Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Hans Hartung – L’oeuvre ultime
In mostra l’ultima opera dell’artista, insieme a sedici grandi tele, realizzate poco prima della scomparsa dell’artista, di cui si celebra il ventesimo anniversario. Dipinti nati da uno slancio vitale che esprime una vera e propria euforia negli ultimi giorni di una vita dedicata all’arte.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 26 luglio al 18 ottobre 2009 si terrà alla Caserma Cosenz di Gaeta la mostra Hans Hartung. L’oeuvre ultime. In mostra l’ultima opera dell’artista, insieme a sedici grandi tele, realizzate poco prima della scomparsa dell’artista, di cui si celebra il ventesimo anniversario. Dipinti nati da uno slancio vitale che esprime una vera e propria euforia negli ultimi giorni di una vita dedicata all’arte.
La mostra è realizzata dal Comune di Gaeta con il Patrocinio della Regione Lazio, la Provincia di Latina, in collaborazione con Monte – Carlo International Art Armonia International foundation of arts e l’Associazione Culturale “Novecento” e con il contributo del Gruppo Euromobil.
Il legame di Hans Hartung con la città di Gaeta passa da un testimone privilegiato, un amico, il gallerista Antonio Sapone, nato e profondamente legato a questa città, che conobbe l’artista negli anni Sessanta. Antonio Sapone fu il primo ad esporre queste magnifiche tele nella sua galleria a Nizza. E fu testimone della nascita dell’ultima opera. Evento che così ricorda: «Hartung aveva attraversato un lungo periodo di immobilità totale. Rattrappito su se stesso, quest’uomo vigoroso sentiva le sue forze abbandonarlo. Persino le sue braccia gli sembravano pesanti, inutili... Erano tutti consapevoli che la sua morte era vicina. Ma ci fu un ultimo sussulto. Un bel giorno, Hartung si è svegliato chiedendo di scendere con la sua sedia a rotelle fino al suo studio. Succedeva nella sua casa di Antibes, diventata in seguito la Fondazione Hartung Bergman. Ero lì. Vidi il suo sguardo meravigliato davanti agli strumenti e ai pennelli. Uno sguardo simile a quello di un bambino che scopre un regalo atteso a lungo».
Due giorni più tardi, Hartung ordinava delle grandissime tele, di quattro metri per tre. Per la prima volta nella sua carriera, il pittore si teneva in disparte, prendeva le sue distanze rispetto alla tela, costretto a rinunciare al contatto fisico con il supporto. Armato di una pompa destinata al trattamento della vite, Hartung nebulizzava i suoi colori nello studio e, con il medesimo getto, le idee sulla sua opera. Una vera esplosione di cui i muri portano ancora le stimmate.
Di fronte ai suoi assistenti esterrefatti, l’artista aveva ripreso vita, ritrovato il suo slancio creativo. Non aveva più niente da provare ma avvertiva tuttavia l’imperiosa necessità di andare oltre, di continuare, di superarsi. Compiva un gesto creativo di una modernità singolare, in assoluta libertà.
All’interno dello spazio sobrio dell’antica Caserma Cosenz, una scenografia ingegnosa colloca intorno a pilastri i sedici grandi dipinti. Attorno ad essi una mostra di fotografie e documenti porta il visitatore nell’universo di Hartung. E, se un temporale estivo verrà a scuotere la tranquilla città di Gaeta, i lampi entreranno nella sala a testimoniare la folgorante ispirazione che fece esplodere quest’opera. Lampi che terrorizzavano il giovane Hans e che il fotografo Hartung non smise mai di catturare. Poiché è indubbiamente nell’immediatezza della luce che l’arte trova la sua vera dimensione.
HANS HARTUNG
L’opera di Hans Hartung (Leipzig 1904 – Antibes 1989) attesta il suo impegno per l’astrattismo pittorico sin dal 1922. L’espressività del segno, il gesto libero in quanto elemento costitutivo dell’identità pittorica e di complesse relazioni strutturali tra grafismo nero e spiagge colorate, costituiscono le caratteristiche essenziali della sua arte. E’ da autodidatta che egli si avvicina alla pittura ma un bisogno impellente di conoscenza lo spinge a seguire i corsi delle Accademie delle Belle Arti di Dresda (1925-1926) e di Monaco di Baviera (1928). Numerosi viaggi gli permettono di scoprire la pittura europea di cui apprezza particolarmente l’impressionismo, il fauvisme e il cubismo. Quando si stabilisce a Parigi nel 1935, incontra per la prima volta degli artisti che, come lui, difendono l’arte astratta (Hélion, Calder, Gonzalez), ciò lo conforta nelle sue ricerche condotte fino ad allora in solitudine.
