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Vannetta Cavallotti – Bambini di Beslan
A quattro anni di distanza dalla strage dei bambini di Beslan (Ossezia), la mostra“Vannetta Cavallotti. Bambini di Beslan” invita il pubblico a ricordare e rivivere angosce, emozioni e speranze delle piccole vittime di quella vera e propria “strage degli innocenti”, attraverso le sculture visionarie dell’artista Vannetta Cavallotti e i versi di 17 poeti italiani, da Guido Oldani a Luciano Erba, da Maurizio Cucchi ad Arturo Schwarz.
Comunicato stampa
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Primo settembre 2004. Beslan, Ossezia del Nord. È il primo giorno di scuola, ma tutti lo ricordano come il giorno della strage dei bambini di Beslan. Un gruppo di 32 fondamentalisti islamici e separatisti ceceni prendono in ostaggio per tre lunghissimi giorni circa 1.300 persone della scuola Numero Uno. L’assalto dei corpi speciali russi si trasforma in una strage: più di 300 i morti, tra cui 186 bambini, e oltre 700 i feriti.
“Disorientante è la violazione di un universo di calma e serenità. D’improvviso si manifesta l’inammissibile, l’inesplicabile, un avvenimento che non si può spiegare con le leggi del mondo che ci è familiare. E’ in questo ‘paesaggio di soglia’, tra realtà e incubo – scrive nel catalogo della mostra Maria Cristina Rodeschini - che si colloca l’atto del raccontare di Vannetta Cavallotti, uno spazio bianco su cui si infrangono i molti interrogativi che Beslan pone: come è possibile che accada una cosa simile? La vita umana non conta nulla? Cosa fare perché questo non accada più? La poetica del fantastico cui autenticamente appartiene la cultura d’arte di Vannetta Cavallotti non parla in forma scoperta, ma accenna, allude. Se le azioni osservate fanno parte della realtà, sono la rottura di una situazione apparentemente immutabile, l’irrompere improvviso del sentimento della minaccia, l’ingresso della sorpresa, del disorientamento, della paura in un mondo familiare, a essere evocate”.
Muovendosi sul confine inquietante tra reale e possibile, il lavoro di Vannetta Cavallotti incrocia diversi linguaggi della contemporaneità – fotografia, poesia, gli immaginari del teatro e del cinema - per costruire un itinerario plastico che, nel ricordo dei bambini di Beslan (“di quelli che sono caduti ma anche di quelli che, sopravvissuti, avranno per sempre negli occhi e nella mente l’orrore di ciò che hanno visto”, V. C.), intreccia passato, presente e futuro, ma allo stesso tempo diventa emblema universale dell’atrocità di tutti i conflitti.
Con la sua poetica visionaria, che identifica nella scultura lo strumento per sottrarre alla caducità e cristallizzare in un manufatto artistico la complessa geografia della memoria e delle emozioni, Vannetta Cavallotti dedica alla strage di Beslan ben 186 formelle, tanti quanti furono i bambini che in quei giorni persero la vita.
Dopo la presentazione in anteprima dei primi lavori della serie alla Casa Natale di Cesare Pavese a Santo Stefano Belbo (Cn) 2007 e al MuSarMo di Mombercelli (As) e allo Studio Laboratorio di Anna Virando di Torino (2008), nella mostra milanese sarà presentata una selezione di circa 30 formelle, eseguite con tecniche miste e materiali eterogenei (resina poliestere, marmo, collage grafico, object trouvé, fotografie, carte giapponesi), ciascuna delle quali, come una sorta di “reliquiario”, pietrifica e imbriglia in una dimensione metafisica paure, emozioni e angosce dei bambini di Beslan, ma anche i pensieri rassicuranti che corrono ai genitori che aspettano il loro ritorno, alle loro case con i giocattoli e gli oggetti del quotidiano.
Nel singolare allestimento ideato dallo Studio Datei Nani di Bergamo, alle formelle si accompagnerà un nucleo di sculture bianche, veri e propri calchi di libri sui quali l’artista è intervenuta con tecniche miste all’acqua per narrare metaforicamente la tragedia, nello stratificarsi di immagini evocative.
Tutto intorno alle opere dedicate al dramma e alla memoria, si dispongono le sculture dell’”attesa”: “casine” con interventi di fibre ottiche evocano il villaggio che attende il ritorno dei suoi bambini; una sontuosa sedia antica, inglobata in un blocco di resina trasparente, congela l’attesa; un paio di candidi scarponi camminano seguiti da una folla di occhi che guardano dritto verso lo spettatore, condensando nell’atto del vedere la presa di coscienza di un dramma reale; una grande bambola di cera e un dinosauro di gesso riconducono alla tenerezza dei giochi d’infanzia.
