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Dove vai in vacanza?
Questa collettiva nasce con un preciso scopo: in pieno clima vacanziero, vogliamo solo cose fresche e tentare di farvi rilassare e rilassarci. Abbiamo scelto 4 artisti che hanno attirato la nostra attenzione, senza complicate scelte critiche dietro. Da qui il titolo…
Comunicato stampa
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Dove vai in vacanza?
Questa collettiva nasce con un preciso scopo: in pieno clima vacanziero, vogliamo solo cose fresche e tentare di farvi rilassare e rilassarci. Abbiamo scelto quattro giovani artisti che hanno attirato la nostra attenzione, senza complicate scelte critiche dietro. Da qui il titolo, che riprende il film del 1978 in tre episodi con la regia di Mauro Bolognini, Alberto Sordi e Luciano Salce. In particolare nell’episodio Le Vacanze Intelligenti, Alberto Sordi e una fantastica Anna Longhi, nei panni di due fruttaroli romani, vengono spinti dai figli laureati e radical-chic ad essere al passo coi tempi e ad acculturarsi, così per Ferragosto chiudono bottega e, invece di passare le solite vacanze a Ostia, si dedicano alla cultura, con un viaggio che prevede alberghi di lusso, dieta ferrea, musica e tanta arte contemporanea. I poverini, di abissale ignoranza ma di appetito robusto, non osano sgarrare, fino a raggiungere esausti i padiglioni della Biennale di Venezia.
Qui, tra immense tele bianche e ‘pecore installative’, lo sgomento diventa intollerabile e i due tornano alla loro vera natura davanti ad un bel piatto di spaghetti diviso con i figli: “Amò, ò vedi che piano piano pure loro magnano quello che piace a noi, ò vedi che l’hanno capita pure loro, però ci devono arrivare da soli, ò vedi come sono i giovani!” Questo vorrebbe essere il nostro messaggio, poi a voi la scelta! Potete buttarvi in discussioni teoriche di esegesi critica sulla loro poetica e il loro fare artistico, tenere alta la curiosità e gli occhi allenati passeggiando in galleria o raccontarci dove andrete in vacanza e poi salutarci pronti per una bella cena, magari con un piatto di spaghetti. In fondo, anche non prendersi troppo sul serio è una forma di disciplina. Perché l’arte è sì una cosa seria, ma anche gli spaghetti!
E ora, lasciamo che siano gli artisti a presentare sé stessi e il proprio lavoro.
Amandine Samyn
Vertigine dell’istante.
Vertigine di fronte al proprio destino.
Vertigine di fronte al paesaggio dei sensi.
Vertigine nella grazia.
Vertigine nell’angoscia.
“Déconstruction”.
Contemplazione.
Il paesaggio come metafora del proprio destino, dell’istante, della memoria.
Una memoria che diventa eterno istante.
Consacrazione di un istante in cui si apre il rapporto con la propria identità.
Istante del “Qui suis-je?”.
Istante in cui ci si sente più ampi.
Istante in cui lo sconosciuto si infiltra in quello che crediamo di essere.
Salto nel vuoto.
Salto di ogni istante, di ogni giorno, del bambino, dell’adulto, dell’adulto che mette al mondo un bambino.
Bisogno di vuoto.
Paura del vuoto.
Dipingere per darmi del paesaggio, dell’infinito.
Andreas Senoner
“Mi colpisce sempre il modo imprevedibile in cui vengono percepite le immagini e la nostra capacità di renderle ogni volta diverse: per me ogni opera è in effetti un innesco, un’ipotesi per nuove immaginazioni.
Si tratta di creare un intreccio, una complicità di sguardi tra le figure che creo e l’osservatore che le guarda. Nei miei lavori, quasi sempre giovani ragazzi solitari, compaiono spesso germinazioni umane e animali, elementi che contribuiscono a creare un senso di ambiguità, simile a quello lasciato nei sogni dal susseguirsi di presenze sconosciute, sulle quali ci interroghiamo senza trovare una risposta definita.
