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Etienne Zerah – Paladin 2003-2005
La mostra raccoglie i nuovi personaggi creati dall’artista, le diverse metamorfosi per interpretare gli stereotipi alterati della società e divide cronologicamente la collezione in due location.
Comunicato stampa
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‘PALADIN’
Esposizione personale di ETIENNE ZERAH
www.etiennezerah.com
Sede principale, Paladin 2006-2009
C/o galleria VIOLABOX, Via Trebisonda 56 Genova
www.violabox.it
Sede secondaria, Paladin 2003-2005
C/o atelier A MODO MIO, Pza Sarzano 8r Genova
www.amodomio.info
Esposizione da sab. 13 a mar. 30 Giugno 2009
Vernissage sab. 13 Giugno 2009 ore 18:00
c/o galleria VIOLABOX, Via Trebisonda 56 Genova
La mostra raccoglie i nuovi personaggi creati dall’artista, le diverse metamorfosi per interpretare gli stereotipi alterati della società e divide cronologicamente la collezione in due location; da VIOLABOX, il fulcro dell’evento, le ultime opere più impegnate, anticonformiste e dissacranti.
Paladin è un evento GENOVA PRIDE 2009.
Etienne Zerah, sperimentatore visivo incluso nella recente pubblicazione tedesca “Mein Schwules Auge 5”, ha sfruttato fin da subito il mezzo fotografico per esprimersi, applicando ad esso canoni estetici derivativi dei suoi studi accademici e pittorici, mescolati con stilemi moderni mediati dall’influenza (mai celata, ma metabolizzata in modo personale) di Mapplethorpe e Lachapelle, con un occhio alla grafica moderna.
In continua evoluzione, passando da atmosfere oniriche e simboliche fino al grand-guignol, pone al centro delle immagini la figura umana, in particolare i volti od il corpo nudo (esibito con sfrontatezza) ed abusa frequentemente di se stesso trasformandosi e travestendosi: adottando il ruolo di camaleonte, ed entomologo, si infiltra nella realtà e ce ne rimanda la sua visione.
Ed è una visione superpartes la sua, priva di moralismi, e proprio per questo risulta tanto più cinica ed efficace.
Se da una parte il grande tema da lui affrontato è ad una prima lettura quello dello “status quo” del mondo (in campo politico, ecologico, sessuale e religioso), ciò che traspare è qualcosa di meno macroscopico e più intimo: un senso di in-sofferenza interiore, castrata ed inespressa, che conquista uno sfogo con la mimesi di ciò che disgusta, per
odorarlo sulla propria pelle e mostrarne agli altri i segni, le conseguenze.
Esempio evidente sono gli scatti della serie “Saints & Skins“, frutto di un’esperienza personale di cambiamento del proprio look con quello nazi-suburbano.
La figura maschile che riflette in modo inerte, e quasi passivamente, la realtà che lo sovrasta è uno stratagemma adottato pure nella cinematografia di Stanley Kubrick (Barry Lindon, Eyes Wide Shut): EZ si fa filtro e specchio e mostra quello che si nasconde sotto la superficie, sotto le luci abbaglianti di una realtà che acceca e nasconde i piccoli dettagli perversi di vite comuni: poliziotti corrotti e tossici, preti lussuriosamente masochisti, studenti anestetizzati alla violenza e devoti alle sacre sneakers.
Luci e colori abbondano, decorativi e apparentemente cool, ma sono come lisergiche luci di wood che rivelano le tracce dei nostri scheletri nell’armadio o delle nostre debolezze.
La costruzione delle immagini è sempre rigorosamente fondata su fredde simmetrie che fanno da contrappunto ai corpi doloranti, al sangue, alle strisce di droga su cravatte ufficiali non ripulite, incorniciati in moderni santini.
In un atto di anti-narcisismo, EZ non esibisce se stesso come tale, ma fa suoi alcuni principi della body-art, usando il corpo come puro mezzo espressivo.
L’autoritratto perde la funzione fissatrice della formalina e ad ogni opera ci si trova di fronte ad una nuova maschera.
Superata l’autoreferenzialità, traspare la realtà attraverso il corpo stesso dell’artista.
Se da una parte di Lachapelle ritroviamo il gusto per l’esagerazione del dettaglio o per l’eccesso cromatico, dall’altra il mood è quello sarcastico di Mapplethorpe: l’ironia è amara o cattiva e la sensazione che rimane, di fronte ad immagini a volte costruite secondo i canoni patinati delle cover pop, è quella di aver osservato un retro-copertina inatteso che ci priva di ogni aura illusoria.
[Recensione di lenny Nero, dal blog +LoveIsTheDevil+
www.lennynero.wordpress.com]
La produzione di Etienne Zerah è costituita da stampe digitali su velka cx 0.8 cm, perspex, metallo, forex 0.5 cm,
con dimensioni fino a 75x100 cm.
Tutte le opere sono in tiratura unica.