A rappresentare i due poli del percorso visivo, saranno, infine, due grandi sculture: da un lato il fantasma della Morte, dall’altro il bronzo dell’angelo velato, dal quale spira tutta la leggerezza e la dolcezza di una Resurrezione.
La mostra si avvale, poi, del contributo di diciassette tra i maggiori poeti italiani, selezionati da Guido Oldani, che hanno appositamente dedicato alla tragedia della scuola di Beslan brevi poesie che si potranno leggere alle pareti dello spazio espositivo: Amedeo Anelli, Maria Attanasio, Sandro Boccardi, Maria Caldei, Alberto Caramella, Maurizio Cucchi, Roberto Deidier, Luciano Erba, Luigi Fontanella, Angelo Gaccione, Gabriella Guidi Gambino, Daniela Marcheschi, Vincenzo Mascolo, Angelo Mistrangelo, Elio Pecora, Arturo Schwarz.
Il Maestro Ruggero Laganà, infine, ha creato per l’occasione una composizione musicale per violino, che sarà eseguita all’inaugurazione.
La mostra “Vannetta Cavallotti. Bambini di Beslan” è accompagnata da un catalogo che raccoglie le immagini delle formelle dedicate ai bambini di Beslan, i testi poetici, un contributo di Maria Cristina Rodeschini e il cd con il brano composto da Laganà.
Vannetta Cavallotti vive e opera tra Bergamo e Milano. La sua formazione culturale avviene a Torino soprattutto nell’ambito familiare dello zio Lucio Ridenti (direttore della rivista “Il Dramma”) e nello studio del pittore surrealista Raffaele Pontecorvo.
Ha sperimentato tecniche innovative d’avanguardia, ha fatto uso di nuovi materiali che appartengono essenzialmente alle conquiste tecnologiche della nostra epoca, ha indagato le interazioni tra luce e forma e, soprattutto, nel corso del suo percorso artistico ha investigato i significati del mito e del ricordo. In questi ultimi anni ha lavorato intensamente alla costruzione di figure drammatiche che si richiamano all’immaginario dell’angelo che vive, dentro di noi, in una dimensione misteriosa.
Ha al suo attivo più di cento mostre personali in tutta Italia. Hanno scritto sul suo lavoro importanti critici d’arte e scrittori tra cui: A. Dragone, C. Munari, N. Micieli, T. Paloscia, M. Penelope, M. Lorandi, G. Mascherpa, U. Ronfani, A. Panzetta, V. Apuleo, G. Finzi, R. Margonari, E. Crispolti, M. Vescovo, R. Bossaglia, Janus, E. Borgna, A. Schwarz, A. Mistrangelo, G. Di Genova, M.C. Rodeschini.
“Disorientante è la violazione di un universo di calma e serenità. D’improvviso si manifesta l’inammissibile, l’inesplicabile, un avvenimento che non si può spiegare con le leggi del mondo che ci è familiare. E’ in questo ‘paesaggio di soglia’, tra realtà e incubo – scrive nel catalogo della mostra Maria Cristina Rodeschini - che si colloca l’atto del raccontare di Vannetta Cavallotti, uno spazio bianco su cui si infrangono i molti interrogativi che Beslan pone: come è possibile che accada una cosa simile? La vita umana non conta nulla? Cosa fare perché questo non accada più? La poetica del fantastico cui autenticamente appartiene la cultura d’arte di Vannetta Cavallotti non parla in forma scoperta, ma accenna, allude. Se le azioni osservate fanno parte della realtà, sono la rottura di una situazione apparentemente immutabile, l’irrompere improvviso del sentimento della minaccia, l’ingresso della sorpresa, del disorientamento, della paura in un mondo familiare, a essere evocate”.
Muovendosi sul confine inquietante tra reale e possibile, il lavoro di Vannetta Cavallotti incrocia diversi linguaggi della contemporaneità – fotografia, poesia, gli immaginari del teatro e del cinema - per costruire un itinerario plastico che, nel ricordo dei bambini di Beslan (“di quelli che sono caduti ma anche di quelli che, sopravvissuti, avranno per sempre negli occhi e nella mente l’orrore di ciò che hanno visto”, V. C.), intreccia passato, presente e futuro, ma allo stesso tempo diventa emblema universale dell’atrocità di tutti i conflitti.
Con la sua poetica visionaria, che identifica nella scultura lo strumento per sottrarre alla caducità e cristallizzare in un manufatto artistico la complessa geografia della memoria e delle emozioni, Vannetta Cavallotti dedica alla strage di Beslan ben 186 formelle, tanti quanti furono i bambini che in quei giorni persero la vita.
