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Emotional Community
La comunità emotiva è soprattutto un flusso empatico che si espande in un territorio mentale e fisico e che condivide impulsi e ossessioni, desideri e asfissie. E’ un luogo d’intensità. E’ una mappa di significanza. Una zona d’ombra o/e una agorà globale. E’ un feedback diagonale.
Comunicato stampa
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La comunità emotiva è soprattutto un flusso empatico che si espande in un territorio mentale e fisico e che condivide impulsi e ossessioni, desideri e asfissie. E’ un luogo d’intensità. E’ una mappa di significanza. Una zona d’ombra o/e una agorà globale. E’ un feedback diagonale. E’ ideologica e edonistica, territoriale e smaterializzata, utopica e feticistica, politica e enigmatica, ludica e situazionista, trasgressiva o convenzionale. La comunità emotiva ha una logica del senso binaria: progettuale o inoperosa. Decostruisce gli stereotipi globali o si appiattisce nei trend consumistici. Agisce sottopelle infiltrandosi nelle molecole del soggetto e poi avanza come un magma. Non fa il punto ma fa rizoma…
The Battle of Orgreave di Jeremy Deller riconduce il discorso alla nozione di “identità situazionale”, secondo la quale, in base alla congiunture storiche, sociali e relazionali, le collettività e gli individui costituiscono e costruiscono molteplici identità sociali. Deller ha centrato la sua indagine sulla working class inglese che si impone come community rivendicativa.
Dalla identità situazionale a quella politica: Francesco Arena ha raccolto degli oggetti in giro: una sedia, un armadio, una scopa, un paio di pantaloni, l’anta di una porta, tagliandoli a 92 centimetri dal suolo, una specie di decapitazione o meglio di livellamento degli oggetti alla stessa altezza della ringhiera da cui l’anarchico Pinelli precipitò nel 15 dicembre del ’69.
Il lavoro di Alejandro Vidal indaga la relazione tra misure di sicurezza e la cultura della paura: nel video Tactical Disorder è ripresa una manifestazione studentesca mentre gas lacrimogeni invadono l’inquadratura.
Gabriele De Santis indaga invece le dinamiche del popolo dei raduni rave che da nord a sud attraversano gli spazi dismessi dell’Italia scoprendo che ciò che di misterioso, trasgressivo e contraddittorio si può trovare nella comunità rave si stempera nella ricerca comune di un'estetica, di messaggi fatti di norme e precetti, di regole da rispettare e codici di comportamento.
Time as it Was,/ Time in color di Gülsün Karamustafa interpreta la Turchia contemporanea ed i suoi cambiamenti: attraverso una serie di splendide stampe pubblicate negli anni ‘70 su un importante quotidiano turco l’artista riflette sull’introduzione del colore nelle vita quotidiana attraverso la televisione e i media.
Quindici anni fa, quando Mike Kelley acquistò la sua attuale casa da una famiglia sudamericana, vi trovò delle vecchie fotografie che immortalavano i precedenti proprietari in scene di vita quotidiana: Light (Time) Space Modulator è esposto in Emotional Community nella sua terza serie, come una giustapposizione di passato e presente nell’unione di due culture.
La comunità familiare è presente anche nel lavoro del film maker Akram Zaatari. Video in 5 movements ritrae infatti il fotografo Hashem el Madani in Egitto e in Libano in vacanza con familiari e amici negli anni ‘60 e ’70.
At what point will common sense prevail di Garrett Phelan esplora l’assimilazione di una informazione in maniera personale e soggettiva e i modi in cui le società creano i loro valori e nozioni di “senso comune”. Phelan approccia questi soggetti complessi, toccando differenti discipline come psicologia, politica, etica e filosofia.
Ciò che più identifica il concetto contemporaneo di collettivizzazione sono quelle forme diffuse e molteplici di “comunità immaginate”: quelle legate alla costruzione di immaginario sia esso culturale o/e politico e spesso intrecciate all’utopia. Dunque le comunità ideologiche e cognitive, territoriali e diasporiche, che tendono a ribaltare le geometrie politiche ed economiche globali attraverso la coscienza totale di Sé e l’anticonvenzionalismo del pensiero: le note dei Joy Division aprono lo show, a simbolo di un processo di collettivizzazione ultra generazionale.
