Il titolo indica il desiderio di sottolineare la singolarità dei percorsi degli otto artisti partecipanti, costruiti con fatica e dedizione nel corso di molti anni, a volte in silenzio nell’intimità dei loro atelier o delle loro case, senza mai voler strappare riconoscimenti esterni attraverso i mezzi ora più canonici e più efficaci, che però ben poco hanno a che fare con il valore dei lavori stessi.

Per inclinazione personale tendo a esaltare le differenze, a incoraggiare le posizioni indipendenti, le opinioni personali, le diversità e fin’anco le contraddizioni – o le separazioni. Il tutto sulla base di una ferma convinzione, però: che tutti abbiano il diritto di esistere e che proprio le differenze rendono la vita più interessante e ricca. Mi sento, per parte mia, una ‘disadattata’ nella società odierna, che è riuscita – forse per determinazione, forse per buona sorte, forse per qualche capacità - a trovare il suo modo di esprimersi e di comunicare, che le permette di non scivolare quindi nella dura china della depressione, dell’emarginazione o peggio. Mi sembra di intuire che altre persone presenti in questa mostra sono riuscite a incanalare una sensibilità esasperata, una creatività debordante, un’insubordinazione congenita, un malessere sottile, nelle vie difficili ma autenticamente appaganti - pur nell’inquietudine - dell’arte, insomma a impiegare costruttivamente le loro energie. Le energie, la loro creatività gli otto artisti ‘singolari’ le tramutano in poesia (visiva e non), in forza, in delicatezza, in sentimento, in pensiero, in segno. Seguendo un loro filo che li guida ormai da anni, e a cui restano coerenti perché non potrebbero fare altrimenti.

Monica Dematté

Maggio 2009