Dopo la presentazione in anteprima dei primi lavori della serie alla Casa Natale di Cesare Pavese a Santo Stefano Belbo (Cn) 2007 e al MuSarMo di Mombercelli (As) e allo Studio Laboratorio di Anna Virando di Torino (2008), nella mostra milanese sarà presentata una selezione di circa 30 formelle, eseguite con tecniche miste e materiali eterogenei (resina poliestere, marmo, collage grafico, object trouvé, fotografie, carte giapponesi), ciascuna delle quali, come una sorta di “reliquiario”, pietrifica e imbriglia in una dimensione metafisica paure, emozioni e angosce dei bambini di Beslan, ma anche i pensieri rassicuranti che corrono ai genitori che aspettano il loro ritorno, alle loro case con i giocattoli e gli oggetti del quotidiano.
Nel singolare allestimento ideato dallo Studio Datei Nani di Bergamo, alle formelle si accompagnerà un nucleo di sculture bianche, veri e propri calchi di libri sui quali l’artista è intervenuta con tecniche miste all’acqua per narrare metaforicamente la tragedia, nello stratificarsi di immagini evocative.
Tutto intorno alle opere dedicate al dramma e alla memoria, si dispongono le sculture dell’”attesa”: “casine” con interventi di fibre ottiche evocano il villaggio che attende il ritorno dei suoi bambini; una sontuosa sedia antica, inglobata in un blocco di resina trasparente, congela l’attesa; un paio di candidi scarponi camminano seguiti da una folla di occhi che guardano dritto verso lo spettatore, condensando nell’atto del vedere la presa di coscienza di un dramma reale; una grande bambola di cera e un dinosauro di gesso riconducono alla tenerezza dei giochi d’infanzia.
A rappresentare i due poli del percorso visivo, saranno, infine, due grandi sculture: da un lato il fantasma della Morte, dall’altro il bronzo dell’angelo velato, dal quale spira tutta la leggerezza e la dolcezza di una Resurrezione.
La mostra si avvale, poi, del contributo di diciassette tra i maggiori poeti italiani, selezionati da Guido Oldani, che hanno appositamente dedicato alla tragedia della scuola di Beslan brevi poesie che si potranno leggere alle pareti dello spazio espositivo: Amedeo Anelli, Maria Attanasio, Sandro Boccardi, Maria Caldei, Alberto Caramella, Maurizio Cucchi, Roberto Deidier, Luciano Erba, Luigi Fontanella, Angelo Gaccione, Gabriella Guidi Gambino, Daniela Marcheschi, Vincenzo Mascolo, Angelo Mistrangelo, Elio Pecora, Arturo Schwarz.
Il Maestro Ruggero Laganà, infine, ha creato per l’occasione una composizione musicale per violino, che sarà eseguita all’inaugurazione.
La mostra “Vannetta Cavallotti. Bambini di Beslan” è accompagnata da un catalogo che raccoglie le immagini delle formelle dedicate ai bambini di Beslan, i testi poetici, un contributo di Maria Cristina Rodeschini e il cd con il brano composto da Laganà.
Vannetta Cavallotti vive e opera tra Bergamo e Milano. La sua formazione culturale avviene a Torino soprattutto nell’ambito familiare dello zio Lucio Ridenti (direttore della rivista “Il Dramma”) e nello studio del pittore surrealista Raffaele Pontecorvo.
Ha sperimentato tecniche innovative d’avanguardia, ha fatto uso di nuovi materiali che appartengono essenzialmente alle conquiste tecnologiche della nostra epoca, ha indagato le interazioni tra luce e forma e, soprattutto, nel corso del suo percorso artistico ha investigato i significati del mito e del ricordo. In questi ultimi anni ha lavorato intensamente alla costruzione di figure drammatiche che si richiamano all’immaginario dell’angelo che vive, dentro di noi, in una dimensione misteriosa.
Ha al suo attivo più di cento mostre personali in tutta Italia. Hanno scritto sul suo lavoro importanti critici d’arte e scrittori tra cui: A. Dragone, C. Munari, N. Micieli, T. Paloscia, M. Penelope, M. Lorandi, G. Mascherpa, U. Ronfani, A. Panzetta, V. Apuleo, G. Finzi, R. Margonari, E. Crispolti, M. Vescovo, R. Bossaglia, Janus, E. Borgna, A. Schwarz, A. Mistrangelo, G. Di Genova, M.C. Rodeschini.
08
settembre 2009
Vannetta Cavallotti – Bambini di Beslan
Dall'otto settembre all'otto ottobre 2009
arte contemporanea
Location
CREATICITYGATE
Milano, Viale Pasubio, 14, (Milano)
Milano, Viale Pasubio, 14, (Milano)
Orario di apertura
ore 11-19 chiuso domenica e lunedì
Vernissage
8 Settembre 2009, ore 18
Ufficio stampa
B@BELE
Autore