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Minori, iconografica
Momento centrale della quinta edizione rassegna Apert09 incontri di arte contemporanea, promossa dalla FSC, fabbrica sviluppi creativi di Minori negli spazi del fës show rom, con il coordinamento organizzativo di Giuseppe Fusco, Marco Fusco, Francesco Del Pizzo.
Comunicato stampa
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Inaugura sabato 1 agosto la mostra Minori,iconografica momento centrale della quinta edizione rassegna Apert09 incontri di arte contemporanea, promossa dalla FSC, fabbrica sviluppi creativi di Minori negli spazi del fës show rom, con il coordinamento organizzativo di Giuseppe Fusco, Marco Fusco, Francesco Del Pizzo.
L’idea della mostra, curata da Massimo Bignardi, sviluppa il tema della rassegna “Lo spazio come identità”: identità letta attraverso le immagini e il loro segnare il fluire del tempo. Un allestimento curato da Giuseppe Fusco che, intorno ad un nucleo d’immagini storiche ( sono documentate opere di Rémond, Ricciardi, Zahrtmann, Brogi, Capone, Albino, Paolillo Della Mura, Mancini, Crisconio, Favai, Escher, Nicoletti, Krugel), sviluppa il percorso espositivo segnato dalle opere di artisti che in questi ultimi quattro decenni hanno interpretato il paesaggio e la veduta di Minori. Lo spazio della veduta letto come non luogo o, meglio ancora, territorio di attraversamenti mentali, di scarti della memoria o, semplicemente, di stati d’animo. In mostra opere di: Calocero, Carotenuto, De Filippis, Esposito, Palladino, Paolelli, Quarta, Giuseppe Ruocco, Vincenzo Ruocco, Savo, Signorino, Ternullo, Tesauro.
“Una delle discipline – scrive Massimo Bignardi nel saggio introduttivo al catalogo – all’interno della formazione e, soprattutto, della ricerca storico artistica è l’iconografia che ha per oggetto – recita il dizionario della critica d’arte – la classificazione, la descrizione e la interpretazione dei temi figurati: disciplina che, ohimè, ha visto tanti abusi perpetrati da chi continua a confondere la storia dell’arte con uno sterile esercizio dedito ai soli fattori visivi o ad impaginare elenchi di documenti, di date, di immagini così come è stato, entrando nel vivo dell’argomento oggetto di questo libro, per quanti si sono adoperati a fare noiosi repertori di immagini della Costa di Amalfi sfogliando telematicamente gli indici delle aste.
L’iconografia, intesa nel suo più ampio raggio di partecipazione alla conoscenza dell’immagine (del suo contenuto espositivo o narrativo), implica la necessità di una riflessione intorno ai linguaggi dell’arte e alla realtà storica dalla quale hanno origine o ne sono espressione: una ricerca, nel nostro caso sulla veduta e sul paesaggio, che ci obbliga, per l’appunto, ad una lettura dell’immagine come documento storico, insomma come conoscenza dell’assetto urbano, delle percorrenze, dei gusti, dell’organizzazione sociale.
È su questa traccia che si rapportano tra loro, disegnando un filo di continuità che dal secolo XIX arriva ad oggi, i dipinti, le fotografie, i disegni, le incisioni raccolti in questo repertorio di iconografie del ‘paesaggio’ o, meglio ancora, delle ‘vedute’ che hanno nel tempo proposto Minori.
