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Lucio Marco Zorzi – Aritmie periodiche del tempo nello spazio
La mostra presenta una selezione dei lavori di Zorzi, dagli esordi dei primi anni ’80 in cui il colore, punteggiato e materico, individua geometrie precise ed indubitabili fino ai recenti collages e accumulazioni, realizzati con materiali di recupero (pezzi di legno, vetri, tarsie di stoffa, frammenti di specchio, veri e propri objets trouvés), nei quali la forma preordinata si dissolve originando nuove scansioni del tempo nello spazio, apparentemente dissonanti e aritmiche.
Comunicato stampa
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Inaugura sabato 30 maggio 2009, presso lo Studio Luigi Voltolina di Mestre, Aritmie periodiche del tempo nello spazio, personale dell’artista Lucio Marco Zorzi.
Poliedrica figura della scena culturale veneziana, difficilmente relegabile entro definizioni statiche, Lucio Marco Zorzi travalica da sempre il limite tra generi artistici, accostando formule narrative assiomatiche, azioni intellettuali di pensiero, di parola e di gesto istintivamente complesse, stratificate e introspettive.
Una ricca produzione (claustrofobicamente stipata nella casa-museo dell’artista), caratterizzata da una cifra stilistica ridondante e barocca, sotto la cui raffinata e seducente superficie - parabolica citazione di un dandismo voluttuario – appare chiara invece l’indagine circa il concetto di Bellezza, neoplatonica condizione dell’esistere, ancora oggi necessaria e presente come principio euritmico del tutto per quanto occultata da distorsioni della realtà percettibile.
La mostra presenta una selezione dei lavori di Zorzi, dagli esordi dei primi anni ’80 in cui il colore, punteggiato e materico, individua geometrie precise ed indubitabili fino ai recenti collages e accumulazioni, realizzati con materiali di recupero (pezzi di legno, vetri, tarsie di stoffa, frammenti di specchio, veri e propri objets trouvés), nei quali la forma preordinata si dissolve originando nuove scansioni del tempo nello spazio, apparentemente dissonanti e aritmiche.
Nella pittura come nella fotografia, negli arazzi-collage di policromi scampoli di tessuto, nelle composizioni sferiche vitree, nei paraventi decorati e negli interventi site-specific, fino alle mirabilia dal decadente sapore fin de siècle, passando per le imprevedibili azioni performative (durante le quali la poesia viene evocata come anima salvifica) la materia si frammenta in visioni caleidoscopiche simili a forze universali che spezzano e ricompongono infinitamente l’ordine prestabilito, seguendo linee casuali solo all’apparenza.
Con passo straniante e vorticoso, saltando tra gli innumerevoli piani prospettici della superficie pittorica l’artista rinuncia al peso delle forme per percorrere verticalmente lo spazio che separa l’empio dal sacro (verso un linguaggio post-classico, ovvero quello che ambiremmo ad essere) per riappropriarsi di un primordio creativo, per recuperare il dominio sul segno grafico, per trasformare un processo linguistico fluxus in azione incisiva, per riconciliare antichi canoni di bellezza con realtà entropiche che convulsamente traslano l’ambiente ai mondi della tela come a quelli della mente.
La bellezza non si limita a imitare il mondo, ad astrarne le forme; muovendosi fluida lo reinventa, invocandone energie eteree attraverso antichi rituali alchemici dei quali il pubblico diviene parte attiva –rispondenze emozionali – pur non conoscendone gli esiti.
Simili a musicali stanze di componimenti rinascimentali i lavori di Lucio Marco Zorzi, individuano punti di riferimento nelle realtà storiche passate e dopo aver valutato i giusti gradi di distacco da esse, generano immagini frattali di una sovra-struttura luminosa e armonica nella quale ciascuno si riflette (gli specchi) divenendone principio metrico universale e periodico.
Poliedrica figura della scena culturale veneziana, difficilmente relegabile entro definizioni statiche, Lucio Marco Zorzi travalica da sempre il limite tra generi artistici, accostando formule narrative assiomatiche, azioni intellettuali di pensiero, di parola e di gesto istintivamente complesse, stratificate e introspettive.
Una ricca produzione (claustrofobicamente stipata nella casa-museo dell’artista), caratterizzata da una cifra stilistica ridondante e barocca, sotto la cui raffinata e seducente superficie - parabolica citazione di un dandismo voluttuario – appare chiara invece l’indagine circa il concetto di Bellezza, neoplatonica condizione dell’esistere, ancora oggi necessaria e presente come principio euritmico del tutto per quanto occultata da distorsioni della realtà percettibile.
La mostra presenta una selezione dei lavori di Zorzi, dagli esordi dei primi anni ’80 in cui il colore, punteggiato e materico, individua geometrie precise ed indubitabili fino ai recenti collages e accumulazioni, realizzati con materiali di recupero (pezzi di legno, vetri, tarsie di stoffa, frammenti di specchio, veri e propri objets trouvés), nei quali la forma preordinata si dissolve originando nuove scansioni del tempo nello spazio, apparentemente dissonanti e aritmiche.
Nella pittura come nella fotografia, negli arazzi-collage di policromi scampoli di tessuto, nelle composizioni sferiche vitree, nei paraventi decorati e negli interventi site-specific, fino alle mirabilia dal decadente sapore fin de siècle, passando per le imprevedibili azioni performative (durante le quali la poesia viene evocata come anima salvifica) la materia si frammenta in visioni caleidoscopiche simili a forze universali che spezzano e ricompongono infinitamente l’ordine prestabilito, seguendo linee casuali solo all’apparenza.
Con passo straniante e vorticoso, saltando tra gli innumerevoli piani prospettici della superficie pittorica l’artista rinuncia al peso delle forme per percorrere verticalmente lo spazio che separa l’empio dal sacro (verso un linguaggio post-classico, ovvero quello che ambiremmo ad essere) per riappropriarsi di un primordio creativo, per recuperare il dominio sul segno grafico, per trasformare un processo linguistico fluxus in azione incisiva, per riconciliare antichi canoni di bellezza con realtà entropiche che convulsamente traslano l’ambiente ai mondi della tela come a quelli della mente.
La bellezza non si limita a imitare il mondo, ad astrarne le forme; muovendosi fluida lo reinventa, invocandone energie eteree attraverso antichi rituali alchemici dei quali il pubblico diviene parte attiva –rispondenze emozionali – pur non conoscendone gli esiti.
Simili a musicali stanze di componimenti rinascimentali i lavori di Lucio Marco Zorzi, individuano punti di riferimento nelle realtà storiche passate e dopo aver valutato i giusti gradi di distacco da esse, generano immagini frattali di una sovra-struttura luminosa e armonica nella quale ciascuno si riflette (gli specchi) divenendone principio metrico universale e periodico.
30
maggio 2009
Lucio Marco Zorzi – Aritmie periodiche del tempo nello spazio
Dal 30 maggio al 05 giugno 2009
arte contemporanea
Location
STUDIO LUIGI VOLTOLINA
Venezia, Calle Della Testa, 1, (Venezia)
Venezia, Calle Della Testa, 1, (Venezia)
Orario di apertura
da lunedì 1 giugno visitabile su appuntamento
Vernissage
30 Maggio 2009, ore 18.30
Sito web
www.segnoperenne.it
Autore
Curatore