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D’impatto. Atavicamente accattivante. Tony Ousler ( New York, 1957) non sa usare le mezze misure. La sua opera ti avvolge, ti trapassa e ti rende necessariamente partecipe di una rappresentazione dal gusto decisamente anni Settanta. Stiamo parlando di un artista visionario e abile che utilizza i nuovi media come veicolo di espressione e ragionamento; intriso di ironia e phatos il teatro inscenato da Tony appare come un viaggio psichedelico velato di dissacrante ironia ed enigmatico cinismo. Open obscura è uno spazio surreale figlio della cultura pop. A piano terra compaiono le sue terrifiche creature; una gigante banconota parlante, macchie di colore che contengono inquietanti volti animati all’interno. Obscura è una grande sala nera. Sopra sfere sospese di dimensioni differenti sono proiettati occhi il cui movimento è dato dalla reazione delle pupille alla luce. L’effetto di inquietudine è totale, ci si sente approdati in un universo i cui occhi- pianeti non possono fare a meno di controllare guardinghi ciò che sta intorno. Altra sala, altre creature.
Questa volta i suoi celebri mostri deformi, composti da occhi e bocche animate, così verosimili nella loro ipnotica bruttezza. Uscendo altre facce, 25 per l’esattezza, a formare un quadro agghiacciante di teste sempre uguali, dalle espressioni sempre uguali, assenti e così maledettamente angoscianti nella loro asettica sterilità. Nell’immenso spazio votato ad ospitare il luna park mentale di Ousler, un altro elemento straniante concorre a rendere il tutto ancora più delirante. I suoi personaggi parlano parole frammentate, violentate nel suono e nella pronuncia, in modo che l’esegesi del discorso risulti sempre sconnessa o in qualche modo privata di un criterio logico e lineare. I suoni riecheggiano, le orecchie provano a captarne il senso, invano. Altra peculiarità dell’artista è demistificare l’artificio. Le sue video-sculture mantengono sempre bene in vista l’inganno che le crea. Nel labirinto di installazioni bisogna star bene attenti a non passar di fronte ai proiettori disseminati in sala. Dualismo interessante. Da una parte l’utilizzo del medium video facilmente soggetto all’immedesimazione, dall’altra il mezzo che crea il video così bene in vista evidenzia la distanza tra realtà e finzione, una distanza sottile ma presente e spesso dimenticata.
Il gioco del primo piano è innestato anche su questa peculiarità. Vengono presentati i cicli Peack e Valley, in cui l’artista ragiona sull’influenza di internet nella vita quotidiana. Peack si traduce in divertenti teatrini mignon inscenati tramite mini sculture e mini video, creati grazie ad un mini proiettore, talmente piccoli che si è costretti a mettersi a pochi centimetri di distanza per focalizzare il tutto. Valley è in realtà un’installazione virtuale realizzata in internet, con la quale nel 2011 l’artista ha inaugurato The Adobe Museum of Digital Media. Ispirato alla tesi dello studioso di robotica Masahiro Mori Peack è un’opera interattiva che vede nella struttura di internet un riflesso della psiche umana. Schermi scarabocchiati di parole e disegnini invitano ad un click da parte dello spettatore, un ironico gioco di domande segni e risposte, desideri e paure, condensati in uno schermo 15 pollici.
articoli correlati:
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Slow Motion – Positions of Contemporary Video Art
jessica murano
mostra visitata il 20 maggio 2011
dal 19 marzo al 12 giugno 2011
Tony Ousler, Open obscura
PAC Padiglione d’Arte Contemporanea
Via Palestro 14, Milano
lunedì dalle ore 14.30 alle 19.30
martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica dalle ore 9.30 alle 19.30
giovedì dalle ore 9.30 alle ore 22.30
Il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
biglietti € 7,00 intero
€ 5,00 ridotto studenti, over 65, disabili e convenzioni
€ 4,00 ridotto speciale gruppi e scolaresche
Info T. 02 884 46359 / 360
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