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Dieci grandi Maestri di ieri e di oggi
Una collettiva di alcuni tra i più grandi Maestri della pittura figurativa dal secondo dopoguerra fino ad oggi. Le opere esposte vanno dalla pittura alla grafica.
Comunicato stampa
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Giovedì 23 luglio alle ore 19.00, la Galleria 6° Senso inaugura la mostra “Dieci grandi Maestri di ieri e di oggi”, una collettiva di alcuni tra i più grandi Maestri della pittura figurativa dal secondo dopoguerra fino ad oggi. Le opere esposte vanno dalla pittura alla grafica e seguono un percorso espositivo vario, per far si che il pubblico possa avere una visione completa e ampia della mostra. Le opere presenti sono di Renato Guttuso – Ennio Calabria – Alberto Sughi – Renzo Vespignani – Mino Maccari – Gastone Breddo – Vanni Saltarelli – Gianni Borta – Giorgio Celiberti – Antonio Tamburro.
Renato Guttuso
Nasce a Bagheria, in Sicilia, nel 1912 (lo stesso anno di Aligi Sassu). La sua esistenza vira da un'ipotetica laurea in legge alla carriera di pittore. Dai primi quadri raffiguranti i suoi contadini siciliani e compaesani, sino al celebre "Fuga dall'Etna" del 1937, o all'altrettanto celebre Vuccirria, il mercato popolare di Palermo. Già da ora, il pittore insegue un'esecuzione prettamente figurativa a cui fanno da corposo contraltare contenutistico temi ancorati al mondo contadino, rurale, popolare: temi sociali o soggetti dichiaratamente politici. Poi giunge a Roma e forma un gruppo con i pittori Birolli, Fontana e Persico.
Scoppia la seconda guerra mondiale e l'artista dipinge una serie di quadri dal titolo "Gott mit Uns", "Dio è con noi", motto inciso sulle fibbie dei soldati tedeschi. La sue verve di polemista affiora di prepotenza. Guttuso non tradirà mai la sua personale "campagna di idee", che raggiungerà l'acme con "I funerali di Togliatti", opera manifesto dell'antifascismo.
Nel dopoguerra segue stilisticamente il primo periodo di Pablo Picasso, quello cosiddetto "Blu". Nel 1946 fonda con Birolli, Vedova, Morlotti, Turcato il Fronte Nuovo delle Arti.
Nel 1968 esegue quadri che riflettono la situazione europea e francese. Si reca a Parigi dove ritrae i giovani nelle prime marce di protesta in quello che diverrà nel tempo il leggendario "maggio francese". Dal 1969 vive stabilmente a Roma, nella leggendaria via Margutta, la strada dei pittori, con la sua compagna Marta Marzotto, la splendida contessa ex mondina e modella. E' il periodo – per così dire - intimo dell'artista. Inizia ora infatti una serie di quadri prettamente autobiografici, tra i quali spicca forse uno dei suoi capolavori, "Strega Malinconica", del 1982.
Guttuso è un pittore che nonostante viva in un lasso di tempo fitto di mutamenti, sociali e culturali, e nonostante li viva tutti da assoluto protagonista, non cambia il proprio stile figurativo. Rimane in fondo sempre il pittore illuminato dalla sua rigogliosa e stellante Sicilia. La sua umanità è dipinta sempre con un tortuoso plasticismo. Nella forma umana, nervosa e tesa, ma sempre riconoscibile, e che lui concentra nella tela, c'è già tutto il dolore del mondo.
Ennio Calabria
Ennio Calabria è nato a Tripoli il 7 marzo 1937. Vive e lavora a Roma. E' del 1958 la sua prima personale alla galleria "La Feluca" di Roma. Ennio Calabria fu allora individuato dalla critica d'arte fra i pittori più significativi della generazione emersa tra il 1950 e il 1960, sempre testimone del suo tempo con una pittura sia rivolta al sociale che autobiografica.
Nel 1963 insieme ai pittori Attardi, Farulli, Gianquinto, Guccione e Vespignani, e ai critici Del Guercio, Micacchi e Morosini fonda il gruppo “Il pro e il contro” che diventa un forte punto di riferimento per le nuove ricerche figurative in Italia nel periodo dell'egemonia del mercato informale. Nel corso di tutta la sua attività artistica Ennio Calabria ha ricevuto numerosi e prestigiosi riconoscimenti ed ha partecipato ad importanti rassegne fra le quali la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma. Ha inoltre illustrato diversi volumi di poesia, racconti, nonché copertine per libri. Ha prodotto circa 90 manifesti; per l'Orlando Furioso di Luca Ronconi; per ARCI, Lega per le Cooperative, UISP, CGIL, CISL, PCI, movimento delle donne, Fondazione Basso, ecc. Nel 1981 è uscito un volume antologico di grafica 1953-1981, Editrice La Linea. La raccolta dei manifesti e L’opera incisoria è stata esposta accompagnata da dibattiti in varie città in Italia ed all'Estero.
Alberto Sughi
Alberto Sughi è nato a Cesena nel 1928.
