
dissenso: del diverso.
I dettagli divengono fondamentali… così le certezze a cui aneliamo divengono
sempre più particolarismi - che siano territoriali o personali poco importa -
si perde la visione d’insieme, si perde il valore del totale… dell’infinito,
per la ricerca del dettaglio curato e posizionato al punto giusto.
Il dettaglio diviene così l’essenza… il pensiero… il valore. Persa la
naturale trasformazione, si rivendica la mutazione delle emozioni, anche se
soltanto di facciata, imprigionando... uccidendo la vita.
In Ordine Sparso vuole restituire la libertà di linguaggio, di pensiero, la
libertà d’espressione - quella artistica - di chi ha voluto esprimere la sua
arte con la grafica anziché con la pittura, di chi ha modellato il proprio
pensiero, di chi ha voluto estendere la gestualità del proprio braccio su una
superficie, rappresentando visivamente la propria emozione.
Tra gli artisti c’è chi lascia ampie bianche campiture: anche il deserto
vuoto, che circonda il “vero” lavoro, ha il suo prezzo. La provocazione
artistica sollecita un mondo in decadenza di valori e di idee, sprona a
risollevare e a trovare - anche nel Kaos del cambiamento - quell’emozione,
quell’appagamento, quell’equilibrio “naturale” che quotidianamente viene messo
in discussione e viene destabilizzato proprio dalla ricerca di certezze in quel
dettaglio che, seppur evanescente, è così essenziale per essere in linea con
gli altri: come si fosse di fronte ad un quadro fuori centro, da raddrizzare,
perché giudicato “inadeguato”.
Il Dialogo fra i linguaggi artistici continua, mentre quello fra le persone
diviene sempre più faticoso e, nonostante l’apparente atteggiamento agnostico
del mondo contemporaneo, ognuno è alla continua ricerca delle proprie certezze,
spesso sorvolando sul “valore” del totale… alla ricerca di un particolare.
MARCO TESTA
Scrivere di una mostra così complessa e ramificata non è cosa facile. Già il
titolo scelto dal curatore Marco Testa (In Ordine Sparso) sembra invitare lo
spettatore a un ricco banchetto per gli occhi, a un pot-pourri eterogeneo e
disordinato di cose da vedere. C’è un filo rosso che lega i tanti nomi scelti
per l’occasione? Certo che c’è, come potrebbe essere altrimenti?
Il filo rosso è l’assenza di soluzioni definitive, di spazi mentali
circoscritti, che ingabbino l’osservatore in uno sterile atto percettivo.
“Artista è soltanto chi sa fare della soluzione un enigma”, diceva il geniale
Kraus. Tutti siamo in grado di dare delle risposte, ma solo l’artista sa porre
delle domande, risalendo alla fonte, al dubbio.
Al potere arrogante, quello che persegue come fine ultimo l’annichilimento
individuale, è bene chiederselo ogni tanto, danno più fastidio le risposte o le
domande? Le risposte si dimenticano in fretta e muoiono, ma le domande, le
domande continuano a vivere, a pascolare dentro la coscienza, scorgendo sempre
territori vergini di libertà interiori, aprendo nuove strade, moltiplicando gli
stimoli in un gioco di specchi rotti.
Tempo fa, in un’intervista, Gillo Dorfles lamentava il fatto che l’educazione
artistica, nella scuola italiana di ogni grado, è da sempre basata sullo studio
dell’antichità, tralasciando totalmente i fatti essenziali degli ultimi
decenni. Come dargli torto? C’è bisogno di mostre come questa per educare all’
arte contemporanea i ragazzi, per fargli prendere confidenza con il dubbio e la
possibilità, oggi unici antidoti alle apparenti certezze di regime. Il dubbio è
apertura e dialogo verso l’altro, verso chi sceglie linguaggi diversi dal
proprio per esprimersi. La certezza è chiusura, fortezza inespugnabile eretta
per tranquillizzare i “benpensanti”, mettendoli al sicuro dagli alfieri dell’
ordine sparso.
E’ questo il paradosso. I barbari vedono andare in pezzi le fortezze che si
sono costruiti per anni e di questo incolpano gli artisti, i fanciullini che in
loro continuano a giocare, consci dell’impossibilità di rappresentare un mondo
frammentario e incapace di comunicare verità indiscutibili.
PAOLO BALISTRERI
Il futurismo di Fortunato Depero e di Umberto Mastroianni, il figurativo di
Renato Guttuso e Mario Moretti, l’astrattismo di Carla Accardi e Piero Dorazio,
il gestualismo di Hans Hartung, il Pop di Allen Jones, Franco Angeli, Mario
Schifano e Gianfranco Baruchello, in continuo dialogo con gli attuali linguaggi
artistici di Flavia Mantovan e Mariarosaria Stigliano, di Alessia Angelucci e
Fabrizio Michelucci. Il dialogo dell’arte continua con libertà dialettica anche
se, talvolta, in modo disordinato: fonde idee, sovrappone segni, amalgama
colori, interscambia armonie e contraddizioni. In trasformazione, tutto e tutti
in una continua mutazione che coinvolge, fin nel profondo, gli affetti, i
sentimenti, l’etica, la morale e non per ultima l’estetica.