La scelta del soggetto non è casuale: considero da sempre Minori il mio paese di origine ed al contempo esso è per me lo spazio, propriamente il ‘luogo’ misurato dall’articolarsi delle case con la natura; senza retorica, insomma, il punto più estremo dei miei ricordi infantili, l’ambiente – così direbbe l’analista – del proprio io. Di Minori abbiamo voluto ordinare i repertori delle sue vedute, immagini che nei secoli hanno assunto il carattere di immediata riconoscibilità, in sostanza di ‘figura’topica che è sintesi di un processo di relazioni, di trascrizioni e di ripetizioni, espressioni della capacità che le immagini hanno di migrare nel tempo, per narrare di un luogo, della sua gente, delle sue usanze. Un repertorio di opere, di ‘figure’, che segnalano la persistenza di uno o più dettati compositivi, le loro varianti o, come è nel caso di alcune inquadrature, di veri e propri apporti alla ‘visione’ di Minori, al suo ‘apparire’ sulla soglia dell’immaginazione come una comunicazione che si rinnova. In tal senso penso ad una serie di varianti significative: alla veduta da Torre, vera e propria novità nata nel 1973 dall’ invenzione prospettica di un disegno di Mario Carotenuto, oppure a quella che Signorino ha realizzato nel 1968, raffigurando il profilo delle case e la preponderante architettura della Cattedrale incuneate nell’azzurro del mare (cioè ribaltando in avanti, dai monti verso la spiaggia, il soggetto della veduta), o la recente rimpaginazione, secondo il registro di una inquieta prospettiva magrittiana, della spiaggia e dell’angolo di Torre Paradiso, operata da Virginio Quarta.
La memoria è vitale alla nostra relazione con il presente; vitale perché rende disponibile quel flusso di ‘informazioni’ che ci consentono di allineare al presente il passato e il futuro, due ‘tempi’ inesistenti o, se si vuole, presenti solo come pensiero. Essa attiva infatti un processo di relazione con il tempo che ci consente di legare fra loro le immagini ed in esse far vivere (rivivere) la realtà. In questo processo le immagini svolgono una funzione determinante perché avviano un percorso di riconoscimento che non è solo legato alla superficie di esse, ai dati formali che la costituiscono, quando attivazione di un sistema di percezioni sensoriali per cui noi riusciamo a vivere il luogo. Ecco che l’azione della ripresa di un motivo iconografico, cioè di un modo di raffigurare un elemento, una veduta, un angolo particolare, nel nostro caso di Minori, fonda proprio sul principio che è quello di richiamare l’estensione del ricordo, il suo affermarsi nel tempo attraverso un’iconografia che si è sostituito ad esso […]”.
L’idea della mostra, curata da Massimo Bignardi, sviluppa il tema della rassegna “Lo spazio come identità”: identità letta attraverso le immagini e il loro segnare il fluire del tempo. Un allestimento curato da Giuseppe Fusco che, intorno ad un nucleo d’immagini storiche ( sono documentate opere di Rémond, Ricciardi, Zahrtmann, Brogi, Capone, Albino, Paolillo Della Mura, Mancini, Crisconio, Favai, Escher, Nicoletti, Krugel), sviluppa il percorso espositivo segnato dalle opere di artisti che in questi ultimi quattro decenni hanno interpretato il paesaggio e la veduta di Minori. Lo spazio della veduta letto come non luogo o, meglio ancora, territorio di attraversamenti mentali, di scarti della memoria o, semplicemente, di stati d’animo. In mostra opere di: Calocero, Carotenuto, De Filippis, Esposito, Palladino, Paolelli, Quarta, Giuseppe Ruocco, Vincenzo Ruocco, Savo, Signorino, Ternullo, Tesauro.
“Una delle discipline – scrive Massimo Bignardi nel saggio introduttivo al catalogo – all’interno della formazione e, soprattutto, della ricerca storico artistica è l’iconografia che ha per oggetto – recita il dizionario della critica d’arte – la classificazione, la descrizione e la interpretazione dei temi figurati: disciplina che, ohimè, ha visto tanti abusi perpetrati da chi continua a confondere la storia dell’arte con uno sterile esercizio dedito ai soli fattori visivi o ad impaginare elenchi di documenti, di date, di immagini così come è stato, entrando nel vivo dell’argomento oggetto di questo libro, per quanti si sono adoperati a fare noiosi repertori di immagini della Costa di Amalfi sfogliando telematicamente gli indici delle aste.
