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Viva l’Italia
Viva l’Italia è il titolo della prima mostra del ciclo curata da Fabio Cavallucci, con opere provenienti da collezioni private e importanti gallerie, o in alcuni casi specificamente per l’occasione. Viva l’Italia non è propriamente una mostra di carattere critico, tesa ad indagare una logica di sviluppo storico artistico, ma attraverso l’accostamento di opere di artisti di diversa provenienza culturale e stilistica intende rappresentare un’atmosfera: l’atmosfera incerta e sospesa del nostro paese.
Comunicato stampa
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In tempo di crisi le gallerie più intraprendenti si impegnano nella ricerca. È così che nasce Astuni Public Studio, un progetto col quale la Galleria Enrico Astuni a partire da ottobre 2009, nel suo nuovo spazio inaugurato lo scorso gennaio a Bologna, presenta una serie di iniziative curate da alcuni dei migliori critici italiani e stranieri: una proposta che non ha fini diretti di mercato, ma punta ad indagare nuove modalità espositive e di comunicazione dell’arte.
Viva l’Italia è il titolo della prima mostra del ciclo curata da Fabio Cavallucci, che si inaugura il 2 ottobre 2009 alle ore 18, con opere provenienti da collezioni private e importanti gallerie, o in alcuni casi prodotte specificamente per l’occasione. Viva l’Italia non è propriamente una mostra di carattere critico, tesa ad indagare una logica di sviluppo storico-artistico, ma attraverso l’accostamento di opere di artisti di diversa provenienza culturale e stilistica intende rappresentare un’atmosfera: l’atmosfera incerta e sospesa del nostro paese. In un display che coinvolge anche il tempo, oltre che lo spazio, con una successione di immagini e suoni, l’Italia viene evocata attraverso le sue simbologi e, i suoi miti, le sue paure, tra segni di decadenza, sentimenti di nostalgia, precari elementi di novità. Prende vita un caleidoscopio di emozioni da cui emerge l’immagine di una nazione sfocata, incerta, di cui restano solo brandelli, anche della sua stessa storia.
Un’Italia all’asta di Luciano Fabro apre, in senso storico, la meditazione sul nostro paese, tra riferimento iconografico e critica politica. Il lavoro di Maurizio Cattelan ci riconduce agli anni del terrorismo e al suo sogno rivoluzionario. Gian Marco Montesano, che ha sempre raccontato la storia italiana attraverso una pittura evocante l’illustrazione d’epoca, questa volta tocca la questione della Chiesa: un vascello periclitante in mezzo a una tempesta, secondo il sogno di Don Bosco. Marcello Maloberti gioca con il concetto di italianità attraverso un simbolo come la granita, colorata per l’occasione di verde bianco e rosso. Lo svizzero di origine italiana Costa Vece espone una bandiera realizzata con indumenti sdruciti. Leonardo Pivi presenta delle copertine di riviste in cui campeggiano personaggi famosi della nostra attualità politica, tradotti in una tecnica antica come il mosaico.
A creare la suggestione di un paese diviso e frammentato concorrono i suoni. L’Epimeteide, il gruppo vincitore lo scorso anno del Premio Internazionale della Performance a Trento, ripropone in versione “home” la performance vincitrice, in cui tra le note del Nabucco prorompe il grido di rivolta che eccitava i cospiratori per l’unità d’Italia. Cesare Pietroiusti mostra il video di una performance in cui canta alternativamente Giovinezza e Vinceremo. Rossella Biscotti registra un rito rave nomadico, in cui la meccanica delle succesioni (passaggio della polizia, camion con la musica, pulizia delle strade) racchiude l’evento in un contesto senza senso, mentre Sislej Xhafa, artista kosovaro di lunga attività in Italia, fa cantare l’inno nazionale italiano a una ragazza magrebina. L’Italia non è più solo un paese di italiani, ed è giusto far emergere anche gli intrecci culturali di cui siamo ormai parte: il rumeno Daniel Knorr e il croato Nemanja Cvijanovic offrono con nuove produzioni un punto di vista esterno sulla nostra nazione. Sicuramente forte, ma non rivelato fino all’ultimo, è infine il messaggio dell’azione di Gianni Motti, che spesso interviene nei contesti pubblici con performance di valenza politico-sociale. Tutto è pervaso da un’aria malinconica, talvolta cinica, propria di un paese che sembra non avere più carattere e finalità. Viva l’Italia è una mostra struggente, che vuol fare meditare e discutere, più che offrire un punto di vista univoco.
Completa l’esposizione il Corriere d’Italia una pubblicazione in formato giornale sul tema dell’Italia, della sua storia e del suo futuro con cui si confrontano: Rocco Buttiglione, Christian Caliandro, Nando Dalla Chiesa, Giovanni De Mauro, Giancarlo Mazzuca, Giorgia Meloni, Marco Pannella, Irene Tinagli, Lucio Villari, Antonio Negri, Luca Rossi, Pierluigi Sacco, Edoardo Sanguineti e Gian Antonio Stella. Le interviste sono realizzate da critici e curatori italiani quali:Anna Daneri, Giacinto Di Pietrantonio, Silvia Grandi, Emanuele Guidi, Davide Ferri, Matteo Lucchetti, Alberto Mugnaini, Fabiola Naldi, Cristina Natalicchio, Francesca Pasini, Alessandra Pace, Michele Robecchi, Pietro Spataro, Roberta Tenconi.