Pittore autodidatta, grazie a varie esperienze formative Sughi divenne ben presto uno dei maggiori artisti italiani della generazione che esordì agli inizi degli Anni Cinquanta. Scelse con decisione la strada del realismo, nell’ambito del dibattito fra astratti e figurativi dell’immediato dopoguerra. I dipinti di Sughi rifuggono tuttavia ogni tentazione sociale; mettono piuttosto in scena momenti di vita quotidiana senza eroi. Non a caso Enrico Crispolti nel 1956 utilizzò per lui la definizione “realismo esistenziale”.La ricerca di Alberto Sughi procede, in modo quasi costante, per cicli tematici, che hanno il sapore della sequenza cinematografica. Prima le cosiddette "Pitture verdi", dedicate al rapporto fra uomo e natura (1971-1973); poi, il ciclo "La cena" (1975-1976); agli inizi degli Anni Ottanta appartengono i venti dipinti e i quindici studi di "Immaginazione e memoria della famiglia"; dal 1985 é in corso la serie "La sera o della riflessione". L'ultima serie di grandi dipinti, esposta nel 2000, é intitolata "Notturno".
Renzo Vespignani
Renzo Vespignani nasce a Roma nel 1924. Dalla metà degli anni Quaranta ritrae in presa diretta gli scenari devastati di macerie e dolore della Roma postbellica con un linguaggio realista a tratti segnato da forti accenti espressionisti. Dalla fine degli anni Cinquanta collabora alla rivista Città aperta e affianca al segno nitido della Nuova Oggettività la suggestione informale del colore, raggrumato sulla tela nei corpi macerati dagli impasti cromatici e nelle periferie urbane desolate e solitarie. Dal 1964 sostituisce la violenza del gesto e il disfacimento della materia pittorica con una dimensione fredda, distante e oggettiva della visione, che in alcuni casi raggiunge esiti di raggelante violenza e cruda precisione fotografica nella clinica nitidezza del segno e nella levigata eleganza delle superfici smaltate di luce fredda. Sviluppa tematiche differenti in diversi cicli pittorici, alternando diversi modi di usare il colore fino al 1980, quando ritorna alle vedute di città affidandosi all’evidenza del disegno nitido dei profili e alla sfaccettatura brillante dei colori prismatici, secondo stilemi formali che conserva nei dipinti del decennio successivo, alternandoli ad una rinnovata e accesa consistenza materica del colore. Muore a Roma nel 2001
Mino Maccari
Nato a Siena nel 1898, a diciannove anni partecipa alla Grande Guerra come ufficiale di artiglieria di campagna. Tornato a Siena nel 1920 si laurea in giurisprudenza ed inizia a lavorare presso lo studio dell'avv. Dini a Colle Val d'Elsa. Sono di questi anni i suoi primi tentativi di pittura ed incisione.
L'esordio di Maccari in pubblico è con il Gruppo Labronico. Nel 1922 partecipa alla "marcia su Roma". Nel 1924 viene chiamato da Angiolo Bencini a curare la stampa de "Il Selvaggio", dove vi appaiono le sue prime incisioni; nel 1926 abbandona la professione legale e ne assume la direzione fino al 1942. Nel 1925 la redazione del "Selvaggio" si trasferisce a Firenze e tra i suoi collaboratori annovera Ardengo Soffici, Ottone Rosai e Achille Lega. Nel 1927 Maccari partecipa alla II Esposizione Internazionale dell'Incisione Moderna e alla III Esposizione del Sindacato Toscano Arti del Disegno. L'anno dopo è presente alla XVI Biennale di Venezia. Nel 1929 "Il Selvaggio" si trasferisce a Siena e Maccari espone delle puntesecche alla II Mostra del Novecento Italiano a Milano. Agli inizi degli anni Trenta è capo redattore della "Stampa" di Torino, accanto al direttore Malaparte. Nel 1931 partecipa alla I° Quadriennale di Roma (dove sarà ancora nel 1951 e nel 1955). Nel 1932 "Il Selvaggio" si trasferisce a Roma. Nel 1938 viene invitato alla XXI Biennale di Venezia con una sala personale, collabora ad "Omnibus" di Longanesi e tiene una mostra personale all'Arcobaleno di Venezia. Nel 1943 espone ad una personale a Palazzo Massimo in Roma e alla Mostra Dux al Cinquale di Montignoso. Nel 1948 è di nuovo alla Biennale di Venezia dove gli viene assegnato il premio internazionale per l'incisione (vi sarà anche nel 1950, 1952, 1960, 1962). Alla fine degli anni Quaranta inizia la sua collaborazione alla rivista liberale "Il Mondo", diretta da Pannunzio, conclusasi nel 1963. Nel 1955 è alla Biennale di San Paolo (Brasile). Nel 1962 gli viene affidata la presidenza dell'Accademia dei Lincei. Quindi nel 1963 tiene una mostra personale a New York alla Gallery 63 e nel 1967 partecipa alla "Mostra d'Arte Moderna in Italia 1915-1935", tenuta a Firenze a Palazzo Strozzi. Seguono una serie di mostre personali ed esposizioni internazionali di grafica, tra cui quella del 1977 a Siena, dove gli viene dedicata una personale a Palazzo Pubblico. Muore nel 1989 a Roma.
Gastone Breddo
Gastone Breddo è nato a Padova ed ha vissuto molti anni a Venezia ed in Toscana. Pittore, incisore, ha fatto i suoi studi presso le Accademie di Venezia e di Bologna, partecipando alla vita artistica italiana attivamente con scritti, dibattiti e conferenze ed esponendo alle mostre più significative fin dal 1936. Dal 1937 all'Agosto 1939 ha collaborato alla rivista "GIOVENTU' ITALICA" Roma, con scritti e disegni.