L’iconografia, intesa nel suo più ampio raggio di partecipazione alla conoscenza dell’immagine (del suo contenuto espositivo o narrativo), implica la necessità di una riflessione intorno ai linguaggi dell’arte e alla realtà storica dalla quale hanno origine o ne sono espressione: una ricerca, nel nostro caso sulla veduta e sul paesaggio, che ci obbliga, per l’appunto, ad una lettura dell’immagine come documento storico, insomma come conoscenza dell’assetto urbano, delle percorrenze, dei gusti, dell’organizzazione sociale.
È su questa traccia che si rapportano tra loro, disegnando un filo di continuità che dal secolo XIX arriva ad oggi, i dipinti, le fotografie, i disegni, le incisioni raccolti in questo repertorio di iconografie del ‘paesaggio’ o, meglio ancora, delle ‘vedute’ che hanno nel tempo proposto Minori.
La scelta del soggetto non è casuale: considero da sempre Minori il mio paese di origine ed al contempo esso è per me lo spazio, propriamente il ‘luogo’ misurato dall’articolarsi delle case con la natura; senza retorica, insomma, il punto più estremo dei miei ricordi infantili, l’ambiente – così direbbe l’analista – del proprio io. Di Minori abbiamo voluto ordinare i repertori delle sue vedute, immagini che nei secoli hanno assunto il carattere di immediata riconoscibilità, in sostanza di ‘figura’topica che è sintesi di un processo di relazioni, di trascrizioni e di ripetizioni, espressioni della capacità che le immagini hanno di migrare nel tempo, per narrare di un luogo, della sua gente, delle sue usanze. Un repertorio di opere, di ‘figure’, che segnalano la persistenza di uno o più dettati compositivi, le loro varianti o, come è nel caso di alcune inquadrature, di veri e propri apporti alla ‘visione’ di Minori, al suo ‘apparire’ sulla soglia dell’immaginazione come una comunicazione che si rinnova. In tal senso penso ad una serie di varianti significative: alla veduta da Torre, vera e propria novità nata nel 1973 dall’ invenzione prospettica di un disegno di Mario Carotenuto, oppure a quella che Signorino ha realizzato nel 1968, raffigurando il profilo delle case e la preponderante architettura della Cattedrale incuneate nell’azzurro del mare (cioè ribaltando in avanti, dai monti verso la spiaggia, il soggetto della veduta), o la recente rimpaginazione, secondo il registro di una inquieta prospettiva magrittiana, della spiaggia e dell’angolo di Torre Paradiso, operata da Virginio Quarta.
La memoria è vitale alla nostra relazione con il presente; vitale perché rende disponibile quel flusso di ‘informazioni’ che ci consentono di allineare al presente il passato e il futuro, due ‘tempi’ inesistenti o, se si vuole, presenti solo come pensiero. Essa attiva infatti un processo di relazione con il tempo che ci consente di legare fra loro le immagini ed in esse far vivere (rivivere) la realtà. In questo processo le immagini svolgono una funzione determinante perché avviano un percorso di riconoscimento che non è solo legato alla superficie di esse, ai dati formali che la costituiscono, quando attivazione di un sistema di percezioni sensoriali per cui noi riusciamo a vivere il luogo. Ecco che l’azione della ripresa di un motivo iconografico, cioè di un modo di raffigurare un elemento, una veduta, un angolo particolare, nel nostro caso di Minori, fonda proprio sul principio che è quello di richiamare l’estensione del ricordo, il suo affermarsi nel tempo attraverso un’iconografia che si è sostituito ad esso […]”.
01
agosto 2009
Minori, iconografica
Dal primo agosto al 15 settembre 2009
arte contemporanea
Location
FËS SHOW ROOM
Minori, Via Roma, 24, (Salerno)
Minori, Via Roma, 24, (Salerno)
Autore
Curatore