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Sonia Riccio – Transeunte
Il principio del πάντα ῥεῖ (tutto scorre) eracliteo costituisce un raffronto particolarmente appropriato per una ricerca che, come quella di Sonia Riccio, sembra trarre alimento primario dalla profonda immersione nella fenomenologia di un reale esperito come campo di forze in perpetuo disequilibrio e consequenziale divenire. Una modalità che, se per un verso dimostra sorprendenti congruenze con i presupposti concettuali e gli esiti formali del Barocco, dall’altro persegue una stringatezza assai distante dall’immaginario connesso a tale epoca e maniera.
Comunicato stampa
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«Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento si disperde e si raccoglie, viene e va». Il principio del πάντα ῥεῖ (tutto scorre) eracliteo costituisce un raffronto particolarmente appropriato per una ricerca che, come quella di Sonia Riccio, sembra trarre alimento primario dalla profonda immersione nella fenomenologia di un reale esperito come campo di forze in perpetuo disequilibrio e consequenziale divenire. Una modalità che, se per un verso dimostra sorprendenti congruenze con i presupposti concettuali e gli esiti formali del Barocco, dall’altro persegue una stringatezza assai distante dall’immaginario connesso a tale epoca e maniera.
La superficie del quadro appare infatti concepita alla stregua di un palcoscenico (un’arena avrebbe scritto Harold Rosenberg) ove il flusso continuo della natura si manifesta tradotto, in virtù del filtraggio compiuto dall’apparato psico-fisico dell’artista, nell’organicismo di circumvoluzioni pittoriche dall’andamento tutt’altro che estraneo alla tradizione barocca, ma il poverismo cromatico (prettamente il nero, che è un non colore, qualche volta il bianco, che è la somma di tutti i colori), approdo finale di un complesso lavorio di riduzione che ha richiesto anni, parla un linguaggio di tutt’altro segno. Sembra testimoniare una impostazione etica, di cui si fa riflesso la configurazione estetica, che, in tempi di crisi economica, ma anche di incipiente esaurimento delle risorse naturali, si dimostra quanto mai felice, preconizzando un paradigma sociale ove la sobrietà, in quanto ricetta per una più generalizzata vivibilità, ma anche occasione per una riscoperta dell’autenticità del quotidiano, assurga a principio cardine.
Il tutto si fonda, a ben vedere, su di una struttura marcatamente bipolare: nero e bianco, ma anche piano e volume, opaco e brillante, uniforme e sfumato. Ed un rapporto dialettico risiede alla base del tentativo stesso di visualizzare il transeunte, autentico esito dell’intero procedimento della Riccio. Un’impresa che, nella sua volontà di bloccare ciò che non esiste se non nel tempo, di congelare l’attimo, ma senza che venga obliterato il prima e il dopo, possiede il fascino e la complessità dell’aporia. D’altronde la negazione, ci insegna Hegel, è la molla della vita.
La superficie del quadro appare infatti concepita alla stregua di un palcoscenico (un’arena avrebbe scritto Harold Rosenberg) ove il flusso continuo della natura si manifesta tradotto, in virtù del filtraggio compiuto dall’apparato psico-fisico dell’artista, nell’organicismo di circumvoluzioni pittoriche dall’andamento tutt’altro che estraneo alla tradizione barocca, ma il poverismo cromatico (prettamente il nero, che è un non colore, qualche volta il bianco, che è la somma di tutti i colori), approdo finale di un complesso lavorio di riduzione che ha richiesto anni, parla un linguaggio di tutt’altro segno. Sembra testimoniare una impostazione etica, di cui si fa riflesso la configurazione estetica, che, in tempi di crisi economica, ma anche di incipiente esaurimento delle risorse naturali, si dimostra quanto mai felice, preconizzando un paradigma sociale ove la sobrietà, in quanto ricetta per una più generalizzata vivibilità, ma anche occasione per una riscoperta dell’autenticità del quotidiano, assurga a principio cardine.
Il tutto si fonda, a ben vedere, su di una struttura marcatamente bipolare: nero e bianco, ma anche piano e volume, opaco e brillante, uniforme e sfumato. Ed un rapporto dialettico risiede alla base del tentativo stesso di visualizzare il transeunte, autentico esito dell’intero procedimento della Riccio. Un’impresa che, nella sua volontà di bloccare ciò che non esiste se non nel tempo, di congelare l’attimo, ma senza che venga obliterato il prima e il dopo, possiede il fascino e la complessità dell’aporia. D’altronde la negazione, ci insegna Hegel, è la molla della vita.
20
giugno 2009
Sonia Riccio – Transeunte
Dal 20 al 21 giugno 2009
arte contemporanea
Location
PALAZZO MIGLIARESI
Pozzuoli, (Napoli)
Pozzuoli, (Napoli)
Vernissage
20 Giugno 2009, ore 18-22
Sito web
www.soniariccio.com
Autore
Curatore