La lingua dell’arte è un lingua universale. Come tutti gli altri linguaggi che l’uomo usa per comunicare, dispone di parole e grammatica. Ognuno sviluppa una propria lingua e un vocabolario in relazione ai più svariati fattori, come il contesto sociale in cui vive, le amicizie, la famiglia, le tradizioni, che utilizza come una scatola di montaggio. Tanti pezzi intercambiabili per ottenere combinazioni sempre diverse a seconda delle giornate e dello stato d’animo. La stessa parola suona diversamente detta da persone diverse, così la stessa opera apparirà diversa se vista da due persone differenti.
Considero le mie opere come mezzi per creare risposte possibili e non come risposte in sè.
I miei lavori sono messaggi che cerco di tasmettere attraverso il linguaggio della materia. E’compito dell’osservatore decifrarne i contenuti.”
FeltusFeltus
“Il cortometraggio HZ-Kino, la prima opera cinematografica dei fratelli Feltus intesa proprio come video arte, insieme alla loro serie fotografica che ha inspirato il video stesso, fanno parte della recente mostra FeltusFeltus intitolata Domestic Zirkus, ovvero ‘circo domestico’, che hanno inaugurato con successo a Londra a febbraio.
La serie fotografica esplora un gruppo di personaggi, interpretati dagli stessi artisti, con la partecipazione delle loro rispettive muse, ed indaga i contrasti tra l’esistenza esterna di questi personaggi, spesso di natura stereotipica, studiata per il mondo impersonale ed esibizionista nella quale sono nati, e la loro essenza privata, personale realtà individuale e interiore, che magari si contrasta completamente a cio’ che viene presentato all’esterno.
Nonostante il fatto che i fratelli Feltus hanno lavorato quasi esclusivamente con se stessi da sempre, creando “autoritratti dell’altro”, i personaggi che sono evoluti nella serie Heimischer Zirkus sembrano avere una vita propria, e gli artisti hanno voluto ritrarli in più profondità di quanto permettesse l’immagine ferma della fotografia. FeltusFeltus sono quindi diventati “il vecchio maestro” che fotografa questi personaggi eclettici del circo ottocentesco, e che spiega la propria arte mentre li cattura nell’obiettivo della sua vecchia macchina fotografica.”
Buone vacanze!
Questa collettiva nasce con un preciso scopo: in pieno clima vacanziero, vogliamo solo cose fresche e tentare di farvi rilassare e rilassarci. Abbiamo scelto quattro giovani artisti che hanno attirato la nostra attenzione, senza complicate scelte critiche dietro. Da qui il titolo, che riprende il film del 1978 in tre episodi con la regia di Mauro Bolognini, Alberto Sordi e Luciano Salce. In particolare nell’episodio Le Vacanze Intelligenti, Alberto Sordi e una fantastica Anna Longhi, nei panni di due fruttaroli romani, vengono spinti dai figli laureati e radical-chic ad essere al passo coi tempi e ad acculturarsi, così per Ferragosto chiudono bottega e, invece di passare le solite vacanze a Ostia, si dedicano alla cultura, con un viaggio che prevede alberghi di lusso, dieta ferrea, musica e tanta arte contemporanea. I poverini, di abissale ignoranza ma di appetito robusto, non osano sgarrare, fino a raggiungere esausti i padiglioni della Biennale di Venezia.
Qui, tra immense tele bianche e ‘pecore installative’, lo sgomento diventa intollerabile e i due tornano alla loro vera natura davanti ad un bel piatto di spaghetti diviso con i figli: “Amò, ò vedi che piano piano pure loro magnano quello che piace a noi, ò vedi che l’hanno capita pure loro, però ci devono arrivare da soli, ò vedi come sono i giovani!” Questo vorrebbe essere il nostro messaggio, poi a voi la scelta! Potete buttarvi in discussioni teoriche di esegesi critica sulla loro poetica e il loro fare artistico, tenere alta la curiosità e gli occhi allenati passeggiando in galleria o raccontarci dove andrete in vacanza e poi salutarci pronti per una bella cena, magari con un piatto di spaghetti. In fondo, anche non prendersi troppo sul serio è una forma di disciplina. Perché l’arte è sì una cosa seria, ma anche gli spaghetti!
E ora, lasciamo che siano gli artisti a presentare sé stessi e il proprio lavoro.
Amandine Samyn
Vertigine dell’istante.