Dall'Ottobre 1938 al 1940 ha scritto sul giornale periodico "Il BO'", (Padova).
Dal 1940 al 1941 i suoi scritti sono comparsi su "L'ARCHITRAVE" (Bologna). Ha collaborato alle riviste "LA STRADA" e "MICHELANGELO" di Firenze.
Dal 1944 al 1945 ha collaborato al bollettino "PICCOLA GALLERIA" edito a Venezia. Qui ha conosciuto Arturo Martini, De Pisis, Morandi e poi Birolli, Licini, Saetti, Guidi.
Dal 1947 al 1948 è stato critico d'arte di "GAZZETTA VENETA" di Venezia.
Ha diretto dal 1950 al 1951 il bollettino della Galleria "ANTICO MARTINI" di Venezia.
E' stato autore di alcune monografie, collaborando alle riviste: "LETTERE E ARTI" (Venezia)
"LE TRE VENEZIE" (Padova); "L'ULTIMA" (Firenze).
Alla biennale di Venezia del 1958 ha avuto una sala personale, ottenendo uno dei premi ufficiali nazionali. Ha esposto, invitato, a tutte le precedenti edizioni della Biennale di Venezia dal 1940 al 1958. Ha esposto varie volte alla Quadriennale Romana e nella ottava edizione ha avuto una parete personale. Ha quindi esposto nelle Gallerie Nazionali e nei Musei di Roma, Firenze, Venezia, Bologna, Trieste, Torino, Milano, Padova, Taranto, Bari, Cortina D'Ampezzo, La Spezia, Spontorno, Lucca, Vaticano, ecc.
Opere sue figurano in collezioni private straniere: in Francia, America del Nord e del Sud, Germania, Turchia, Vietnam, Spagna, Egitto, Svezia, Austria, Danimarca, Finlandia, Grecia, Israele, Norvegia, Polonia e Sud Africa. Ha illustrato il volume "UOMO DEL MIO TEMPO" di Salvatore Quasimodo, con Guidi, Sassu, Ajmone, Cantatore, Capogrossi, Gentilini, Saetti (Sommaruga Edizioni Verona, 1963).
Nel 1963 è divenuto titolare di cattedra del Liceo Artistico di Venezia; alla fine dello stesso anno viene nominato Titolare di cattedra di Pittura dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, di cui è stato Direttore dal 1964 al 1983. Ha disegnato la copertina del volume "SULL'ORLO NOI" di Dino Carlesi (1965). Ha illustrato con dieci litografie il volume di Eugenio Montale "50 ANNI DI POESIA", edito da Mondadori-Gallimard (1973). Muore a Calenzano (Firenze) l'11 Marzo 1991.
Vanni Saltarelli
Vanni Saltarelli nasce a Fino Mornasco, nella provincia di Como. Il desiderio di dipingere gli è trasmesso naturalmente dalla vicinanza del padre stimato pittore e musicista. Studia alla Scuola d'Arte Superiore del Castello di Milano dove si diploma nel 1965. A Milano avviene la sua formazione culturale ed i primi contatti artistici. Entra a far parte del "Gruppo 2" che sviluppa un intenso impegno operativo, esponendo tra l'altro alla Galleria l'Isola e la Parete di Milano, alla Galleria Casa Mia di Busto Arsizio, all'Arengario di Monza ed alla Galleria Portici di Cremona.
Da allora inizia a presentare i suoi lavori e la sua attività si manifesta in un calendario fitto di presenze ed affermazioni. Tra le altre personali, espone alla "Coin d'art" di Genova, al Teatro Minimo di Mantova, alla Pianella di Cantu' ed alla Cripta di Milano. Partecipa a concorsi e rassegne di carattere nazionali. Dopo il 1970 il suo lavoro, sempre legato alla figura umana, si sviluppa tra interessi astratti e impulsi figurativi con particolare attenzione per la materia.
In seguito elabora una figurazione personale che privilegia l'immagine dinamica, costantemente in tensione dialettica tra la coscienza della fragilità della nostra dimensione umana e i vincoli di una gravità espressionisticamente stravolta. Di quegli anni l'impegno come scenografo del Teatro Stabile di Como.Successivamente insegna pittura all'Accademia Aldo Galli di Como e Gallarate e tiene corsi di disegno, pittura a Saronno estendendo la sua attività espositiva anche all'estero.
Gianni Borta
Nasce a Udine nel 1941. Esordisce verso la metà degli anni Sessanta, quando è partecipe attivo delle iniziative del CAF a Udine, e nel 1969 realizza la prima personale antologica alla galleria Montenapoleone di Milano, dove espone una pittura che trae ispirazione dalla natura interpretata con libero gestualismo e un intenso cromatismo, affine alle poetiche informali. Nel 1971 realizza un mosaico per il nuovo palazzo municipale di Cividale del Friuli, primo di una lunga serie di opere murali in base all’applicazione della legge del 2%. Nel 1975 espone alla X Quadriennale Nazionale di Roma nella sezione “Nuova Generazione”. Nel 1976 viene eletto a Roma nella Segreteria Nazionale della Federazione Italiana degli artisti. E’ invitato al Convegno promosso dalla Biennale di Venezia 1976 nel quadro di documentazione aperta sulle proposte di modifica della Legge per l’arte negli edifici pubblici. Svolge intensa attività grafica e in particolar modo si dedica alle tecniche calcografiche. Nel 1983 è invitato alla XV Biennale Internazionale di grafica a Lubiana. E’ presente alla fiera internazionale d’arte Kunstmesse ’79 a Basilea e alla fiera di Wash art a Washington. Negli anni ’80 ha viaggiato molto e ha allestito mostre in Europa e negli Stati Uniti, con ripetute personali a Parigi, Grenoble, Lione e Monaco, partecipando anche alle grandi rassegne sui rapporti tra arte italiana e arte tedesca del XX secolo “Mythos Italien” e “Kunst aus Italien”.