Esposizione inclusa nel calendario eventi ufficiali di GENOVA PRIDE 2009
www.genovapride.it
Esposizione personale di ETIENNE ZERAH
www.etiennezerah.com
Sede principale, Paladin 2006-2009
C/o galleria VIOLABOX, Via Trebisonda 56 Genova
www.violabox.it
Sede secondaria, Paladin 2003-2005
C/o atelier A MODO MIO, Pza Sarzano 8r Genova
www.amodomio.info
Esposizione da sab. 13 a mar. 30 Giugno 2009
Vernissage sab. 13 Giugno 2009 ore 18:00
c/o galleria VIOLABOX, Via Trebisonda 56 Genova
La mostra raccoglie i nuovi personaggi creati dall’artista, le diverse metamorfosi per interpretare gli stereotipi alterati della società e divide cronologicamente la collezione in due location; da VIOLABOX, il fulcro dell’evento, le ultime opere più impegnate, anticonformiste e dissacranti.
Paladin è un evento GENOVA PRIDE 2009.
Etienne Zerah, sperimentatore visivo incluso nella recente pubblicazione tedesca “Mein Schwules Auge 5”, ha sfruttato fin da subito il mezzo fotografico per esprimersi, applicando ad esso canoni estetici derivativi dei suoi studi accademici e pittorici, mescolati con stilemi moderni mediati dall’influenza (mai celata, ma metabolizzata in modo personale) di Mapplethorpe e Lachapelle, con un occhio alla grafica moderna.
In continua evoluzione, passando da atmosfere oniriche e simboliche fino al grand-guignol, pone al centro delle immagini la figura umana, in particolare i volti od il corpo nudo (esibito con sfrontatezza) ed abusa frequentemente di se stesso trasformandosi e travestendosi: adottando il ruolo di camaleonte, ed entomologo, si infiltra nella realtà e ce ne rimanda la sua visione.
Ed è una visione superpartes la sua, priva di moralismi, e proprio per questo risulta tanto più cinica ed efficace.
Se da una parte il grande tema da lui affrontato è ad una prima lettura quello dello “status quo” del mondo (in campo politico, ecologico, sessuale e religioso), ciò che traspare è qualcosa di meno macroscopico e più intimo: un senso di in-sofferenza interiore, castrata ed inespressa, che conquista uno sfogo con la mimesi di ciò che disgusta, per
odorarlo sulla propria pelle e mostrarne agli altri i segni, le conseguenze.
Esempio evidente sono gli scatti della serie “Saints & Skins“, frutto di un’esperienza personale di cambiamento del proprio look con quello nazi-suburbano.
La figura maschile che riflette in modo inerte, e quasi passivamente, la realtà che lo sovrasta è uno stratagemma adottato pure nella cinematografia di Stanley Kubrick (Barry Lindon, Eyes Wide Shut): EZ si fa filtro e specchio e mostra quello che si nasconde sotto la superficie, sotto le luci abbaglianti di una realtà che acceca e nasconde i piccoli dettagli perversi di vite comuni: poliziotti corrotti e tossici, preti lussuriosamente masochisti, studenti anestetizzati alla violenza e devoti alle sacre sneakers.
Luci e colori abbondano, decorativi e apparentemente cool, ma sono come lisergiche luci di wood che rivelano le tracce dei nostri scheletri nell’armadio o delle nostre debolezze.
La costruzione delle immagini è sempre rigorosamente fondata su fredde simmetrie che fanno da contrappunto ai corpi doloranti, al sangue, alle strisce di droga su cravatte ufficiali non ripulite, incorniciati in moderni santini.
In un atto di anti-narcisismo, EZ non esibisce se stesso come tale, ma fa suoi alcuni principi della body-art, usando il corpo come puro mezzo espressivo.
L’autoritratto perde la funzione fissatrice della formalina e ad ogni opera ci si trova di fronte ad una nuova maschera.
Superata l’autoreferenzialità, traspare la realtà attraverso il corpo stesso dell’artista.
Se da una parte di Lachapelle ritroviamo il gusto per l’esagerazione del dettaglio o per l’eccesso cromatico, dall’altra il mood è quello sarcastico di Mapplethorpe: l’ironia è amara o cattiva e la sensazione che rimane, di fronte ad immagini a volte costruite secondo i canoni patinati delle cover pop, è quella di aver osservato un retro-copertina inatteso che ci priva di ogni aura illusoria.
[Recensione di lenny Nero, dal blog +LoveIsTheDevil+
www.lennynero.wordpress.com]
La produzione di Etienne Zerah è costituita da stampe digitali su velka cx 0.8 cm, perspex, metallo, forex 0.5 cm,
con dimensioni fino a 75x100 cm.
Tutte le opere sono in tiratura unica.
Esposizione inclusa nel calendario eventi ufficiali di GENOVA PRIDE 2009
www.genovapride.it
13
giugno 2009
Etienne Zerah – Paladin 2003-2005
Dal 13 al 30 giugno 2009
design
arte contemporanea
performance - happening
giovane arte
disegno e grafica
arte contemporanea
performance - happening
giovane arte
disegno e grafica
Location
A MODO MIO
Genova, Piazza Di Sarzano, 8r, (Genova)
Genova, Piazza Di Sarzano, 8r, (Genova)
Orario di apertura
Da martedi a Sabato dalle 15e30 alle 19e30
Sito web
www.etiennezerah.com
Autore
Curatore