Dopo la seconda guerra mondiale, allorché l’astrattismo diventa motivo di una riconsiderazione estetica, Hartung riscuote una fama internazionale; è riconosciuto come uno dei maestri di una pittura che non concede niente all’astrazione geometrica.
La sua opera che rivendica l’importanza delle emozioni nell’atto creativo dà all’astrazione una dimensione profondamente umana in cui lo psichismo interviene in un giusto rapporto tra abbandono e padronanza. Diversi musei all’estero gli consacrano una retrospettiva. Così, nel 1957, un’importante mostra itinerante percorre la Germania.
Un desiderio costante di sperimentazione caratterizza la sua pratica artistica, e ciò lo conduce, a partire dagli anni Sessanta a fare uso di numerosi strumenti (pistole, stiletti, larghe spazzole, rulli) per " operare sulla tela ", rinnovando così il suo concetto di arte pittorica. Si apre anche all’utilizzo di vinilici e acrilici, materiali che consentono una maggiore rapidità di intervento. Il 1960, anno cardine sotto molti aspetti, è anche quello della sua consacrazione: riceve il Gran Premio Internazionale della Pittura della Biennale di Venezia. Nel 1973, si stabilisce a Antibes in una tenuta di cui ha progettato la casa e gli studi e che gli consente de sviluppare la sua arte su grandissime tele. L’opera di Hartung, la cui forza di rinnovamento è costante, si iscrive nella storia della modernità per le componenti estetiche che la determinano.
La mostra è realizzata dal Comune di Gaeta con il Patrocinio della Regione Lazio, la Provincia di Latina, in collaborazione con Monte – Carlo International Art Armonia International foundation of arts e l’Associazione Culturale “Novecento” e con il contributo del Gruppo Euromobil.
Il legame di Hans Hartung con la città di Gaeta passa da un testimone privilegiato, un amico, il gallerista Antonio Sapone, nato e profondamente legato a questa città, che conobbe l’artista negli anni Sessanta. Antonio Sapone fu il primo ad esporre queste magnifiche tele nella sua galleria a Nizza. E fu testimone della nascita dell’ultima opera. Evento che così ricorda: «Hartung aveva attraversato un lungo periodo di immobilità totale. Rattrappito su se stesso, quest’uomo vigoroso sentiva le sue forze abbandonarlo. Persino le sue braccia gli sembravano pesanti, inutili... Erano tutti consapevoli che la sua morte era vicina. Ma ci fu un ultimo sussulto. Un bel giorno, Hartung si è svegliato chiedendo di scendere con la sua sedia a rotelle fino al suo studio. Succedeva nella sua casa di Antibes, diventata in seguito la Fondazione Hartung Bergman. Ero lì. Vidi il suo sguardo meravigliato davanti agli strumenti e ai pennelli. Uno sguardo simile a quello di un bambino che scopre un regalo atteso a lungo».
Due giorni più tardi, Hartung ordinava delle grandissime tele, di quattro metri per tre. Per la prima volta nella sua carriera, il pittore si teneva in disparte, prendeva le sue distanze rispetto alla tela, costretto a rinunciare al contatto fisico con il supporto. Armato di una pompa destinata al trattamento della vite, Hartung nebulizzava i suoi colori nello studio e, con il medesimo getto, le idee sulla sua opera. Una vera esplosione di cui i muri portano ancora le stimmate.
Di fronte ai suoi assistenti esterrefatti, l’artista aveva ripreso vita, ritrovato il suo slancio creativo. Non aveva più niente da provare ma avvertiva tuttavia l’imperiosa necessità di andare oltre, di continuare, di superarsi. Compiva un gesto creativo di una modernità singolare, in assoluta libertà.