Giorgio Celiberti
Giorgio Celiberti è nato a Udine nel 1929. Ha cominciato giovanissimo a dipingere. Il suo ingresso ufficiale sulla scena artistica italiana è avvenuto con la partecipazione, appena diciannovenne, alla Biennale di Venezia del 1948, la prima del dopoguerra. Ha frequentato il Liceo Artistico di Venezia e poi lo studio di Emilio Vedova. Negli anni trascorsi nella città lagunare ha intessuto una ricca rete di amicizie, in ciò favorito dal suo temperamento estroverso e generoso. Con Tancredi ha diviso, alla pensione Accademia, la camera–studio. Intense le frequentazioni con Carlo Ciussi, Marco Fantoni e Romano Parmeggiani che negli stessi anni vivevano a Venezia un periodo di formazione. Sulle orme dello zio Modotto, uno dei più importanti pittori udinesi degli anni Trenta, è stato protagonista, assieme ai fratelli Basaldella (Afro, Dino, e Mirko) a Filippini e a Candido Grassi, del rinnovamento in senso novecentista dell’arte friulana. All’inizio degli anni ’50 si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con i maggiori rappresentanti della cultura figurativa d’oltralpe. Viaggiatore instancabile, curioso, assillato interiormente da una febbre di novità e di conoscenza, soggiorna a Bruxelles, Londra, negli Stati Uniti, in Messico, a Cuba, in Venezuela. Da queste esperienze ed esplorazioni ha tratto un repertorio di segni, di immagini, di tecniche, che ha rielaborato negli anni successivi: un substrato di emozioni e di “materiali” culturali entrati a far parte dell’inconscio dell’artista e che continuano ad affiorare, in forme diverse, nella sua attività. Rientrato in patria, Celiberti si stabilisce per un lungo e fruttuoso periodo a Roma, dove frequenta gli artisti di punta del panorama italiano. Il ritorno a Udine, verso la metà degli anni Settanta, consente al pittore di avviare un lavoro di riflessione su se stesso, che dura tuttora, ricco di esiti creativi caratterizzati sempre da una divorante ansia di sperimentazione. Inizia così a dedicarsi anche alla scultura, realizzando grandi opere in bronzo, acciaio e pietra. Fondamentale nel suo percorso artistico-interiore la visita del 1965 al Lager di Terezin, vicino a Praga, dove migliaia di bambini ebrei, prima di essere trucidati dai nazisti, lasciarono, in brevi frasi di diario e in un “libretto” di poesie, testimonianze toccanti della loro tragedia.
Antonio Tamburro
Antonio Tamburro nasce nel 1948 ad Isernia. Frequenta l’Accademia di Belle Arti a Napoli. Nel 1968 si trasferisce a Roma e conclude gli studi all’Accademia di Belle Arti. A Roma Tamburro comincia ad esporre i propri lavori in alcune prestigiose gallerie, riscotendo un buon successo di pubblico e di critica. Nel 1969, ad Isernia, dipinge un ciclo di affreschi nella Chiesa di San Felice. Tra il 1970 ed il 1973 il pittore frequenta gli ambienti culturali di Napoli e Roma stringendo amicizie con Orfeo Tamburi, Domenico Purificato, Giorgio De Chirico, Fausto Pirandello. Nel 1978 viene chiamato ad insegnare alla scuola d’Arte di Spoleto. Nel 1981 lascia definitivamente l’insegnamento per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Numerose riviste d’arte cominciano ad interessarsi del suo lavoro dedicandogli ampi servizi. Nel 1983 una sua importante personale viene ospitata negli spazi prestigiosi del Palazzo Comunale di Perugia. Nel 1984 viene allestita una collettiva con Burri, De Gregorio e Rambaldi. Nel 1985 realizza un grande affresco nella Chiesa di S. Maria Assunta a Perugia e un murale a Dozza, in provincia di Bologna, dove molti tra i maggiori artisti italiani hanno affrescato le facciate della case. Il 1988 lo vede al seguito del Giro d’Italia su invito del Comitato Organizzatore, per realizzare un ciclo di dipinti sul tema delle corse ciclistiche esposto poi nelle città toccate dalle tappe.Tre anni dopo, una sua mostra personale dal titolo "Le Giuliette di Tamburro" viene allestita nei suggestivi spazi della Casa di Giulietta a Verona. Lo stesso anno Tamburro espone in Germania, ad Amburgo e a Toronto. Nel gennaio del 2000 una serie di sue opere sono esposte alla rassegna "Art Miami 2000". ALCUNE PRINCIPALI MOSTRE 1987 – Personale, "Galleria Consorti" – Roma 1990 – Mostra nella "Casa di Giulietta" – Verona 1996 – Personale, "Teodora Art Gallery" – Toronto, Canada 1997 – Galleria "Ghelfi"- Verona 1999 – Personale "Padua Art Gallery", Padova 2003 – Galleria "Michelangelo" – Roma 2003 – Galleria "Villa Arte" – Barcellona, Spagna 2003 – Personale "Galleria Ruez", Monaco, Germania 2004 – Mostra, "Sala Segantini" – Savognin, Svizzera 2004 – Personale, "Galleria Ruez" – Asburgo, Germania.
