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Mike Nelson – The caves of misplaced geometry. From the outside, silently watching
L’intervento dell’artista nella Fetta di Polenta, “From the outside, silently watching”, aumenta il grado di tensione psicologica all’interno di un edificio storico caratterizzato da un’architettura estrema e radicale, scegliendo di isolare l’interno dall’esterno sigillando tutte le finestre ai vari piani.
Comunicato stampa
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Mike Nelson
The caves of misplaced geometry
28 maggio – 15 luglio 2009
Mike Nelson, alla sua prima personale in una galleria in Italia, è noto per installazioni di grandi dimensioni costruite attraverso la stratificazione di elementi tratti dal cinema e dalla letteratura e di simboli culturali e sociali che evocano un senso di irrealtà sospeso tra mistero e marginalità.
Di volta in volta gli spazi espositivi sono radicalmente trasformati da interventi architettonici che ne alterano completamente la percezione originaria, coinvolgendo il visitatore nell’esperienza fisica di un luogo che amplifica il concetto di scultura attraverso la costruzione di percorsi labirintici, e la presenza di oggetti disparati che evocano innumerevoli interpretazioni e associazioni.
L’intervento dell’artista nella Fetta di Polenta, “From the outside, silently watching”, aumenta il grado di tensione psicologica all’interno di un edificio storico caratterizzato da un’architettura estrema e radicale, scegliendo di isolare l’interno dall’esterno sigillando tutte le finestre ai vari piani. Nelson prende spunto da brevi storie per cogliere l’essenza dell’edificio, la altera e individua nuove peculiarità facendo riferimento in particolare a tre racconti: ‘La Tana’ di Kafka, ‘Lo Spazio Enorme’ di Ballard e ‘There are more things’ di Borges. La necessità ansiosa di isolarsi, di proteggersi all’estremo, di scoprire un intricato percorso interno, di evocare le tracce di storie passate alle quali aggiungerne di nuove, sono aspetti che legano la fantasia letteraria alla realtà disorientante dell’installazione di Nelson.
Ribaltamento percettivo e accumulazione narrativa sono aspetti che caratterizzano anche “AMNESIAC SHRINE or platform ruin”, esposto nello spazio di Piazza Santa Giulia 0/F. Nelson continua il progetto iniziato negli anni ’90 con una serie di opere ispirate da una banda di motociclisti di pura fantasia da lui chiamata ‘The Amnesiacs’, che ha portato alla realizzazione di quelle che l’artista definisce strutture ‘devozionali’, in cui motivi e simboli agiscono come flash back. ‘Platform Ruin’ è una struttura a doghe di legno di recupero a metà tra una porta e una trappola, parte di una grande installazione esposta lo scorso anno presso la Hayward Gallery di Londra. Inizialmente realizzata come copertura del vano scala del Museo, la struttura viene in questo caso ribaltata verticalmente per occupare l’intera altezza dello spazio espositivo. Nelson costruisce così un orizzonte visivo più complesso della semplice funzione dell’oggetto, ‘ritagliando’ una nuova geometria che stabilisce un limite nello spazio e contemporaneamente apre un nuovo scenario occupato da oggetti e illuminato da giochi di luce riflessa, che si rivelano come confusa memoria del passaggio degli ‘Amnesiacs’ e come omaggio al lavoro di Dieter Roth ‘Large Table Ruin’.
“Untitled # 22 (High Plains Drifter)” è un’installazione di lungo termine in Piazza Santa Giulia 5. Concepita come riflessione attorno al lavoro sulla monocromia di Niele Toroni, è anche citazione esplicita di un film di Clint Eastwood del 1973, a metà tra western e horror, in cui la cittadina americana di Lago diventa metafora della vita all’Inferno, con le pareti delle case che si tingono completamente di rosso.
Seguendo le istruzioni precise dell’artista, una stanza ogni volta differente viene integralmente dipinta in un specifico tono di rosso in tutte le sue parti, oggetti compresi, come cristallizzazione temporale e salto in una realtà parallela e spiazzante. Precedentemente l’opera è stata presentata nel 2001 all’ICA di Londra e lo scorso anno alla Fruitmarket Gallery di Edimburgo.
Mike Nelson (Loughborough, UK, 1967) è stato nominato per il Turner Prize nel 2001 e nel 2007. Tra le mostre personali in Istituzioni pubbliche si ricordano quelle presso: Staten Museum for Kunst, Copenhagen; Villa Arson, Nizza (2008), Creative Time Project, New York; ACCA, Australian Center for Contemporary Art, Melbourne (2007); Frieze Art Projects, Londra (2006); MAMCO, Ginevra; Turner Contemporary, Margate; Centre d’Art Santa Monica, Barcellona (2005); CCAC Institute, San Francisco, MoMa Oxford (2004); ICA, Londra (2001). Ha partecipato alla Tate Triennale (2008/9), São Paulo Biennial (2004), Istanbul Biennial (2003), Biennale of Sidney (2002) e Biennale di Venezia (2001).