Vertigine di fronte al proprio destino.
Vertigine di fronte al paesaggio dei sensi.
Vertigine nella grazia.
Vertigine nell’angoscia.
“Déconstruction”.
Contemplazione.
Il paesaggio come metafora del proprio destino, dell’istante, della memoria.
Una memoria che diventa eterno istante.
Consacrazione di un istante in cui si apre il rapporto con la propria identità.
Istante del “Qui suis-je?”.
Istante in cui ci si sente più ampi.
Istante in cui lo sconosciuto si infiltra in quello che crediamo di essere.
Salto nel vuoto.
Salto di ogni istante, di ogni giorno, del bambino, dell’adulto, dell’adulto che mette al mondo un bambino.
Bisogno di vuoto.
Paura del vuoto.
Dipingere per darmi del paesaggio, dell’infinito.
Andreas Senoner
“Mi colpisce sempre il modo imprevedibile in cui vengono percepite le immagini e la nostra capacità di renderle ogni volta diverse: per me ogni opera è in effetti un innesco, un’ipotesi per nuove immaginazioni.
Si tratta di creare un intreccio, una complicità di sguardi tra le figure che creo e l’osservatore che le guarda. Nei miei lavori, quasi sempre giovani ragazzi solitari, compaiono spesso germinazioni umane e animali, elementi che contribuiscono a creare un senso di ambiguità, simile a quello lasciato nei sogni dal susseguirsi di presenze sconosciute, sulle quali ci interroghiamo senza trovare una risposta definita.
La lingua dell’arte è un lingua universale. Come tutti gli altri linguaggi che l’uomo usa per comunicare, dispone di parole e grammatica. Ognuno sviluppa una propria lingua e un vocabolario in relazione ai più svariati fattori, come il contesto sociale in cui vive, le amicizie, la famiglia, le tradizioni, che utilizza come una scatola di montaggio. Tanti pezzi intercambiabili per ottenere combinazioni sempre diverse a seconda delle giornate e dello stato d’animo. La stessa parola suona diversamente detta da persone diverse, così la stessa opera apparirà diversa se vista da due persone differenti.
Considero le mie opere come mezzi per creare risposte possibili e non come risposte in sè.
I miei lavori sono messaggi che cerco di tasmettere attraverso il linguaggio della materia. E’compito dell’osservatore decifrarne i contenuti.”
FeltusFeltus
“Il cortometraggio HZ-Kino, la prima opera cinematografica dei fratelli Feltus intesa proprio come video arte, insieme alla loro serie fotografica che ha inspirato il video stesso, fanno parte della recente mostra FeltusFeltus intitolata Domestic Zirkus, ovvero ‘circo domestico’, che hanno inaugurato con successo a Londra a febbraio.
La serie fotografica esplora un gruppo di personaggi, interpretati dagli stessi artisti, con la partecipazione delle loro rispettive muse, ed indaga i contrasti tra l’esistenza esterna di questi personaggi, spesso di natura stereotipica, studiata per il mondo impersonale ed esibizionista nella quale sono nati, e la loro essenza privata, personale realtà individuale e interiore, che magari si contrasta completamente a cio’ che viene presentato all’esterno.
Nonostante il fatto che i fratelli Feltus hanno lavorato quasi esclusivamente con se stessi da sempre, creando “autoritratti dell’altro”, i personaggi che sono evoluti nella serie Heimischer Zirkus sembrano avere una vita propria, e gli artisti hanno voluto ritrarli in più profondità di quanto permettesse l’immagine ferma della fotografia. FeltusFeltus sono quindi diventati “il vecchio maestro” che fotografa questi personaggi eclettici del circo ottocentesco, e che spiega la propria arte mentre li cattura nell’obiettivo della sua vecchia macchina fotografica.”
Buone vacanze!
08
luglio 2009
Dove vai in vacanza?
Dall'otto al 31 luglio 2009
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE BIAGIOTTI PROGETTO ARTE
Firenze, Via Delle Belle Donne, 39r, (Firenze)
Firenze, Via Delle Belle Donne, 39r, (Firenze)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì
ore 14.00-19.00
Vernissage
8 Luglio 2009, ore 18.00
Autore