Renato Guttuso
Nasce a Bagheria, in Sicilia, nel 1912 (lo stesso anno di Aligi Sassu). La sua esistenza vira da un'ipotetica laurea in legge alla carriera di pittore. Dai primi quadri raffiguranti i suoi contadini siciliani e compaesani, sino al celebre "Fuga dall'Etna" del 1937, o all'altrettanto celebre Vuccirria, il mercato popolare di Palermo. Già da ora, il pittore insegue un'esecuzione prettamente figurativa a cui fanno da corposo contraltare contenutistico temi ancorati al mondo contadino, rurale, popolare: temi sociali o soggetti dichiaratamente politici. Poi giunge a Roma e forma un gruppo con i pittori Birolli, Fontana e Persico.
Scoppia la seconda guerra mondiale e l'artista dipinge una serie di quadri dal titolo "Gott mit Uns", "Dio è con noi", motto inciso sulle fibbie dei soldati tedeschi. La sue verve di polemista affiora di prepotenza. Guttuso non tradirà mai la sua personale "campagna di idee", che raggiungerà l'acme con "I funerali di Togliatti", opera manifesto dell'antifascismo.
Nel dopoguerra segue stilisticamente il primo periodo di Pablo Picasso, quello cosiddetto "Blu". Nel 1946 fonda con Birolli, Vedova, Morlotti, Turcato il Fronte Nuovo delle Arti.
Nel 1968 esegue quadri che riflettono la situazione europea e francese. Si reca a Parigi dove ritrae i giovani nelle prime marce di protesta in quello che diverrà nel tempo il leggendario "maggio francese". Dal 1969 vive stabilmente a Roma, nella leggendaria via Margutta, la strada dei pittori, con la sua compagna Marta Marzotto, la splendida contessa ex mondina e modella. E' il periodo – per così dire - intimo dell'artista. Inizia ora infatti una serie di quadri prettamente autobiografici, tra i quali spicca forse uno dei suoi capolavori, "Strega Malinconica", del 1982.
Guttuso è un pittore che nonostante viva in un lasso di tempo fitto di mutamenti, sociali e culturali, e nonostante li viva tutti da assoluto protagonista, non cambia il proprio stile figurativo. Rimane in fondo sempre il pittore illuminato dalla sua rigogliosa e stellante Sicilia. La sua umanità è dipinta sempre con un tortuoso plasticismo. Nella forma umana, nervosa e tesa, ma sempre riconoscibile, e che lui concentra nella tela, c'è già tutto il dolore del mondo.
Ennio Calabria
Ennio Calabria è nato a Tripoli il 7 marzo 1937. Vive e lavora a Roma. E' del 1958 la sua prima personale alla galleria "La Feluca" di Roma. Ennio Calabria fu allora individuato dalla critica d'arte fra i pittori più significativi della generazione emersa tra il 1950 e il 1960, sempre testimone del suo tempo con una pittura sia rivolta al sociale che autobiografica.
Nel 1963 insieme ai pittori Attardi, Farulli, Gianquinto, Guccione e Vespignani, e ai critici Del Guercio, Micacchi e Morosini fonda il gruppo “Il pro e il contro” che diventa un forte punto di riferimento per le nuove ricerche figurative in Italia nel periodo dell'egemonia del mercato informale. Nel corso di tutta la sua attività artistica Ennio Calabria ha ricevuto numerosi e prestigiosi riconoscimenti ed ha partecipato ad importanti rassegne fra le quali la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma. Ha inoltre illustrato diversi volumi di poesia, racconti, nonché copertine per libri. Ha prodotto circa 90 manifesti; per l'Orlando Furioso di Luca Ronconi; per ARCI, Lega per le Cooperative, UISP, CGIL, CISL, PCI, movimento delle donne, Fondazione Basso, ecc. Nel 1981 è uscito un volume antologico di grafica 1953-1981, Editrice La Linea. La raccolta dei manifesti e L’opera incisoria è stata esposta accompagnata da dibattiti in varie città in Italia ed all'Estero.
Alberto Sughi
Alberto Sughi è nato a Cesena nel 1928.
Pittore autodidatta, grazie a varie esperienze formative Sughi divenne ben presto uno dei maggiori artisti italiani della generazione che esordì agli inizi degli Anni Cinquanta. Scelse con decisione la strada del realismo, nell’ambito del dibattito fra astratti e figurativi dell’immediato dopoguerra. I dipinti di Sughi rifuggono tuttavia ogni tentazione sociale; mettono piuttosto in scena momenti di vita quotidiana senza eroi. Non a caso Enrico Crispolti nel 1956 utilizzò per lui la definizione “realismo esistenziale”.La ricerca di Alberto Sughi procede, in modo quasi costante, per cicli tematici, che hanno il sapore della sequenza cinematografica. Prima le cosiddette "Pitture verdi", dedicate al rapporto fra uomo e natura (1971-1973); poi, il ciclo "La cena" (1975-1976); agli inizi degli Anni Ottanta appartengono i venti dipinti e i quindici studi di "Immaginazione e memoria della famiglia"; dal 1985 é in corso la serie "La sera o della riflessione". L'ultima serie di grandi dipinti, esposta nel 2000, é intitolata "Notturno".
