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Capolavori sul Garda tra Sei e settecento
Un imponente lavoro di contatto e coinvolgimento con le parrocchie e le comunità che ha riunito, per la prima volta assoluta, una trentina di pale d’altare provenienti dalle chiese che s’affacciano sul lago, e riportato «a casa» – dopo 200 anni – la «Madonna con il bambino» di Jacopo Palma il giovane, originariamente dipinta in ambiente gardesano ma conservata oggi alla Pinacoteca di Brera.
Comunicato stampa
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# Un imponente lavoro di contatto e coinvolgimento con le parrocchie e le comunità che ha riunito, per la prima volta assoluta, una trentina di pale d’altare provenienti dalle chiese che s’affacciano sul lago, e riportato «a casa» – dopo 200 anni – la «Madonna con il bambino» di Jacopo Palma il giovane, originariamente dipinta in ambiente gardesano ma conservata oggi alla Pinacoteca di Brera. La mostra «Capolavori sul Garda tra Sei e settecento», inaugurata venerdì 24 luglio alla Rocca, colma una lacuna importante, dando conto per la prima volta di un’arte – pur con differenze e sfumature locali – sempre riconoscibile come «del Garda». L'evento, il più importante dell'anno per l’ente museale rivano, è promosso dal dipartimento storico artistico del progetto MAG – Museo Alto Garda, nell’ambito delle iniziative per valorizzare il patrimonio figurativo del territorio, ed è curato da Marina Botteri, Sergio Marinelli e Mariolina Olivari.
Non quadri tipicamente da Museo, e non opere d’arte nell’accezione estetica del termine, ma dipinti nati per motivi precisi, per rispondere ad esigenze profonde, religiose e legate a vicende o ricorrenze, all’interno di esperienze umane, di fatti concreti. Oggetti che le comunità che li custodiscono nelle proprie chiese hanno ceduto con riluttanza, quasi con dolore, sostituendoli – per la durata della mostra – con accurate riproduzioni in gigantografia. Sono le grandi, in qualche caso enormi pale d’altare realizzate in un periodo particolarmente ricco e interessante, quale di passaggio tra il Sei e il Settecento, da grandi autori come Palma il Giovane, Bernardo Strozzi, Pietro Ricchi, Carl Loth, Andrea Celesti e Giandomenico Cignaroli. Esposte, in una eccezionale mostra mai vista prima, al Museo di Riva del Garda: al piano terreno, recentemente ampliato e per la prima volta con un percorso di visita «aperto», e al primo piano, grazie alla feconda invasione della Pinacoteca che accoglie le tre pale più grandi, impossibili da ospitare altrove (sfiorano i quattro metri d’altezza) e le opere di artisti trentini.
Alla partecipata inaugurazione hanno preso parte il sindaco di Riva del Garda Claudio Molinari, parte della Giunta comunale, l’assessore alla cultura del Comune di Arco Ruggero Morandi, il responsabile del progetto MAG Gianni Pellegrini, la direttrice del Museo rivano Monica Ronchini e i curatori della mostra, Marina Botteri, Sergio Marinelli e Mariolina Olivari.
«L'invito è a lavorare insieme attorno al Garda – ha detto il sindaco – perché il lago rappresenta la nostra ricchezza, non solo dal punto di vista turistico-ambientale. É il nostro passato comune e il nostro futuro. Ed è proprio in tema di cultura, quindi, che dobbiamo ragionare insieme, a livello del comprensorio del Garda, aprendo un dialogo del quale questa mostra si può ben considerare un promettente inizio. Proiettata verso la costituzione del MAG, il Museo dell’Alto Garda».
Un percorso che il Comune di Arco sposa in pieno, come ha spiegato l'assessore alla cultura Ruggero Morandi: «Come amministrazioni stiamo cercando di costruire sul territorio un segno forte della comunità attraverso la cultura, perché una comunità si costruisce non solo sulle cose materiali ma soprattutto su quelle immateriali. E perché è proprio la cultura a fornire una prospettiva e una direzione».
Prima di lasciare la parola ai curatori, Gianni Pellegrini – responsabile del progetto MAG – ha ringraziato tutti i parroci e le comunità che hanno prestato le opere, le tante Soprintendenze che hanno collaborato alla mostra, ricordando, infine, l'imminenza della costituzione formale del Museo Alto Garda.
Il Sommolago da sempre si caratterizza come un ambiente culturale molto ricco di presenze provenienti dalle aree regionali confinanti, artisti chiamati a decorare chiese ed a lavorare per i privati. Un fenomeno che appare evidente soprattutto dopo la peste del 1630 che, come già era successo in Lombardia, ha privato della gran parte degli artisti locali. Così, pittori provenienti soprattutto da fuori regione contribuirono alla rielaborazione del sistema figurativo delle chiese sul Garda con nuove iconografie, ispirate agli eventi drammatici del periodo.
