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Marco Fulvi – Polittico
Genere antico è quello del ritratto, legato a concetti solidi, quali la memoria, l’affermazione sociale, e a termini più ampi, come la somiglianza e la comparazione.
Comunicato stampa
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Sono arrivato al ritratto seguendo, anzi obbedendo a un percorso in cui un punto apparentemente di arrivo mi rimandava ad un altro punto, proprio come nelle reali scoperte e sono arrivato al ritratto attraverso me cioè attraverso l'autoritratto.
Mi sono messo a disposizione dello specchio e del giudizio degli altri su di me così come poi nel ritratto a disposizione dell'altro e di me stesso quale interprete del corpo e dell'anima. Un gioco di rimandi infinito che viaggia sul filo della ricerca dell' identità.
Genere antico è quello del ritratto, legato a concetti solidi, quali la memoria, l’affermazione sociale, e a termini più ampi, come la somiglianza e la comparazione.
È il problema atavico del “memento mori”, legato indissolubilmente al bisogno masloviano dell’affermazione del proprio “Io”, che vuol lasciar traccia di sé nel passaggio su questa terra. Secoli di artisti, scuole, correnti pittoriche e teorici dell’arte hanno tramandato ai posteri tutta una congerie di personaggi, maggiori o minori, che sono stati effigiati ed immortalati secondo la moda del momento.
Nel suo “Polittico”, Marco Fulvi, scevro da barocchismi, congela su fondi cromatici di squisita vivezza personaggi privi di orpelli. Letteralmente messi a nudo, essi sono vestiti soltanto della loro mimica facciale. Ogni sguardo, ogni alzata di sopracciglio, ogni sorriso abbozzato o ruga d’espressione caratterizza fortemente la figura e la rende un “unicum” nell’economia della composizione. Sebbene privo di connotazioni sociali, ciascun modello sembra offrire all’osservatore un’interiorità e una personalità magnetiche. Conscio del fatto che il viso non è mai uguale a se stesso, poiché l’espressione facciale esibisce costanti e varianti, l’artista è riuscito a creare dei ritratti credibili di un’umanità varia e viva. Attori sono di una commedia che fa loro dismettere i panni di personaggi, i cui ruoli sono stati offerti dalla società, e li costringe a recitare senza maschera.
La presenza, fra i 27 ritratti del “Polittico”, dell’Autoritratto dell’autore ricorda al fruitore dell’opera che ogni informazione visiva è acquisita dall’artista tramite attività sensoria e che l’imitazione è un’abilità che si sviluppa per empatia. Ovvero, è necessario comprendere se stessi per comprendere i propri simili. Così si codifica il prossimo nei termini della propria risposta muscolare e psichica – come teorizzato anche dal filosofo tedesco Lipps nella sua “Einfühlung”, la Teoria dell’Empatia -. Si può avere Somiglianza solo in relazione alla Comparazione. È essenziale dunque sapersi “misurare” e rapportare per poter “imitare”. Introducendo il suo autoritratto nell’installazione, Fulvi ha idealmente posto se stesso come modulor, riuscendo, comunque, a preservare l’identità degli individui e il loro temperamento.
L’autore del “Polittico”, con la sua sensibilità di uomo del nostro tempo, reinserisce il genere del ritratto nel magma informe dell’arte contemporanea adottando una tecnica rara, dimenticata, la tempera all’uovo. Essa riveste i personaggi di un’aura arcana, mistica, la quale crea un ideale ponte tra il naturalismo preraffaellita del ‘400 e lo straniamento tipico dell’arte metafisica del ‘900. Si viene, in tal maniera, a istituire un coinvolgente, ritmico ed ininterrotto colloquio di sguardi tra i modelli e l’osservatore, al quale Fulvi presenzia, discretamente adagiato, nella parte inferiore della sua composizione.
Lorena Narcisi
Mi sono messo a disposizione dello specchio e del giudizio degli altri su di me così come poi nel ritratto a disposizione dell'altro e di me stesso quale interprete del corpo e dell'anima. Un gioco di rimandi infinito che viaggia sul filo della ricerca dell' identità.
Genere antico è quello del ritratto, legato a concetti solidi, quali la memoria, l’affermazione sociale, e a termini più ampi, come la somiglianza e la comparazione.
È il problema atavico del “memento mori”, legato indissolubilmente al bisogno masloviano dell’affermazione del proprio “Io”, che vuol lasciar traccia di sé nel passaggio su questa terra. Secoli di artisti, scuole, correnti pittoriche e teorici dell’arte hanno tramandato ai posteri tutta una congerie di personaggi, maggiori o minori, che sono stati effigiati ed immortalati secondo la moda del momento.
Nel suo “Polittico”, Marco Fulvi, scevro da barocchismi, congela su fondi cromatici di squisita vivezza personaggi privi di orpelli. Letteralmente messi a nudo, essi sono vestiti soltanto della loro mimica facciale. Ogni sguardo, ogni alzata di sopracciglio, ogni sorriso abbozzato o ruga d’espressione caratterizza fortemente la figura e la rende un “unicum” nell’economia della composizione. Sebbene privo di connotazioni sociali, ciascun modello sembra offrire all’osservatore un’interiorità e una personalità magnetiche. Conscio del fatto che il viso non è mai uguale a se stesso, poiché l’espressione facciale esibisce costanti e varianti, l’artista è riuscito a creare dei ritratti credibili di un’umanità varia e viva. Attori sono di una commedia che fa loro dismettere i panni di personaggi, i cui ruoli sono stati offerti dalla società, e li costringe a recitare senza maschera.
La presenza, fra i 27 ritratti del “Polittico”, dell’Autoritratto dell’autore ricorda al fruitore dell’opera che ogni informazione visiva è acquisita dall’artista tramite attività sensoria e che l’imitazione è un’abilità che si sviluppa per empatia. Ovvero, è necessario comprendere se stessi per comprendere i propri simili. Così si codifica il prossimo nei termini della propria risposta muscolare e psichica – come teorizzato anche dal filosofo tedesco Lipps nella sua “Einfühlung”, la Teoria dell’Empatia -. Si può avere Somiglianza solo in relazione alla Comparazione. È essenziale dunque sapersi “misurare” e rapportare per poter “imitare”. Introducendo il suo autoritratto nell’installazione, Fulvi ha idealmente posto se stesso come modulor, riuscendo, comunque, a preservare l’identità degli individui e il loro temperamento.
L’autore del “Polittico”, con la sua sensibilità di uomo del nostro tempo, reinserisce il genere del ritratto nel magma informe dell’arte contemporanea adottando una tecnica rara, dimenticata, la tempera all’uovo. Essa riveste i personaggi di un’aura arcana, mistica, la quale crea un ideale ponte tra il naturalismo preraffaellita del ‘400 e lo straniamento tipico dell’arte metafisica del ‘900. Si viene, in tal maniera, a istituire un coinvolgente, ritmico ed ininterrotto colloquio di sguardi tra i modelli e l’osservatore, al quale Fulvi presenzia, discretamente adagiato, nella parte inferiore della sua composizione.
Lorena Narcisi
29
maggio 2009
Marco Fulvi – Polittico
Dal 29 al 31 maggio 2009
arte contemporanea
Location
TRASTART
Roma, Vicolo Del Cedro, 5, (Roma)
Roma, Vicolo Del Cedro, 5, (Roma)
Orario di apertura
ore 18.00-23.00
Vernissage
29 Maggio 2009, ore 18.00-23.00
Autore