Renzo Vespignani
Renzo Vespignani nasce a Roma nel 1924. Dalla metà degli anni Quaranta ritrae in presa diretta gli scenari devastati di macerie e dolore della Roma postbellica con un linguaggio realista a tratti segnato da forti accenti espressionisti. Dalla fine degli anni Cinquanta collabora alla rivista Città aperta e affianca al segno nitido della Nuova Oggettività la suggestione informale del colore, raggrumato sulla tela nei corpi macerati dagli impasti cromatici e nelle periferie urbane desolate e solitarie. Dal 1964 sostituisce la violenza del gesto e il disfacimento della materia pittorica con una dimensione fredda, distante e oggettiva della visione, che in alcuni casi raggiunge esiti di raggelante violenza e cruda precisione fotografica nella clinica nitidezza del segno e nella levigata eleganza delle superfici smaltate di luce fredda. Sviluppa tematiche differenti in diversi cicli pittorici, alternando diversi modi di usare il colore fino al 1980, quando ritorna alle vedute di città affidandosi all’evidenza del disegno nitido dei profili e alla sfaccettatura brillante dei colori prismatici, secondo stilemi formali che conserva nei dipinti del decennio successivo, alternandoli ad una rinnovata e accesa consistenza materica del colore. Muore a Roma nel 2001
Mino Maccari
Nato a Siena nel 1898, a diciannove anni partecipa alla Grande Guerra come ufficiale di artiglieria di campagna. Tornato a Siena nel 1920 si laurea in giurisprudenza ed inizia a lavorare presso lo studio dell'avv. Dini a Colle Val d'Elsa. Sono di questi anni i suoi primi tentativi di pittura ed incisione.
L'esordio di Maccari in pubblico è con il Gruppo Labronico. Nel 1922 partecipa alla "marcia su Roma". Nel 1924 viene chiamato da Angiolo Bencini a curare la stampa de "Il Selvaggio", dove vi appaiono le sue prime incisioni; nel 1926 abbandona la professione legale e ne assume la direzione fino al 1942. Nel 1925 la redazione del "Selvaggio" si trasferisce a Firenze e tra i suoi collaboratori annovera Ardengo Soffici, Ottone Rosai e Achille Lega. Nel 1927 Maccari partecipa alla II Esposizione Internazionale dell'Incisione Moderna e alla III Esposizione del Sindacato Toscano Arti del Disegno. L'anno dopo è presente alla XVI Biennale di Venezia. Nel 1929 "Il Selvaggio" si trasferisce a Siena e Maccari espone delle puntesecche alla II Mostra del Novecento Italiano a Milano. Agli inizi degli anni Trenta è capo redattore della "Stampa" di Torino, accanto al direttore Malaparte. Nel 1931 partecipa alla I° Quadriennale di Roma (dove sarà ancora nel 1951 e nel 1955). Nel 1932 "Il Selvaggio" si trasferisce a Roma. Nel 1938 viene invitato alla XXI Biennale di Venezia con una sala personale, collabora ad "Omnibus" di Longanesi e tiene una mostra personale all'Arcobaleno di Venezia. Nel 1943 espone ad una personale a Palazzo Massimo in Roma e alla Mostra Dux al Cinquale di Montignoso. Nel 1948 è di nuovo alla Biennale di Venezia dove gli viene assegnato il premio internazionale per l'incisione (vi sarà anche nel 1950, 1952, 1960, 1962). Alla fine degli anni Quaranta inizia la sua collaborazione alla rivista liberale "Il Mondo", diretta da Pannunzio, conclusasi nel 1963. Nel 1955 è alla Biennale di San Paolo (Brasile). Nel 1962 gli viene affidata la presidenza dell'Accademia dei Lincei. Quindi nel 1963 tiene una mostra personale a New York alla Gallery 63 e nel 1967 partecipa alla "Mostra d'Arte Moderna in Italia 1915-1935", tenuta a Firenze a Palazzo Strozzi. Seguono una serie di mostre personali ed esposizioni internazionali di grafica, tra cui quella del 1977 a Siena, dove gli viene dedicata una personale a Palazzo Pubblico. Muore nel 1989 a Roma.
Gastone Breddo
Gastone Breddo è nato a Padova ed ha vissuto molti anni a Venezia ed in Toscana. Pittore, incisore, ha fatto i suoi studi presso le Accademie di Venezia e di Bologna, partecipando alla vita artistica italiana attivamente con scritti, dibattiti e conferenze ed esponendo alle mostre più significative fin dal 1936. Dal 1937 all'Agosto 1939 ha collaborato alla rivista "GIOVENTU' ITALICA" Roma, con scritti e disegni.
Dall'Ottobre 1938 al 1940 ha scritto sul giornale periodico "Il BO'", (Padova).
Dal 1940 al 1941 i suoi scritti sono comparsi su "L'ARCHITRAVE" (Bologna). Ha collaborato alle riviste "LA STRADA" e "MICHELANGELO" di Firenze.
Dal 1944 al 1945 ha collaborato al bollettino "PICCOLA GALLERIA" edito a Venezia. Qui ha conosciuto Arturo Martini, De Pisis, Morandi e poi Birolli, Licini, Saetti, Guidi.
Dal 1947 al 1948 è stato critico d'arte di "GAZZETTA VENETA" di Venezia.
Ha diretto dal 1950 al 1951 il bollettino della Galleria "ANTICO MARTINI" di Venezia.