In questo contesto si inserisce la figura di Pietro Ricchi (1604 - 1676) l’estroso ed errabondo artista lucchese che giunto a Brescia, dopo il soggiorno francese, risale il Garda per fare fronte ai numerosi incarichi che gli provengono dalle valli circostanti, operando quindi anche a Riva ed in Trentino, con risultati straordinari che influenzano la pittura dell'epoca e i successivi sviluppi.
Alla presenza della famiglia Madruzzo a Riva del Garda è legata la Chiesa dell’Inviolata, capolavoro dell’arte barocca, per la quale vennero chiamati ad operare, accanto al Ricchi, Jacopo Negretti detto Palma il Giovane (1548 ca. - 1628) e Martino Teofilo Polacco (1570 - 1639).La consonanza di gusto e di scelte sulle sponde del Garda nei secoli XVII e XVIII è rintracciabile nella presenza dei numerosi capolavori che andarono ad arricchire il patrimonio chiesastico locale, spesso ubicato in contesti paesaggistici di straordinaria forza attrattiva.
Ne sono pregiati esempi la chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Toscolano, il duomo di Salò e quello di Desenzano. A Toscolano si segnala la presenza degli imponenti teleri di Andrea Celesti (1637 - 1612) che, con il suo personalissimo linguaggio pittorico, riuscì a mobilitare un ambiente tradizionale e conservatore, fungendo da elemento di passaggio da una cultura figurativa barocca ad un Rococò classico.
A Salò sono conservate opere del Palma e del suo più prolifico interprete sulla riviera gardesana, Andrea Bertanza (notizie 1604 - 1630), mentre a Desenzano si può ammirare, accanto agli autori già citati, l’Ultima cena di Giambattista Tiepolo (1698 - 1770).
Nel corso del XVIII secolo l’accoglimento della pittura veneta in area bresciana si integra con le proposte artistiche provenienti dall’ambiente accademico di Verona, dove nel 1764 è stata riconosciuta l’Accademia di pittura e scultura che riunisce ufficialmente tutte le scuole private allora operanti in città.
Promotore dell'Accademia è Giambettino Cignaroli (1706 - 1770) nella cui pittura, tecnicamente perfetta, convergono istanze classiciste che si vivacizzano in ambientazioni sceniche movimentate, e la cui attività da Verona si estende a Bergamo, Brescia, lungo la valle dell'Adige e le coste gardesane.
Tele esemplari della sua espressività sono quelle da lui eseguite per la parrocchiale di Torbole, Martirio di Sant’Andrea (1742), e quella di Riva, La Madonna con il Bambino e i Santi bartolomeo e Vincenzo Ferreri (1744 ca.).
Non quadri tipicamente da Museo, e non opere d’arte nell’accezione estetica del termine, ma dipinti nati per motivi precisi, per rispondere ad esigenze profonde, religiose e legate a vicende o ricorrenze, all’interno di esperienze umane, di fatti concreti. Oggetti che le comunità che li custodiscono nelle proprie chiese hanno ceduto con riluttanza, quasi con dolore, sostituendoli – per la durata della mostra – con accurate riproduzioni in gigantografia. Sono le grandi, in qualche caso enormi pale d’altare realizzate in un periodo particolarmente ricco e interessante, quale di passaggio tra il Sei e il Settecento, da grandi autori come Palma il Giovane, Bernardo Strozzi, Pietro Ricchi, Carl Loth, Andrea Celesti e Giandomenico Cignaroli. Esposte, in una eccezionale mostra mai vista prima, al Museo di Riva del Garda: al piano terreno, recentemente ampliato e per la prima volta con un percorso di visita «aperto», e al primo piano, grazie alla feconda invasione della Pinacoteca che accoglie le tre pale più grandi, impossibili da ospitare altrove (sfiorano i quattro metri d’altezza) e le opere di artisti trentini.
Alla partecipata inaugurazione hanno preso parte il sindaco di Riva del Garda Claudio Molinari, parte della Giunta comunale, l’assessore alla cultura del Comune di Arco Ruggero Morandi, il responsabile del progetto MAG Gianni Pellegrini, la direttrice del Museo rivano Monica Ronchini e i curatori della mostra, Marina Botteri, Sergio Marinelli e Mariolina Olivari.
«L'invito è a lavorare insieme attorno al Garda – ha detto il sindaco – perché il lago rappresenta la nostra ricchezza, non solo dal punto di vista turistico-ambientale. É il nostro passato comune e il nostro futuro. Ed è proprio in tema di cultura, quindi, che dobbiamo ragionare insieme, a livello del comprensorio del Garda, aprendo un dialogo del quale questa mostra si può ben considerare un promettente inizio. Proiettata verso la costituzione del MAG, il Museo dell’Alto Garda».