All’interno dello spazio sobrio dell’antica Caserma Cosenz, una scenografia ingegnosa colloca intorno a pilastri i sedici grandi dipinti. Attorno ad essi una mostra di fotografie e documenti porta il visitatore nell’universo di Hartung. E, se un temporale estivo verrà a scuotere la tranquilla città di Gaeta, i lampi entreranno nella sala a testimoniare la folgorante ispirazione che fece esplodere quest’opera. Lampi che terrorizzavano il giovane Hans e che il fotografo Hartung non smise mai di catturare. Poiché è indubbiamente nell’immediatezza della luce che l’arte trova la sua vera dimensione.
HANS HARTUNG
L’opera di Hans Hartung (Leipzig 1904 – Antibes 1989) attesta il suo impegno per l’astrattismo pittorico sin dal 1922. L’espressività del segno, il gesto libero in quanto elemento costitutivo dell’identità pittorica e di complesse relazioni strutturali tra grafismo nero e spiagge colorate, costituiscono le caratteristiche essenziali della sua arte. E’ da autodidatta che egli si avvicina alla pittura ma un bisogno impellente di conoscenza lo spinge a seguire i corsi delle Accademie delle Belle Arti di Dresda (1925-1926) e di Monaco di Baviera (1928). Numerosi viaggi gli permettono di scoprire la pittura europea di cui apprezza particolarmente l’impressionismo, il fauvisme e il cubismo. Quando si stabilisce a Parigi nel 1935, incontra per la prima volta degli artisti che, come lui, difendono l’arte astratta (Hélion, Calder, Gonzalez), ciò lo conforta nelle sue ricerche condotte fino ad allora in solitudine.
Dopo la seconda guerra mondiale, allorché l’astrattismo diventa motivo di una riconsiderazione estetica, Hartung riscuote una fama internazionale; è riconosciuto come uno dei maestri di una pittura che non concede niente all’astrazione geometrica.
La sua opera che rivendica l’importanza delle emozioni nell’atto creativo dà all’astrazione una dimensione profondamente umana in cui lo psichismo interviene in un giusto rapporto tra abbandono e padronanza. Diversi musei all’estero gli consacrano una retrospettiva. Così, nel 1957, un’importante mostra itinerante percorre la Germania.
Un desiderio costante di sperimentazione caratterizza la sua pratica artistica, e ciò lo conduce, a partire dagli anni Sessanta a fare uso di numerosi strumenti (pistole, stiletti, larghe spazzole, rulli) per " operare sulla tela ", rinnovando così il suo concetto di arte pittorica. Si apre anche all’utilizzo di vinilici e acrilici, materiali che consentono una maggiore rapidità di intervento. Il 1960, anno cardine sotto molti aspetti, è anche quello della sua consacrazione: riceve il Gran Premio Internazionale della Pittura della Biennale di Venezia. Nel 1973, si stabilisce a Antibes in una tenuta di cui ha progettato la casa e gli studi e che gli consente de sviluppare la sua arte su grandissime tele. L’opera di Hartung, la cui forza di rinnovamento è costante, si iscrive nella storia della modernità per le componenti estetiche che la determinano.
26
luglio 2009
Hans Hartung – L’oeuvre ultime
Dal 26 luglio al 18 ottobre 2009
arte contemporanea
Location
PALAZZO DELLA CULTURA – EX CASERMA COSENZ
Gaeta, Via Annunziata, (Latina)
Gaeta, Via Annunziata, (Latina)
Biglietti
Intero 5 euro
Ridotto 3 euro: studenti universitari con attestato di iscrizione, oltre i 65 anni, gruppi solo se prenotati (minimo 15, massimo 25 con capogruppo gratuito), minorenni e scolaresche solo se prenotate (minimo 15, massimo 25 con due accompagnatori a titolo gratuito Gratuito per bambini fino a 12 anni, portatori di handicap, giornalisti con tesserino Visite guidate
Prenotate per i gruppi (fino a 25 persone) € 50,00 oltre il costo del biglietto
Prenotate per le scuole (fino a
Orario di apertura
27 luglio - 13 settembre tutti i giorni 18.00 / 24.00, e sabato e domenica per gruppi e su prenotazione 10.00 / 12.30
14 settembre – 31 ottobre dal lunedì al venerdì 17.00 / 22.00 sabato e domenica 10.00 / 12.30 e 17.00 / 22.00
Vernissage
26 Luglio 2009, dalle ore 18.00 alle ore 21.00
Ufficio stampa
SPAINI & PARTNERS
Autore