E' stato autore di alcune monografie, collaborando alle riviste: "LETTERE E ARTI" (Venezia)
"LE TRE VENEZIE" (Padova); "L'ULTIMA" (Firenze).
Alla biennale di Venezia del 1958 ha avuto una sala personale, ottenendo uno dei premi ufficiali nazionali. Ha esposto, invitato, a tutte le precedenti edizioni della Biennale di Venezia dal 1940 al 1958. Ha esposto varie volte alla Quadriennale Romana e nella ottava edizione ha avuto una parete personale. Ha quindi esposto nelle Gallerie Nazionali e nei Musei di Roma, Firenze, Venezia, Bologna, Trieste, Torino, Milano, Padova, Taranto, Bari, Cortina D'Ampezzo, La Spezia, Spontorno, Lucca, Vaticano, ecc.
Opere sue figurano in collezioni private straniere: in Francia, America del Nord e del Sud, Germania, Turchia, Vietnam, Spagna, Egitto, Svezia, Austria, Danimarca, Finlandia, Grecia, Israele, Norvegia, Polonia e Sud Africa. Ha illustrato il volume "UOMO DEL MIO TEMPO" di Salvatore Quasimodo, con Guidi, Sassu, Ajmone, Cantatore, Capogrossi, Gentilini, Saetti (Sommaruga Edizioni Verona, 1963).
Nel 1963 è divenuto titolare di cattedra del Liceo Artistico di Venezia; alla fine dello stesso anno viene nominato Titolare di cattedra di Pittura dell'Accademia di Belle Arti di Firenze, di cui è stato Direttore dal 1964 al 1983. Ha disegnato la copertina del volume "SULL'ORLO NOI" di Dino Carlesi (1965). Ha illustrato con dieci litografie il volume di Eugenio Montale "50 ANNI DI POESIA", edito da Mondadori-Gallimard (1973). Muore a Calenzano (Firenze) l'11 Marzo 1991.
Vanni Saltarelli
Vanni Saltarelli nasce a Fino Mornasco, nella provincia di Como. Il desiderio di dipingere gli è trasmesso naturalmente dalla vicinanza del padre stimato pittore e musicista. Studia alla Scuola d'Arte Superiore del Castello di Milano dove si diploma nel 1965. A Milano avviene la sua formazione culturale ed i primi contatti artistici. Entra a far parte del "Gruppo 2" che sviluppa un intenso impegno operativo, esponendo tra l'altro alla Galleria l'Isola e la Parete di Milano, alla Galleria Casa Mia di Busto Arsizio, all'Arengario di Monza ed alla Galleria Portici di Cremona.
Da allora inizia a presentare i suoi lavori e la sua attività si manifesta in un calendario fitto di presenze ed affermazioni. Tra le altre personali, espone alla "Coin d'art" di Genova, al Teatro Minimo di Mantova, alla Pianella di Cantu' ed alla Cripta di Milano. Partecipa a concorsi e rassegne di carattere nazionali. Dopo il 1970 il suo lavoro, sempre legato alla figura umana, si sviluppa tra interessi astratti e impulsi figurativi con particolare attenzione per la materia.
In seguito elabora una figurazione personale che privilegia l'immagine dinamica, costantemente in tensione dialettica tra la coscienza della fragilità della nostra dimensione umana e i vincoli di una gravità espressionisticamente stravolta. Di quegli anni l'impegno come scenografo del Teatro Stabile di Como.Successivamente insegna pittura all'Accademia Aldo Galli di Como e Gallarate e tiene corsi di disegno, pittura a Saronno estendendo la sua attività espositiva anche all'estero.
Gianni Borta
Nasce a Udine nel 1941. Esordisce verso la metà degli anni Sessanta, quando è partecipe attivo delle iniziative del CAF a Udine, e nel 1969 realizza la prima personale antologica alla galleria Montenapoleone di Milano, dove espone una pittura che trae ispirazione dalla natura interpretata con libero gestualismo e un intenso cromatismo, affine alle poetiche informali. Nel 1971 realizza un mosaico per il nuovo palazzo municipale di Cividale del Friuli, primo di una lunga serie di opere murali in base all’applicazione della legge del 2%. Nel 1975 espone alla X Quadriennale Nazionale di Roma nella sezione “Nuova Generazione”. Nel 1976 viene eletto a Roma nella Segreteria Nazionale della Federazione Italiana degli artisti. E’ invitato al Convegno promosso dalla Biennale di Venezia 1976 nel quadro di documentazione aperta sulle proposte di modifica della Legge per l’arte negli edifici pubblici. Svolge intensa attività grafica e in particolar modo si dedica alle tecniche calcografiche. Nel 1983 è invitato alla XV Biennale Internazionale di grafica a Lubiana. E’ presente alla fiera internazionale d’arte Kunstmesse ’79 a Basilea e alla fiera di Wash art a Washington. Negli anni ’80 ha viaggiato molto e ha allestito mostre in Europa e negli Stati Uniti, con ripetute personali a Parigi, Grenoble, Lione e Monaco, partecipando anche alle grandi rassegne sui rapporti tra arte italiana e arte tedesca del XX secolo “Mythos Italien” e “Kunst aus Italien”.