Viva l’Italia è il titolo della prima mostra del ciclo curata da Fabio Cavallucci, che si inaugura il 2 ottobre 2009 alle ore 18, con opere provenienti da collezioni private e importanti gallerie, o in alcuni casi prodotte specificamente per l’occasione. Viva l’Italia non è propriamente una mostra di carattere critico, tesa ad indagare una logica di sviluppo storico-artistico, ma attraverso l’accostamento di opere di artisti di diversa provenienza culturale e stilistica intende rappresentare un’atmosfera: l’atmosfera incerta e sospesa del nostro paese. In un display che coinvolge anche il tempo, oltre che lo spazio, con una successione di immagini e suoni, l’Italia viene evocata attraverso le sue simbologi e, i suoi miti, le sue paure, tra segni di decadenza, sentimenti di nostalgia, precari elementi di novità. Prende vita un caleidoscopio di emozioni da cui emerge l’immagine di una nazione sfocata, incerta, di cui restano solo brandelli, anche della sua stessa storia.
Un’Italia all’asta di Luciano Fabro apre, in senso storico, la meditazione sul nostro paese, tra riferimento iconografico e critica politica. Il lavoro di Maurizio Cattelan ci riconduce agli anni del terrorismo e al suo sogno rivoluzionario. Gian Marco Montesano, che ha sempre raccontato la storia italiana attraverso una pittura evocante l’illustrazione d’epoca, questa volta tocca la questione della Chiesa: un vascello periclitante in mezzo a una tempesta, secondo il sogno di Don Bosco. Marcello Maloberti gioca con il concetto di italianità attraverso un simbolo come la granita, colorata per l’occasione di verde bianco e rosso. Lo svizzero di origine italiana Costa Vece espone una bandiera realizzata con indumenti sdruciti. Leonardo Pivi presenta delle copertine di riviste in cui campeggiano personaggi famosi della nostra attualità politica, tradotti in una tecnica antica come il mosaico.
A creare la suggestione di un paese diviso e frammentato concorrono i suoni. L’Epimeteide, il gruppo vincitore lo scorso anno del Premio Internazionale della Performance a Trento, ripropone in versione “home” la performance vincitrice, in cui tra le note del Nabucco prorompe il grido di rivolta che eccitava i cospiratori per l’unità d’Italia. Cesare Pietroiusti mostra il video di una performance in cui canta alternativamente Giovinezza e Vinceremo. Rossella Biscotti registra un rito rave nomadico, in cui la meccanica delle succesioni (passaggio della polizia, camion con la musica, pulizia delle strade) racchiude l’evento in un contesto senza senso, mentre Sislej Xhafa, artista kosovaro di lunga attività in Italia, fa cantare l’inno nazionale italiano a una ragazza magrebina. L’Italia non è più solo un paese di italiani, ed è giusto far emergere anche gli intrecci culturali di cui siamo ormai parte: il rumeno Daniel Knorr e il croato Nemanja Cvijanovic offrono con nuove produzioni un punto di vista esterno sulla nostra nazione. Sicuramente forte, ma non rivelato fino all’ultimo, è infine il messaggio dell’azione di Gianni Motti, che spesso interviene nei contesti pubblici con performance di valenza politico-sociale. Tutto è pervaso da un’aria malinconica, talvolta cinica, propria di un paese che sembra non avere più carattere e finalità. Viva l’Italia è una mostra struggente, che vuol fare meditare e discutere, più che offrire un punto di vista univoco.
Completa l’esposizione il Corriere d’Italia una pubblicazione in formato giornale sul tema dell’Italia, della sua storia e del suo futuro con cui si confrontano: Rocco Buttiglione, Christian Caliandro, Nando Dalla Chiesa, Giovanni De Mauro, Giancarlo Mazzuca, Giorgia Meloni, Marco Pannella, Irene Tinagli, Lucio Villari, Antonio Negri, Luca Rossi, Pierluigi Sacco, Edoardo Sanguineti e Gian Antonio Stella. Le interviste sono realizzate da critici e curatori italiani quali:Anna Daneri, Giacinto Di Pietrantonio, Silvia Grandi, Emanuele Guidi, Davide Ferri, Matteo Lucchetti, Alberto Mugnaini, Fabiola Naldi, Cristina Natalicchio, Francesca Pasini, Alessandra Pace, Michele Robecchi, Pietro Spataro, Roberta Tenconi.
02
ottobre 2009
Viva l’Italia
Dal 02 ottobre 2009 al 07 febbraio 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA ENRICO ASTUNI
Bologna, Via Jacopo Barozzi Vignola, 3, (Bologna)
Bologna, Via Jacopo Barozzi Vignola, 3, (Bologna)
Orario di apertura
Mart - Sab, ore 10 - 13 / 15 - 19
Dom e Lun su appuntamento
Vernissage
2 Ottobre 2009, ore 18
Autore
Curatore