The caves of misplaced geometry
28 maggio – 15 luglio 2009
Mike Nelson, alla sua prima personale in una galleria in Italia, è noto per installazioni di grandi dimensioni costruite attraverso la stratificazione di elementi tratti dal cinema e dalla letteratura e di simboli culturali e sociali che evocano un senso di irrealtà sospeso tra mistero e marginalità.
Di volta in volta gli spazi espositivi sono radicalmente trasformati da interventi architettonici che ne alterano completamente la percezione originaria, coinvolgendo il visitatore nell’esperienza fisica di un luogo che amplifica il concetto di scultura attraverso la costruzione di percorsi labirintici, e la presenza di oggetti disparati che evocano innumerevoli interpretazioni e associazioni.
L’intervento dell’artista nella Fetta di Polenta, “From the outside, silently watching”, aumenta il grado di tensione psicologica all’interno di un edificio storico caratterizzato da un’architettura estrema e radicale, scegliendo di isolare l’interno dall’esterno sigillando tutte le finestre ai vari piani. Nelson prende spunto da brevi storie per cogliere l’essenza dell’edificio, la altera e individua nuove peculiarità facendo riferimento in particolare a tre racconti: ‘La Tana’ di Kafka, ‘Lo Spazio Enorme’ di Ballard e ‘There are more things’ di Borges. La necessità ansiosa di isolarsi, di proteggersi all’estremo, di scoprire un intricato percorso interno, di evocare le tracce di storie passate alle quali aggiungerne di nuove, sono aspetti che legano la fantasia letteraria alla realtà disorientante dell’installazione di Nelson.
Ribaltamento percettivo e accumulazione narrativa sono aspetti che caratterizzano anche “AMNESIAC SHRINE or platform ruin”, esposto nello spazio di Piazza Santa Giulia 0/F. Nelson continua il progetto iniziato negli anni ’90 con una serie di opere ispirate da una banda di motociclisti di pura fantasia da lui chiamata ‘The Amnesiacs’, che ha portato alla realizzazione di quelle che l’artista definisce strutture ‘devozionali’, in cui motivi e simboli agiscono come flash back. ‘Platform Ruin’ è una struttura a doghe di legno di recupero a metà tra una porta e una trappola, parte di una grande installazione esposta lo scorso anno presso la Hayward Gallery di Londra. Inizialmente realizzata come copertura del vano scala del Museo, la struttura viene in questo caso ribaltata verticalmente per occupare l’intera altezza dello spazio espositivo. Nelson costruisce così un orizzonte visivo più complesso della semplice funzione dell’oggetto, ‘ritagliando’ una nuova geometria che stabilisce un limite nello spazio e contemporaneamente apre un nuovo scenario occupato da oggetti e illuminato da giochi di luce riflessa, che si rivelano come confusa memoria del passaggio degli ‘Amnesiacs’ e come omaggio al lavoro di Dieter Roth ‘Large Table Ruin’.
“Untitled # 22 (High Plains Drifter)” è un’installazione di lungo termine in Piazza Santa Giulia 5. Concepita come riflessione attorno al lavoro sulla monocromia di Niele Toroni, è anche citazione esplicita di un film di Clint Eastwood del 1973, a metà tra western e horror, in cui la cittadina americana di Lago diventa metafora della vita all’Inferno, con le pareti delle case che si tingono completamente di rosso.
Seguendo le istruzioni precise dell’artista, una stanza ogni volta differente viene integralmente dipinta in un specifico tono di rosso in tutte le sue parti, oggetti compresi, come cristallizzazione temporale e salto in una realtà parallela e spiazzante. Precedentemente l’opera è stata presentata nel 2001 all’ICA di Londra e lo scorso anno alla Fruitmarket Gallery di Edimburgo.
Mike Nelson (Loughborough, UK, 1967) è stato nominato per il Turner Prize nel 2001 e nel 2007. Tra le mostre personali in Istituzioni pubbliche si ricordano quelle presso: Staten Museum for Kunst, Copenhagen; Villa Arson, Nizza (2008), Creative Time Project, New York; ACCA, Australian Center for Contemporary Art, Melbourne (2007); Frieze Art Projects, Londra (2006); MAMCO, Ginevra; Turner Contemporary, Margate; Centre d’Art Santa Monica, Barcellona (2005); CCAC Institute, San Francisco, MoMa Oxford (2004); ICA, Londra (2001). Ha partecipato alla Tate Triennale (2008/9), São Paulo Biennial (2004), Istanbul Biennial (2003), Biennale of Sidney (2002) e Biennale di Venezia (2001).
28
maggio 2009
Mike Nelson – The caves of misplaced geometry. From the outside, silently watching
Dal 28 maggio al 12 ottobre 2009
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
GALLERIA FRANCO NOERO
Torino, Via Giulia Di Barolo, 16/D, (Torino)
Torino, Via Giulia Di Barolo, 16/D, (Torino)
Orario di apertura
dal giovedì al sabato ore 15 – 18, solo su prenotazione. Per facilitare l’accesso ai piani dell’edificio, l’ingresso è consentito a gruppi limitati di visitatori di non oltre 8 persone chiusa dal 4 agosto fino al 1 settembre.
Vernissage
28 Maggio 2009, solo su appuntamento
Autore