Giorgio Celiberti
Giorgio Celiberti è nato a Udine nel 1929. Ha cominciato giovanissimo a dipingere. Il suo ingresso ufficiale sulla scena artistica italiana è avvenuto con la partecipazione, appena diciannovenne, alla Biennale di Venezia del 1948, la prima del dopoguerra. Ha frequentato il Liceo Artistico di Venezia e poi lo studio di Emilio Vedova. Negli anni trascorsi nella città lagunare ha intessuto una ricca rete di amicizie, in ciò favorito dal suo temperamento estroverso e generoso. Con Tancredi ha diviso, alla pensione Accademia, la camera–studio. Intense le frequentazioni con Carlo Ciussi, Marco Fantoni e Romano Parmeggiani che negli stessi anni vivevano a Venezia un periodo di formazione. Sulle orme dello zio Modotto, uno dei più importanti pittori udinesi degli anni Trenta, è stato protagonista, assieme ai fratelli Basaldella (Afro, Dino, e Mirko) a Filippini e a Candido Grassi, del rinnovamento in senso novecentista dell’arte friulana. All’inizio degli anni ’50 si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con i maggiori rappresentanti della cultura figurativa d’oltralpe. Viaggiatore instancabile, curioso, assillato interiormente da una febbre di novità e di conoscenza, soggiorna a Bruxelles, Londra, negli Stati Uniti, in Messico, a Cuba, in Venezuela. Da queste esperienze ed esplorazioni ha tratto un repertorio di segni, di immagini, di tecniche, che ha rielaborato negli anni successivi: un substrato di emozioni e di “materiali” culturali entrati a far parte dell’inconscio dell’artista e che continuano ad affiorare, in forme diverse, nella sua attività. Rientrato in patria, Celiberti si stabilisce per un lungo e fruttuoso periodo a Roma, dove frequenta gli artisti di punta del panorama italiano. Il ritorno a Udine, verso la metà degli anni Settanta, consente al pittore di avviare un lavoro di riflessione su se stesso, che dura tuttora, ricco di esiti creativi caratterizzati sempre da una divorante ansia di sperimentazione. Inizia così a dedicarsi anche alla scultura, realizzando grandi opere in bronzo, acciaio e pietra. Fondamentale nel suo percorso artistico-interiore la visita del 1965 al Lager di Terezin, vicino a Praga, dove migliaia di bambini ebrei, prima di essere trucidati dai nazisti, lasciarono, in brevi frasi di diario e in un “libretto” di poesie, testimonianze toccanti della loro tragedia.
Antonio Tamburro
Antonio Tamburro nasce nel 1948 ad Isernia. Frequenta l’Accademia di Belle Arti a Napoli. Nel 1968 si trasferisce a Roma e conclude gli studi all’Accademia di Belle Arti. A Roma Tamburro comincia ad esporre i propri lavori in alcune prestigiose gallerie, riscotendo un buon successo di pubblico e di critica. Nel 1969, ad Isernia, dipinge un ciclo di affreschi nella Chiesa di San Felice. Tra il 1970 ed il 1973 il pittore frequenta gli ambienti culturali di Napoli e Roma stringendo amicizie con Orfeo Tamburi, Domenico Purificato, Giorgio De Chirico, Fausto Pirandello. Nel 1978 viene chiamato ad insegnare alla scuola d’Arte di Spoleto. Nel 1981 lascia definitivamente l’insegnamento per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Numerose riviste d’arte cominciano ad interessarsi del suo lavoro dedicandogli ampi servizi. Nel 1983 una sua importante personale viene ospitata negli spazi prestigiosi del Palazzo Comunale di Perugia. Nel 1984 viene allestita una collettiva con Burri, De Gregorio e Rambaldi. Nel 1985 realizza un grande affresco nella Chiesa di S. Maria Assunta a Perugia e un murale a Dozza, in provincia di Bologna, dove molti tra i maggiori artisti italiani hanno affrescato le facciate della case. Il 1988 lo vede al seguito del Giro d’Italia su invito del Comitato Organizzatore, per realizzare un ciclo di dipinti sul tema delle corse ciclistiche esposto poi nelle città toccate dalle tappe.Tre anni dopo, una sua mostra personale dal titolo "Le Giuliette di Tamburro" viene allestita nei suggestivi spazi della Casa di Giulietta a Verona. Lo stesso anno Tamburro espone in Germania, ad Amburgo e a Toronto. Nel gennaio del 2000 una serie di sue opere sono esposte alla rassegna "Art Miami 2000". ALCUNE PRINCIPALI MOSTRE 1987 – Personale, "Galleria Consorti" – Roma 1990 – Mostra nella "Casa di Giulietta" – Verona 1996 – Personale, "Teodora Art Gallery" – Toronto, Canada 1997 – Galleria "Ghelfi"- Verona 1999 – Personale "Padua Art Gallery", Padova 2003 – Galleria "Michelangelo" – Roma 2003 – Galleria "Villa Arte" – Barcellona, Spagna 2003 – Personale "Galleria Ruez", Monaco, Germania 2004 – Mostra, "Sala Segantini" – Savognin, Svizzera 2004 – Personale, "Galleria Ruez" – Asburgo, Germania.
23
luglio 2009
Dieci grandi Maestri di ieri e di oggi
Dal 23 luglio al 31 agosto 2009
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
6° SENSO ART GALLERY
Roma, Via Margutta, 43, (Roma)
Roma, Via Margutta, 43, (Roma)
Orario di apertura
da martedi a sabato ore 11-19.00
domenica solo su appuntamento
Vernissage
23 Luglio 2009, dalle ore 19.00
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