In occasione della mostra sarà lanciata THINK, una nuova zine indipendente ideata e curata da Teresa Macrì, il cui numero pilota è dedicato al concetto di community.
The Battle of Orgreave di Jeremy Deller riconduce il discorso alla nozione di “identità situazionale”, secondo la quale, in base alla congiunture storiche, sociali e relazionali, le collettività e gli individui costituiscono e costruiscono molteplici identità sociali. Deller ha centrato la sua indagine sulla working class inglese che si impone come community rivendicativa.
Dalla identità situazionale a quella politica: Francesco Arena ha raccolto degli oggetti in giro: una sedia, un armadio, una scopa, un paio di pantaloni, l’anta di una porta, tagliandoli a 92 centimetri dal suolo, una specie di decapitazione o meglio di livellamento degli oggetti alla stessa altezza della ringhiera da cui l’anarchico Pinelli precipitò nel 15 dicembre del ’69.
Il lavoro di Alejandro Vidal indaga la relazione tra misure di sicurezza e la cultura della paura: nel video Tactical Disorder è ripresa una manifestazione studentesca mentre gas lacrimogeni invadono l’inquadratura.
Gabriele De Santis indaga invece le dinamiche del popolo dei raduni rave che da nord a sud attraversano gli spazi dismessi dell’Italia scoprendo che ciò che di misterioso, trasgressivo e contraddittorio si può trovare nella comunità rave si stempera nella ricerca comune di un'estetica, di messaggi fatti di norme e precetti, di regole da rispettare e codici di comportamento.
Time as it Was,/ Time in color di Gülsün Karamustafa interpreta la Turchia contemporanea ed i suoi cambiamenti: attraverso una serie di splendide stampe pubblicate negli anni ‘70 su un importante quotidiano turco l’artista riflette sull’introduzione del colore nelle vita quotidiana attraverso la televisione e i media.
Quindici anni fa, quando Mike Kelley acquistò la sua attuale casa da una famiglia sudamericana, vi trovò delle vecchie fotografie che immortalavano i precedenti proprietari in scene di vita quotidiana: Light (Time) Space Modulator è esposto in Emotional Community nella sua terza serie, come una giustapposizione di passato e presente nell’unione di due culture.
La comunità familiare è presente anche nel lavoro del film maker Akram Zaatari. Video in 5 movements ritrae infatti il fotografo Hashem el Madani in Egitto e in Libano in vacanza con familiari e amici negli anni ‘60 e ’70.
At what point will common sense prevail di Garrett Phelan esplora l’assimilazione di una informazione in maniera personale e soggettiva e i modi in cui le società creano i loro valori e nozioni di “senso comune”. Phelan approccia questi soggetti complessi, toccando differenti discipline come psicologia, politica, etica e filosofia.
Ciò che più identifica il concetto contemporaneo di collettivizzazione sono quelle forme diffuse e molteplici di “comunità immaginate”: quelle legate alla costruzione di immaginario sia esso culturale o/e politico e spesso intrecciate all’utopia. Dunque le comunità ideologiche e cognitive, territoriali e diasporiche, che tendono a ribaltare le geometrie politiche ed economiche globali attraverso la coscienza totale di Sé e l’anticonvenzionalismo del pensiero: le note dei Joy Division aprono lo show, a simbolo di un processo di collettivizzazione ultra generazionale.
In occasione della mostra sarà lanciata THINK, una nuova zine indipendente ideata e curata da Teresa Macrì, il cui numero pilota è dedicato al concetto di community.
24
giugno 2009
Emotional Community
Dal 24 giugno al 25 luglio 2009
arte contemporanea
Location
MONITOR
Roma, Via Sforza Cesarini, 43a-44 , (Roma)
Roma, Via Sforza Cesarini, 43a-44 , (Roma)
Orario di apertura
dal martedì al sabato dalle 13 alle 19
Vernissage
24 Giugno 2009, ore 19,00-21,00
Autore
Curatore