Mutano i pensieri, i giudizi, in un’estenuante ricerca di certezze che
camaleonticamente si affidano al senso comune, a quello dei sondaggi, al
consenso maggioritario ... anche se questo rispecchia il vuoto, l’assenza, il
silenzio urlato di sicurezze ostentate, senza il valore del confronto e del
dissenso: del diverso.
I dettagli divengono fondamentali… così le certezze a cui aneliamo divengono
sempre più particolarismi - che siano territoriali o personali poco importa -
si perde la visione d’insieme, si perde il valore del totale… dell’infinito,
per la ricerca del dettaglio curato e posizionato al punto giusto.
Il dettaglio diviene così l’essenza… il pensiero… il valore. Persa la
naturale trasformazione, si rivendica la mutazione delle emozioni, anche se
soltanto di facciata, imprigionando... uccidendo la vita.
In Ordine Sparso vuole restituire la libertà di linguaggio, di pensiero, la
libertà d’espressione - quella artistica - di chi ha voluto esprimere la sua
arte con la grafica anziché con la pittura, di chi ha modellato il proprio
pensiero, di chi ha voluto estendere la gestualità del proprio braccio su una
superficie, rappresentando visivamente la propria emozione.
Tra gli artisti c’è chi lascia ampie bianche campiture: anche il deserto
vuoto, che circonda il “vero” lavoro, ha il suo prezzo. La provocazione
artistica sollecita un mondo in decadenza di valori e di idee, sprona a
risollevare e a trovare - anche nel Kaos del cambiamento - quell’emozione,
quell’appagamento, quell’equilibrio “naturale” che quotidianamente viene messo
in discussione e viene destabilizzato proprio dalla ricerca di certezze in quel
dettaglio che, seppur evanescente, è così essenziale per essere in linea con
gli altri: come si fosse di fronte ad un quadro fuori centro, da raddrizzare,
perché giudicato “inadeguato”.
Il Dialogo fra i linguaggi artistici continua, mentre quello fra le persone
diviene sempre più faticoso e, nonostante l’apparente atteggiamento agnostico
del mondo contemporaneo, ognuno è alla continua ricerca delle proprie certezze,
spesso sorvolando sul “valore” del totale… alla ricerca di un particolare.
MARCO TESTA
Scrivere di una mostra così complessa e ramificata non è cosa facile. Già il
titolo scelto dal curatore Marco Testa (In Ordine Sparso) sembra invitare lo
spettatore a un ricco banchetto per gli occhi, a un pot-pourri eterogeneo e
disordinato di cose da vedere. C’è un filo rosso che lega i tanti nomi scelti
per l’occasione? Certo che c’è, come potrebbe essere altrimenti?
Il filo rosso è l’assenza di soluzioni definitive, di spazi mentali
circoscritti, che ingabbino l’osservatore in uno sterile atto percettivo.
“Artista è soltanto chi sa fare della soluzione un enigma”, diceva il geniale
Kraus. Tutti siamo in grado di dare delle risposte, ma solo l’artista sa porre
delle domande, risalendo alla fonte, al dubbio.
Al potere arrogante, quello che persegue come fine ultimo l’annichilimento
individuale, è bene chiederselo ogni tanto, danno più fastidio le risposte o le
domande? Le risposte si dimenticano in fretta e muoiono, ma le domande, le
domande continuano a vivere, a pascolare dentro la coscienza, scorgendo sempre
territori vergini di libertà interiori, aprendo nuove strade, moltiplicando gli
stimoli in un gioco di specchi rotti.
Tempo fa, in un’intervista, Gillo Dorfles lamentava il fatto che l’educazione
artistica, nella scuola italiana di ogni grado, è da sempre basata sullo studio
dell’antichità, tralasciando totalmente i fatti essenziali degli ultimi
decenni. Come dargli torto? C’è bisogno di mostre come questa per educare all’
arte contemporanea i ragazzi, per fargli prendere confidenza con il dubbio e la
possibilità, oggi unici antidoti alle apparenti certezze di regime. Il dubbio è
apertura e dialogo verso l’altro, verso chi sceglie linguaggi diversi dal
proprio per esprimersi. La certezza è chiusura, fortezza inespugnabile eretta
per tranquillizzare i “benpensanti”, mettendoli al sicuro dagli alfieri dell’
ordine sparso.
E’ questo il paradosso. I barbari vedono andare in pezzi le fortezze che si
sono costruiti per anni e di questo incolpano gli artisti, i fanciullini che in
loro continuano a giocare, consci dell’impossibilità di rappresentare un mondo
frammentario e incapace di comunicare verità indiscutibili.
PAOLO BALISTRERI
19
agosto 2009
In Ordine Sparso
Dal 19 agosto al 06 settembre 2009
arte contemporanea
Location
RISTORARTE
San Gemini, Via Roma, 58, (Terni)
San Gemini, Via Roma, 58, (Terni)
Orario di apertura
mart - sab 11.00/13.00 - 18.30/20.00
Vernissage
19 Agosto 2009, ore 18,30
Autore
Curatore