Un percorso che il Comune di Arco sposa in pieno, come ha spiegato l'assessore alla cultura Ruggero Morandi: «Come amministrazioni stiamo cercando di costruire sul territorio un segno forte della comunità attraverso la cultura, perché una comunità si costruisce non solo sulle cose materiali ma soprattutto su quelle immateriali. E perché è proprio la cultura a fornire una prospettiva e una direzione».
Prima di lasciare la parola ai curatori, Gianni Pellegrini – responsabile del progetto MAG – ha ringraziato tutti i parroci e le comunità che hanno prestato le opere, le tante Soprintendenze che hanno collaborato alla mostra, ricordando, infine, l'imminenza della costituzione formale del Museo Alto Garda.
Il Sommolago da sempre si caratterizza come un ambiente culturale molto ricco di presenze provenienti dalle aree regionali confinanti, artisti chiamati a decorare chiese ed a lavorare per i privati. Un fenomeno che appare evidente soprattutto dopo la peste del 1630 che, come già era successo in Lombardia, ha privato della gran parte degli artisti locali. Così, pittori provenienti soprattutto da fuori regione contribuirono alla rielaborazione del sistema figurativo delle chiese sul Garda con nuove iconografie, ispirate agli eventi drammatici del periodo.
In questo contesto si inserisce la figura di Pietro Ricchi (1604 - 1676) l’estroso ed errabondo artista lucchese che giunto a Brescia, dopo il soggiorno francese, risale il Garda per fare fronte ai numerosi incarichi che gli provengono dalle valli circostanti, operando quindi anche a Riva ed in Trentino, con risultati straordinari che influenzano la pittura dell'epoca e i successivi sviluppi.
Alla presenza della famiglia Madruzzo a Riva del Garda è legata la Chiesa dell’Inviolata, capolavoro dell’arte barocca, per la quale vennero chiamati ad operare, accanto al Ricchi, Jacopo Negretti detto Palma il Giovane (1548 ca. - 1628) e Martino Teofilo Polacco (1570 - 1639).La consonanza di gusto e di scelte sulle sponde del Garda nei secoli XVII e XVIII è rintracciabile nella presenza dei numerosi capolavori che andarono ad arricchire il patrimonio chiesastico locale, spesso ubicato in contesti paesaggistici di straordinaria forza attrattiva.
Ne sono pregiati esempi la chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Toscolano, il duomo di Salò e quello di Desenzano. A Toscolano si segnala la presenza degli imponenti teleri di Andrea Celesti (1637 - 1612) che, con il suo personalissimo linguaggio pittorico, riuscì a mobilitare un ambiente tradizionale e conservatore, fungendo da elemento di passaggio da una cultura figurativa barocca ad un Rococò classico.
A Salò sono conservate opere del Palma e del suo più prolifico interprete sulla riviera gardesana, Andrea Bertanza (notizie 1604 - 1630), mentre a Desenzano si può ammirare, accanto agli autori già citati, l’Ultima cena di Giambattista Tiepolo (1698 - 1770).
Nel corso del XVIII secolo l’accoglimento della pittura veneta in area bresciana si integra con le proposte artistiche provenienti dall’ambiente accademico di Verona, dove nel 1764 è stata riconosciuta l’Accademia di pittura e scultura che riunisce ufficialmente tutte le scuole private allora operanti in città.
Promotore dell'Accademia è Giambettino Cignaroli (1706 - 1770) nella cui pittura, tecnicamente perfetta, convergono istanze classiciste che si vivacizzano in ambientazioni sceniche movimentate, e la cui attività da Verona si estende a Bergamo, Brescia, lungo la valle dell'Adige e le coste gardesane.
Tele esemplari della sua espressività sono quelle da lui eseguite per la parrocchiale di Torbole, Martirio di Sant’Andrea (1742), e quella di Riva, La Madonna con il Bambino e i Santi bartolomeo e Vincenzo Ferreri (1744 ca.).
24
luglio 2009
Capolavori sul Garda tra Sei e settecento
Dal 24 luglio al primo novembre 2009
arte antica
Location
MAG MUSEO ALTO GARDA – MUSEO RIVA DEL GARDA
Riva Del Garda, Piazza Cesare Battisti, 3a, (Trento)
Riva Del Garda, Piazza Cesare Battisti, 3a, (Trento)
Orario di apertura
10.00 - 12.30 / 13.30 - 18.00;
da marzo a novembre chiuso il lunedì;
luglio, agosto e settembre aperto tutti i giorni
Autore
Curatore