Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Massimo Liparulo – Vite Sospese
Figure e simboli legati alla pomice
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Marzo 2008 Massimo Liparulo artista prestato all’architettura, si reca a Lipari per la prima volta (è un caso quel cognome?). Napoli in quei mesi era infestata dai rifiuti che non venivano ritirati, uno scenario apocalittico su cui gli “intellettuali” d’Italia si interrogavano, all’improvviso l’invito di Silvia a Casajanca sembrò l’unica via di fuga dall’amata città partenopea!
Da Milazzo si intravedevano le isole Eolie in tutta la loro magia, paesaggio surreale, vulcani, mare, colori, odori, persone, atmosfere uniche, mai l’artista poteva immaginare quella “eruzione” nella sua vita così di colpo. L’incontro con Lipari iniziò con le escursioni alle cave di pomice, alla ricerca dell’ossidiana, alle incredibili cave di caolino dalle mille sfumature. Importante furono le chiacchierate con la gente del posto i racconti, i ricordi delle isole com’erano ai tempi delle cave. Massimo continuando nella sua ricerca percepì alcune “presenze” nei ricordi, nelle cave, sulle isole. Presenze legate al lavoro, alla terra, alla vita degli isolani che tanti cari hanno perso nei decenni delle cave bianche. Iniziano ad emergere nella sua immaginazione i vecchi lavoratori: spiriti, piccoli omini, curvi, rannicchiati a lavorare a trascinare sui binari le loro vite. Vite sospese tra terra e cielo, di cui ancora non riescono o non vogliono liberarsi, restando legati alla loro terra, alle loro famiglie e al loro lavoro.
L’artista è solito lavorare con le materie povere, quelle di tutti i giorni, spontaneamente offerte dalla natura e dall’uomo. Anche questa volta non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione, approfittando dell’abbondanza di elementi a sua disposizione.
In queste piccole sculture infatti l’elemento predominante è la pomice con il ferro, il rame e il tessuto. Si presentano scene di lavoro nelle cave, ambientate in un mondo misterioso fatto di sogno e di speranze. Si esprime un certo legame tra lo spirituale e l’umano, la necessità di evocare l’arcana spiritualità che è dentro le cose, partendo sempre dal confronto diretto con la materia, assemblata senza privarla del suo carattere primario e selvaggio. La materia viene così riconosciuta grazie alla sua storia e dai segni lasciati dal tempo. Opere forti per il contenuto e allo stesso tempo delicate, forse per le grosse pietre di pomice che nascondono la loro caratteristica leggerezza, per gli esili omini o semplicemente per il bianco simbolo sì della purezza ma anche della morte dei tanti minatori durante gli anni degli scavi.
La materia che Liparulo sceglie o rinviene per caso, segna la sua esperienza e ne condiziona il risultato Tra gli altri materiali in questa occasione l’artista utilizza il materiale povero per eccellenza dei nostri giorni, di risulta, gratuito e dalle enormi potenzialità: il cartone. Lavoro di analisi e di approfondimento i due grandi quadri che evocano figure e simboli legati alla pomice. Un lavoro fisico così come è stato quello dei minatori, fatto di escoriazioni, di strappi e sfregi. Arrivare al fondo e vedere oltre è l’intento dando la netta impressione che gli artisti vedano dove l’uomo comune non riesce.
Raffaella Lavanga
Da Milazzo si intravedevano le isole Eolie in tutta la loro magia, paesaggio surreale, vulcani, mare, colori, odori, persone, atmosfere uniche, mai l’artista poteva immaginare quella “eruzione” nella sua vita così di colpo. L’incontro con Lipari iniziò con le escursioni alle cave di pomice, alla ricerca dell’ossidiana, alle incredibili cave di caolino dalle mille sfumature. Importante furono le chiacchierate con la gente del posto i racconti, i ricordi delle isole com’erano ai tempi delle cave. Massimo continuando nella sua ricerca percepì alcune “presenze” nei ricordi, nelle cave, sulle isole. Presenze legate al lavoro, alla terra, alla vita degli isolani che tanti cari hanno perso nei decenni delle cave bianche. Iniziano ad emergere nella sua immaginazione i vecchi lavoratori: spiriti, piccoli omini, curvi, rannicchiati a lavorare a trascinare sui binari le loro vite. Vite sospese tra terra e cielo, di cui ancora non riescono o non vogliono liberarsi, restando legati alla loro terra, alle loro famiglie e al loro lavoro.
L’artista è solito lavorare con le materie povere, quelle di tutti i giorni, spontaneamente offerte dalla natura e dall’uomo. Anche questa volta non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione, approfittando dell’abbondanza di elementi a sua disposizione.
In queste piccole sculture infatti l’elemento predominante è la pomice con il ferro, il rame e il tessuto. Si presentano scene di lavoro nelle cave, ambientate in un mondo misterioso fatto di sogno e di speranze. Si esprime un certo legame tra lo spirituale e l’umano, la necessità di evocare l’arcana spiritualità che è dentro le cose, partendo sempre dal confronto diretto con la materia, assemblata senza privarla del suo carattere primario e selvaggio. La materia viene così riconosciuta grazie alla sua storia e dai segni lasciati dal tempo. Opere forti per il contenuto e allo stesso tempo delicate, forse per le grosse pietre di pomice che nascondono la loro caratteristica leggerezza, per gli esili omini o semplicemente per il bianco simbolo sì della purezza ma anche della morte dei tanti minatori durante gli anni degli scavi.
La materia che Liparulo sceglie o rinviene per caso, segna la sua esperienza e ne condiziona il risultato Tra gli altri materiali in questa occasione l’artista utilizza il materiale povero per eccellenza dei nostri giorni, di risulta, gratuito e dalle enormi potenzialità: il cartone. Lavoro di analisi e di approfondimento i due grandi quadri che evocano figure e simboli legati alla pomice. Un lavoro fisico così come è stato quello dei minatori, fatto di escoriazioni, di strappi e sfregi. Arrivare al fondo e vedere oltre è l’intento dando la netta impressione che gli artisti vedano dove l’uomo comune non riesce.
Raffaella Lavanga
13
agosto 2009
Massimo Liparulo – Vite Sospese
Dal 13 agosto al 13 ottobre 2009
arte contemporanea
Location
SPAZIO APERTO ARTE CONTEMPORANEA
Lipari, Via Marina Garibaldi, 115, (Messina)
Lipari, Via Marina Garibaldi, 115, (Messina)
Sito web
www.casajanca.it
Autore
Curatore